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Giornale di Taranto - giornalista2

Per la trattativa sull'Ilva è stata una lunga notte e quella che si profila sarà una giornata altrettanto lunga e difficile. Si tratta sui numeri, su quanti operai resteranno e su quanti andranno via e a quali condizioni.  L'obiettivo è quello di chiudere oggi. Il confronto tra sindacati, azienda e governo è andato avanti tutta la notte con diverse interruzioni. Intorno alle 5 la riunione si è aggiornata e riprenderà intorno alle 13, 13.30. La pausa servirà ai sindacati per valutare il testo integrato.
Il grande nodo da sciogliere riguarda il numero degli occupati e il piano di rilancio industriale. Si sta lavorando per mantenere l'organico a 10.700, Arcelor Mittal nella prima fase si era fermato a 10.300 entro il 2021  ma arrivandoci un anno prima della fine del Piano. Nel quadro vengono inclusi i lavoratori delle affiliate di altri contratti elettrici e trasporti che sono 300, che erano stati invece esclusi dallo schema proposto dall'ex ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, che ne prevedeva 10.500. Sul Pdr per il 2019 e il 2020 si chiede un una tantum che dia un salario almeno del 4%.Previsto un piano per l'esodo volontario con bonus di 100 euro lordi. Le trattative riprenderanno sempre nella sede del Mise. 

Alla vigilia del vertice al Mise per decidere il futuro dell'Ilva il clima è tutt'altro che tranquillo. Il 15 settembre incombe con le sue scadenze, fine dell'amministrazione straordinaria e dei soldi.

"Se la gara dovesse essere revocata la trattativa si chiude ancora prima di cominciare e si va allo sciopero" fanno sapere i sindacati.

Il ministro Di Maio non sembra intenzionato a spaccare e lanci messaggi che sembrano escludere l'ipotesi temuta dai sindacati.

"Noi vogliamo accertare la verità storica- dichiara- e questa ci dice che comunque andrà a finire questa storia l'Ilva sarà ceduta al colosso industriale con una gara irregolare".

Sul fronte opposto associazioni e movimenti si preparano al sit-in che si svolgerà giovedì 6 settembre in piazza Della Vittoria. Oggi audizione presso il Ministero dell'Ambiente dove ancora una volta i rappresentanti convocati, dati alla mano,  hanno ribadito l'inconciliabilità tra la permanenza dello stabilimento siderurgico e la salute dei tarantini.

 

Intorno all’Ilva la città si spacca come da copione. I blocchi si fronteggeranno a distanza, cittadini da una parte, operai e imprenditori dall’altra. I primi il 6 settembre nel corso di un sit-in che nasce sotto il segno del manifesto “Ilva chiusa! Non c’è più tempo” e coinvolge associazioni e movimenti, i secondi l’11 settembre in quello che si profila come uno sciopero che vedra' marciare insieme, ancora una volta, sindacati e  Confindustria determinati a lottare per salvare fabbrica e posti di lavoro.
Intanto il ministro Di Maio dichiara la trattativa con Arcelor Mittal aperta, auspica il miglioramento delle condizioni sotto il profilo ambientale e convoca le parti per il 5 settembre, domani. Tutto deve essere fatto entro il 15 settembre, data di scadenza dell’amministrazione straordinaria, quando si dovrebbero chiudere definitivamente i giochi, in un’altalena che non sembra destinata al dietrofront rispetto alla vendita dello stabilimento siderurgico tarantino al colosso mondiale. A questo punto viene da chiedersi i politici resteranno come al solito nel mezzo in un quello che ormai appare come l’ennesimo, stantio tentativo di salvare capra e cavoli?

L'enorme masso di pietra che vedete in foto è stato lasciato in mare, davanti a una spiaggia di Marina di Lizzano. Un masso di quelle dimensioni, lasciato in acqua, rappresenta una grande fonte di rischio per i bagnanti, grandi e piccoli. E se un bambino si fosse tuffato andando a sbatterci contro? E se un anziano fosse inciampato nell'inaspettato ostacolo?

 

L'episodio si è verificato si è verificato sulla spiaggia denominata Lo Striscione. Il masso era stato abbandonato sulfondale, a circa 20 metri dalla riva, ad altezza bambino. Tra l'altro ce n'erano diversi che giocavano rincorrendosi nell'acqua. A rendere l'episodio ancora più odioso perchè specchio di un senso di inciviltà divenuto ormai trasversale è lo scopo per cui il masso era stato posizionato in mare: consentire alle bagnanti di prendere il sole comodamente sdraiate sul loro materassino "ormeggiato" al famigerato masso!  Tutto ciò è inaccettabile anche perchè la grossa pietra  è rimasta lì e solo la buona volontà di altri bagnanti ha fatto sì che fosse rimossa evitando così pericolosi incidenti. 

Il nostro mare è una risorsa preziosa, uno dei degli ultimi biglietti da visita ancora presentabili, e va trattato bene, preservato, difeso. Siamo noi gli ospiti, non dimentichiamolo...

 
  

Non  si ferma all’alt dei carabinieri e viene arrestato al termine di un inseguimento per le vie del quartiere Tamburi.  Ora Stefano Mingolla di 42 anni è agli arresti domiciliari per per resistenza a pubblico ufficiale.  L’arresto è stato operato nell’ambito dell’operazione “Periferie Sicure” che ha visto impegnati i militari della Stazione di Taranto Nord e del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Taranto con il supporto dei colleghi della Compagnia Intervento Operativo dell’11° Reggimento Carabinieri Puglia di Bari.

 

Quando si è trovato davanti gli uomini in divisa che gli hanno fatto segno di fermarsi, Mingolla avrebbe accelerato tentando di sfuggire al controllo anche percorredo tratti di strada contromano.  Ma ciò non gli ha evitato di finire ai domiciliari. 

“Le parole sono importanti! Chi parla male pensa male” diceva Michele Apicella indimenticabile protagonista di Palombella Rossa il film di Nanni Moretti datato 1989. E aveva ragione, Michele Apicella, le parole sono importanti! Chi parla male pensa male! Ed è per questo che bisogna respingere l’ondata di “brutte parole” che sta invadendo ogni canale di comunicazione. Sono parole che trasmettono odio, grossolane, volgari, frutto di una cultura becera che con estremo dispiacere e grande preoccupazione ritroviamo nel modo di essere di alcuni esponenti dell’attuale Governo del Paese. Siamo circondati da persone che armano le proprie penne di risentimento, che guardano chi è diverso con sospetto e solo per questo motivo ritengono di poterlo insultare, anche pesantemente. Non c’è possibilità ne’ voglia di confronto ma solo spasmodica ricerca di un nemico da abbattere a suon di improperi, con una disinvoltura e una violenza verbale che lasciano sgomenti.
I colleghi del giornale La Ringhiera oggi hanno deciso di tenere chiusa la loro pagina Facebook. Costringere un giornale a tacere è sempre un atto di violenza e di mancanza di democrazia. Nell’esprimere solidarietà ai colleghi Michele Tursi e Angelo Di Leo pubblichiamo di seguito il testo in cui vengono spiegate le ragioni di questa decisione.
“Abbiamo deciso di non essere social per un giorno. Proprio noi che sul social siamo nati. La ragione è presto detta ed è sotto gli occhi di tutti i naviganti: ODIO. Eccesso di odio. Ammesso che vi sia una soglia tollerabile…  nelle ultime ore è stata superata! Argomento? Neanche a dirlo, gli immigrati. L’incubo di tanti, troppi: italiani, pugliesi, tarantini…. tanti e troppi vinti dalla sensazione di essere invasi,  circondati, superati al collocamento, in fila alla cassa, al semaforo, aggrediti dall’uomo che viene da lontano, scuro e diverso. Pericoloso. Un passo indietro che non ci piace! Un pregiudizio che ha rigenerato un vecchio stereotipo. L’incubo di chiunque, insomma, ha recentemente trovato lo spazio per scaricare bile, cattiveria, livore.  Incubo che si trasforma rapidamente in volgare caccia al nemico da insultare, provocando altro odio. una reazione a catena che rischia di essere inarrestabile.  Scorrere le bacheche di Fb e guardare per farsi un’idea:  insulti gratuiti e senza freni. Non viene risparmiato nessuno. Negli ultimi giorni, sulla nostra bacheca Facebook sono apparsi commenti imbarazzanti, volgari, assurdi. Anche leggerli è stato difficile. Abbiamo cancellato il cancellabile ma in un mare di melma qualche schizzo purtroppo sfugge e resta. E ce ne scusiamo ancora con i bersagli di turno. Non viene risparmiato nessuno, ripetiamo, da questa ondata di cattiveria a basso costo: nessuno! Abbiamo così deciso di cliccare sul tasto “pausa”. Nel nostro piccolo solleviamo un grande problema: l’odio in aumento, lento e costante. Non è la Ringhiera sotto attacco. Non siamo noi a doverci riparare dalla stupidità pericolosa dilagante. Sotto attacco è il buon senso, sotto attacco è la solidarietà. E’ la comunità intera, reale, a doversi fare carico di una riflessione che si rende necessaria. Urgente.”

Il coraggio delle donne si manifesta attraverso tanti piccoli gesti e comportamenti quotidiani, il più delle volte silenziosi, dietro i quali però si nascondono spesso situazioni dure, durissime. Gesti e comportamenti che in apparenza non hanno nulla di straordinario, dati a volte per scontati perché la donna coraggiosa non si lamenta ne’ fa la vittima ma va avanti comunque anche quando le gambe non reggono. Proprio in questi giorni è in via di riproposizione sui canali televisivi “Sole cuore amore” un film straziante di Daniele Vicari interpretato da una bravissima Isabella Ragonese, tratto dalla storia vera di Isabella Viola la donna che il 4 dicembre del 2012 mori nella metropolitana di Roma. Isabella aveva quattro figli e lavorava tutto il giorno, sette giorni su sette per raggiungere il bar del quartiere Tuscolano dove preparava i suoi dolci si svegliava all’alba e tornava a casa la sera, distrutta. Da un po’ non si sentiva bene ma non aveva potuto fermarsi perché altrimenti avrebbe perso il lavoro e questo non poteva permetterselo. Da quel dicembre 2012 che fa sentire tutti un po’ responsabili quanto meno di indifferenza e di ignavia perché di storie come quella di Isabella Viola ce ne sono altre, anche vicine a noi, di cui non ci accorgiamo, non è cambiato molto.
Ed è proprio dall’esigenza di guardare in faccia queste realtà scomode e parlare, riflettere, racontare, testimoniare che nasce Donna a Sud una importante realtà scandita da appuntamenti, confronti, momenti di condivisione e di crescita.
Quest’anno Donna a Sud ha individuato nel coraggio il fil rouge della nuova edizione del Festival delle culture al Femminile del Mediterraneo che si svolgerà a Taranto a partire dal 16 settembre.
Il Festival vede la direzione artistica di Tiziana Magrì ed è il risultato del lavoro di tanti anni di attività e di esperienze di Donna A Sud al fianco delle donne.
“In un’epoca ancora molto avara - dichiara la Magri’ che è anche ideatrice del Festival- che nega diritti fondamentali come il lavoro, e la parità in diversi ambiti della vita a molte donne, si impone la necessità di creare una rete di relazioni e di comunicazione, che non può che derivare e partire dalle donne stesse. E’ proprio dalle donne, dalle loro storie di vita e di lavoro che parte il Festival delle Culture femminili nel Mediterraneo, che si pone l’obiettivo di garantire e favorire l’integrazione di donne migrate e disagiate attraverso progetti d’inclusione al lavoro attraverso laboratori e workshop”.
Il Festival che si svolgerà fino ad ottobre, con un programma di seminari ed eventi e ricchissimo di ospiti, richiamerà nella Città dei due mari, tanti nomi e volti noti, donne che si sono distinte nei numerosi ambiti della cultura. Appassionate e battagliere, coraggiose e creative, donne della letteratura e del giornalismo, donne che operano nella ricerca e nel sociale, donne dalle mille sfaccettature si confronteranno in questo percorso di riflessione femminile, con uno sguardo che va oltre le differenze, mai dimenticando la storia delle donne. Madrina della manifestazione sarà Nadia Kibout, attrice, autrice, regista.
Come sottolinea Tiziana Magri l’interno delle stanze nelle quattro giornate che ospiteranno il Festival si riempiranno di contenuti, che andranno a toccare temi importanti della vita di ogni giorno e di ogni donna. L’obiettivo sarà quello di mettersi a disposizione dell’altra in un ascolto attivo, di entrare in contatto ed in comunicazione nelle nostre reciproche aspettative concentrando l’attenzione su un luogo privilegiato (di incontri e scontri, di interazioni positive, di incontro tra nord/sud e est/ovest) come il bacino Mediterraneo.
IL PROGRAMMA
l Festival avrà inizio DOMENICA 16 SETTEMBRE - con un convegno dal titolo “AD OCCHI APERTI: DONNE, CORAGGIO E GIORNALISMO”. Alle ore 18 presso il Salone degli Specchi, a Palazzo di Città, prenderà avvio l’incontro a cui parteciperanno i grandi nomi del giornalismo italiano: Ritanna Armeni giornalista di Huffington Post, autrice di “Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte”; Maria Cuffaro inviata e conduttrice del Tg3 e autrice del libro “Kajal. Le vite degli altri e la mia”; Cristina Mastrandrea fotoreporter, giornalista e videomaker; Marilena Natale collaboratrice dell’emittente televisiva locale ‘Più N News’ giornalista anticamorra sotto scorta; Maristella Bagiolini giornalista free lance per testate giornalistiche nazionali e locali; Emma Barbaro Giornalista, caporedattrice del periodico Terre di frontiera. Al primo incontro verranno inoltre allestite anche due Mostre Fotografiche (in corso di definizione) e sarà organizzato un Laboratorio per bambini a cura della Libreria Ciurma.
lI 19 SETTEMBRE dalle ore 18 a Palazzo Pantaleo si terrà il secondo incontro dal titolo “IMMAGINI E STORIE DEL MEDITERRANEO” L’immigrazione raccontata dalle donne”. Saranno presenti l’attrice Nadia Kibout regista e produttrice di “Le Ali Velate”; Adelaide De Fino, regista del corto “La pace Dannata”; Stefano Amatucci regista del film “Caina”; Antonella Ferraiolo, ginecologa e autrice del libro Antikka, Maryam Rahimi regista del corto “Mare Nostrum”.
Il Festival gode del con il patrocinio di Comune di Taranto, Ordine dei Giornalisti di Puglia, Presidenza della Regione Puglia, Assessorato regionale al Mediterraneo Cultura e Turismo, Consigliera Regionale Pari Opportunità e del sostegno di Cgil Taranto, Coop. sociale Indaco, Conf Associazioni Puglia, Indaco. Tra gli sponsor FORMARE Puglia, SAMM, Obiettivo Puglia.

Di fronte alle immagini del segretario del Pd Martina che arrivato all’alba davanti ai cancelli dell’Ilva dichiara “ il ministro Di Maio deve dare risposte, chiedo un incontro urgente, basta con la propaganda” ci sono interrogativi che chiedono una risposta.
Quello rappresentato dal ministro Martina è lo stesso PD che attraverso i dodici decreti salva Ilva ha anteposto l’interesse della produzione alla salvaguardia della salute dei tarantini?
È lo stesso PD che garantendo impunità ai commissari e ai futuri proprietari dell’azienda ha di fatto creato un conflitto tra poteri dello Stato senza precedenti ?
E’ lo stesso PD che procrastinando i tempi del risanamento ambientale in un’ideale scala di priorità ha collocato la difesa della salute dei cittadini in posizione secondaria considerando accettabili “Wind days” e chiusura delle scuole del quartiere Tamburi, provvedimento che priva i bambini di questo quartiere del diritto di andare a scuola?
E’ lo stesso PD che ha ritenuto che quella di Arcelor Mittal fosse la miglior offerta benché il potenziale acquirente avesse dichiarato gli esuberi in tempi antecedenti alla chiusura della trattativa ?

La notizia passa quasi in sordina, affidata alle scarne parole di un comunicato stampa che parla di abbondanti piogge, di alberi caduti e di altri che rischiano di abbattersi al suolo. Per queste ragioni con un’ordinanza sindacale è stata disposta la chiusura del Parco Cimino.  La chiusura temporanea di un parco, il più importante della città, non è una notizia da poco. Anzi. Il fatto che la pioggia degli ultimi giorni, abbondante sì ma non tanto da prefigurare danni così pesanti - abbia reso necessario un provvedimento drastico rappresenta forse la spia di una carenza di manutenzione ordinaria e se necessario straordinaria che non essendosi compiuta con continuità ha reso il parco poco sicuro di fronte a un’ondata di maltempo assolutamente nella norma. È la storia di questa pineta affacciata sul Mar Piccolo, bellissima, dove il profumo dei pini si mischia con l’odore del mare. Una storia fatta di riprese e di abbandoni, ignorata per tanto tempo e poi tornata, come era giusto che fosse, al centro della vita dei tarantini.
Nel comunicato stampa che annuncia la chiusura del parco si legge “di varie proposte di rivitalizzazione e di riqualificazione anche dell’affaccio a mare del parco cimino che sarà oggetto nei prossimi mesi di una profonda azione di valorizzazione che riguarderà l’area giochi e l’area dell’arena”. Come nel gioco dell’oca si torna sempre alla casella di partenza. Auguriamoci solo che si rispettino i tempi di una città che non può essere privata del suo spazio verde.

Ciò che accade a Taranto è davvero singolare. Ogni qual volta un gruppo di persone, un’associazione, un movimento affrontano temi scottanti come quello dell’inquinamento facendosi portavoce di denunce e/o riflessioni o ancora meglio rendendo noti dati ritenuti di pubblico interesse si scatena una guerra contro coloro che diffondono tali notizie, tacciati di essere allarmisti di professioni, speculatori, qualunquisti.
Naturalmente tutto nasce dal fatto che da una parte c’è che chi considera un bene mettere la popolazione al corrente di informazioni rilevanti dall’altra c’è chi giudica tali comportamenti assolutamente dannosi e controproducenti nonché lesivi dell’immagine di Taranto.
È recentissima la polemica scoppiata tra l’attivista dell’Associazione Peacelink Luciano Manna e il vice sindaco del Comune di Taranto Valentine Tilgher a proposito della pubblicazione da parte dell’Associazione Ambientalista dei dati relativi ai risultati delle analisi svolte nel 2018 dalla Asl sui mitili allevati nelle acque di Taranto. Ora, fermo restando che l’inquinamento non lo hanno inventato gli ambientalisti, che la proclamazione dei Wind Day ( tutti a casa e con le finestre chiuse nei giorni di vento) e che l’ordinanza di tenere le scuole chiuse rappresentano provvedimenti di Asl,
Arpa e Comune al fine di salvaguardare la salute pubblica, riteniamo abbastanza inutili questi duelli a distanza anche perché non solo non spostano di una virgola la gravità del problema ma finiscono col distrarre l’attenzione e alimentare divisioni. Buttarla tutte le volte in caciara, questo sì che danneggia la città.

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