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Giornale di Taranto -
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“L’audizione in V Commissione regionale ‘Ambiente’ sul tema ‘Tempa Rossa’ ha confermato la pericolosità per l’ambiente e per i cittadini di Taranto di questa nuova infrastruttura. Le relazioni dell’Arpa Puglia, dell’Ordine dei Medici di Taranto, dell’Isde regionale, di Legambiente sono state tutte concordi nel denunciare un rischio inaccettabile per la popolazione jonica, già gravata da una situazione ambientale e sanitaria compromessa dalla presenza di industrie fortemente inquinanti (Ilva, Cementir, la stessa Raffineria dell’ENI, ecc.).  Il dottor Assennato (Arpa), dopo aver rilevato tutte le criticità del progetto, ha sottolineato che per l’ENI è possibile (come chiedo) applicare la mia Legge sulla Valutazione del Danno Sanitario (che il Governo ha sospeso con legge solo per l’Ilva) bloccando il procedimento amministrativo del Ministero dell’Ambiente, anche tramite un ricorso al TAR da parte della Regione.
Occorre, per essere coerenti, che la Giunta revochi il parere favorevole a suo tempo dato (2011) per l’AIA nazionale, che non è stato per nulla rispettato nelle prescrizioni e ormai datato, visto che in questi tre anni a Taranto la situazione è andata peggiorando come dimostrano i vari Studi epidemiologici, tra cui il Sentieri.
La stessa Del. Reg. 2511 prevedeva ‘che il gestore presenti all’Arpa Puglia e alla Asl competente una valutazione di incidenza sanitaria (VIS) quale monitoraggio attuativoe completo dell’andamento sanitario connesso con l’esercizio delle attività di stabilimento al fine di tutelare la pubblica salute sotto l’aspetto di una conoscenza più approfondita’.
Su mia richiesta sia l’ASL che l’Arpa hanno risposto che nessuno studio al riguardo sia stato mai richiesto, neanche dalla Regione.
Il Comune di Taranto ha ribadito la sua contrarietà all’intervento e che sta accelerando le procedure per una Variante al Piano Regolatore Portuale per impedire le infrastrutture previste.  La mia delusione scaturisce dall’assenza di iniziativa della Giunta regionale contro il Governo, che procede implacabile nel realizzare questo Progetto letale per Taranto.
Leggo che il Presidente Vendola scrive a Renzi per fissare un incontro ( insieme al Sindaco di Taranto) sulle questioni importanti del Porto.
E’ l’occasione giusta per chiedere di bloccare ‘Tempa Rossa’, che sarebbe la pietra tombale per uno sviluppo alternativo per Taranto.
Lodo la caparbietà del compagno Vendola a cercare una soluzione condivisa con le comunità locali per la Tap, non vedo lo stesso impegno per ‘Tempa Rossa’ e ciò mi delude tantissimo.
A tal proposito ho presentato, con colleghi di diversa collocazione politica, una Mozione da discutere nel prossimo Consiglio regionale.
In quel luogo di rappresentanza istituzionale il Governo Regionale è tenuto a far chiarezza sulla posizione politica che ha su questo tema e sulle iniziative che intende perseguire”.

Nella mozione sottoscritta anche dai consiglieri Losappio,  Lemma,  Martucci,  Ventricelli,  Sala, Laddomada e Galati si impegna la Regione Puglia affinchè richieda al Governo la riapertura dei termini della procedura di Aia, per acquisire il Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario.

Siamo al paradosso. La confusione sui dati degli Ipa e del Benzo(a)pirene emessi dall'Ilva è tale che potrebbe sembrare che sia il quartiere Tamburi ad inquinare lo stabilimento siderurgico. A denunciare la clamorosa discrepanza tra quanto rilevato da Arpa Puglia ed i report trimestrali pubblicati dal Ministero dell'Ambiente è PeaceLink. In un lungo documento, Alessandro Marescotti, Antonia Battaglia e Luciano Manna spiegano che "sul sito del Ministero dell'Ambiente sono stati pubblicati dati inediti di monitoraggio degli inquinanti sugli impianti ILVA, frutto dei controlli trimestrali previsti dall'AIA. Si tratta di documenti relativi ai report del gestore (Ilva) per l'attività di vigilanza e controllo. Tali dati sulle emissioni inquinanti hanno rivelato una situazione preoccupante e talvolta drammatica che testimonia di un grave e persistente malfunzionamento degli impianti dello stabilimento siderurgico. Ad esempio un dato importante è collegato alla violazione della famosa prescrizione nr. 49 che segna il limite di 25 g/t coke dalle torri di spegnimento della cokeria.
 Dall'ultimo riepilogo pubblicato dal Ministero dell'Ambiente e dai report singoli si notano gli sforamenti (in cokeria) della torre di spegnimento numero 4. I dati rilevati vanno oltre il limite. Ciò avviene nei mesi di maggio e giugno 2014 rispettivamente con 33,42 e 32,42 g/t coke.Lo sforamento di questo parametro è stato segnalato da Ispra nel corso dell'anno 2013 come violazione notificata ad ilva da parte del Ministero. Questa ed altre informazioni sono state da PeaceLink prontamente comunicate alla Commissione Europea, al fine di sottolineare - con dati certi alla mano - che la situazione all’ILVA di Taranto è molto lontana dall’essere stata risolta.Il Governo Italiano, la cui preoccupazione maggiore al momento è quella di vendere lo stabilimento e sbarazzarsi del problema, continua a non considerare la gravità di ciò che avviene a Taranto e che si abbatte quotidianamente sulle vite dei tarantini e degli operai ILVA.

Nonostante le rassicurazioni di facciata e lo spegnimento in cokeria di 6 batterie su 10, il Governo e la struttura di Commissariamento ILVA non sono attualmente in grado di tenere sotto controllo le emissioni delle restanti quattro batterie della cokeria ILVA, come i dati dimostrano chiaramente.
La gestione ILVA è fallimentare e il Governo, insieme alla Regione, continua a raccontare una situazione ottimistica che non corrisponde alla realtà.

I numeri parlano da soli. In data 6 maggio 2014, le emissioni totali di IPA hanno toccato la cifra esorbitante di 4864 nanogrammi a metro cubo, con una concentrazione di benzo(a)pirene di ben 640 nanogrammi. Valori inaccettabili e il cui effetto alla lunga sugli operai e la popolazione è potenzialmente drammatico, se si considera che il valore di 20 nanogrammi a metro cubo di IPA è la media del 2010 nel quartiere Tamburi. Simili picchi emissivi, in condizioni meteo particolari, possono avere effetti non trascurabili. Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, infatti, siamo 640 volte oltre i limiti di accettabilità per l'aria-ambiente di città e oltre 4 volte oltre i limiti fissati per i lavoratori delle cokerie dalla Francia (150 nanogrammi a metro cubo). L'Italia - che si pone come obiettivo il raggiungimento dei valori più bassi tecnicamente possibili - non può considerare questi numeri come indicativi di un buon funzionamento degli impianti. In cokeria solo nell'ultimo trimestre i valori elevati consultabili variano da 1000 a 3000 nanogrammi a m3 per gli ipa sino ad arrivare al picco già citato.

A maggio il valore più basso sempre in area cokeria è di 391 ng/m3 di IPA, che per noi è già un valore da allarme sociale. Nel primo trimestre gennaio/marzo 2014 la situazione non era migliore, anche in questo periodo leggiamo valori tra i 1000 e i 2000 nanogrammi a m3 di IPA. Stiamo parlando di IPA, potenzialmente cancerogeni e per i quali non esiste una soglia sotto la quale è garantita l'innocuità. Non possiamo tacere l'enorme divergenza di questi dati rispetto a quelli molto "tranquillizzanti" pubblicati sul sito dell’ARPA. Ad esempio proprio nel giorno (6/5/2014) in cui venivano misurati sul piano di caricamento ben 4864 nanogrammi a m3 in cokeria, sul sito Arpa apparivano solo 5 nanogrammi a metro cubo di IPA per la cokeria stessa".

Secondo Peacelink "il contrasto è evidente: dalla cokeria ILVA si è sprigionata una concentrazione di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) che è 972 volte superiore a quella misurata dalla centralina degli IPA che fornisce i dati al sito ARPA. La cosa, ad essere sinceri, ci sconcerta al di là di tutte le disquisizioni tecniche che saranno portate per spiegare questa abnorme discrepanza. Ancora più sconfortante è constatare che in quel giorno (6 maggio 2014) le centraline poste dentro ILVA davano valori di IPA talmente rassicuranti da far apparire la cokeria come il punto migliore dello stabilimento, come si può notare di seguito. Ecco la sintesi dei dati IPA (ng/m3 sta per nanogrammi a metro cubo) per il 6/5/2014:

Cokeria piano coperchi: 4864 ng/m3 (sito Ministero Ambiente)
Cokeria ILVA: 5 ng/m3 (sito ARPA)
Direzione ILVA: 11 ng/m3 (sito ARPA)
Parchi minerali ILVA: 8 ng/m3 (sito ARPA)
Portineria ILVA: 7 ng/m3 (sito ARPA)
Riv1 ILVA: 7 ng/m3 (sito ARPA)
Taranto Quartiere Tamburi: 16 ng/m3 (sito ARPA)

Queste misurazioni più elevate di IPA sono state effettuate in quello che è uno dei punti più critici della cokera: il piano coperchi (il cosiddetto "top side").

Questo che cosa significa? Significa che se fossero stati piazzati sul "top side" della cokeria gli analizzatori IPA (che forniscono quotidianamente i valori di inquinamento della cokeria sul sito dell'ARPA) i valori sarebbero risultati molto più alti di quelli che oggi appaiono sul sito dell'ARPA e che sono frutto di centraline mal posizionate. Perché ARPA non li ha fatti piazzare lì? Per trovare gli IPA bisogna cercarli. Ciò che emerge dal quadro delle emissioni certificate nell'ambito del piano di monitoraggio trimestrale dell'AIA smentisce ogni ottimismo politico e contraddice l'immagine rassicurante di un'ILVA ormai innocua e virtuosa, capace di contendere ad altre industrie mondiale il podio delle migliori prestazioni ambientali. 
La divergenza tra le illusioni della politica - alimentata da dati sottostimati - e la realtà dei dati è abissale. Testimonia di una fabbrica obsoleta, che produce non rispettando gli standard emissivi che le migliori tecnologie disponibili (obbligatorie per legge) dovrebbero assicurare. In particolare colpiscono le elevate misurazioni trimestrali pubblicate riguardano le polveri e gli Ipa nella zona cokerie dell'Ilva nel periodo gennaio-aprile 2014. Si possono osservare i valori abnormi a 3 e 4 cifre degli Ipa in cokeria, così distanti da quelli a cui ci aveva abituati il sito dell'ARPA. Per ogni documento c’è una tabella riassuntiva e poi i singoli rapporti di prova. L'elemento importante di queste analisi è la scomposizione che il rapporto di prova fa degli Ipa totali e le quantità di benzo(a)pirene e di tutti i componenti singoli della famiglia degli Ipa.

Dai nuovi dati pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente i valori del benzo(a)pirene in cokeria risultano più elevati di quelli degli IPA in cokeria pubblicati sul sito dell'ARPA. La cosa è assurda e paradossale. Infatti gli IPA dovrebbero essere sempre più alti del benzo(a)pirene in quanto gli IPA contengono il benzo(a)pirene.Siamo nel pieno caos dei numeri. Non possiamo accettare che il punto più pulito dell'Ilva sia la cokeria e che l'inquinamento da Ipa si impenni una volta varcato il muro di cinta e aver messo il naso nel quartiere Tamburi (qualcuno potrebbe ironizzare che è il quartiere che inquina l'Ilva). Non lo possiamo accettare perché i nuovi dati da poco pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente pongono finalmente fine a questa assurdità. Oggi - con nuovi dati - viene confermata tutta la potenza emissiva della cokeria. Con i dati del controllo trimestrale aggiornato sappiamo finalmente che la cokeria inquina con numeri a tre e a quattro cifre e non con numeri a uno o due cifre (come leggiamo sul sito dell'ARPA). La questione dell'errato posizionamento delle centraline dentro l’Ilva, più volte sottolineato, non è mai stato risolto e tutto questo ci porta ad avere dati non rappresentativi che entrano in conflitto con quelli delle rilevazioni trimestrali le quali vengono effettuate proprio sui punti critici e rappresentativi delle aree di emissione, quelli cioè su cui chiedevamo di piazzare le centraline che forniscono ogni giorno di dati al sito ARPA".

I dati citati nel comunicato di PeaceLink sono estratti da un dossier reperibile al seguente link http://aia.minambiente.it/Ilva.aspx

 

Sarà intasata la buca delle lettere del presidente del consiglio a Palazzo Chigi. Più o meno contesutalmente al sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha impugnato la penna ed ha vergato di suo pugno una "vibrata protesta" indirizzata a Matteo Renzi sul futuro del porto di Taranto. Grazie sindaco, grazie presidente ma da voi pretendiamo di più. La pantomima della letterina, francamente, ha stancato. C'è un territorio da ricostruire, da riprogettare. E, invece, da Palazzo di città a Via Capruzzi, fino a Palazzo Chigi, non un'idea, non un contributo se non l'affannosa corsa a salvare un modello industriale ed economico ormai logoro. Logoro come la classe politica che lo ha spalleggiato e sostenuto, non a caso finita sotto inchiesta. Siate seri! Non più di dieci giorni fa, caro Stefàno e caro Vendola sedavate fianco a fianco con il Matteo nazionale e cosa avete fatto? Gli avete posto con urgenza il disastro della grande industria? Avete esternato il dramma di una città senza lavoro e senza salute? Avete sbattutto i pugni sul tavolo per le bonifiche, per il porto, per l'aeroporto, per le aree demaniali dismesse? Niente di tutto ciò. Pacche sulle spalle e la solita minestra sulla centralità dell'acciaio, del petrolio di Tempa Rossa e della Marina Militare. Un bla... bla... bla sentito mille volte. Per piacere, cari Stefàno e Vendola, scrivete di meno e operate di più in favore di Taranto. Grazie.

Siccome la cronaca va sempre fatta salva, vi proponiamo il testo integrale della lettera di Vendola al presidente Renzi.

"Caro Presidente,

come Le è noto, le vicende legate al rilancio dell’attività del porto di Taranto, per le quali nel febbraio del 2012 è stato nominato un Commissario straordinario per l’attuazione di opere infrastrutturali di importanza strategica, hanno maturato nel tempo un preoccupante ritardo.
Non è questa la sede in cui ripercorrere i motivi e le ragioni per le quali le iniziali previsioni di esecuzione delle opere hanno subito una dilatazione dei tempi che nella migliore delle ipotesi verrà consuntivata in almeno 24 mesi, quanto evidenziare come le ultime interlocuzioni tra l’Autorità Portuale di Taranto, le Organizzazioni Sindacali ed il Concessionario terminalista TCT, stiano assumendo toni preoccupanti per il futuro del porto e della città di Taranto. Le agitazioni dei lavoratori ormai in Cassa Integrazione da più di due anni, la decisione del terminalista di spostare anche l’ultima rotta transoceanica dal Porto di Taranto al Porto del Pireo, interrompendo di fatto qualsiasi attività operativa sul Terminal, le “comprensibili” istanze dell’Autorità Portuale di porre al Terminalista “condizioni” e “garanzie” di operatività, stanno determinando delle frizioni che potrebbero facilmente degenerare in una irreversibile rottura.
Sul punto, la scelta di TCT di dirottare ieri, verso il Porto di Trieste, l’ultima nave transoceanica attesa a Taranto, ha contribuito ad esasperare ancora di più i rapporti già compromessi. Per questa ragione pur a conoscenza dell’iniziativa che il Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto Prof. Avv. Sergio Prete ha intrapreso per convocare in Prefettura a Taranto, la Presidenza del Consiglio, le OO.SS e la TCT SpA, per un incontro finalizzato alla sottoscrizione di un ulteriore accordo tra le parti, Le chiedo di valutare l’opportunità di una urgente convocazione a Roma, delle parti coinvolte (ApTA, TCT SpA, le OO.SS e la Regione Puglia) ed esercitare una quanto mai incisiva azione di mediazione a recupero della normalità in un quadro di rispetto dei reciproci obblighi assunti dagli attori della vicenda.Obiettivo inderogabile sarà quello di confermare la volontà comune a proseguire nel percorso intrapreso, attraverso la rassicurazione che le legittime aspettative di tutti verranno soddisfatte attraverso l’impiego delle ingenti risorse disponibili, fondamentali per il rilancio della crescita e dello sviluppo di una realtà già pesantemente colpita".

 

Da alcuni giorni in uno spiazzo al quartiere Paolo VI di Taranto, nei pressi delle cosiddette “case bianche”, è stato notato un via vai di autospurgo. Nelle prime ore del mattino e nel pomeriggio, questi mezzi sostano ai margini del piazzale che confina con terreni incolti,  e abbandonati, ricettacolo di rifiuti di ogni tipo.

Dalle foto in nostro possesso si scorge anche la presenza di una persona sul lato posteriore del camion. Qual è il motivo di queste continue soste?

Proprio in quella zona si trova un tombino della rete fognante. C’è un collegamento tra la presenza degli autospurgo e il tombino? Non lo sappiamo.

Abbiamo, comunque, svolto qualche ricerca sull’argomento. Sul sito "dirittoambiente" abbiamo trovato qualcosa di interessante in ordine ad un quesito di un autista di una ditta di spurghi che chiede a quali rischi andasse incontro “se mi fermano mentre scarico abusivamente liquami in una fognatura o in un pozzetto”. I due esperti spiegano che non si tratta di semplice scarico perchè un autospurgo “riversa e smaltisce i rifiuti liquidi del proprio carico (…) il carico di un autospurgo costituisce sempre – in caso di illecito riversamento al di fuori dei contesti autorizzati – un’attività di illecita gestione dei rifiuti: appunto uno smaltimento illegale di rifiuti liquidi (reato molto grave)”.

A questo punto non ci resta che sollecitare l’intervento degli organi di vigilanza e controllo per fare luce sull’episodio.

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