Sono quattro, e non tre, i dispersi in mare al largo di Taranto e le cui ricerche sinora non hanno dato alcun esito nonostante il massiccio dispiegamento di forze tra Capitaneria di porto, Guardia di Finanza e Aeronautica Militare. La quarta persona - apprende AGI - è il fratello di uno degli imbarcati che, giunto ieri mattina a Taranto da Milano, è stato invitato ad unirsi al gruppo e a salire sull’imbarcazione per una battuta di pesca al largo di Taranto. L’allarme sul quarto disperso in mare in aggiunta ai tre già noti da ieri sera, è stato lanciato in mattinata alla Guardia Costiera dalla figlia.

    La Guardia Costiera di Taranto è impegnata ininterrottamente da ieri sera nelle operazioni di ricerca.

    Immediato è stato l’avvio delle attività di ricerca e soccorso con l’impiego, sotto il coordinamento del VI M.R.S.C. - Maritime Rescue Sub Center di Bari, sia mezzi navali che aerei per il pattugliamento della vasta area interessata, grazie all’impiego congiunto, e in concorso, di unità della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e dell’Aeronautica Militare. Lo specchio acqueo interessato dalle ricerche è stato pattugliato scrupolosamente dalle motovedette della Guardia Costiera di Taranto (CP840 e CP264, CP555), da due pattugliatori ed un elicottero della Guardia di Finanza (P.04 OSUM, P.V.10 PETRUCCI e VOLPE408) e da un ulteriore velivolo dell’Aeronautica Militare decollato da Poggio Renatico (AW139).

    Considerando l’estensione del tratto di mare coinvolto,  le ricerche continueranno senza soluzione di continuità con gli attuali assetti aeronavali grazie anche al sorvolo dell’aereo ATR della Guardia Costiera (MANTA1002), in decollo da Catania, e da un ulteriore mezzo aereo della Guardia di Finanza.

    Per una capillare ricerca, la Sala Operativa della Guardia Costiera ha coinvolto, altresì, tutto il naviglio mercantile in transito nella zona, nonché ha richiesto la collaborazione di pescatori e diportisti che in queste ore si trovano in mare, ricordando che ogni avvistamento o informazione utile può essere segnalata prontamente al numero di emergenza 1530, attivo 24 ore su 24.

di Lucia Pulpo 

Le testimonianze talvolta servono a dare credito alla realtà. Oggi voglio proporvi un’intervista dal mondo all’incontrario, dalle pagine de “L’Accolita dei vivi”, la giornalista Eleonora (il personaggio che mi rappresenta in questo reportage letterario) intervista Laura (la protagonista e voce narrante della storia), per il “Giornale di Taipei”.

Eleonora: “Laura perché hai lasciato la tua terra e ti sei unita a noi?”

Laura: “Ho lasciato la terra di mia madre, dopo la sua morte, perché non stavo bene. Mi sentivo giudicata e disabilitata (come dite voi) dal suo ricordo, così ho raggiunto il mio presunto padre per ricominciare a vivere. Il viaggio mi è servito a resettare la mia esistenza dopo il trauma della perdita… ho bruscamente smesso di essere figlia pur rimanendo persona, a buon intenditore poche parole.”

Eleonora. “Tuo padre, disabile, fa parte di un’associazione di categoria. Ti sei integrata, ti sei sentita accolta, tu diversamente-disabile?”

Laura. “Gli associati sono tutti molto diversi ed aperti a qualunque abilità, o problema, se preferisci metterla sul patetico. Aperti anche all’assenza di ausili e medicine. Mi piacciono proprio per lo spirito con cui riempiono lo  spazio che attraversano. Non voglio dire banalmente che sorridono ma sono come la luce naturale che entra in una stanza silenziosa e vuota e la riempie al punto da non mancare più nulla; ecco ci sono e tanto basta. Accolta  non è la parola giusta, non mi sono mai sentita esclusa, non ci sono loro e altri ma un’unica umanità. Forse, qualche resistenza è  arrivata da parte di mio padre, si sa i conflitti nascono da interessi personali e papà non vuole figli a carico.”

Eleonora.”Mentre arranchi dietro agli amici succedono tante cose. Cosa ti è piaciuta maggiormente?”

Laura. “Sì, arrancare rende bene  l’idea perché Leone, Cosimo, Valerio e tutti gli altri sono incredibili,  non riesco a fare e pensare con la loro energia. Lilly la vedi immobile sulla sedia con la maschera d’ossigeno e mentre la guardi i suoi occhi hanno saettato frasi in chat per le matite col seme da vendere di cui nemmeno immaginavo l’esistenza. Poi giri lo sguardo e vedi che Frank ha montato un video-denuncia per una strada su cui sono passata senza accorgermi del palo davanti allo scivolo. In un anno circa ho assistito alla nascita e realizzazione di molti progetti lo Swap party, Pronto accessibilità, Saturiamoci, scegliere uno mi darebbe la sensazione di fare un torto agli altri. Adoro le nostre riunioni con bambini, in piazza o nel parco della musica dove la musica è vietata ma noi ci siamo prima che vietino anche la nostra presenza.  

Eleonora. “Ci sono tanti personaggi ma chi è il protagonista e che storia è questa fra vita passata e Disability Pride?

Laura. “Calmina, bella stai al tuo posto di personaggio! Protagonista è la vita che si manifesta attraverso tutti i personaggi. Per non spaventare il lettore, ho iniziato da me… l’ho preparato e poi travolto con quello a cui ho assistito iniziando dall’annuncio del D-pride.”

Eleonora. “A questo punto dovrei chiederti se sei riuscita a non spaventare il lettore ma, io sono più buona di come mi descrivi tu e ti chiedo qual’è il messaggio del tuo reportage e verso chi è indirizzato?”

Laura. “Un personaggio antipatico era necessario per la verosimiglianza del tutto e, tu sei particolarmente adatta.  Il messaggio è un invito a uscire dalla caverna in cui siamo rinchiusi, sulla cui parete scorrono (come diceva Platone) le ombre deformate della vita che passa. Le persone con e senza disabilità devono uscire dall’isolamento e ricominciare a vivere insieme. Le persone vivono, il resto sono dannati senza speranza”.

A circa 24 ore di distanza dall’ultima aggressione al personale del 118, un nuovo caso di violenza si è verificato oggi a Palagiano, nel Tarantino. Un giovane di 32 anni, mentre veniva soccorso - la madre aveva chiamato il 118 dicendo che il figlio era stato vittima di un’aggressione -, è diventato improvvisamente aggressivo, tanto che il 118 ha allertato i Carabinieri. Colto da un raptus, il 32enne ha aggredito violentemente l’autista-soccorritore con una testata al volto, provocandogli un trauma cranico commotivo, con ferita lacero-contusa del naso, ed ha sferrando pugni ripetuti al torace. L’autista-soccorritore, colpito al volto e al torace, è fuggito dall’appartamento, dileguandosi nelle campagne, e così la soccorritrice, la quale ha cercato riparo nell’ambulanza. Ma l’aggressore, entrato nell’ambulanza, ha sferrato colpi contro le attrezzature elettromedicali mettendola fuori servizio. I Carabinieri hanno poi provveduto a prendere in consegna il giovane per condurlo all’ospedale di Castellaneta. Il direttore del 118 di Taranto, nonché presidente nazionale dei Sistemi 118, Mario Balzanelli, ha informato il commissario straordinario della Asl di Taranto, Vito Gregorio Colacicco, e insieme hanno concordato la convocazione, per domani mattina, della Unità di Crisi Aziendale “per porre in essere misure urgenti di tutela degli operatori tutti del 118, medici, infermieri, autisti-soccorritori, a partire dall’acquisto delle body-cam”. Nelle scorse ore, invece, a Taranto un uomo aveva sequestrato due addetti del 118 brandendo un coltello lungo 25 centimetri. La Cisl Funzione Pubblica dichiara che “solo ieri chiedevamo un tavolo permanente sulla sicurezza, misure concrete e risposte immediate. Non è passata neppure una giornata e già contiamo altri lavoratori massacrati di botte a Palagiano mentre facevano quello che tutti ci aspettiamo da loro: salvare vite”. Per il sindacato, “domani in Regione ci sarà l’insediamento dell’Orseps, uno strumento importante e necessario per affrontare in maniera sistemica e strutturata il fenomeno delle aggressioni verso il personale sanitario e socio-sanitario nella Regione Puglia. Lo chiediamo già da oggi: diventi immediatamente operativo, con poteri reali e risorse immediatamente spendibili. Pretendiamo iniziative che puniscano con durezza chi alza le mani su chi lavora per la salute pubblica. Pretendiamo da prefetti, questure, direzioni sanitarie - afferma la Cisl FP - un piano straordinario di sicurezza, non promesse. Non esiste alcun diritto di aggredire chi ti soccorre, non esiste alcuna scusa che tenga. E non tollereremo più che la paura diventi la norma in un’ambulanza o in un pronto soccorso”.

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge varato il 12 giugno dal Consiglio dei ministri per gli interventi urgenti per l’ex Ilva. Confermato l’arrivo dei 200 milioni all’azienda. Nel testo in Gazzetta si legge che per consentire “gli indifferibili e urgenti interventi di ripristino e manutenzione, anche straordinaria, nonché di sostenere gli ulteriori oneri diretti a preservare la funzionalità e continuità produttiva degli impianti siderurgici di proprietà della società Ilva spa in amministrazione straordinaria e di garantirne adeguati standard di sicurezza, con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di specifica e motivata richiesta dei commissari, sono erogati uno o più finanziamenti a titolo oneroso della durata massima di cinque anni in favore della medesima società”. I finanziamenti sono “nel limite massimo di 200 milioni di euro per l’anno 2025. Ilva spa in amministrazione straordinaria - si specifica - può procedere direttamente all’utilizzo delle risorse ovvero trasferirle, su richiesta dell’organo commissariale, a Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria nel rispetto del vincolo di destinazione. Il finanziamento - si afferma - prevede l’applicazione di un tasso di interesse calcolato a condizioni di mercato. L’amministrazione straordinaria della società Ilva provvede alla restituzione allo Stato dell’importo corrispondente ai finanziamenti concessi entro il termine di 120 giorni dalla data di cessione degli impianti a valere sulle somme corrisposte quale prezzo di vendita o, in mancanza, entro il termine di 5 anni dalla data di concessione del prestito, in ogni caso in prededuzione rispetto ad ogni altra posizione debitoria della procedura”. 

 Ancora nessuna traccia delle tre persone, settantenni, che da ieri pomeriggio risultano disperse in mare a Taranto con il loro cabinato da 7,50 metri. Fonti della Capitaneria di porto dichiarano che le ricerche sono andate avanti per tutta la notte e sono ancora in atto con l’impiego combinato delle motovedette della Capitaneria e della Guardia di Finanza, nonché di elicotteri della stessa Guardia di Finanza e dell’Aeronautica Militare che si sono alternati. Andranno avanti le ricerche senza soluzione di continuità, aggiungono le fonti, spiegando che viene anche impiegato un aereo ATR della Guardia Costiera decollato da Catania. I figli dei dispersi hanno dichiarato che sono persone che hanno dimestichezza con il mare e che escono spesso con le loro imbarcazione. Ieri, però, il mare a causa del vento presentava condizioni difficili, tant’è che la stessa Capitaneria di Taranto ha ricevuto molte richieste di soccorso e di intervento. I tre settantenni attualmente dispersi hanno preso il largo da Taranto ieri mattina con la loro imbarcazione. 

Le dichiarazioni del Ministro Urso confermano ancora una volta l’impostazione distorta con cui si sta affrontando una vicenda che riguarda il futuro di una comunità intera. Si scaricano sugli enti locali responsabilità che spettano, invece, al Governo. Oggi si invoca l’urgenza, si evoca il rischio di chiusura agitando lo spauracchio della sentenza del Tribunale di Milano, si accusa chi difende il proprio territorio di ostacolare un’intesa. Ma dov’era lo Stato quando l’Autorizzazione Integrata Ambientale scadeva nell’agosto 2023?

Questo è ciò che scrive il sindaco di Taranto Piero Bitetti, in una delle fasi più cruciali del confronto tra Governo e Istituzioni locali sul futuro dell'ex Ilva. 

 

"Come Sindaco di Taranto, non posso accettare una firma in bianco su un accordo di programma che non nasce dal confronto con i territori ma viene calato dall’alto, rincorrendo la tempistica di una sentenza che in realtà è attesa da oltre un anno e che il Governo sapeva da tempo essere imminente.

 

L’AIA non può essere trasformata in uno strumento di pressione politica. È un atto tecnico, ancorato a criteri ambientali, sanitari e giuridici. Non può diventare oggetto di contrattazione commerciale o condizione di vendita. La città non si presterà a legittimare una falsa transizione.

 

Taranto non è contraria alla decarbonizzazione. Ne condivide gli obiettivi e ne sostiene la necessità. Per questo vogliamo affrontare la questione con responsabilità pretendendo che tale processo avvenga attraverso scelte fondate, condivise e rispettose dei territori. Per questo non chiediamo soluzioni affrettate e prive di valutazioni strategiche, come l’ipotesi di un rigassificatore che, nella collocazione proposta dal Governo, oltre ad aumentare il rischio di incidente rilevante,comprometterebbe la funzione portuale della città limitando una economia sulla quale puntiamo. Riteniamo che il cronoprogramma sia temporalmente dilatato in maniera non sopportabile perché rinvia la dismissione dell’altoforno al lontano 2039, senza fornire certezze operative o occupazionali. In questo quadro, il Comune di Taranto ha avanzato proposte concrete, sostenibili e coerenti con una vera transizione ecologica. Meritano attenzione, non semplificazioni.

 

La verità è che il Governo ha consumato il tempo e oggi tenta di attribuire ad altri le responsabilità di scelte mancate. Ma la città non accetterà questo ruolo passivo.

 

Riteniamo invece che sia giunto il momento di un cambio di paradigma.Serve un’assunzione piena di responsabilità da parte dello Stato. Lo diciamo con chiarezza: la strada da percorrere è la nazionalizzazione dell’impianto. Solo con una regia pubblica sarà possibile garantire investimenti seri, bonifiche reali, tutela occupazionale e salute dei cittadini. E solo così si potranno creare le condizioni per coinvolgere, in una logica di sistema, anche player industriali nazionali in grado di accompagnare un percorso di riconversione tecnologica, ambientale e produttiva.

 

Come Sindaco non posso accettare che mi sia richiesta una firma in bianco e senza possibilità di modifica alcuna. Ho il dovere di rappresentare gli interessi generali della mia comunità, tutelando la salute pubblica, la dignità del lavoro e il futuro del territorio. Non accetterò compromessi al ribasso. Non permetterò che Taranto sia di nuovo trattata come una moneta di scambio.

 

É giusto riportare la discussione nelle sedi istituzionali con tutti gli attori al tavolo, in piena trasparenza, con le carte alla mano e senza forzature.

 

Taranto è pronta a fare la sua parte. Ma non sarà mai il parafulmine delle omissioni altrui. Non siamo noi ad aver lasciato scadere l’AIA. Non siamo noi a non aver deciso. Non siamo noi a vendere illusioni.

 

Siamo noi, ogni giorno a dover tenere in piedi una città che chiede solo giustizia, verità e rispetto."

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha convocato per martedì 1 luglio 2025, alle ore 11, nel padiglione 152 della Fiera del Levante, a Bari, una riunione per valutare le proposte del Governo sull’acciaieria ex Ilva di Taranto. Sono stati invitati a partecipare i rappresentanti istituzionali e delle parti sociali. Al centro della riunione la bozza di accordo di programma proposta dal Governo su decarbonizzazione della fabbrica, forni elettrici, fornitura di gas attraverso una nave di rigassificazione nella rada di Taranto e installazione in mare di una piattaforma galleggiante per desalinizzare l’acqua da mettere al servizio del siderurgico. 

Nuova aggressione a Taranto a operatori del 118. Un paziente soccorso, in difficoltà respiratoria, ha estratto un coltello, lungo 25 centimetri, prima di essere messo sull’ambulanza per il trasporto in ospedale ed ha minacciato il personale sanitario che si è posto al sicuro ed ha chiamato la Polizia di Stato. Il fatto è accaduto nel rione Paolo VI. Il paziente doveva essere trasferito all’ospedale di Martina Franca. Per il commissario straordinario di Asl Taranto, Vito Gregorio Colacicco, che ha condannato l’atto di violenza, “il personale del 118, come quello del Pronto Soccorso, è quello più esposto alle aggressioni. Loro intervengono sempre, con impegno e tempestività, per aiutare chi è in difficoltà e non meritano di essere aggrediti in nessun modo mentre compiono il proprio lavoro. A tutti gli operatori del 118 impegnati va la mia solidarietà e il mio impegno affinché questo fenomeno preoccupante si possa arginare, a garanzia della dignità dei lavoratori e della loro salute”. 

    Colacicco ha quindi annunciato che incontrerà la task force aziendale che si occupa di prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari “al fine di aumentare l’attenzione sul percorso per la definizione e adozione di ulteriori misure per proteggere gli operatori. Questi episodi - ha detto - non solo rappresentano un reato, ma sono anche il segnale preoccupante di un deterioramento del senso civico e della cultura del rispetto. I professionisti della salute dedicano la loro vita al benessere degli altri, spesso in condizioni difficili e sotto enorme pressione. Attaccarli fisicamente, verbalmente, o con un’arma, non è solo un gesto vile, ma mina le fondamenta stesse della convivenza civile. Le prestazioni mediche sono strettamente personali e coperte da riservatezza e non è possibile militarizzare i servizi”. Di “episodio inaccettabile" parla infine il parlamentare Dario Iaia, coordinatore provinciale di FdI. 

esserci  

 

 “Occorre evitare di confondere il concetto di ambientalizzazione, cioè di eliminazione di tutte le emissioni nocive per la salute umana, con i processi di decarbonizzazione”. Lo ha detto a Taranto, in un incontro in Confindustria Taranto, il presidente di Federacciai e special advisor per l’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività di Confindustria, Antonio Gozzi.

   “Per quanto riguarda il primo aspetto - ha detto Gozzi sull’ex Ilva di Taranto - sono stati effettuati interventi specifici fondamentali per ambientalizzare gli impianti, tali da portare lo stabilimento di Taranto ad essere uno dei più ambientalizzati del mondo e a incidere sempre meno sulla salute. Il secondo concetto riguarda l’eliminazione del CO2 dai processi industriali, in particolare dagli altiforni. Questa distinzione - secondo Gozzi - non viene mai fatta, ma la decarbonizzazione è la lotta al cambiamento climatico che poco ha a che fare con le note problematiche del territorio. Ora sappiamo che per realizzare gli impianti di Dri con i forni elettrici - quindi la decarbonizzazione della produzione - ci vorrà ancora qualche anno. Impossibile pensare che si possano fare in tempi brevi. Poi occorre che l’Autorizzazione integrata ambientale consenta l’esercizio di almeno due altiforni fino a quando non saranno realizzati i forni elettrici Dri, e che si rifaccia alle regole europee senza le attuali eccessive prescrizioni. Inoltre - ha aggiunto Gozzi - occorre che il Governo italiano si batta affinché in Europa ci sia una proroga delle quote gratuite di CO2 perché altrimenti i forni di Taranto che dovranno lavorare per i prossimi cinque anni produrranno costi dell’acciaio altissimi”. Infine per Gozzi, serve risolvere “il problema della percentuale di idrogeno da mettere negli impianti Dri, perché le indicazioni europee sono di un utilizzo massivo di idrogeno - si parla del 70% al posto del gas dopo il quarto anno - per questo aspetto è importante far notare che tutti i progetti europei di siderurgia ad idrogeno stanno fallendo, perché l’idrogeno costa troppo. In altre parole, la decarbonizzazione con l’idrogeno in queste percentuali non si può fare”.

Il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, ha dichiarato che “la situazione attuale riguardante l’ex Ilva è delicatissima e in quanto tale necessita di scelte ponderate, frutto di adeguate riflessioni e soprattutto dettate dal buon senso. Tutto quello che si deciderà oggi inciderà nella vita presente e futura del nostro territorio, nella sua interezza, della fabbrica e del Sistema Paese”.

   "I nostri auspici - ha spiegato Toma nell’incontro con Gozzi - vanno essenzialmente in due direzioni: tutti gli attori, territoriali e non, si assumano piena responsabilità delle loro scelte ma che lo facciano anche con cognizione di causa rispetto alle ricadute che tali scelte produrranno sul territorio da qui ai prossimi anni, in considerazione dell’importanza strategica che lo stabilimento investe a livello nazionale ed europeo. Allo stesso tempo - ha rilevato Toma – auspichiamo che l’acciaieria, nel suo prossimo assetto, possa contare sulla presenza maggioritaria dello Stato, sia pure transitoria, per garantire solidità e continuità alla fabbrica - di là di quello che sarà il soggetto acquirente - capitalizzando l’ottimo lavoro svolto dal management commissariale in questi ultimi mesi di transizione della fabbrica. Mesi difficilissimi che hanno gestito nella maniera migliore possibile”. 

A causa dell’incendio divampato oggi alla Irigom a Taranto, azienda che lavora materie plastiche, il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha adottato stasera una ordinanza urgente a tutela della popolazione     “Desta seria preoccupazione per le sue possibili implicazioni sulla salute e sulla sicurezza pubblica l’incendio sviluppatosi nell’azienda Irigom - dice il sindaco - ho prontamente adottato, su richiesta della Prefettura, una ordinanza contingibile e urgente al fine di tutelare l’incolumità dei cittadini e l’ordine pubblico. Invito la popolazione residente nell’area interessata a limitare le attività all’aperto, in via precauzionale, fino al completamento delle rilevazioni ambientali a cura di Arpa Puglia e delle autorità sanitarie competenti. Desidero esprimere un sentito ringraziamento al Corpo dei Vigili del Fuoco, intervenuto con tempestività per contenere le fiamme, nonché alla Polizia Locale e a tutte le Forze dell’Ordine che hanno garantito sicurezza, assistenza e controllo della viabilità nell’area coinvolta”.

    “Fortunatamente - rileva il sindaco - non si registrano feriti tra gli operai presenti all’interno dello stabilimento al momento dell’incendio. Tuttavia, la densa colonna di fumo, ben visibile anche a grande distanza, e le caratteristiche specifiche dell’impianto coinvolto impongono il massimo livello di vigilanza e attenzione”.

    “L’Amministrazione comunale- conclude Bitetti - continuerà a seguire da vicino l’evolversi della situazione, garantendo piena trasparenza informativa verso la cittadinanza. Sarà nostro compito sollecitare in tutte le sedi istituzionali competenti un approfondito accertamento sul rispetto delle prescrizioni autorizzative da parte dell’impianto. La sicurezza e la salute dei cittadini restano la nostra assoluta priorità”. 

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