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Giornale di Taranto - Giornalista1

Pubblichiamo di seguito un contributo di Luisa Campatelli

Nessuno può e deve rimanere indifferente di fronte all'ennesimo grido di allarme lanciato dai pediatri di Taranto alla luce dei gravissimi dati contenuti nello studio Sentieri. Ciascuno per le proprie competenze e responsabilità deve intervenire per dare risposte in tempi brevi e certi: interruzione dell'esposizione dei bambini a fonti inquinanti, recepimento da parte della Asl delle indicazioni contenute nello studio in materia di prevenzione, diagnosi e terapia, adozione da parte delle istuzioni locali e centrali di tutti gli interventi necessari a favorire e rendere possibili soluzioni. Ci aspettiamo, che come avviene quando sono in gioco posti di lavoro e investimenti, sulla vita e sulla salute dei bambini di Taranto si dia vita a una mobilitazione direttamente proporzionale alla straordinaria gravità del problema.

Al sindaco, al neo assessore regionale alla Sanità , al ministro per la Salute chiediamo cosa intendono fare per dare risposte concrete a questa emergenza. Quando era nel pieno della sua "fase ambientalista" , il governatore Vendola dichiarò che avrebbe bollato con il marchio di "ammazza bambini" chi avesse continuato ad inquinare. Di tempo ne è passato, crediamo sia arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti...

di seguito pubblichiamo il documento dei Pediatri di Taranto

I Pediatri di Taranto, prendendo atto dell'aggiornamento dello studio SENTIERI dell'Istituto Superiore di Sanità che ha dimostrato e confermato un eccesso preoccupante dimortalità e ricoveri nel primo anno di vita e in generale nella fascia 0-14anni, una maggiore incidenza di patologie tumorali, di patologie perinatali e di patologie respiratorie acute, maggiori incidenze che si verificano in un territorio ad alto rischio ambientale riconosciuto come Sito di Interesse nazionale per le Bonifiche ,concordano con gli autori dello studio sulla necessità di intervenire "evitando esposizioni indebite dei bambini a inquinanti ambientali" e di " garantire alle donne in gravidanza un ambiente sicuro".

Preso atto, inoltre, che, in base al documento di Valutazione del Danno Sanitario elaborato da ARPA Puglia ancora nel 2016 persisterà l'immissione nell'ambiente di sostanze cancerogene e tossiche con un rischio cancerogeno per via inalatoria inaccettabile per un grande numero di cittadini e tra questi donne gravide e bambini, i Pediatri concordano con le conclusioni di ARPA Puglia sullainsufficienza delle misure finora messe in atto per la tutela della salute dell’intera popolazione e dei bambini in particolare.

Alla luce di quanto premesso si chiede  che venga immediatamente sospesa la immissione di sostanze nocive sulla popolazione poiché, stante l'attuale situazione, l'unica cosa di cui ha bisogno il nostro territorio è un immediata e profonda opera di bonifica ambientale e meno che mai  di eventuali ulteriori interventi che possono essere ulteriormente pregiudizievoli per l'ambiente.

Riteniamo gravissima questa situazione in cui i nostri bambini sono condannati ad una aspettativa di vita inferiore a quella di altri e che nessuna motivazione politica, economica o sociale può giustificare tale situazione.

Si sottolinea , inoltre, che dai suggerimenti dello studio SENTIERI emerge fortemente la necessità di implementare le risorse utili per una efficace prevenzione prima e poi per una efficace gestione delle patologie pediatriche e neonatali volte ad abbattere questa inaccettabile mortalità infantile .

A fronte dei tanti bisogni del nostro territorio assistiamo invece purtroppo ad un impoverimento delle risorse umane proprio in quei settori come la  Terapia Intensiva Neonatale e la  Pediatria dell’Ospedale che avrebbero urgente necessità di essere arricchite nella stessa pianta organica , settori  questi che, con la pediatria di base territoriale ,sono l’unico argine contro questo inaccettabile trend dimortalità.

I Pediatri di Taranto dichiarano la propria disponibilità  a collaborare a qualsiasi iniziativa di ricerca epidemiologica e qualsiasi piano sanitario teso a tutelare la salute dei minori.

Firmato:

I Pediatri di Taranto eProvincia

Il presente documento è condiviso e sottoscritto dalla Presidenza e dalla Commissione Ambiente e Salute dell'Ordine 

    Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Luisa Campatelli                  

Confindustria Taranto chiama Vendola (della serie se ci sei batti un colpo), il sindaco Stefàno sventola il “no” ottenuto in Consiglio comunale (“perche abbiamo chiesto chiarimenti e nessuno ce li ha dati”) in seno al centrodestra si palesano posizioni contrastanti tra i consiglieri regionali di Forza Italia Sala  nessuna ricaduta sul territorio”)che ha dalla sua il partito e Lospinuso (“un’occasione unica per Taranto”). Insomma, il caso Tempa Rossa si complica e diventa oggetto di scontro, acceso. A sparigliare le carte è stato sicuramente il “no” espresso dal Consiglio comunale di Taranto,  “benchè - ha spiegato il leader dei Verdi Bonelli perché abbia efficacia questo “no” deve essere accompagnato da una variante al Piano regolatore che recepisca la direttiva Seveso, altrimenti saremmo di fronte all’ennesimo atteggiamento gattopardesco”. Su questo terreno si è mosso anche il gruppo consiliare Pd che ha prodotto un articolato ordine del giorno.

Senza dimenticare che il progetto targato Eni spa ha già incassato negli anni pareri favorevoli e autorizzazioni da parte di Comune, Regione e Governo centrale, in attesa che Stefàno completi la pratica, la patata bollente rimbalza tra Roma e Bari. Immaginiamo che in queste ore ad avere un gran da fare sarà certamente il capo delle relazioni esterne dell’Eni a Bari, già capo di gabinetto di Vendola. Quest’ultimo, tra l’altro, è stato chiamato direttamente in causa da Confindustria Taranto, “chiediamo – l'intervento della Regione Puglia e del governatore Vendola- hanno scritto gli industriali ionici- affinchè si esprima su una questione che è culturale e sociale prima ancora di essere produttiva ed economica".

Se Stefàno manterrà la sua linea potrebbe profilarsi uno scontro tra Regione, Comune e Governo centrale con ambientalisti e industriali pronti alla battaglia per difendere le rispettive posizioni.

Luisa Campatelli

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Alessandro de Donno Responsabile SCUE Taranto.
Egregio Direttore,
mi riferisco ad un articolo apparso su un giornale locale dal titolo “Taranto valorizzi la sua storia” e in particolare ai fondi “lasciati” a Bari e Brindisi per confutare quanto riportato. La “Storia “ comunitaria di Taranto ha il suo principio nel 1997 con il  Programma RECITE II Leader il CONSORZIO ASI di Taranto con la prima conferenza internazionale organizzata sul territorio che ha visto la presenza di funzionari della Commissione Europea e Parlamentari Nazionali, a seguire il Programma POSIDONIA del Comune di Taranto co-finanziato con i Fondi FESR e una miriade di progetti comunitari che hanno spaziato dal Programma Leonardo da Vinci (7 Progetti) , agli IBEX (International Buyers Exibition) in Portogallo, Grecia (2), Marocco(2), Francia,  con la presenza di PMI dell’area jonica e del territorio nazionale che hanno sottoscritto accordi di sviluppo delle proprie aziende a livello internazionale. Il 2003, Anno europeo dei diversamente abili ha collocato il Comune di Taranto vincitore di progetto  tra le 5 proposte  finanziate  su 2000 domande  pervenute al Ministero competente.
Nel continuum di questo percorso di successo, oltre al Programma URBAN II, ben tre progetti  co-finanziati sulla Linea di Bilancio INTERREG III B e C  della Direzione Generale Politiche Regionali, afferenti la portualità e le aree industriali quali volàno  per lo sviluppo dell’economia. Inoltre, chi ha memoria storica ricorderà, abbiamo realizzato il Museo delle Arti Piscatorie in Città Vecchia nel2007  (unica presenza sul territorio meridionale tra Napoli e Palermo), abbiamo scritto la storia di Taranto dal Neolitico ai giorni nostri,  realizzato un software innovativo per i Poli Museali, ri-pensato Isola Porta Napoli con l’apporto scientifico del DIASS di Taranto, abbiamo altresì realizzato indicatori afferenti il traffico sulla città di Taranto che hanno ricevuto il plauso della Commissione Europea, una delegazione scientifica del territorio(DIASS)  ha presenziato a Bruxelles alla chiusura del progetto New Epoc  extension, abbiamo tenuto a Taranto 12 meeting internazionali con la presenza di  7/9 Nazioni  per incontro, abbiamo divulgato il nome di Taranto a livello internazionale, decine di giovani hanno lavorato all’interno dei progetti con regolare retribuzione e le  PMI del territorio che hanno presentato progetti hanno ottenuto i co-finanziamenti per lo sviluppo della propria attività. Questo excursus decennale ha visto “sempre” la entusiastica partecipazione “apartitica” della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Taranto, delle ONG e dell’associazionismo in genere come dei media e delle associazioni di categoria. Questo flusso si è interrotto quando abbiamo proposto alla attuale Amministrazione Comunale un macro progetto per il territorio con 8.000 nuovi posti di lavoro nel settore del turismo che ha ricevuto una accoglienza entusiastica ma nei fatti ha portato a 0. Dunque, i finanziamenti NON sono stati lasciati a Bari e Brindisi, il problema di fondo è che molte Associazioni, purtroppo, non hanno i requisiti per accedere ai finanziamenti e, non ultimo abbiamo una scarsa presenza di esperti del settore.
Chiudo con un commento: sulla rivista danese afferente la città di Taranto turistica “Se riuscite a non guardare verso le industrie inquinanti e evitate di attraversare la città vecchia, vi consigliamo di non trattenervi oltre due giorni”. Questo è il messaggio per invertire, in toto questa tendenza.
Alessandro DE DONNO
Esperto Progettista Comunitario
Consulente per i Rapporti con l’Unione Europea
 
Lo scorso 15 luglio 2014, si è concluso positivamente l’iter della Conferenza di Servizi: “Verifica di Assoggettabilità della valutazione di Impatto Ambientale del progetto CAMPUS delle imprese” attivata dalla Direzione Ambiente, Salute, Qualità della vita del Comune di Taranto.
CONSORZIO IMPRE.TAL 2000
UNA STORIA DI CORAGGIO E TENACIA
Molti sono già a conoscenza delle peripezie affrontate per poter superare questo ultimo adempimento burocratico, posto come fattore ostativo all’avvio dei lavori. Mi riservo, in questa sede, di entrare nel merito dell’opportunità delle complesse procedure amministrative cui è stato sottoposto il progetto “CAMPUS delle imprese” del Consorzio, un progetto di imprenditorialità innovativa e diversificata, da realizzare, con il contributo finanziario diretto delle stesse imprese consorziate, in un
territorio che versa in condizioni socio-economiche drammatiche.
In questo momento, infatti, l’unico mio pensiero è rivolto ai consorziati che voglio tranquillizzare poiché siamo riusciti a salvare il finanziamento regionale, messo a rischio dalle pastoie burocratiche che abbiamo dovuto fronteggiare; a breve, riceveremo il Decreto definitivo di Concessione delle agevolazioni.
Pertanto, nei prossimi giorni, indiremo una conferenza stampa per rilanciare il progetto CAMPUS e l’intera area, alla presenza del Sindaco dott. Ippazio Stefàno che, recentemente, in un’intervista rilasciata al “Quotidiano di Taranto”, ha evidenziato l’importanza strategica, per l’intero contesto, della diversificazione economica quale strada del futuro da percorrere per mettere in piedi tante piccole iniziative, creando possibilità occupazionali.
Il progetto “CAMPUS delle imprese” si pone quindi come esempio di buone prassi per tutti quegli imprenditori che vorranno condividere con noi la voglia di essere protagonisti del cambiamento per una rinascita del territorio e per l’aspettativa di un futuro non più da subappaltatori, in particolare per i giovani. La speranza è quella di riuscire a convogliare verso questi obiettivi la volontà di tutti gli attori locali, senza preclusioni di sorta.
Antonio De Padova

 

<Sarò a Napoli, tra Reggio e Gioia, a L’Aquila, a Gela, a Termini Imerese a Taranto> nell’elenco delle città che Matteo Renzi intende visitare c’è il capoluogo ionico, perché qui più che altrove si materializzano tensione, malessere sociale, incertezza sul futuro.

Luoghi che, va detto, sono divenuti difficili anche e soprattutto per colpa di una politica che, come il caso Ilva insegna, non ha saputo tutelare la salute dei cittadini, difenderne gli interessi e adesso deve fronteggiare un’emergenza senza precedenti: fabbrica in crisi, posti di lavoro a rischio, danni sanitari gravissimi, e non uno straccio di percorso di sviluppo alternativo o quantomeno parallelo tracciato…..Accorrere al capezzale delle città moribonde speriamo non per dare l’estrema unzione  è così diventata la mission del Pd al governo e di quello all’opposizione.  L’annuncio di Renzi giunge infatti a meno di 72 ore di distanza dall’impegno assunto da Civati a Livorno di realizzare “Taranto Possibile”, cioè un ampio momento di incontro e discussione della Sinistra in una città simbolo del Sud. Taranto, appunto.

Dopo anni di assenze, silenzi, connivenze e inutili passerelle preelettorali,  perché tanto le decisioni importanti si prendevano altrove, questo interesse insistente fa pensare che – come sempre del resto- la posta in gioco sia molto alta e necessiti di una convincente presenza in loco: Ilva e Tempa Rossa sono in cima all’agenda. Ve lo ricordate Prodi quando durante un comizio sulla Rotonda del Lungomare esordì con “Il rigassificatore si deve fare”? Che dire….Vi aspettiamo!!!

                                                      Luisa Campatelli

 

Guida alle principali novità fiscali in materia di conservazione elettronica dei documenti: analisi della nuova disciplina in vigore dal 27 giugno.

Procedura di conservazione elettronica dei documenti da eseguirsi annualmente, stop all’obbligo di inviare l’impronta dell’archivio informatico all’Agenzia delle Entrate, imposta di bollo pagata con modello F24 telematico entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio: sono solo alcune delle novità più rilevanti del DM17 giugno 2014 sulle semplificazioni in materia di documenti informatici tenendo conto del CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale) di cui al dlgs 82/2005 e delle nuove disposizioni IVA in materia di fatturazione elettronica.

Adempimenti

Il provvedimento del MEF, in Gazzetta Ufficiale n. 146 e in vigore dal 27 giugno, introduce la nuova disciplina sulla conservazione elettronica dei documenti e sostituisce, abrogandole, le disposizioni del previgente DM 23 gennaio 2004. In particolare, ai fini tributari la formazione, emissione, trasmissione, conservazione, copia, duplicazione, riproduzione, esibizione, validazione temporale e sottoscrizione dei documenti informatici avvengono nel rispetto delle regole tecniche adottate ai sensi dell’articolo 71 del CAD e, riguardo alle fatture, ai sensi dell’articolo 21, comma 3, del DPR 633/1972.

Conservazione

Per prima cosa è stato soppresso l’obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate dell’impronta dell’archivio informatico, con relativa sottoscrizione elettronica e marca temporale. 

Inoltre, il processo di conservazione dei documenti informatici si conclude con l’apposizione di un riferimento temporale opponibile a terzi sul pacchetto di archiviazione e va effettuato entro tre mesi dalla scadenza del termine per la presentazione delle dichiarazioni annuali. Si estende in questo modo ad un anno – contro i quindici giorni della normativa previgente – il processo di conservazione elettronica dei documenti. Occorre comunque assicurare le caratteristiche di immodificabilità, integrità, autenticità e leggibilità anche utilizzando i formati scelti dal responsabile della conservazione, che deve motivarne la scelta nel manuale di conservazione nonché assicurare la ricerca e l’estrazione delle informazioni in base a cognome, nome, denominazione, codice fiscale, partita IVA e data.

Dematerializzazione

La conservazione elettronica di scritture e documenti analogici deve avvenire nel rispetto dell’articolo 2, comma 3 del CAD e concludersi con l’apposizione della firma elettronica qualificata, digitale o elettronica basata sui certificati rilasciati dall’Agenzia delle Entrate. Per i documenti analogici originali unici, la conformità delle copie digitali deve essere autenticata da un notaio ovvero altro pubblico ufficiale autorizzato e la loro distruzione è consentita solo dopo il completamento della procedura.

Comunicazione

E’ inoltre fatto obbligo per il contribuente che effettua la conservazione elettronica dei documenti rilevanti ai fini tributari, di darne comunicazione in dichiarazione dei redditi relativa al corrispondente periodo d’imposta. I documenti devono essere resi leggibili nel caso di verifiche, controlli o ispezioni e, se richiesto, devono essere trasferiti su supporto cartaceo o informatico presso la sede del contribuente o presso il luogo di conservazione delle scritture contabili.

Imposte

Sui documenti informatici fiscalmente rilevanti dovrà essere corrisposta imposta di bollo tramite versamento mediante modello F24 esclusivamente con modalità telematica. Per le fatture, gli atti, i documenti e i registri emessi o utilizzati durante l’anno, il pagamento dovrà effettuarsi in soluzione unica entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio.


 

 

L'omicidio efferato di un brillante ingegnere tarantino lascia sgomenti. Lascia sgomenti perché è stato assassinato come un animale per mano di un balordo, tossicodipendente, folle che non ha rispetto nemmeno della sua stessa vita.  
Cataldo Pignatale  poteva essere e può essere ciascuno di noi..perché ciascuno di noi può essere avvicinato da un soggetto del genere e minacciato con un coltello o con qualsiasi altra arma. Non voglio neppure immaginare cosa abbia potuto provare in quei momenti

Aldo Pignatale, cosa può aver pensato o detto a quel balordo che lo teneva sotto tiro con un coltello. Il tentativo disperato di sfuggire alla furia omicida, alla follia, alla morte. Una fine drammatica che porta a delle riflessioni. E ancora una volta porta dritto a pensare a tutti quegli investigatori che indagano e portano a casa risultati che poi vengono mandati in frantumi da un sistema giudiziario che non riesce a dare delle risposte reali e concrete, che non riesce a fornire garanzie ai cittadini..qualche giorno fa parlavo proprio con uno dei tanti rappresentanti delle forze di polizia e ho capito che, nonostante ce la mettano tutta per portare a termine il loro lavoro, in tanti sono demotivati, sconfortati, soli con i loro ideali..quegli ideali che ancora resistono..nonostante tutto..

La vicenda di Pignatale deve far capire a chi di competenza che non c'è riabilitazione che tenga per soggetti come l'assassino del professionista. Credo che neppure il più garantista dei giudici possa consentire che un pazzo, violento, pericoloso socialmente, cocainomane, resti a piede libero. Le misure alternative al carcere con questi individui non funzionano..sono marci nell'animo e ormai su una strada di non ritorno..e solo per un caso fortuito nel 2009 quella prostituta nigeriana, aggredita violentemente dalla stessa persona che ha barbaramente ucciso Pignatale, non morì sotto le coltellate infertegli a spalla e volto. No, mi dispiace dirlo, ma non si può avere pietà in questi casi, non si può perdonare, non si può tentare il reinserimento..ci sono essere umani il cui marcio - purtroppo - resterà per sempre e se questo vuol dire ammazzare senza se e senza ma con inaudita violenza come si può pensare positivo???.. Solo una cosa..mi auguro che chi ha la responsabilità delle decisioni sulla libertà di individui del genere sappia cosa è meglio..non per la vita del soggetto interessato ma per quella di esseri umani che vivono una vita normale..

 

Il consiglio comunale di Taranto decide di rinunciare ad un investimento su Taranto pari a 300 milioni di euro, mentre la raffineria rischia di chiudere e l'economia precipita. Confindustria Taranto, stigmatizzando fortemente la linea adottata dal Comune, torna a sottolineare la valenza del Progetto Tempa Rossa, incitando l'ente regione a sostenere quelle opportunità che altrove, in Sicilia e non solo, vengono sostenute e portate avanti da intere comunità e che qui a Taranto vengono respinte in nome di un ambientalismo in gran parte  oramai solo ideologico, approssimativo e purtroppo ostativo di ogni progetto di sviluppo per il territorio.

Mentre il sistema Paese cerca di andare avanti, attraverso la spinta riformista e “sblocca Italia” del Premier Renzi, Taranto arretra sempre più, schiacciata dall'ostruzionismo tout-court di alcune associazioni ambientaliste che si oppongono ai progetti di sviluppo e, peggio ancora, della stessa amministrazione comunale, completamente in balìa di un sentimento antindustrialista diffuso e immotivato che rischia di condurre al totaledefault di un'intera città. E' purtroppo questa l'unica valutazione possibile all'indomani dell'ennesimo “no” opposto al progetto Tempa Rossa da parte del consiglio comunale di Taranto, che ancora una volta non brilla per capacità di valutazione e di approfondimento di un progetto importante e di grande valenza per la città; il parere negativo dell'assise comunale arriva peraltro   in un momento in cui era ancora in piedi un confronto, in tal senso, con l'Eni. Malgrado lo stesso sindaco avesse più volte annunciato di voler analizzare il progetto e poi assumere le opportune decisioni dopo appositi confronti ad hoc con le parti interessate, il primo cittadino ha deciso per un - probabilmente più comodo- dietro front.  Taranto – va purtroppo ribadito – è già letteralmente sfiancata dal ridimensionamento dei suoi più grandi insediamenti industriali: oltre alla ben nota vicenda Ilva, ancora tutta da scrivere anche dopo l'ennesimo decreto del governo, anche le sorti della raffineria, infatti, sono state messe in discussione dall'Eni per via della crisi che investe il settore.  Il rischio di deindustrializzazione più volte paventato da questa associazione si fa pertanto  sempre più tangibile, e quel che è peggio nella pressochè totale indifferenza dell'ente per primo deputato a decidere delle sorti della città. Così, mentre in altre regioni, come la vicina Sicilia, la comunità fa le cosiddette barricate e si batte per la tutela dei suoi insediamenti, qui da noi  si creano le condizioni per una desertificazione che non è solo industriale ma è della città, delle sue reali prospettive di crescita, di occupazione, di potenziamento e valorizzazione delle sue risorse.  Nell'indifferenza rischia di passare, peraltro, anche un altro aspetto non indifferente: l'avvio del progetto Tempa Rossa, infatti, si presenta al momento strettamente connesso alla permanenza su Taranto della stessa raffineria, che, attraverso la realizzazione dell'oleodotto, aumenterebbe i livelli di competitività dello stabilimento tarantino conferendogli un'importanza strategica nello scacchiere delle raffinerie in Italia, allontanando pertanto i paventati rischi di chiusura.  E ancora, nel merito, oltre ad un investimento di 300 milioni di euro, Tempa Rossa comporterebbe una presenza di 140 navi  petroliere in più, (operanti con criteri di massima sicurezza) nel corso di tutto l'anno: un numero certo ben lontano dai rischi di affollamento che si vorrebbero far passare come motivazione per il “no”. Al contrario, si verrebbe a creare una movimentazione, all'interno del porto, che conferirebbe allo scalo quella operatività e quindi quella competitività, da sempre invocate e già fortemente a rischio per il ridimensionamento del centro siderurgico, che da solo, nel porto, movimenta, senza alcun problema, oltre 800 navi all'anno. Il vero effetto-domino, purtroppo, non è quello che si vorrebbe attribuire al progetto Tempa Rossa, bensì alla serie di scelte (o meglio di “non -scelte”) scellerate che continuano a caratterizzare l'operato dei nostri decisori. Ecco perchè chiediamo l'intervento della Regione Puglia e del governatore Vendola, affinchè si esprima, a sua volta, su una questione che è culturale e sociale prima ancora di essere produttiva ed economica. Una questione che attiene l'evoluzione di un territorio altrimenti destinato ad arretrare di mezzo secolo rispetto alla sua storia, con ripercussioni purtroppo sempre più gravi.

 


 

Condivido senza se e senza ma la linea politica della stragrande maggioranza dei componenti della Direzione provinciale di Forza Italia che, come ha ben riportato il Coordinatore provinciale, On. Gianfranco Chiarelli, si è espressa in modo negativo sul progetto Tempa Rossa in quanto al momento non sono state presentate precise garanzie sulle eventuali ricadute ambientali e, soprattutto, sulla assoluta inadeguatezza delle ricadute occupazionali e delle compensazioni a favore del nostro Territorio. Non posso non chiedermi, infatti, quante nuove assunzioni di personale tarantino porterebbe il progetto Tempa Rossa? E soprattutto, che royalties sarebbero garantite alla nostra città e al tessuto economico del nostro Territorio? A una città che da lustri paga, in termini ambientali, un prezzo altissimo per lo sviluppo dell’industria italiana siderurgica, petrolifera e navalmeccanica, non si può pensare di offrire nulla di più di quello che già la Legge Marzano prevede, ovvero il proverbiale “piatto di lenticchie”! Rammento che appena un anno addietro, mentre la produzione ENI si localizzava prevalentemente a Taranto, la stessa ENI sponsorizzava importanti manifestazioni a Milano Condivido, pertanto, la linea politica della Direzione provinciale di Forza Italia che rappresenta una svolta copernicana nei rapporti Taranto-grande industria: se è vero che Matteo Renzi guarda con attenzione a Taranto e ai suoi drammi -come ha più e più volte detto- allora “convinca” l’ENI a cambiare finalmente atteggiamento nei confronti del nostro Territorio.

 

 

Taranto, lì 15 luglio 2014 2014                               Arnaldo Sala

Consigliere Regionale FI


di Luisa Campatelli

La bellezza non basta per  ottenere la patente di luogo turisticamente appetibile. Perché diventi meta turistica e non ritrovo per pochi “eletti”, un luogo deve essere accessibile, facile da raggiungere, accogliente, ospitale, conveniente. Ci sono posti obbiettivamente brutti che si sono conquistati posizioni di primo piano semplicemente perchè offrono tanto, perché qui l’ospite viene accolto e coccolato, e quindi…. torna, estate dopo estate, anche nel luogo “brutto”, dove il mare non è trasparente e il paesaggio si distingue per monotonia. E allora domandiamoci, a Taranto, cosa siamo capaci  di offrire al turista e quanto siamo disposti a dare, veramente, di ciò che pensiamo ci appartenga? Abituati a vederci strappare davanti agli occhi pezzi di terra, di mare, di panorama, di strada, bloccati dagli “accessi vietati per motivi di sicurezza”, dai muraglioni che chiudono spazi un tempo aperti e liberi, costretti a girare lo sguardo per evitare il lugubre skyline delle ciminiere, abbiamo a nostra volta maturato una deleteria tendenza alla chiusura, mentale e fisica, alla costruzione di muri, di cancelli, di protezioni, di filtri. Prima nelle nostre case, poi nei luoghi in cui trascorriamo le nostre villeggiature, costruiti secondo questa logica, organizzati in modo da selezionare la clientela, limitare l’accesso, luoghi fatti da noi e per noi, strutturalmente preclusi al turista a meno che questi non abbia un amico/parente tarantino a sua volta amico/parente di uno che può procurare l’ingresso ecc.ecc. Anche il vicino di spiaggia diventa uno straniero perché oltrepassare il confine tra uno stabilimento e l’altro non si può se non hai pagato il biglietto o non hai abbonamento/tessera/pass/invito riservato/ posto auto prenotato. Spiaggia libera? Ok, ma dove sono i servizi? Negli anni abbiamo visto ospiti di stabilimenti balneari sprovvisti di abbonamento stagionale costretti a indossare braccialetti di riconoscimento, file davanti all’ingresso di spiagge private dove il controllo era più severo di quelli che si fanno ai check-in degli aeroporti internazionali, bagnanti obbligati a pagare una seconda volta per rientrare non potendo esibire il biglietto dimenticato chissà dove, canoisti invitati ad allontanarsi dalla riva perché “la spiaggia è solo per i residenti”.   Note di cambiamento giungono dagli operatori delle nuove generazioni il cui approccio evidenzia una incoraggiante inversione di tendenza. L’auspicio è che si arrivi alla consapevolezza che fare turismo significa spalancare porte, reali e metaforiche, e non traformare la litoranea in una sequenza di luoghi “esclusivi”…essere aperti h24, anche di domenica, anche in pieno agosto, anche in città, dove un malcapitato forestiero che ha macinato chilometri su chilometri (il capitolo dei trasporti e delle infrastrutture carenti lo apriremo in un’altra occasione) per visitare la perla dello Ionio avrà pure il diritto di bere un bicchier d’acqua in un bar, lavarsi le mani in un bagno pubblico, fare la spesa, mangiare, comprare souvenir kitsch (magari una miniatura delle Colonne doriche o un magnete del Castello aragonese…) esattamente come facciamo noi quando andiamo in vacanza…Semplice no?

Luisa Campatelli

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