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Giornale di Taranto - Giornalista1
Il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso, ha rivolto al Presidente della Regione e all'assessore alle Politiche della salute una interrogazione a risposta scritta nella cui premessa ha evidenziato che “sono sempre crescenti i disagi, e le conseguenti proteste, dei cittadini ginosini per le mancate e/o parziali prestazioni erogate, in regime ambulatoriale, dall’unica struttura operante sul territorio per le analisi di Patologia Clinica, denominata “Laboratorio di Analisi Ginosino” insistente a Ginosa e Marina di Ginosa ed accreditata dall’ASL Taranto. Tale situazione è dovuta ai pesanti tagli nel budget che tale laboratorio ha subito negli anni ad opera della ASL di Taranto, come si evince dal seguente prospetto riepilogativo dei tetti di spesa assegnati dal 2006 ad oggi": ANNO TETTO DI SPESA ANNUO 2006 € 438.778,44 2007 € 373.706,88 2008 € 373.706,88 2009 € 373.706,88 2010 € 207.285,17 2011 € 241.478,71 2012 € 211.861,87 2013 Provvisorio Definitivo € 180.483,10 € 177.509,35 A tal riguardo l’interrogante considera che “appare del tutto illogico questo progressivo strangolamento di una struttura che serve una popolazione stabile di 22 mila abitanti in un territorio vastissimo che comprende anche Marina di Ginosa e che quindi registra anche un forte aumento di residenti nella stagione estiva, quando nella vicina Laterza per un’analoga struttura, che serve molti meno abitanti, è stato giustamente riconosciuto per il 2013 un tetto di spesa di circa 100 mila euro superiore, di fatto inducendo i ginosini a recarsi là con relativi disagi per effettuare le analisi cliniche". Lospinuso rileva altresì che “tale discriminazione si aggiunge, a carico della comunità ginosina, ad altre analoghe ad opera sempre della ASL di Taranto, quale la sottrazione del servizio di mammografia presso un Poliambulatorio sempre più svuotato ad onta delle tante promesse di potenziamento della medicina territoriale. Associandosi a quanto richiesto dal sindaco di Ginosa, il consigliere regionale chiede pertanto al Presidente della Regione ed all’assessore alla Salute di conoscere 1) quale criterio è stato seguito nella delibera del Direttore Generale della ASL n. 1256 del 14.11.2013 riguardo la ripartizione del budget dell’anno 2013; 2) quale grado di umiliazione dovranno ancora raggiungere le titolari del “Laboratorio di Analisi Ginosino” che operano nel territorio comunale ininterrottamente da oltre 35 anni offrendo alla comunità ginosina servizi efficienti e dotati di apparecchiature tecnologicamente all’avanguardia e di eccellenza”.
Rocco Palombella della Uilm e Mimmo Panarelli della Fim-Cisl, intervengono dopo sentenza del Tribunale di Taranto che ha respinto il ricorso della FIOM Cgil che aveva chiesto l'annullamento delle consultazioni per il rinnovo RSU all'interno dell'ILVA ."Ennesimo 'flop' della Fiom che perde tra i lavoratori ed anche nelle aule giudiziarie a cui ricorre in continuazione. Spero che durante queste festivita' natalizie colgano la giusta atmosfera per rinsavire anziché prediligere la politica-spettacolo", ha affermato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, riguardo alla decisione del Tribunale di Taranto che ha respinto il ricorso della Fiom per invalidare le elezioni del rinnovo delle Rsu all'Ilva e ha condannato i metalmeccanici della Cgil alle spese processuali. Dalle motivazioni del Tribunale depositate oggi - e' detto - "risalta la validita' delle elezioni per il rinnovo delle Rsu nello stabilimento dell'Ilva tenute dal 27 al 29 novembre". "In quell'occasione - ricorda Palombella - la Fiom era stata sonoramente sconfitta dal risultato delle urne in cui emergeva la netta vittoria della Uilm. Circa diecimila addetti si erano recati a votare, ma i metalmeccanici della Cgil hanno cercato di capovolgere l'esito elettorale certificato dal competente Collegio, rivolgendosi in Tribunale. Le motivazioni della sentenza dimostrano l'infondatezza delle loro vane pretese". "E'una vergogna - afferma ancora - che un'organizzazione sindacale abbia rinunciato a fare sindacato per prediligere scelte di natura politica e giudiziaria. La verita' e che 'toppa' dappertutto, giocando su piu' piani, senza alla fine prediligere quello della tutela di chi lavora". "La contraddizione di questo modo di fare e' che da anni non trae le dovute conseguenze dei propri errori, che nessuno le chiede un assunzione di responsabilita' e che addirittura, il suo leader mistifica la realta' andando continuamente in televisione a rifilare dei noiosissimi 'pistolotti' senza ne' capo, ne' coda". "Ecco perché conclude - la vicenda di Taranto e le motivazioni della sentenza avversa alla Fiom assumono un forte significato di verita' pubblica". Sulla questione si registra anche una dichiarazione del segretario generale della Fim-Cisl di Taranto Brindisi Mimmo Panarelli il quale dice che "Dopo aver perso, il 26 novembre 2013, il ricorso per “impedire” le elezioni in Ilva, oggi, la Fiom perde anche il ricorso d’urgenza (ex art.700 C.p.c.) per invalidare le stesse elezioni all’interno dell’Ilva di Taranto, svoltesi regolarmente - in linea con la normativa vigente - nei giorni 27, 28 e 29 novembre 2013. Il Tribunale di Taranto, sezione Civile, nella persona del Giudice designato Antonio Pensato, sciogliendo la riserva formulata nell’udienza del 10 dicembre 2013, ha dato ragione a Fim e Uilm, rigettando l’ex art.700 proposto dalla Fiom di Taranto, condannando altresì la stessa alla rifusione delle spese di lite (circa 5.700 euro) in favore delle altri parti costituite (Usb, Uilm e Fim. Per la Fiom è arrivato il momento di convincersi che tutte le scorciatoie per scappare dal confronto con i lavoratori sono binari morti. Aver deciso da molto tempo di abbandonare la via della contrattazione, unica strada che contraddistingue il buon sindacato, ha prodotto un risultato evidente e così devastante. Sarebbe opportuno da parte della Fiom interrogarsi sull’allontanamento dalla realtà, deciso ormai da troppo tempo e che sta contribuendo ad alimentare dubbi tra i lavoratori. La vera contrattazione, quella che porta frutti alle famiglie dei lavoratori, passa dai tavoli negoziali, attraverso la sigla degli accordi, in primis il Ccnl. Le azioni di disturbo, mediante il coinvolgimento dei Tribunali, spesso possono danneggiare i lavoratori stessi. La nostra tenacia, anche questa volta, ha evitato che tutto ciò accadesse, consegnando agli oltre 11mila dipendenti dell’Ilva di Taranto un Consiglio di fabbrica legittimato da oltre l’80% dei votanti. In questo caso, così come nelle circostanze in cui abbiamo chiesto con i referendum l’orientamento dei lavoratori, alla Fim premeva soprattutto capire il livello di consenso del lavoro fin qui svolto. Il risultato è eloquente: la nostra azione è stata premiata in fabbrica. Ci auspichiamo che, dopo questa ennesima sconfitta, la Fiom riconosca i propri errori e ritorni a sedersi ai tavoli delle contrattazioni, contribuendo con i fatti a dare un futuro migliore ai lavoratori e alla città.
Un nuovo progetto innovativo per rilanciare le impese. E' nato "Pagine Italiane", il primo network che sostiene l'azienda attraverso una serie di azioni di marketing diretto, finalizzato, proprio, ad una maggiore incisività commerciale. L'idea sarà presentata SABATO 21 DICEMBRE, ALLE ORE 18.00, NELLA SALA CONGRESSI DELL'HOTEL PARCO DEI PRINCIPI DI BARI-PALESE (VICINANZE AEROPORTO). Interverranno, RAFFAELE CATACCHIO, _relazione pubbliche_; DANIELE ABBRUZZESE, _direttore commerciale di "Pagine Italiane"_; GIUSEPPE GONNELLA, _marketing commerciale_ e LEONARDO BOZZI, _app developer_. Il progetto si pone, dunque, l'obiettivo di creare una rete che aggrega professionisti, imprese ed esercenti commerciali. Una nutrita presenza di informazioni e schede dettagliate sempre online, divise per categorie con, inoltre, la possibilità di usufruire del servizio E-Commerce, un ulteriore portale dedicato solo al commercio elettronico. Tale iniziativa avrà, ancora, ampia visibilità grazie all'applicazione App IOS e Android, non solo, tra i servizi innovativi vi è il sistema di video pubblicità che sarà presente su tutti i maggiori social network con una visibilità concreta ai fini della promozione aziendale. "La nostra è una storia di successo in cui - spiega MICHELE PASTORESSA, Ad di "Pagine Italiane" - il nostro obiettivo è quello di dare un'impennata alle imprese locali con un progetto innovativo e tra i primi in Italia. Si tratta, quindi, di una vera novità. Non solo. Le informazioni di "Pagine Italiane" saranno fruibili sia dal web che dal mobile grazie all'app IOS pubblicata su App Store e, quindi, aderendo al portale ogni gestore avrà a disposizione uno spazio dedicato con un suo profilo". "Le informazioni sul portale - aggiunge Daniele Abbruzzese, direttore commerciale di "Pagine Italiane" - potranno essere inserite in maniera autonoma, con foto e testi personalizzabili tramite il gestionale web, senza dover corrispondere alcuna royalty. Insomma, l'obiettivo è unico: creare una rete che unisca professionisti, imprese ed esercizi commerciali, mettendo la propria azienda nel circuito online al fine di incrementare il business". Le prossime aperture saranno oltre che a Bari, Roma e Milano
Continua la pratica delle potature radicali e indiscriminate. Diverse segnalazioni e foto sono giunte dai cittadini di via Nitti. Proprio le potature in quella strada erano state oggetto nel lontano 2009 di una accorata denuncia- ricordano da Legambiente! Da svariati anni analoghi interventi sono stati aspramente criticati dalla nostra associazione e da tutti gli "addetti ai lavori", ma anche quest'anno per l'ennesima volta i "potatori" sono "tornati all'attacco". Da svariati anni tentiamo di collaborare il Comune fornendogli la consulenza "gratuita" dei nostri agronomi per garantire alla città una corretta manutenzione del verde pubblico: tuttavia, ogni anno, si ripetono potature scellerate su piante che non le tollerano affatto e che, a seguito di tali interventi, sono destinate a morire o ad ammalarsi in breve tempo perché le continue e drastiche potature indeboliscono le piante e ne abbreviano la vita. Ne sono un esempio i tanti scheletri rimasti in tante vie di Taranto. Torniamo a chiedere "PERCHÈ?" Gli interventi di potatura devono essere effettuati "esclusivamente" laddove "indispensabili" e nell'assoluto rispetto sia delle buone pratiche forestali sia del regolamento del verde; gli stessi, inoltre, non devono riguardare indiscriminatamente tutti gli esemplari insistenti in ogni strada oggetto dell'intervento ma solo quelli per i quali sussista una reale esigenza accertata. E invece continuano gli interventi su chiome che hanno uno sviluppo contenuto. Come lo avevano altri alberi, proprio di Via Nitti, ridotti negli anni scorsi a tre tristi monconi. Tra l'altro, eliminare gran parte dell'apparato fogliare è una vera follia in una città fortemente inquinata come la nostra perché riduce drasticamente la capacità fotosintetica e l'azione di trattenimento delle polveri sottili. Senza poi sottovalutare il problema degli uccelli cui è stata tolta la possibilità di ripararsi durante la notte e di cibarsi dei frutti che erano presenti sulla chioma. Il Comune ha acquistato e piantumato numerosi alberi: ma che senso ha piantare alberi se poi non si sa curarli ed anzi li si condanna a morte con potature inutili? E' appena stata assunta la decisione di liberare l'AMIU dall'onere della cura del verde urbano: in attesa che si affidi il servizio il Comune dovrebbe perlomeno impedire interventi assurdi. Esiste un regolamento del verde, approvato dallo stesso Comune, che sanziona questi interventi. Noi torniamo a chiedere che il Comune lo faccia rispettare. O bisognerà rivolgersi all'Autorità Giudiziaria per ottenere il reintegro di tutti quelli alberi che non sono sopravvissuti e che non riusciranno a sopravvivere a questi rozzi interventi?
Il Tribunale di Taranto nei giorni scorsi con una sentenza che nessuno si aspettava, che ha ribaltato totalmente le richieste del pubblico ministero, che aveva chiesto condanne da quattro a sei anni per concorrenza illecita ma anche, in alcuni casi, per estorsione. ha assolto tutti i quindici imputati dall'accusa di avere attuato concorrenza illecita nella movimentazione delle merci sulle banchine del porto tarantino. Secondo il verdetto, non sussiste alcun reato nel comportamento tenuto dagli imputati nella gestione delle banchine del porto di Taranto. La denuncia era stata presentata nel 2003 da cinque agenzie marittime operanti nello scalo contro i vertici dell'Ilva, ma anche contro due operatori che svolgevano attività portuali.
Alta Velocità adriatica, si allarga il fonte del sì. È ora di tutti i Consigli regionali italiani la battaglia per i treni veloci sulla dorsale e per l’Alta Capacità della rete appenninica tra Foggia e Napoli. Su relazione del pugliese Onofrio Introna, la Conferenza nazionale dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome ha approvato all’unanimità, nella riunione plenaria di Roma, un ordine del giorno che chiede al governo Letta di “considerare prioritaria l’estensione alla dorsale adriatica di progetti di velocizzazione e modernizzazione dei collegamenti ferroviari”. Sempre al governo nazionale, i Consigli regionali chiedono di “reperire le risorse finanziarie necessarie e di porre in essere tutte le iniziative utili” per conseguire un obiettivo infrastrutturale strategico per l’intera rete ferroviaria italiana. “I colleghi presidenti convengono e segnalano a Palazzo Chigi – sottolinea Introna – che la modernizzazione delle infrastrutture ferroviarie lungo l’Adriatico, considerata la sua stretta interconnessione con le reti appenniniche, quella ionica e quelle dei Paesi europei del settore Nord Orientale, verrebbe ad assumere un valore strategico per collegare tutte le regioni italiane, assicurando una mobilità efficace e sostenendo la capacità industriale-commerciale e quindi lo sviluppo economico di ogni territorio del Paese”. Il documento della Conferenza dei Parlamenti regionali sollecita inoltre il raddoppio dei 38 km di binario unico che limitano tuttora la linea ferroviaria adriatica. A parte un chilometro a nord della stazione di Ortona in Abruzzo, “l’anacronistica strozzatura interessa in massima parte il territorio pugliese, nei 37 km tra Lesina-Termoli – ricorda il presidente Introna – la richiesta al Governo è che questo intervento atteso da tempo venga compreso quanto prima tra le opere strategiche indifferibili, interessando una ferrovia che va considerata anche in continuità con i collegamenti tra l’Europa e il Mediterraneo, oltre che parte integrante dei ‘corridoi’ europei verso i Balcani l’Egeo e il Mar Nero”. Il presidente della Conferenza nazionale, Eros Brega, a nome di tutti i Consigli chiederà un incontro al premier Letta e al ministro Lupi, proprio per illustrare la richiesta delle Regioni dell’urgente ammodernamento delle reti ferroviarie. Collegamenti moderni e veloci su binari sono essenziali al servizio dello sviluppo del Paese.
In questi anni sono stati molti gli artisti che hanno messo i propri spettacoli a disposizione delle iniziative della Campagna Tende Avsi. Anche nella prossima campagna saranno diversi gli artisti che, per Avsi, offrono il loro spettacolo e il loro talento artistico. A Taranto si esibirà tra qualche giorno, il coro Cantate Domino col maestro Massimo Sabbatucci, composto da circa 20 elementi. Tra gli artisti pro Avsi bisogna annoverare Paolo Cevoli, ormai da due anni sostenitore e testimonial, dopo il grande successo de “La penultima cena”. Paolo Cevoli è in giro per l’Italia con il suo nuovo monologo “Il sosia di Lui”. Claudia Penoni, grande amica e anch’essa testimonial, porta in giro per l’Italia il suo spettacolo “In attesa di pensione”, dove propone alcuni suoi personaggi, come la Signora Varagnolo. Vi sono anche I The Sun, già schierati per la Campagna #10forSyria. Si tratta di una rock band italiana di quattro giovani talentuosi ragazzi di Vicenza. Propongono due eventi, uno spettacolo teatrale in cui la band racconta la propria storia di vita e il proprio personale percorso spirituale e un classico concerto rock. Ma c’è anche Pietro Sarubbi, il celebre “Barabba” del film the Passion di Mel Gibson nel monologo “Il mio nome è Pietro”, presentato con grande successo al meeting di Rimini. E non si può dimenticare Otello Cenci con “Manalive, Un uomo vivo” di G. K. Chesterton di cui ha curato la regia e la scena. Il soggetto dell’opera è un vero investigatore del mistero: tutto l’uomo vi partecipa perché dai fatti dipende la vita e, nei fatti, è nascosto il senso. La relativa drammaturgia è a cura di Giampiero Pizzol e Otello Cenci. Ma tornando al coro “Cantate Domino” che si è più volte esibito a Taranto con successo, bisognerà ricordare almeno la sua esibizione “Da dove si ricomincia” del gennaio scorso, all’inizio dell’Anno della Fede, in un luogo che ha visto i primissimi insediamenti cristiani di Taranto, la basilica dei santi Pietro e Andrea a Mar Piccolo, attualmente restaurata ed adibita a prestigiosa sede per eventi nel contesto del Relais “Histò”. Il coro ci delizierà il 19 dicembre alle ore 20 presso la Cattedrale di San Cataldo, con ingresso ad offerta libera. La proposta del percorso di canti, è nata dalla strada indicata dal Santo Padre Papa Francesco per “risvegliare nel cuore e nella mente dei nostri contemporanei la vita della fede”, queste sono proprio le sue parole. Nello spettacolo si parte dallo smarrimento e dal deserto in cui l’uomo si trova, per arrivare all’annuncio dell’Evento centrale della storia, il mistero dell’Incarnazione ed il Suo riconoscimento. Il tutto con pezzi che spaziano dalle danze sacre del 1200, a canti della tradizione anglosassone ed autori classici contemporanei, ai gospel, sotto il titolo La nascita di Gesù, la “Dilatazione della vita”. La dilatazione del cuore che non si accontenta più delle meschine misure dei propri egoismi o dei propri interessi e che porta alla dilatazione della vita a servizio del Regno di Dio. L’educazione a questo in una compagnia ben precisa di persone con un volto umano, fa sì che la fede diventi principio vivo della vita e quindi principio del suo cambiamento. “Chi mi segue - ha detto il Signore - avrà il centuplo quaggiù e la vita eterna”. Le Tende Avsi costituiscono un importante gesto di carità, nato nel 1990 per sostenere i primi volontari, raccogliendo fondi e facendo conoscere il loro lavoro nel mondo a favore delle popolazioni più fragili. La “prima Tenda” fu un semplice banchetto allestito fuori da un supermercato in Lombardia, ricalcando la fine degli Anni ’50 quando i giovani studenti guidati da don Giussani andavano nella “Bassa”, la periferia povera di Milano, a portare gratuitamente attenzione e compagnia alle famiglie indigenti, senza il pretesto di trovare risposte, né realizzare azioni filantropiche, bensì imparare attraverso un gesto esemplare che la legge ultima dell’esistenza è la gratuità, la carità, contro ogni possesso egoistico. Da allora nel periodo natalizio le Tende di Avsi sono diventate una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi realizzata grazie al coinvolgimento di una rete di oltre 12mila sostenitori volontari, Avsi Point, in Italia e all’estero. Ogni anno viene presentato un tema specifico, con uno slogan che vuole far riflettere sulla condizione dell’essere umano nel mondo e che detta anche la scelta di progetti che hanno particolare necessità di essere sostenuti. In tutte queste situazioni il desiderio di rendere più umano il mondo ha generato esperienze che gridano l’amore per la persona e per chi l’ha creata, costruendo un bene per tutti. In questa pagina è possibile scaricare il report con i risultati ottenuti per ciascuno dei progetti proposti http://www.avsi.org/ . L’Avsi è una Organizzazione Non Governativa, Onlus nata nel 1972, riconosciuta dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Nell’anno 2012 ha realizzato 100 progetti in 37 paesi dell’ Africa, America Latina, Caraibi, Medio Oriente, Est Europa e Asia, oltre al sostegno a distanza che, nello stesso anno, ha sostenuto 30.603 bambini e ragazzi in 33 paesi del mondo. Vito Piepoli
A seguito dell’interruzione delle relazioni sindacali con la Casa Circondariale di Taranto, da parte di tutte le OO.SS., interruzione resasi necessaria a causa della preannunciata apertura del reparto da adibire a sorveglianza dinamica, senza alcun incremento di personale, la CISL FNS ha intrapreso un’azione di verifica e confronto con i vertici del DAP, già sollecitati dal Provveditore Regionale, ed ha ottenuto un riscontro, che vede un incremento pari a otto, dieci unità di Polizia Penitenziaria da trasferire attraverso la mobilità, che sarà attuata attraverso trasferimenti basati sulla graduatoria nazionale. La CISL FNS PROVINCIALE, REGIONALE e NAZIONALE, attraverso i vertici della propria organizzazione, ha realizzato un successo parziale a favore dei lavoratori del carcere tarantino, evitando il collasso organizzativo della struttura. L’azione della CISL FNS, ancora una volta, ha posto in essere tutte le sue energie, affinché il personale di Polizia Penitenziaria non arretri nello stato di “ schiavitù “, aggravando notevolmente il problema del sovraffollamento a carico del personale di Polizia Penitenziaria ed il suo carico di lavoro. La CISL FNS persevererà nell’azione intrapresa, per restituire dignità al personale di Polizia Penitenziaria.
“I dati disastrosi sul crollo dell’export pugliese (-15%, in Provincia di Taranto addirittura -58%), e con esso di un motivo di vanto che il nostro Governatore esibiva imprudentemente quanto abusivamente auto-annettendosene il merito, si accompagnano a quelli sul tracollo dell’occupazione (-120 mila posto in un solo anno), in due record nazionali negativi di cui avremmo fatto volentieri a meno. L’economia pugliese, in sostanza, sta franando in un processo incalzante di desertificazione industriale al quale la Regione di Vendola non soltanto non oppone alcun rimedio, ma al contrario alacremente contribuisce con politiche concrete smaccatamente ostili ad ogni libera intrapresa, attuale o potenziale. Una normativa sempre più vincolistica e soffocante, cui si aggiunge una prassi burocratica ancora più oppressiva all’insegna del “no” a tutto ed al contrario di tutto, stanno riducendo alla miseria e alla disperazione un popolo intraprendente e laborioso sottraendogli ogni possibilità di riscatto. L’ultima perla è un piano paesistico che di fatto confisca l’intero territorio pugliese condannandolo all’immobilismo prima e al degrado poi, nella demonizzazione e nell’impedimento sistematico di ogni conato di sviluppo. Così non si può e non si deve andare avanti. Vendola non può lasciare solo macerie”.
Presso lo stabilimento della Cementir di Taranto, si è tenuto un incontro tra le OO.SS. Confederali CGIL – CISL – UIL, le Federazioni di Categoria FILLEA – FILCA – FENEAL ed i lavoratori, nel corso del quale è stata effettuata una valutazione puntuale sugli esiti dell’incontro del giorno 5 u.s. tenuto con il management aziendale, al quale hanno preso parte anche i rappresentanti nazionali di categoria. E’ stato evidenziato come l’Azienda, pur nel corso di una crisi di dimensioni transnazionali, abbia palesato numerose “amnesie”, che si sono accumulate e sedimentate sino a determinare lo spegnimento dell’intera “area a caldo” sin dal prossimo 31 dicembre. Decisione questa che non si presta ad interpretazioni diverse da quella di un “pericoloso” disimpegno dal territorio di Taranto. Permangono nella loro interezza le problematiche legate alla scarsa agibilità del Porto di Taranto, alla “dubbia” fornitura del cemento da parte di Cementir per quanto attiene alle opere infrastrutturali dello stesso Porto, all’ulteriore “congelamento” degli investimenti di revamping da realizzare nell’ambito del progetto “Nuova Taranto” elaborato dalla stessa Cementir. Al riguardo è emersa forte la preoccupazione tra i lavoratori per le condizioni di sostanziale insicurezza degli impianti che, dopo oltre mezzo secolo di esercizio, dovrebbero essere oggetto di importanti lavori di ristrutturazione che, al contrario, vengono affrontati semplicemente con interventi “tampone”. Anche in questo caso è stato ben stigmatizzato il comportamento dell’Azienda che tende a dilatare, differendoli, tempi e modi per affrontare gli interventi che, ormai, non sono più di semplice manutenzione, ma che assumono carattere strutturale. Gli interventi dei lavoratori hanno, poi, fatto emergere chiaramente la condizione che gli stessi vivono giornalmente a causa dell’ incertezza, acuitasi dopo l’avvio delle procedure per la CIG scattate dal settembre scorso. Hanno evidenziato come l’assenza di una prospettive di futuro per loro e per le rispettiva famiglie genera un clima di tensione crescente dentro e fuori la fabbrica, per cui hanno rivendicato azioni immediate che devono tendere a far emergere prospettive chiare e compiute. Le RSU hanno, tra l’altro, evidenziato, come, pur in costanza di crisi, taluni problemi siano stati risolti (la fornitura di loppa da parte dell’ILVA, la disponibilità della locale Autorithy portuale a rendere più agevole il traffico e la movimentazione delle merci al Porto) e che numerose sono le commesse in corso di aggiudicazione che potrebbero affluire allo stabilimento di Taranto. Per questi motivi, l’assemblea dei lavoratori ha condiviso, chiedendone l’accelerazione, di avviare un confronto immediato con l’Ente Regione alla presenza degli Assessori al Lavoro e alle Attività produttive a cui, per le già note ragioni, è stata ritenuto opportuno allargarne la partecipazioneal Commissario Straordinario alle opere infrastrutturali del Porto di Taranto. E’ stata, altresì, ritenuta necessaria la posizione tendente a far condividere l’intera problematica della Cementir alla comunità ionica con il pieno coinvolgimento delle Istituzioni locali (Comune, Provincia e Prefettura) sia nella fase di avvio delle trattive che in quella di coinvolgimento sociale. Taranto alle prese con una crisi di dimensioni epocali deve difendere tutti i suoi insediamenti produttivi che, opportunamente ambientalizzati con l’applicazione rigorosa e integrale delle procedure AIA, devono costituire quella risposta di futuro attesa dai lavoratori e dalle loro famiglie. Sulla questione Cementir si registra anche una lettera del Segretario della UIL Puglia Aldo Pugliese al Presidente della Regione Nichi Vendola e l'Assessore al Lavoro Leo Caroli. Egregi, le organizzazioni sindacali di categoria degli edili di Cgil, Cisl, Uil, nel corso di una riunione tenutasi presso la Regione Puglia con l’impresa Cementir, avevano ricevuto rassicurazioni che un ulteriore incontro sarebbe stato programmato entro la fine di settembre 2013, convocando le parti interessate, compresa l’Autorità Portuale di Taranto, per discutere con maggior precisione le problematiche relative alla crisi dell’azienda. Tale incontro non ha mai avuto luogo e, nonostante i richiami da parte delle organizzazioni sindacali, sia confederali che di categoria, nei mesi successivi, dobbiamo purtroppo registrare un reiterato disinteresse e disimpegno rispetto alla grave problematica in questione.Intanto, la Cementir non accenna a frenare il processo che tempo addietro ha messo in moto, che porterà, qualora non si intervenga in maniera tempestiva, alla chiusura dello stabilimento ionico. Sicuramente condividerete la nostra preoccupazione per quello che rischia di tramutarsi in un colpo durissimo, l’ennesimo, per il tessuto economico, produttivo e sociale di Taranto, che negli ultimi anni è stata vittima fra le più penalizzate dalla crisi. Pertanto rinnoviamo l’invito a convocare con urgenza un incontro, quantomeno per smentire quella che riteniamo un’inconcepibile indifferenza e un inaccettabile immobilismo da parte delle istituzioni, mentre tanti posti di lavoro, diretti e indiretti, sono a serio rischio.Ricordiamo che la Cementir ha in questi mesi accampato pretesti del tutto falsi pur di giustificare la chiusura dello stabilimento, a cominciare dall’impossibilità di utilizzare il porto mercantile per l’attracco delle navi. Una scusa subito smentita dalla stessa Autorità Portuale, che ha sempre manifestato piena disponibilità a collaborare (sebbene, è bene sottolinearlo, negli ultimi quattro anni solo cinque navi con carichi riconducibili alla Cementir hanno fatto scalo nel porto ionico).Inattendibile è anche la presunta difficoltà a reperire materia prima, nello specifico la loppa, a causa della situazione dell’Ilva. Anche in questo frangente i nodi sono subito venuti al pettine: l’Ilva continua a produrre loppa, ma già l’attuale disponibilità servirebbe per coprire le necessità della Cementir per almeno un decennio.Smontato ogni alibi, la Cementir è uscita allo scoperto, addossando ogni responsabilità alla crisi economica, che avrebbe sensibilmente ridotto il mercato del cemento, e ventilando la concreta volontà di dismettere l’attività. Le organizzazioni sindacali di categoria hanno provveduto subito a far presente che il mercato è tutt’altro che deficitario: ad esempio, i lavori previsti nel porto di Taranto, per un valore complessivo di 400 milioni di euro, necessiteranno di ingenti quantità di cemento. E’ chiaro, quindi, che dietro le intenzioni della Cementir si celano ben altre questioni. Un atteggiamento che non può essere sottovalutato dalle istituzioni: in un anno nerissimo per l’occupazione, nei casi in cui si è intervenuti con decisione e celerità (Marcegaglia, Vestas, Bridgestone, ecc.) si è riusciti a trovare soluzioni credibili che hanno tutelato tanti posti di lavoro e l’attività produttiva. Vi chiediamo, quindi, di fare altrettanto, con la stessa urgenza, per lo stabilimento Cementir.
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