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Giornale di Taranto - Giornalista1

 È cominciato alle 10.15, con l’ingresso in aula della Corte d’Appello, il processo di secondo grado “Ambiente Svenduto”. L’accusa è rappresentata in aula dal procuratore generale Antonio Maruccia, dal pg Mario Baruffa e dai pubblici ministeri Remo Epifani, Raffaele Graziano e Giovanna Cannalire. Non è presente in aula l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, mentre c’è l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, che sono tra gli imputati. Oltre alle 39 persone fisiche, il processo riguarda anche 3 società. Si tratta del processo relativo al disastro ambientale contestato al gruppo industriale Riva con la precedente gestione dell’Ilva di Taranto. È il processo originato dai primi arresti e dal sequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto avvenuto a luglio del 2012. Oltre ai rappresentanti diretti di quella che anni fa era la proprietà dell’azienda, i fratelli Nicola e Fabio Riva, coinvolti anche diversi ex dirigenti e manager dell’azienda, come l’ex direttore del sito di Taranto, Luigi Capogrosso, e l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’azienda, Girolamo Archinà. Il processo di secondo grado arriva a quasi tre anni dalla conclusione del primo, che a maggio 2021 - dopo ben 330 udienze - si chiuse con 26 condanne nei confronti dirigenti della fabbrica, manager e politici, per complessivi 270 anni di carcere. 

La prima udienza tenutasi oggi in Corte d’Appello a Taranto è durata poco più di un’ora ed è stata dedicata alla costituzione delle parti e alla calendarizzazione delle udienze.La Corte, presieduta dal giudice Antonio Del Coco, affiancato dal giudice Ugo Bassi e dalla giuria popolare, deciderà in una delle prossime udienze in merito all’istanza degli avvocati di alcuni imputati che hanno chiesto il trasferimento del processo a Potenza poiché risiedendo a Taranto i giudici del collegio sono anch’essi da considerarsi parti lese. Analoga istanza fu già avanzata in Corte d’Assise, nel processo di primo grado concluso a maggio 2021, ma respinta dalla Corte che decise il mantenimento del processo a Taranto.

 

 

A partire da venerdì 19 aprile, il Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) si sposta presso i nuovi locali in Via Ancona, nella sede del Distretto Socio Sanitario.

 

Il servizio, finora ubicato all\'ingresso dell\'Ospedale SS. Annunziata in Via Bruno, nel rispetto delle indicazioni regionali trova una nuova e accogliente sede con accesso da Via Ancona. Un videocitofono esterno sarà collegato con i medici in servizio per l\'accesso dal cancello pedonale oppure, se necessario, con l\'auto.

 

Restano invariati gli orari e i riferimenti telefonici: il servizio, attivo tutti i giorni dalle ore 20:00 alle ore 8:00, i festivi e i prefestivi, è raggiungibile telefonicamente ai numeri 099 4521997 e 099 4585063. L\'attività ambulatoriale è garantita dal lunedì al venerdì dalle ore 20:00 alle ore 22:30, il sabato e i prefestivi dalle ore 8:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:30 alle ore 22:30 e la domenica e i festivi dalle ore 8:00 alle ore 13:30 e dalle ore 15:30 alle ore 22:30.

Undici medici sono indagati dalla Procura di Taranto per la morte di una 30enne di Ginosa deceduta il 28 marzo all\'ospedale Santissima Annunziata di Taranto dopo alcuni giorni di ricovero nel reparto Rianimazione. Il medico legale Alberto Tortorella eseguirá l’autopsia su incarico del pubblico ministero Marzia Castiglia, che ha disposto l’esame per individuare la reale causa del decesso e comprendere se vi siano o meno responsabilità penali dei medici che hanno avuto in cura la donna. Nei giorni precedenti alla morta, la 30enne si era sottoposta ad una spirometria, ma da lí il suo quadro clinico sarebbe peggiorato fino al decesso. 

Imputate 39 persone e 3 società, comincia domani mattina a Taranto il processo in Corte d’Appello “Ambiente Svenduto”. È il processo relativo al disastro ambientale contestato al gruppo industriale Riva con la precedente gestione dell’Ilva di Taranto. Il processo originato dai primi arresti e dal sequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto avvenuto a luglio del 2012. Oltre ai rappresentanti diretti di quella che anni fa era la proprietà dell’azienda, i fratelli Nicola e Fabio Riva, coinvolti anche diversi ex dirigenti e manager dell’azienda ed ex amministratori pubblici, come l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido.  Il processo di secondo grado arriva a quasi tre anni dalla conclusione del primo, che a maggio 2021 si chiuse con 26 condanne nei confronti dirigenti della fabbrica, manager e politici, per complessivi 270 anni di carcere. La Corte d\'Assise stabilì sia la confisca degli impianti dell\'area a caldo, che la confisca per equivalente dell\'illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici, per una somma di 2,1 miliardi. In particolare, furono condannati a 22 anni e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell\'Ilva, che rispondevano di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all\'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. A 21 anni e 6 mesi fu invece condannato l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, Girolamo Archinà, a 21 l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, a pene comprese tra i 18 anni e mezzo e i 17 anni e 6 mesi i cinque ex fiduciari aziendali, diretta espressione dei Riva. A tre anni e mezzo di reclusione fu infine condannato l\'ex presidente Vendola, con l’accusa di concussione aggravata in concorso. Le motivazioni della sentenza dell’Assise sono arrivate 18 mesi fa. Domani la Corte d\'Assise d\'appello sarà presieduta dal giudice Antonio Del Coco, affiancato dal giudice Ugo Bassi e dalla giuria popolare. 

Su richiesta della Procura generale, rappresenteranno l\'accusa gli stessi pubblici ministeri del primo grado: Remo Epifani, Raffaele Graziano, Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile, ora in servizio a Lecce. A distanza dalle prime vicende giudiziarie e dal primo processo in Assise, la vicenda dell’Ilva ha registrato più cambi societari. Nel 2013 l’azienda fu infatti tolta ai Riva dallo Stato e commissariata, nel 2015 la società andò in amministrazione straordinaria e nel 2016 - su azione della Procura di Milano e del Governo allora in carica - i Riva fecero rientrare in Italia dall’estero un miliardo di euro, che poi è stato finalizzato alla bonifica. E ancora, nel 2017, dopo una gara internazionale, l’azienda fu ceduta in fitto alla multinazionale dell’acciaio ArcelorMittal, nel 2019 Mittal minacciò la rescissione del contratto perché era stato tolto dal Parlamento lo scudo penale introdotto con una legge, nel 2021 al privato Mittal si unì la società pubblica Invitalia, nel ruolo di partner di minoranza, e la società cambió nome in Acciaierie d’Italia, infine nel 2024, a febbraio, l’azienda è stata di nuovo commissariata dallo Stato ed è finita per la seconda volta in amministrazione straordinaria. In questo arco di tempo, partendo da fine 2012, 13 sono stati anche i decreti legge varati dal Governo per la fabbrica, di cui due a gennaio scorso - uno per l’amministrazione straordinaria ed un altro per l’indotto - poi confluiti in un testo unico con la legge approvata a marzo. In vista del processo che riparte domani, Peacelink, associazione ambientalista tra le più attive sul fronte Ilva, dichiara che è “cruciale questa nuova fase del processo. È importante sottolineare che Peacelink è stata l\'associazione che ha inizialmente segnalato l\'inquinamento da diossina, avviando così le indagini che hanno portato a questo processo. Ha dimostrato - rileva l’associazione - che l\'impegno della società civile può dare forza alla giustizia e fare la differenza nel cambiamento della storia di una città martoriata. Saremo presenti e attivi come parte civile, sia come associazione nazionale sia come nodo locale, al processo di appello per ribadire la nostra richiesta di giustizia ambientale”. 

       Un anziano di 84 anni è morto carbonizzato a causa di un incendio che si è sviluppato nel suo appartamento di San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto. In un primo momento, l’uomo era dato per disperso, poi è stato ritrovato senza vita disteso sul letto della sua camera. Per domare l’incendio, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Taranto. L’origine del rogo è in fase di accertamento. 

La formazione Under21 della Gioco Calcio Tra amici Taranto domenica 21 aprile alle 16.00 sarà impegnata in quel di Turi per il titolo di Campione di Puglia. 

 

La squadra del presidente Luigi Sperandeo dopo aver vinto il Girone B, ed aver eliminato nei quarti di finale il CUS Foggia e in semifinale il Futsal Veglie, incontrerà il forte Futsal Andria. Il bilancio degli scontri diretti tra le due formazioni è di perfetta parità, una vittoria per parte. 

 

Un percorso straordinario quello di capitan Tardiota e compagni frutto di un progetto lungimirante nato nel 2017, con la partecipazione al campionato under 17. 

L’obiettivo principale era ed è tutt’ora l’inclusione sociale che solo uno sport come il futsal può dare.

 

“La finale per me rappresenta il raggiungimento di un obiettivo, mi ero ripromesso di portare questi ragazzi ai vertici della Puglia e questa finale comunque ci proietta nell elitè del futsal giovanile regionale.” Queste le parole del Mister Valentino Sperandeo. 

 

“Per la città - prosegue il mister- credo sia motivo di orgoglio vedere come anche una piccola realtà come la nostra riesca a portare in alto il nome di Taranto” 

 

“Voglio ringraziare i ragazzi che hanno creduto nelle idee mie e della società e gli sponsor che ogni anno ci sostengono e senza i quali non sarebbe possibile competere con storiche realtà di questo sport.”

 

Invito tutti i tifosi a seguirci al palazzetto di Turi o in alternativa in diretta sulle pagine di Puglia5.

Lo sport declinato in svariate discipline insieme ad uno stile di vita sano e attivo sono al centro del progetto della Provincia di Taranto denominato ‘Giovani in campo: sport, benessere e inclusione\', il progetto finanziato nell’ambito del programma  “GAME UPI”, ossia l’iniziativa dell’Unione Province d’Italia che ha inteso premiare, su base nazionale, i migliori venti progetti incentrati sulla tematica sportiva.

Oltre alla Provincia di Taranto, destinataria del finanziamento quale ente capofila, partners dell’iniziativa sono l\'UPI Puglia, l’Istituto Mediterraneo di Maruggio, l’istituto Lentini/Einstein di Mottola, l’istituto Flacco (indirizzo sportivo) di Castellaneta, l’Associazione Operatori Turistici Terra delle Gravine, l’ASD Boys Taranto Basket, l’associazione Il Girasole, la società sportiva dilettantistica Volley di Castellaneta e la Lega Navale, sezione di Taranto.

Questa mattina è toccato ad un gruppo di quattordici studenti dell’Istituto Lentini-Einstein di Mottola prendere parte alle attività sportive in mare previste dal progetto che ha come finalità quella di valorizzare lo sport come strumento di inclusione sociale ma anche quello di promuovere stili di vita sani.

Nello specchio d’acqua della Lega Navale di Taranto, proprio nella giornata in cui la città è vestita a festa per il giuramento interforze e l’arrivo del ministro Crosetto, i ragazzi delle sezioni dello scientifico tradizionale, delle scienze applicate e del linguistico della scuola superiore mottolese hanno arricchito il suggestivo panorama del lungomare tarantino con le loro performances sportive. Dopo un’accurata lezione teorica di canottaggio a sedile fisso e di canoa, gli studenti hanno messo in pratica le nozioni ricevute con l’uscita a mare grazie alle imbarcazioni e agli istruttori messi a disposizione dalla Lega Navale di Taranto. Le attività si sono svolte sotto la supervisione del professor Piero Cantore, insegnante di scienze motorie.

Inoltre, erano presenti anche il dirigente degli Affari Generali della Provincia, Stefano Semeraro, insieme ai funzionari Ingrid Iaci e Nicola Cavallo che seguono in prima persona l’esecuzione dell’intero progetto in collaborazione con Lucia Lillo dell’associazione Operatori Turistici Terra delle Gravine, partner del progetto.

Con  “GAME UPI, tutti in campo, nessuno escluso” le venti Province che hanno ottenuto il finanziamento di 100.000€, insieme alle associazioni sportive, agli enti sociali e alle scuole, per tutto il 2024 schiereranno squadre di dieci ragazze e ragazzi che si troveranno a competere nei Giochi Interprovinciali Senza Frontiere, in attività competitive e meno competitive aperte a tutti. 

L’obiettivo dei Giochi non sarà infatti la competizione atletica, ma l’avvicinamento inclusivo alla pratica sportiva, puntando a valorizzare le capacità dei ragazzi e delle ragazze coinvolte.

Il progetto, inoltre, prevede la costituzione di un Comitato Giovani, composto da un caposquadra per ogni Provincia, cui spetterà il compito di dare corpo alle iniziative e rilanciando così una modalità educativa, che tramite lo sport, mira a sostenere i processi di autogestione e protagonismo dei più giovani nelle province italiane.

A rappresentare i giovani della Provincia di Taranto sarà Francesco Quero che, in qualità di “portavoce” della squadra di terra ionica,  viene coinvolto nella fase di implementazione degli interventi, per raccogliere il punto di vista e le proposte dei ragazzi stessi. I 20 giovani portavoce rappresentanti delle squadre delle venti Province coinvolte faranno poi parte del Comitato nazionale che sarà coordinato da un esperto messo a disposizione da UPI e che, tramite la tecnica dei focus group, raccoglierà proposte e idee dai giovani selezionati.

“Vedere dei ragazzi di 19-25 anni che decidono di giurare fedeltà al Paese, ti riempie di orgoglio ma anche di responsabilità. Il mio dramma è che tutti i giorni mi confronto con un mondo che cambia e non cambia in meglio negli ultimi mesi, per cui la loro scelta è una scelta che guardo con ancora più rispetto, perchè so chi si impegna adesso nelle forze armate, si impegna con più difficoltà di come si faceva 15-20 anni fa e di questo dobbiamo essere tutti consapevoli”. Lo ha detto oggi a Taranto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine della cerimonia di giuramento interforze Marina-Carabinieri. Crosetto ha poi affrontato il tema del rilancio delle forze armate. Più che più navi, servono “più persone, perchè avere le navi e non avere gli equipaggi, serve a poco”, ha detto oggi a Taranto il ministro della Difesa. E sulla revisione della legge Di Paola del 2012, che si é posta l’obiettivo di realizzare uno strumento militare di dimensioni più contenute, Crosetto ha sostenuto che va rivista. “Io lo penso dal giorno in cui é stata approvata, ma allora eravamo pochi a dirlo”, ha affermato.

A proposito del momento difficile che si sta attraversando e alle risposte che i Paesi sono chiamati a dare Crosetto ha sottolineato che  “Difesa europea vuole dire difese di 27 Paesi che riescono a cooperare come se fosse una sola Nazione. È una cosa che la Marina italiana fa da anni. Quando una nave italiana si stacca e si associa una nave francese, o americana, riescono a cooperare come se fossero navi di una sola Marina ed è la stessa cosa che devono imparare a fare, e lo stanno già imparando all’interno della Nato, l’Esercito, l’Aeronautica, e quindi lo schema è quello”. 

“Alla fine avremo forze armate di diverse Nazioni che, quando é necessario, cooperano se fossero una Nazione sola - ha detto Crosetto -. È una cosa che si costruisce col tempo, ma la Nato ci ha aiutato a farlo e i nostri rapporti bilaterali ci hanno già aiutato a farlo da molti anni. Non siamo lontanissimi da una capacità di questo tipo. Cosa manca ed è mancato, è l’investimento nella Difesa negli ultimi anni. Noi pensavamo in Europa di non avere più bisogno di Forze Armate. Lo pensavamo noi, la Germania, la Spagna, forse solo la Francia ha continuato a mantenere un investimento adeguato e dobbiamo recuperare gli anni persi”. 

 A proposito della lettera inviata all’Onu sul contingente Unifil (lettera inviata al vicesegretario generale dell’Onu, Pierre Lacroix, in cui si  chiede una protezione maggiore per il contingente italiano della missione Unifil “al fine di effettuare una valutazione di sicurezza aggiornata e condivisa e assumere ogni possibile misura a protezione del personale”) il ministro ha fatto presente che si tratta di \"una interlocuzione che da sempre abbiamo con le Nazioni Unite per monitorare costantemente l’evoluzione della la sicurezza in un teatro difficile come quello del Libano”. Obiettivo é “verificare e constatare settimana per settimana, giorno per giorno, che le condizioni di sicurezza di tutti i militari, non sono di quelli italiani, sia sempre mantenuta”.  Crosetto, che ha parlato a margine del giuramento interforze di Carabinieri e Marina Militare (hanno giurato in 403, presenti i vertici delle due Forze Armate), ha detto che “noi siamo tra i principali contributori alla missione Unifil. A noi interessa la pacificazione dell’area della linea blu, che è il nostro compito”. E quindi “è una costante interlocuzione che abbiamo, nulla di strano, nulla di nuovo” ha chiarito Crosetto a proposito della lettera all’Onu. “Il ministro della Difesa ha anche il compito di verificare che le condizioni di sicurezza dei suoi uomini ci siano sempre e permangano sempre” ha sostenuto Crosetto. 

Ha lasciato tutti senza parole l\' improvvisa e prematura  scomparsa di Ada Mele, figura storica dell\' Arciragazzi di Taranto che ha lavorato con dedizione per il benessere dei bambini e ragazzi del capoluogo jonico. Con dolcezza e determinazione, ha portato avanti progetti e iniziative che avevano come unico grande scopo il benessere dell infanzia.

Chi l\'ha conosciuta ora avverte un vuoto immenso, un vuoto personale ma anche per la città che non può più contare sulla sua impareggiabile opera.

Ada ha avuto tre figli Roberto Luca e Arciragazzi ha detto don Franco Mitidieri nella sua omelia durante i funerali celebrati nella chiesa di San Francesco.  

Sui social si susseguono messaggi, ricordi, testimonianze di affetto e riconoscenza profondi. 

 

-Il circolo Arci di Crispiano in questo momento di lutto, si unisce al dolore dei suoi cari e ricorda il valore del lavoro di Ada, della sua passione e del suo impegno educativo verso i più piccoli . Un impegno comune per la promozione dei diritti dell’ infanzia che ci ha legato storicamente e che continueremo a portare avanti anche nel suo ricordo. 

 

 

 

 

-In questo momento di dolore e commozione, la comunità si unisce nel ricordo di Ada Mele e nel riconoscimento del suo straordinario contributo.

Le condoglianze di Arcigay  Taranto, della HermesAcademy e del Coordinamento TarantoPride si uniscono a quelle di Arci Ragazzi di Taranto e della comunità, nel ricordo di Ada Mele, una figura amata e rispettata da tuttɜ coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla.

Il suo spirito vivrà per sempre nei cuori di coloro che ha toccato con il suo amore e la sua dedizione senza riserve.   

 

 

La scomparsa di Ada Mele scrive  Luigi Pignatelli, Presidente del Comitato Territoriale Arcigay Taranto- ha gettato un’ombra di tristezza su Arci Ragazzi Taranto e sulla comunità locale. Per anni Ada ha svolto un ruolo fondamentale all’interno dell’organizzazione, dedicando tempo e passione per sostenere giovani e adultɜ nella loro crescita personale e nell’impegno sociale.

 

Noi ci associamo all\'auspicio della giornalista Serena Corrente augurandoci  che qualcuno continui il percorso gioioso e luminoso tracciato da Ada per il popolo dei bambini.

Lu.Lo. 

Ancora un grave incidente sulla statale 100 Taranto-Bari all’altezza di Mottola, nel Tarantino. In località San Basilio c’é stato nel pomeriggio un incidente tra un’auto e un camion nel quale hanno perso la vita una donna e un bambino di 12 anni. La donna potrebbe essere la madre del piccolo. Un uomo, forse il padre del 12enne, è in ospedale in gravi condizioni. La dinamica dell’incidente è ancora da ricostruire. I carabinieri della compagnia di Massafra si stanno occupando dell’incidente. Sul posto anche Vigili del Fuoco e 118. Lo scorso 17 marzo, ad alcuni chilometri dal luogo del sinistro di oggi, avevano perso la vita un ragazzo di 32 anni e due ragazze di 26 e 23 anni. C’erano stati anche tre feriti: un 50enne, sua moglie e il loro figlio.

    Le persone decedute viaggiavano tutte a bordo della stessa auto che all altezza di Mottola si è scontrata con l altro veicolo. A novembre scorso, infine, nello stesso tratto sono morti tre militari in servizio ad Altamura e un 60enne. Diverse le proteste di queste settimane sulla pericolosità di questo tratto della statale.

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