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Giornale di Taranto - Giornalista1

Nel segno del consolidamento dei vari comparti  il rinnovo delle sezioni di Confindustria

 

Consolidare, rinvigorire e rilanciare i vari comparti colpiti dalla crisi e sulla via, sia pure a velocità diverse, della ripresa: il nuovo ciclo in Confindustria si apre con tante novità nei programmi e negli assetti ma anche tante conferme fra i presidenti di sezione, chiamati a garantire continuità nell’azione associativa per completare i percorsi di lavoro che ancora non hanno esaurito i propri effetti. Completata la composizione dei nuovi direttivi, si andrà a comporre la nuova giunta in vista del rinnovo della Presidenza di Confindustria Taranto, previsto a giugno prossimo.

 

La prima importante novità è quella rappresentata dall’aggregazione delle imprese precedentemente inquadrate in due sezioni merceologiche affini che ha dato vita alla Sezione Alimentari, del Turismo e della Cultura.

Cosimo Varvaglione(Feudi Salentini srl) - già presidente della Sezione Alimentari - è stato eletto alla guida della nuova Sezione.

 

Analoga operazione è stata compiuta anche nell’ambito delle imprese che erogano servizi: dall’unione di altre due sezioni merceologiche affini si è costituita la Sezione Servizi Innovativi e di supporto alle imprese, alla cui guida è stato eletto Oronzo Fornaro (Euronet srl) - già presidente della Sezione Servizi Innovativi e Tecnologici.

 

Assai nutrita è la squadra della Sezione Marittimi Portuali e Trasporti.  Luciano Elpiano (Peyrani servizi marittimi srl) è stato confermato Presidente anche per il biennio 2015-2017.

 

Cambio di guardia alla Sezione Chimica Energia Ambiente. Il nuovo Presidente è Lucia Minutello (CISA spa) che subentra a Lorenzo Ferrara (Ecopan srl) eletto componente del Consiglio Direttivo. .

 

Da un’altra aggregazione tra sezioni affini nasce invece la nuova Sezione Cave e Materiali da costruzione - Legno e Arredo, che vedrà alla presidenza Marco Ielli (Sarim srl).

 

 

 

 

 

Un altro rinnovo che segna una riconferma riguarda la sezione metalmeccanica, sicuramente una delle compagini fra le più rappresentative all’interno dell’associazione degli industriali. Al vertice è stato riconfermato infatti Pietro Lacaita, dell’omonima azienda.

 

Il settore tessile riconferma, nel segno della continuità di un settore in ripresa lenta ma costante, Martino Filomena (Spafil Srl).  Al rinnovo anche il Gruppo dei Giovani Imprenditori, che riconferma alla guida Luigi de Francesco (Federico Pignatelli Srl);  coordinatore del Gruppo Credito è Michele Dioguardi.

Ai nuovi dirigenti delle Sezioni merceologiche, il Presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, ha rivolto i più sinceri auguri di buon lavoro nella certezza che sapranno ben rappresentare le aziende socie e lavorare a loro fianco per il sostegno dei rispettivi settori di appartenenza.

 

 

I giudici tributari provinciali di Lecce, tra i primi in Italia dopo Milano (3222/25/2015 del 31/3/15), annullano due accertamenti per presunta evasione fiscale perché sottoscritti da dirigenti dell’Agenzia delle Entrate dichiarati decaduti dopo che la Corte Costituzionale con sentenza n. 37 del 25/02/2015 aveva bocciato i dirigenti delle Entrate nominati senza concorso. A meno di due mesi dalla pubblicazione in G. U. della pronuncia della Consulta, le prime sentenze emesse dai Collegi di merito, sebbene altalenanti, sembrano delineare un orientamento più favorevole al contribuente.

Orbene, afferma la Sezione II, Commissione Tributaria Provinciale di Lecce, con le due sentenze 1789 e 1790 del 21 maggio 2015 che “in ogni caso, quando il contribuente eccepisce la violazione del più volte citato art. 42, l'onere della prova spetta sempre all'Agenzia delle Entrate, che deve contrastare le eccezioni di parte con prove documentali valide ed appropriate (Cassazione, sent. n.17400/12, n.14626/00, n.14195/00, n.14942 del 21/12/2012 depositata in cancelleria il 14 giugno 2013).

A fronte del mancato assolvimento dell'onere probatorio da parte del soggetto onerato, il giudice tributario non è tenuto ad acquisire d'ufficio le prove, in forza dei poteri istruttori attribuitigli dall'art. 7 D.Lgs.n.546/92, perché tali poteri sono meramente integrativi e non esonerativi dell'onere probatorio principale (Cassazione, sentenza n.10513/2008)”.

In particolare, nella controversia in esame, gli avvisi di accertamento impugnati erano stati sottoscritti da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, su delega del direttore provinciale. Prontamente la difesa di parte contribuente invocava la carenza del requisito dirigenziale in capo al direttore a seguito della sentenza n. 37/2015 della Corte Costituzionale laddove l’Ufficio si limitava ad affermare come “notorio” il fatto che il direttore fosse un regolare dirigente, vincitore di concorso.

Giova ricordare, a tal proposito, che con la succitata sentenza, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale:

1)         dell'art.8, comma 24, del D.L.n.16 del 02/03/2012, convertito, con modificazioni, dall'art.1, comma 1, della Legge n.44 del 26/04/2012;

2)         dell'art.1, comma 14, del D.L.n.150 del 30/12/2013, convertito, con modificazioni, dall'art.1, comma 1, della Legge n.15 del 27/02/2014;

3)         dell'art.1, comma 8, del D.L.n.192 del 31/12/2014.

Tutte le succitate norme sono state dichiarate incostituzionali in riferimento agli artt.3, 51 e 97 della Costituzione.

Ebbene, secondo la costante giurisprudenza della Corte Costituzionale "nessun dubbio può nutrirsi in ordine al fatto che il conferimento di incarichi dirigenziali nell'ambito di un'amministrazione pubblica debba avvenire previo esperimento di un pubblico concorso e che il concorso sia necessario anche nei casi di nuovo inquadramento di dipendenti già in servizio. Anche il passaggio ad una fascia funzionale comporta l'accesso ad un nuovo posto di lavoro corrispondente a funzioni più elevate ed è soggetto, pertanto, quale figura di reclutamento, alla regola del pubblico concorso" (sentenze della Corte Costituzionale n.194 del 2002, n.217 del 2012, n.7 del 2011, n.150 del 2010 e n.293 del 2009).

Di conseguenza, alla luce della suddetta sentenza, sono decaduti, con effetto retroattivo, dagli incarichi dirigenziali tutti coloro che erano stati nominati in base alle succitate norme dichiarate incostituzionali e, di conseguenza, devono ritenersi illegittimi tutti gli avvisi di accertamento firmati da dirigenti nominati in base alle leggi dichiarate incostituzionali.

All’origine, un ricorso davanti al TAR per il Lazio presentato dall’organizzazione sindacale Dirpubblica: il giudice amministrativo, con la sentenza n. 6884 del 1° agosto 2011, aveva accolto il ricorso e a seguito dell’appello dell’Agenzia delle Entrate, il caso è passato al vaglio del Consiglio di Stato. Nelle more del procedimento di appello è, per l’appunto, stato “sanato” dal Governo “Monti” con il comma 24 dell’art. 8 del “Decreto Semplificazioni Fiscali”.

Il Consiglio di Stato allora ha stoppato la sua decisione e, con una ordinanza separata ha rimesso alla Corte costituzionale la questione.

Giova ricordare a tal proposito, che l’Agenzia delle Entrate, per colmare le carenze nell’organico dei propri dirigenti, ha negli anni fatto ampio uso dell’istituto previsto dall’art. 24 del proprio regolamento di amministrazione che consente la copertura provvisoria delle eventuali vacanze nelle posizioni dirigenziali previa valutazione di idoneità degli aspiranti, pensato però per situazioni peculiari, e non quale metodo ordinario, come in realtà è accaduto con le diverse proroghe succedutesi. Si tratta dei c.d. “dirigenti incaricati”, ai quali viene riconosciuto lo stesso trattamento economico dei dirigenti, “fino all’attuazione delle procedure di accesso alla dirigenza” e, comunque, fino ad un termine finale predeterminato, che, però, dal 2006, è stato più volte differito da delibere del Comitato di gestione dell’Agenzia.

Peraltro, la illegittimità per la Consulta è nel non ricondurre tale procedura né al modello di affidamento di mansioni superiori a impiegati di livello inferiore né all’istituto della reggenza. Il primo caso, infatti, prevede l’affidamento per non più di sei mesi prorogabili fino a 12 quando è avviata la procedura per la copertura del posto vacante, il secondo modello, quello della reggenza, serve a colmare i vuoti nell’ufficio per cause imprevedibili. Straordinarietà e temporaneità sono caratteristiche essenziali dell’istituto. Ed invece, le continue proroghe hanno fatto ritenere i provvedimenti carenti delle caratteristiche proprie della reggenza. Ciò significa, secondo la Consulta, che <<il legislatore apparentemente ha riaffermato, da un lato, la temporaneità della disciplina, fissando nuovi termini per il completamento delle procedure concorsuali, ma dall’altro allontanando sempre di nuovo nel tempo la scadenza di questi, ha operato in stridente contraddizione con l’affermata temporaneità>>.

Ciò detto, è utile ricordare che in base all' art. 42 Dpr 600/73:

- "gli accertamenti sono portati a conoscenza dei contribuenti mediante la notificazione di avvisi sottoscritti dal capo dell'Ufficio o da altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato" (primo comma);

- "l'accertamento è nullo se l'avviso non reca la sottoscrizione..." (terzo ed ultimo comma).

Di conseguenza, se l'avviso di accertamento è firmato da un non-dirigente, l'atto discrezionale e non vincolato è viziato da nullità assoluta, ai sensi dell'art.21 septies della Legge n.241 del 07 agosto 1990, che testualmente dispone: "E' nullo il provvedimento amministrativo che manca degli elementi essenziali, che è viziato da difetto assoluto di attribuzione, che è stato adottato in violazione o elusione del giudicato, nonché negli altri casi espressamente previsti dalla legge", come, appunto, prevede il citato art.42, terzo comma.

Va, poi, evidenziato quanto stabilito pochi giorni prima delle pronunce di merito della Ctp di Lecce, dalla Ctr della Lombardia con la sentenza n. 2184/13/15 depositata il 19 maggio, secondo cui non solo gli atti firmati dai dirigenti decaduti dell’ufficio sono illegittimi, altresì la nullità può essere rilevata anche d’ufficio, in ogni grado e momento della lite. Ciò significa che se il contribuente non ha incluso l’eccezione nel ricorso introduttivo, può presentare delle memorie difensive.

Ecco che, continuano i giudici di merito nella sentenza in commento, se un non-dirigente firma un avviso di accertamento, lo stesso è nullo e non vale il riferimento all'ufficio di appartenenza, che si applica nella diversa ipotesi di firma illeggibile, ipotesi totalmente diversa da quella oggetto del presente giudizio (in tal senso, Cassaz. Sentenze n.874/09, n.9673/04, n.10773/06, n.12768/06 e n.9600/07), né è ammessa la conservazione dell'atto illegittimo.

Peraltro, nel caso in questione, non si può invocare la figura del c.d. "funzionario di fatto", che, invece, è applicabile quando gli atti adottati dal funzionario sono favorevoli ai terzi destinatari (come, per esempio, i rimborsi fiscali) ma non certo quando, come nella fattispecie in esame, gli atti sono sfavorevoli al contribuente, come lo sono gli avvisi di accertamento (sentenze del Consiglio di Stato n.6/1993, n.853 del 20 maggio 1999).

A questo punto, la commissione provinciale leccese, con la sentenza in commento, in applicazione dei suddetti principi riscontrando l’assenza di prova documentale e certificata che il titolare della Direzione Provinciale di Lecce fosse un “legittimo dirigente a seguito di regolare concorso pubblico”, annullava gli avvisi di accertamento, ai sensi e per gli effetti dell'art.42, primo e terzo comma, DPR.n.600/73, perché atti discrezionali e non vincolati. Ed infatti, la carica dirigenziale deve essere dimostrata con la produzione di apposita documentazione laddove il giudice adito non può prendere in considerazione una mera affermazione di parte.Oltretutto, sebbene la carenza di carica dirigenziale sia stata riscontrata, nel caso di specie, in capo al direttore, l'Ufficio non ha neppure provato in sede contenziosa che il funzionario delegato alla firma era, a sua volta, dirigente per concorso pubblico o funzionario della no                                                                    Avv. Maurizio Villani

                                                Avv. Iolanda Pansardi

AVV. MAURIZIO VILLANI

Avvocato Tributarista in Lecce

Patrocinante in Cassazione

www.studiotributariovillani.it - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. na qualifica direttiva, ai sensi dell'art.42, primo comma, DPR.n.600/73 (Cass. Sent.n.17400/2012 e n.14942/2013).

 

 

Clamorosa svolta nelle indagini sul casop della donna trovata morta in casa. La figlia della vittima, accusata di aver soffocato la madre, è stata posta in stato di fermo per omicidio. Nel primo pomeriggio di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Taranto, in seguito ai risultati delle indagini sul decesso dell’anziana donna, avvenuto all’interno della propria abitazione di Corso Italia, nella serata di ieri, hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria di indiziato di delitto la figlia 61enne della vittima, da pochi giorni convivente con la stessa, per l’omicidio della madre.

I militari sono giunti a questa determinazione, dopo un accurato sopralluogo all’interno dell’abitazione, eseguito insieme ai Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo provinciale e soprattutto dopo aver acclarato che la donna, al momento ancora ricoverata all’Ospedale Moscati, a seguito del rilevante stato di agitazione in cui era stata trovata subito dopo il decesso della madre, era in possesso di una prenotazione di un volo per Londra, ove risulta residente da molti anni.

L’abitazione della vittima, ora sottoposta a sequestro, risultava totalmente a soqquadro e su numerosi indumenti presenti in camera da letto, venivano trovate tracce di sangue.

Alcuni vicini hanno confermato di aver sentito delle urla poco prima della segnalazione al 118 richiesta dalla figlia dell’anziana deceduta.

Interpellata dai Carabinieri sulla dinamica del decesso della madre, sul cui corpo il medico legale ha rilevato una piccola perdita di sangue dalla bocca e segni di violenza in prossimità della stessa, la donna, ancora assai confusa, ha ammesso di aver aperto la bocca della madre, sostenendo di aver cercato di soccorrerla da un non meglio precisato disagio, che la induceva a dire cose terribili, accreditando l’ipotesi già formulata dal medico legale, di un soffocamento della vittima, mediante introduzione di un corpo solido.

 

Di Roberto De Giorgi

 

 

L’Europa ogni anno è alle prese con i suoi due miliardi di tonnellate di rifiuti.  Se dovessimo immaginare un volume totale, considerato che un metro cubo, non pressato, pesa mediamente circa 30 kg, dovremmo avere circa 62 miliardi di metri cubi che potrebbero sostituire intere catene montuose. Una premessa per capire come questa cifra, in continuo aumento, ponga seri problemi di stoccaggio, e insoddisfacente e insostenibile il tema legato alla loro distruzione, a causa di emissioni prodotte e residui altamente concentrati e inquinanti. Per tale ragione in Europa da tempo si punta a soluzioni ecologicamente ed economicamente sostenibili, legate al recupero di materia e riciclaggio delle varie componenti dei prodotti.

Partendo dall’assunto iniziale, vale a dire la quantità, e cercando di approfondire il discorso sul concetto di risorsa, che è nel titolo dell’articolo, la prima che viene in mente è l’energia. In un mondo che soffre terribilmente sul tema energetico legato alle fonti fossili come il petrolio, una risorsa inesauribile come la materia organica, individua un percorso – in una ipotesi futura -  che ci porta a trattare in Europa 600 milioni di tonnellate di materia organica per produrre biogas oltreché compost di qualità che alimenta il terreno agricolo e chiude il ciclo con la natura. Parlando di biogas, circa 20 milia tonnellate di materia organica possono alimentare di biogas una colonnina di rifornimento per trasporto stradale per un anno. Immaginate quello che potrebbe accadere nel mondo affrancandosi dal petrolio, con 30 mila distributori di biogas sparsi in Europa. Secondo le stime, il potenziale globale dei rifiuti organici biodegradabili raccolti in maniera differenziata è pari a 150 kg per abitante l’anno. Attualmente invece, solo il 30% di questo potenziale è utilizzato. 

 

Procedendo per gradi, una delle pratiche introdotte in Europa è il riutilizzo. E questa persino come seconda priorità nella gerarchia della corretta gestione dei rifiuti. Qui si apre tutto un discorso che non è legato al rifiuto bensì al “non rifiuto”, vale a dire a tutti quegli oggetti che possono passare dal baratto per finire ai grandi magazzini dei manufatti per edilizia e ristrutturazioni.

 

La risorsa è legata alle frazioni riciclabili che rappresentano la cosiddetta frazione leggera, magari la più vistosa e colorata che sono carta, plastica e lattine. Indubbiamente qui c’è tutta una storia difficile da sintetizzare in un articolo. Ma basti pensare alle storie individuali di famiglie europee, italiane che da straccivendoli sono diventati industriali. Perché è proprio il punto di vista cambiato da tempo. Si sa che si consuma meno energia riciclando la carta, ma sulla plastica sono pochi a sapere, tranne i cinesi, che è una risorsa incredibile che affranca dal petrolio e consente alla chimica nuovi percorsi come la bioplastica. La domanda mondiale di PET aumenterà di 1 milione di t, con il 45% della crescita totale proveniente dalla Cina. Opportunamente suddiviso per polimeri differenti, triturato, lavato e granulato, un polietilene a bassa intensità può essere venduto a 1240 dollari alla tonnellata. Già dall’oriente arriva il termine golden plastic e si capisce perché.

 

I metalli sono sempre riciclabili. E’ risaputo che l’alluminio che fonde a temperature più basse e facilmente gestibili, la sua gestione si contorna di scenari urbani clandestini dove viene trasformato in lingotti e venduti anche a 1500 euro a tonnellata. Sui flussi di materiali si potrebbe parlare del rame -  oro rosso - che viene sottratto da malavitosi alla linee di illuminazioni e il Grande Raccordo Anulare di Roma è al buio. Ma andremmo fuori tema non certo nel parlare, invece, di un cambiamento epocale, finora annunciato in Europa, è cioè considerare i flussi di materiali e non più gli imballaggi. La scelta di privilegiare gli imballaggi è servita al lancio della raccolta differenziata finanziata dalle tasse che pagano i produttori di imballaggi. Ma oggi occorre un salto di qualità, per risolvere le montagne di rifiuti che incombono e pensare alla materia in se, come definizione di un percorso di raccolta.  Proprio per creare una industria della materia seconda. Come il laterizio e il cemento dei rifiuti edili.

 

Ma la risorsa è soprattutto luminosa nei rifiuti Hi tek, quelli della nuova generazione, per nulla avvezzi ad esequie tra i rifiuti in discarica, l’Europa non lo vuole, ma piuttosto legati al recupero dei metalli preziosi. Ogni anno si producono nel mondo dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti hi‐tech che contengono 320 tonnellate d’oro e 7.200 d’argento per un valore di oltre 15 miliardi di euro: solo il 15% di questo “tesoro” viene recuperato (fonte ONU) Il loro recupero è tecnicamente semplice a partire dalle schede del PC.

Di fronte a questo futuro come si muove l’Europa? Ancora a combattere con le discariche? Non tutte le nazioni. La Germania versa solo 0,5%   rispetto alla Romania che versa il 99% circa. Oltre alla Germania, anche la Svezia, il Belgio, i Paesi Bassi, la Danimarca e l’Austria fanno registrare percentuali molto basse (fino al 3% circa), per la Svizzera è un ricordo lontano. In sostanza una parte dell’Europa fa scomparire le discariche mentre, all’estremo opposto, Grecia, Lettonia, Croazia e Malta, smaltiscono in discarica una percentuale di rifiuti urbani compresa tra l’82 e l’87% circa.

La nostra trattazione, nel parlare della risorsa insita nei rifiuti, sarebbe monca se non parlassimo delle regole industriali per produrre meno scorie e quindi meno rifiuti speciali. Quando il rifiuto si specializza interviene la mafia. In Italia, Campania, il film “Gomorra" è anche storia di rifiuti speciali. Per una valutazione di quanto grande sia il problema prendete il rifiuto della città e moltiplicatelo per due. Con una differenza sostanziale, il primo, quello urbano è stanziale, il secondo ama il turismo.  Se una cattiva progettazione industriale porta ad immettere sul mercato oggetti non recuperabili, la stessa industria è avviluppata nel problema delle proprie scorie. Ed è un problema planetario. Nel film "Gomorra" si vede il viaggio di un container di finti aiuti umanitari che viaggia dagli Stati Uniti fino in Campania. L’affare del secolo sta proprio qui.

La tragedia napoletana ed il fitto intreccio camorristico, vennero alla luce nel 1991 quando un autista si recò all’ospedale Cardarelli di Napoli, lamentando un certo bruciore agli occhi. Alla fine era diventato completamente cieco. Confessò d’aver trasportato con il suo camion, qualche giorno prima, 571 fusti prelevati da un’azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti tossici della provincia di Cuneo. e che doveva sotterrare quei bidoni in una discarica abusiva tra Qualiano e Villaricca, in località Torretta Scalzapecora. Al momento di scaricare i fusti dal cassone, uno si ruppe facendo fuoriuscire esalazioni che colpirono in pieno il suo volto. 500 milioni di tonnellate di materiali pericolosi prodotti ogni anno nel mondo. Di questi il 10% varcherebbe i confini internazionali, 132 mld di euro il giro d’affari legato al traffico illegale dei rifiuti, e dai due ai quattro milioni di tonnellate sono le sostanze pericolose trasportate verso il Sud ed Oriente del mondo. Cifre da capogiro. E’ chiaro che il male del mondo si concentri su questo settore.

 Parafrasando il libro di un giornalista italiano Travaglio "se li conosci, li eviti”, potremmo dire al contrario se li conosci li gestisci. Cosa sono i rifiuti speciali? La legge elenca tutto quel «casino» che abbiamo descritto nelle tre righe di un comma: “I rifiuti speciali sono quelli derivanti da: attività agricole - attività di costruzione, demolizione e scavo - lavorazioni industriali, artigianali, commercianti - attività di servizio, di recupero e smaltimento rifiuti - attività sanitarie - macchinari obsoleti e veicoli a motore dismessi.

Orbene i rifiuti agricoli (0,3%) sono una dannazione per il contadino sono speciali: anche un flacone di plastica di fertilizzante lavato e pulito, o la rete del recinto, o la striscia di polietilene sulle fragole (pacciamatura) o il tendone dell’uva da tavola. La soluzione è semplice creare nell’agro un centro di raccoltapubblico o privato che a basso costo convinca i contadini a consegnare i rifiuti in modo da essere recuperati e smaltiti correttamente.

Per le attività di demolizione (inerti 46%) diverse regioni europee hanno adottato la demolizione selettiva, vale a dire un pezzo alla volta: prima gli infissi, poi i mattoni e così via. Ci sonotecnologie adeguateper macinare tutto e recuperare materia seconda, calcestruzzo e cemento utile per il riciclo. E fosse solo per questo, avremmo risolto quasi il 50% del problema dei rifiuti speciali. Tralasciamo per economia di spazio editoriale I rifiuti delle attività di servizio (15%) I macchinari obsoleti e veicoli a motore hanno un circuito di raccolta datato nel tempo ed ora gestito con le nuove regole del riciclo. Quelli sanitari sono per circuitati all’interno delle strutture attraverso diverse aziende di smaltimento. Restano i rifiuti dell’industria manifatturiera in genere e qui casca l’asino. Sono solo, si fa per dire, il 28% di tutti rifiuti speciali.  Perché è quello più subdolo e fuori da ogni controllo. Perché l’approccio del sistema industriale alle tematiche ambientali è, in Europa ancora di tipo volontaristico, legato alle buone prassi. Insomma se ne hai voglia ti certifichi. Anche se il mercato in qualche modo preme in questa direzione di qualità.

Concludendo questa trattazione si potrebbe dire che siamo di fronte ad uno dei grandi dilemmi dell’umanità, come riuscire ad eliminare il tema delle proprie scorie, riuscendo a trarne vantaggio. In un mondo che ogni giorno mostra in evidenza la sua crisi strutturale, una delle quali è proprio rappresentato dalla finitezza delle risorse, riuscire a trarre profitto dall’inesauribile miniera urbana è la vera scommessa

Si indaga sulla morte di un'anziana. L'allarme è scattato mercoledì sera quando i Carabinieri della Compagnia di Taranto, a seguito di di una segnalazione giunta al 112, sono intervenuti in un appartamento di corso Italia, poiché era stato segnalato il decesso di una donna.

I militari, giunti immediatamente, hanno trovato, riverso a terra, il cadavere di una invalida pensionata 93enne. All’interno dell’abitazione, c'era la figlia 61enne della vittima che, in evidente stato confusionale, aveva chiesto la presenza del 118. Visto il perdurare dello stato di agitazione, i sanitari disponevano il ricovero della donna che è stata accompagnata all'ospedale Giuseppe Moscati di Taranto.

Per gli accertamenti di carattere tecnico, nell'abitazione è intervenuto personale della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale CC di Taranto che, insieme al medico legale ed ai colleghi della Compagnia, ha avviato le indagini allo scopo di  ricostruire cause e dinamica del decesso.

Il pm di turno, dott.ssa Filomena Di Tursi, dopo una prima verifica svolta dal medico legale, ha disposto l’autopsia.

E’iniziato il conto alla rovescia! Dal 30 maggio al 2 giugno è, infatti, in programma a Taranto la prima tappa della Coppa Italia di vela, organizzata, in loco, da Ondabuena Academy.  Saranno oltre 15 gli armatori a contendersi la vittoria, tra cui il detentore della “Coppa”, e campione del mondo, Sandro Montefusco con l’imbarcazione Euz II di Francesca Lanera (LNI Monopoli). Presente anche il vice campione del mondo, Tommaso De Bellis Vitti, con Five For Fighting.

Arriveranno da tutta Italia i velisti che si contenderanno la prima tappa del torneo: sono attese imbarcazioni da Pescara, Anzio, Mandello del Lario, Sicilia, oltre ovviamente a una notevole rappresentanza della Puglia, motore dell'evento, con 10 Platu pronti a solcare i mari. Il Platu25 è una barca economica e, soprattutto, estremamente sicura. “C'è molto entusiasmo tra gli armatori – ha precisato nei giorni scorsi il presidente della classe, Edoardo Barni – Questa è una barca molto tecnica, divertente, fa la differenza e con un minimo investimento tutti possono competere”.

Dopo la tappa tarantina, la competizione si sposterà a Gallipoli dal 18 al 21 giugno, in concomitanza con il campionato italiano, e ancora, per l’ultima veleggiata pugliese, a Monopoli dal 24 al 26 luglio. 

“Gestire una competizione di tale livello è per noi un grande orgoglio – spiega Girolamo Capozza, vice presidente Ondabuena Academy –Taranto viene scelta perché ha un campo gara che piace ai velisti, mai monotono, mai scontato. E poi è vero anche che negli anni la scuola ha dato prova di saper accogliere i regatanti, facendoli sentire a casa, mettendo a loro disposizione professionalità e accoglienza”. Le regate si svolgeranno nella splendida rada di Mar Grande. E proprio in questi giorni, velisti arrivati da tutto il mondo si stanno allenando nello specchio d’acqua tarantino per carpirne tutti i segreti tattici.

“Eventi come la Coppa Italia – dice l’assessore comunale allo sport Francesco Cosa – diventano un potente strumento di marketing territoriale. Gli sport legati al mare rilanciano la nostra immagine e ci permettono di mostrarci in tutta la nostra bellezza”. Taranto non è stata scelta solo per la rada naturale, diventata oramai un vero e proprio "stadio del vento", ma anche per lo staff che organizza la tappa, quello tecnico di Ondabuena Academy, e quello logistico del Molo Sant'Eligio che accoglie i regatanti dopo una lunga giornata di sport e agonismo. “Abbiamo un obiettivo ambizioso – spiega infine Antonio Melpignano, presidente del Sant’Eligio – essere promotori del rilancio della città vecchia. Il Molo è per sua natura nel borgo antico, e noi vogliamo essere la sua porta d’ingresso e contribuire alla crescita delle strutture ricettive. E poi attraverso il mare vogliamo avvicinare i giovani alla loro città, una terra meravigliosa che nasconde enormi potenzialità”.

 

Per tutti i dettagli sulla competizione è possibile consultare il sito www.ondabuenaacademy.it

 

 

E' stato pubblicato sull’albo pretorio della Asl Taranto il Concorso per l’assunzione in ruolo di 16 Operatori Socio Sanitari (OSS) a cui seguirà la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia e sulla Gazzetta Ufficiale.

Sulla questione interviene la Cgil Funzione Pubblica con una nota a firma di Mino Bellanova.

"Come previsto dalla norma, assolta la fase delle mobilità, tocca ora al concorso andare a riempire i posti resi disponibili dal Piano Occupazionale assieme a tutti gli altri posti che si renderanno disponibili nei prossimi anni nei limiti delle deroghe che la Regione Puglia autorizzerà nell’ambito del Piano Operativo definito in sede ministeriale.

Si tratta di fatto per la Asl Taranto del primo concorso pubblico per OSS a cui potranno partecipare le migliaia di Operatori che a più riprese i corsi di formazione finanziati dalla regione Puglia con Fondi Europei hanno qualificato.

Si apre finalmente una stagione importante ma delicata anche per tutti quei precari OSS aventi i requisiti previsti dal recente “DPCM Precari”  che potranno giocarsi la carta della riserva del 50% dei posti messi a concorso, procedura che di fatto resta l’unica forma di stabilizzazione selettiva come le norme prevedono.

Siamo in presenza di una folta platea di lavoratori precari che anche con il nostro ufficio legale nel tempo hanno già avviato una vertenza per il riconoscimento della stabilizzazione e che parteciperanno da ogni dove lasciando prevedere un afflusso di concorrenti che secondo la Asl Taranto rende necessaria l’attivazione di una pre-selezione, argomento (di esclusiva prerogativa della Pubblica Amministrazione) che, alla pari degli altri concorsi indetti dalle altre Asl per altre figure professionali, sta creando fazioni distinte pro o contro la soluzione delle pre-selezioni.

Sul tema si è tenuto un incontro in sede regionale tra i tecnici dell’Assessorato alla Salute e i direttori generali della Asl di Puglia chiamati a dare una attuazione omogenea delle regole e del dettato costituzionale in tema di accesso al pubblico impiego che indica nella imparzialità il faro per la condotta della pubblica amministrazione.

La Fp Cgil Taranto quindi auspica un rapido chiarimento da parte della Asl Taranto sulla scorta delle indicazioni ricevute dall’avvocatura regionale al fine di rasserenare gli animi dei concorrenti che restano disorientati di fronte alla diversa condotta delle Asl di Puglia.

Resta in ogni caso importante l’avvio di questa nuova fase concorsuale a cui si spera possa aggiungersi quanto prima quella relativa alle assunzioni del personale infermieristico.

La Fp Cgil Taranto resta disponibile presso i suoi uffici e presso i suoi delegati per supportare gli interessati nella compilazione delle domande e dei curriculum."

 

In riferimento al programma Open Days promosso dall’Agenzia Regionale Puglia
Promozione in accordo con il Segretariato Regionale per la Puglia, sabato 30 maggio
il Museo Nazionale Archeologico di Taranto prolungherà l’orario di apertura al
pubblico fino alle ore 23.00 (ingresso consentito fino alle ore 22.00), con ingresso
gratuito a partire dalle ore 20.00.
L’iniziativa regionale prevede anche visite guidate gratuite, a cura del
Concessionario dei servizi aggiuntivi Nova Apulia, alle ore 20.00 e alle ore 21.30
(informazioni e prenotazioni telefoniche al numero 099/4538639).
 

 

DI MASSIMO CAUSO

 

CANNES – Attese disattese, dunque. Tre più o meno giovani maestri italiani fuori quota, che hanno portato di sicuro a Cannes 68 tre dei film più importanti del concorso, grande attenzione mediatica internazionale per ognuno di loro... Eppure, nonostante le grandi speranze né Moretti, né Sorrentino, né Garrone sono entrati nelle grazie della giuria guidata dai fratelli Joel e Ethan Coen. Il cinema italiano è rimasto fuori gioco, forse danneggiato dalle troppe aspettative della vigilia, forse solo incorso in una giuria che non aveva a disposizione un giurato italiano in grado di mediare le tre opere in competizione. C'è da farne una tragedia? Niente affatto, visto che i tre film si sono comunque difesi molto bene sulla Croisette e hanno dato un quadro del nostro cinema piuttosto vario e apprezzato.

Va detto, del resto, che il palmarès con cui si è concluso ieri sera il 68mo Festival di Cannes lascia un po' spiazzati: più che sbagliato, pare inesatto... La Palma d'Oro è francese e porta il nome di Jacques Audiard, regista forte e sempre onesto, che con “Dheepan” vince finalmente il massimo riconoscimento della kermesse, dopo averlo mancato con almeno un paio di film certamente più belli di questo (“Il profeta” e soprattutto “Un sapore di ruggine e ossa”). Sulla Croisette erano in poco ad aspettarsi la Palma d'Oro per questa storia di rifugiati politici cingalesi in cerca di una vita pacifica in un turbolento sobborgo francese. Non erano certo pochi i contendenti per il posto più alto del podio, ma alla fine il cinema francese ha fatto banco, raccogliendo ben tre premi proprio nell'anno in cui tutti avevano stigmatizzato come molto discutibile la sovrabbondante (ben cinque film!) selezione francese. Vero è che “Dheepan” era il migliore dei francesi in competizione, come non dispiace certo il Premio per l'Interpretazione Maschile assegnato al grande e sinora poco celebrato Vincent Lindon, dignitosissimo e intenso protagonista di “La loi du marché”, il film di Stéphane Brizé che ricostruisce il percorso di un disoccupato cinquantenne costretto a fare i conti con il nuovo mondo lavorativo. Certamente eccessiva è invece la bandierina francese piazzata di straforo anche sul Premio per l'interpretazione femminile: Emmanuelle Bercot, nel film di Maïwenn “Mon Roi”, è brava, ma non tanto da dover condividere un ex aequo con l'ottima americana Rooney Mara, che invece ruba letteralmente la scena a Cate Blanchett nel melodramma saffico “Carol” di Todd Haynes.

Quanto al resto, a parte la clamorosa dimenticanza di “Mountains May Depart” del cinese Jia Zhang-ke, di sicuro tra i migliori film della competizione, la giuria ha assegnato premi che forse potevano essere collocati diversamente, ma hanno pur sempre colto il segno: piace il Grand Prix all'esordiente ungherese László Nemes per “Saul Fia” (Il figlio di Saul), opera di grande intensità espressiva e di forte tensione drammatica, che ricostruisce l'orribile quotidianità di Auschwitz attraverso la storia di un ebreo costretto a servire i nazisti nelle operazioni del campo di sterminio. Il Premio della Giuria è andato al greco  Yorgos Lanthimos, che con “The Lobster” ha travolto la Croisette con una parabola surreale dedicata a un immaginario mondo futuro che per legge vieta il celibato, pena la trasformazione in un animale... Il grande maestro taiwanese Hou Hsiao Hsien avrebbe di sicuro meritato la Palma d'Oro per l'eccellente “The Assassin”, ma questo rarefatto film asiatico di cappa e spada, testimonianza di altissima arte cinematografica, ha dovuto accontentarsi di un pur prestigiosissimo Premio per la Regia. Nettamente sbagliato è infine apparso il Premio per la Sceneggiatura assegnato al messicano Michel Franco per “Chronic”, dramma psicologico sul rapporto simbiotico tra un infermiere e i malati terminali che accudisce.

Massimo Causo

Il Report di aprile dell’Osservatorio sulla crisi economica dell’Associazione Lavoro&Welfare  conferma che  la congiuntura negativa dell’economia sembra aver toccato il punto più basso e ha invertito la tendenza in un leggero miglioramento,  con  prospettive  tutte da consolidare. Il cammino per portare il Paese fuori dal tunnel della crisi è ancora molto lungo, lo dice lo stesso Governo con le previsioni sulla disoccupazione, che prevede una discesa sotto il 10% solo nel 2019 (ancora alta, visto che sono oltre 2 milioni e duecentomila lavoratori).

 

Una ripresa economica del nostro Paese è possibile, ma per evitare che essa sia affidata solo all’ottimismo della volontà, ci vorrebbero scelte mirate in grado di favorire una ripresa più sostenuta affinché si determinino ricadute positive sulla crisi industriale ed occupazionale. La situazione economica e produttiva del Paese torna a divaricarsi tra recessione e ripresa. Si rendono più evidenti le distanze tra le realtà produttive che tornano protagoniste nello sviluppo e nella ripresa e realtà territoriali, produttive e settori che vivono il contesto di una deindustrializzazione.

 

La produzione industriale ad aprile cresce del +0,5% su marzo, confermando definitivamente l’aumento acquisito nel primo trimestre del 2015, del +0,6%.  Continua ad andare meglio alle aziende che esportano i propri prodotti soprattutto verso i paesi fuori dall’Unione Europea (+1,8% nel mese e +9,2% su anno) con un effetto positivo verso la nostra bilancia commerciale che raggiunge un surplus di 7,8 miliardi.

 

L’export cresce di più verso i paesi fuori dall’euro, Stati Uniti (+44%), paesi OPEC (+18,2%), crescono in modo sostenuto le vendite di autoveicoli (+28%) e di mezzi di trasporto senza autoveicoli (+23,8%).

Sono in forte incremento le importazioni dalla Cina (+51,9%), in particolare, articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici, in forte crescita (+28,5%). Sono diminuite le domande complessive di disoccupazione, nel mese di marzo sono state 118.786, il 15,5% in meno su marzo 2014.

 

Ma la disoccupazione resta alta con un leggero peggioramento rispetto al mese precedente, a marzo aumenta il numero dei disoccupati e l’indice si attesta al 13%, (+0,2%), mentre sempre a marzo diminuiscono gli occupati rispetto a febbraio del -0,3%, con 59 mila unità in meno, e rispetto a marzo del 2014, -0,3% con 70 mila occupati in meno.

 

Questi dati confermano che le azioni intraprese ad oggi che hanno prodotto anche nel nostro Paese una leggera ripresa, non hanno ancora sviluppato tangibili risultati positivi nella nostra economia e che il carattere strutturale della crisi interna non è stato ancora aggredito nella sua origine.

 

Ad aprile si conferma una tendenza alla riduzione delle ore di CIG che si è manifestata dall’inizio del 2015. La CIG cala sia rispetto al mese di marzo (-0,94%), sia rispetto ad aprile 2014 (-36,89%), sia rispetto all’intero periodo, gennaio – aprile 2014 (-40,91%).

 

Le ore di CIG autorizzate ad aprile 2015 sono state 61.044.421 (-0,94% su marzo 2015 e -36,89% su aprile 2014. La media delle ore di CIG nel 2014 era stata di oltre 89 milioni di ore, mentre in questi primi quattro mesi del 2015 è scesa a 56 milioni di ore mese.

 

In questo mese, la richiesta delle ore di CIG torna in aumento nella Cigs e nella Cigd, mentre la Cigo diminuisce, restano alti i volumi di ore della Cigs e continuano ad indicare un contenuto strutturale delle crisi industriali, anche in questo inizio del 2015.  Il volume delle ore di CIG in questi quattro mesi del 2015 determina l’assenza di attività produttiva (zero ore) per potenziali 330 mila posizioni lavorative.

 

L’incidenza delle ore di CIG per lavoratore occupato del solo settore industriale, in questi quattro mesi del 2015, è di 36 ore per addetto.  Nonostante qualche cambiamento il peso della crisi continua ad essere non equamente distribuito, non è proporzionale per tutti, c’è soprattutto chi non ha niente, e ci sono anche i lavoratori in cassa integrazione, dove quelli in CIG a zero ore, ognuno in questi quattro mesi del 2015 ha perso oltre 2.600 euro al netto delle tasse, mentre il volume complessivo dei salari si è ridotto di oltre 880 milioni di euro netti per i lavoratori coinvolti nei periodi di CIG.

 

È utile ripartire dal concetto che la CIG non è, e non è stata in questi anni di profonda crisi, solo una protezione per i lavoratori, consentendo loro di mantenere un reddito oltre alla continuità del rapporto di lavoro, ma ha anche consentito alle stesse aziende di mantenere transitoriamente invariato il proprio assetto produttivo, confermando ruolo e validità dello strumento CIG.

Il forte limite è che non ci sono stati nel ricorso alla Cassa integrazione speciale (Cigs), e non ci sono ancora oggi sufficientemente, interventi attivi, progetti di riorganizzazione, ristrutturazione, orientamento e di investimento verso la struttura industriale del Paese. Ma il problema principale è che la causale più utilizzata resta semplicemente la crisi aziendale, mentre gli interventi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale non superano il 5%; 6%, in questi anni.

Questa situazione resta lo specchio della crisi strutturale presente e molto diffusa nella struttura industriale nazionale, come invisibile e lontana dalle attenzioni della politica, mentre quando si rende evidente in qualche crisi aziendale si è privi di progetti, e non si attivano strumenti innovativi.

   In conclusione, i primi sintomi di ripresa si avvertono, ora occorrerebbero misure di politica industriale e un rilancio degli investimenti pubblici e privati per consolidare la ripresa e stimolare la crescita dell’occupazione.

                         Giovanni Battafarano   Segretario Generale Associazione Lavoro&Welfare

 

 

 

 

 

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