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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1903)

La CGIL e la UIL Taranto hanno indetto questo pomeriggio un sit-in di protesta che si è svolto sotto la sede della Prefettura di Taranto.

Un sit-in sulla sicurezza sul

lavoro, in un paese che continua a registrare incidenti mortali come raccontano le cronache quotidiane da sud a nord. 

Il sit-in si affianca alle iniziative promosse dalle categorie nazionali degli edili e dei metalmeccanici di CGIL e UIL che sempre per oggi hanno indetto due ore di sciopero a fine turno in segno di protesta, sdegno e reazione alla continua emergenza degli incidenti sul lavoro, come successo ancora venerdì scorso all’interno del cantiere per la costruzione di un punto vendita Esselunga a Firenze.

Il solo porgere cordoglio - si legge in una nota-  anche se immenso e fortemente sentito, non serve purtroppo a fronteggiare quella che è la vera e propria emergenza delle morti sul lavoro.

Il Governo, le imprese e le loro associazioni di rappresentanza devono assumersi la responsabilità per dire basta al massimo ribasso, ai sub appalti a cascata, alla precarietà, alla mancanza di controlli, alle procedure di sicurezza sempre più superficiali.

Temporanea fermata nello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto dell’altoforno 4, l’unico attualmente in funzione su tre (sono infatti fermi da tempo gli altiforni 1 e 2). Lo comunica la società Acciaierie d’Italia. La quale in una nota afferma “che nella giornata odierna è prevista una fermata di altoforno 4 per attività di manutenzione sulla parte alta del forno, sul piano tubiere e sul campo di colata. La durata prevista della manutenzione è di circa 24 ore”.

Nella nomina di Giancarlo Quaranta a commissario dell’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia, Confindustria Taranto ripone “da sempre grande fiducia, in quanto professionista stimato e profondo conoscitore della fabbrica e delle sue complessità, che siamo sicuri potrà lavorare al meglio in questa fase ancora una volta molto critica per l’acciaieria, le aziende, i dipendenti diretti e indiretti e per tutta la comunità jonica”. “Allo stesso tempo - si afferma -, è forte l’auspicio, da parte di Confindustria Taranto, che il Governo possa al più presto adottare strumenti straordinari per sostenere tutte le aziende dell’indotto, favorendo loro misure idonee per il ristoro delle fatture e per poterle così traghettare fuori da una crisi irreversibile che comporterebbe il crollo di un pezzo importante del sistema siderurgico italiano”. 

‘La riconversione economica parte dal mare. Il ruolo del Mar Piccolo tra tutela ed economia’  è il tema del convegno organizzato da Confcommercio Taranto, domani mercoledì 21 febbraio, con inizio alle ore 9.00, presso la sede provinciale .  

 

L’iniziativa è a chiusura del progetto “Pesca Mari & Miti”, finanziato dalla Regione Puglia  (nell’ambito del FEAMP 2014/20 Misura 2.50, e realizzato da Sistema Impresa, il centro di assistenza tecnica di Confcommercio,  nel 2022/23) finalizzato -attraverso un percorso di formazione, innovazione e informazione- a  promuovere  un’occupazione sostenibile e di qualità  dei lavoratori dei settori dell’acquacoltura e mitilicoltura.

A fine giornata ai coristi verranno consegnati gli attestati di partecipazione al corso di formazione abilitante di 900 ore a valere su una nuova figura professionale indicata nel repertorio regionale di operatore /operatrice per gli impianti di acquacoltura, maricoltura e mitilicoltura.

Nel corso del convegno verrà presentato  uno studio che ha avuto l’obiettivo di quantificare e rendicontare le emissioni di gas ad effetto serra del settore della mitilicoltura tarantina,  nonché programmare le possibili politiche e prescrizioni ambientali.

 

E’ previsto l’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Donato Pentassuglia; ad aprire i lavori: il presidente provinciale di Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande, ed il presidente di Sistema Impresa, Giuseppe Spadafino; seguirà l’intervento del  direttore Tullio Mancino che parlerà del progetto Feamp.

Il Mar Piccolo di Taranto,  è ovviamente il protagonista del meeting, tema al quale daranno il loro prezioso contributo   addetti ai lavori ed esperti per fare il punto su vari aspetti inerenti la realtà ambientale, naturalistica, produttiva e socio- culturale della laguna.

Il  presidente della categoria ‘Mitilicoltura e pesca Confcommercio’, Luciano Carriero, darà  voce ai  mitilicoltori tarantini; seguiranno le relazioni del responsabile del settore risorse del mare KYMA Servizi, Mario Imperatrice che parlerà dei  vari aspetti normativi, organizzativi e socio economici inerenti il settore della mitilicoltura; seguirà l’intervento di Serena Masini, esperta di cicli produttivi ed innovazione che spiegherà i risultati dello studio (portato avanti nell’ambito del progetto Feamp) sull’impatto ambientale della mitilicoltura  sul Mar Piccolo.  

Numerosi i contributi in programma a cura di Magda Di Leo, responsabile della sezione CNR ISRA Taranto; Giovanni De Vincentiis, presidente del WWF Taranto; Nicola Zizzo, coordinatore del Corso UNI BA  di Scienze delle produzioni e risorse del mare; Marcello Longo, presidente regionale Slow Food, Giuseppe Gargano, tecnologo del CREA.

 

Un parterre di esperti con competenze diverse,  ma tutti accomunati dall’ idea che Taranto possa trovare proprio nel mare e nelle sue molteplici filiere, l’ ispirazione per un processo di integrazione e rilancio  dell’economia territoriale, alternativa alla dominante monocultura industriale. Un tema di interesse  per la IV classe del corso di Biotecnologie ambientali dell’Istituto Pacinotti di Taranto che ha volontariamente chiesto di poter seguire i lavori.

 

 

 

 

Acciaierie d’Italia verso l’amministrazione straordinaria.  “Invitalia, dopo aver esperito negli ultimi mesi e da ultimo in queste settimane, in costante dialogo con il Governo, ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato, preso atto dell’indisponibilità di quest’ultimo a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato e conforme alle normative vigenti anche di fonte europea nell’ambito di una situazione di crisi non dipendente dalla volontà né da responsabilità gestionali della parte pubblica, ha inoltrato oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un’istanza per le conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia spa”. Lo annuncia Invitalia in una nota. 

Intanto Acciaierie d’Italia gioca un’altra carta sul fronte giudiziario: il concordato con riserva. Ieri sera infatti la società ha comunicato che “le società Acciaierie d’Italia Spa, AdI Energia Srl, AdI Servizi Marittimi Srl, AdI Tubiforma Srl hanno depositato domanda di concordato con riserva, con richiesta di misure protettive”.

    Il concordato con riserva, strumento che l’impresa insolvente può stipulare con i propri creditori al fine di cercare una soluzione equa e vantaggiosa per entrambe le parti coinvolte, consente all’azienda di negoziare e raggiungere un accordo con i creditori stabilendo nuove condizioni di pagamento o una ristrutturazione del debito. Viene detto anche \\\'in bianco\\\' perché non implica la presentazione di una proposta specifica iniziale da parte dell’impresa insolvente. 

 “Per la conferma delle misure protettive, condizione necessaria è l’esistenza di una concreta, attendibile e realistica prospettiva di risanamento dell’impresa, da intendersi quale ragionevole possibilità di superamento degli squilibri finanziari, patrimoniali ed economici dell’impresa stessa, posto che soltanto una prognosi positiva in ordine al buon esito delle iniziative già assunte o individuate per la regolazione della crisi o dell’insolvenza, può giustificare un provvedimento giudiziale di compressione delle azioni cautelari ed esecutive dei creditori sul patrimonio del debitore\". Lo scrive il giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli, nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di misure cautelari e protettive che Acciaierie ha avanzato nell’ambito della procedura negoziata della crisi. 

   \"Una prognosi positiva allo stato - prosegue - non pare sussistere, in quanto la situazione finanziaria attuale, l’assenza di disponibilità di soci o di terzi rifinanziare AdI spa, non sembrano consentire all’impresa ricorrente di avere una liquidità di cassa a breve per l’acquisto di materie prime e per la stessa sopravvivenza della continuità aziendale diretta, per un tempo limitato idoneo a condurre le complesse trattative con un ceto creditorio variegato e multiforme”.  

   Lo stesso giudice, nei giorni scorsi, aveva anche rigettato la richiesta di AdI di vietare ad Invitalia, partner pubblico di minoranza di Acciaierie, di chiedere al ministero delle Imprese l’ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria. E sempre il giudice Pipicelli aveva dichiarato infondata l’obiezione di incostituzionalità mossa da AdI relativamente al decreto legge di gennaio 2023, quello che ha posto le basi per l’amministrazione straordinaria. Nel provvedimento odierno di rigetto delle misure cautelari e protettive, il magistrato scrive che “la concreta possibilità di sviluppare in corso di trattative le linee guida del piano di risanamento presuppone, ai fini della sua attuazione, il raggiungimento di un’intesa tra i soci, improntata alla cooperazione ed al sostegno finanziario di AdI spa (ad esempio, attraverso la deliberazione di condivisi interventi di rafforzamento patrimoniale), allo stato non raggiungibile per le ragioni esposte dall’esperto”. Il giudice quindi ritiene “che non vi sia una effettiva, concreta e ragionevole perseguibilità del risanamento in base alle dichiarazioni dell’esperto”. 

 Già l’esperto incaricato della composizione negoziata della crisi, Cesare Giuseppe Meroni - procedura, questa, che Acciaierie stava cercando di spingere in alternativa all’amministrazione straordinaria messa in cantiere dal Governo -, aveva sollevato molte perplessità al riguardo. E infatti il giudice oggi richiama nell’ordinanza che il 5 febbraio 2024 l’esperto “è netto nel ritenere l’assenza in concreto della sussistenza di concrete e ragionevoli prospettive di risanamento”.

   Il giudice quindi sottolinea: l’esperto “ha già in sostanza espresso una prognosi ‘infausta’”. Di conseguenza, argomenta il magistrato motivando il rigetto di quanto chiesto da AdI, “l’inidoneità del piano a superare la crisi e, dunque, l’assenza delle concrete prospettive di risanamento, non solo non consentono di confermare le misure protettive, ma allo stesso tempo non rendono meritevoli di accoglimento le misure cautelari e di inibitoria richieste verso Ilva e verso gli istituti di credito, come anche delimitate nel loro perimetro applicativo”.

Seconda notte e terza giornata di presidio sotto la Prefettura di Taranto degli imprenditori dell’indotto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Le imprese che fanno capo ad Aigi non stanno lavorando da settimane in quanto non vengono pagate da Acciaierie. Gli imprenditori hanno tolto i presidi davanti alle portinerie della fabbrica ma continuano a non lavorare, mentre sono già state avanzate richieste di cassa integrazione per circa 2.600 lavoratori, molte delle quali già formalizzate con accordi sindacali.

“Sta producendo” ma “non venite a lavorare”. Così ha dichiarato l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, a proposito del siderurgico di Taranto e della protesta degli operai dell’indotto, fermandosi l\\\'altra mattina a parlare, all’esterno della portineria imprese della fabbrica, con un gruppo di lavoratori. Le imprese appaltatrici, infatti, non essendo pagate dall’ex Ilva per i lavori svolti, sono ferme da diversi giorni. “Lo stabilimento va avanti? Deve andare avanti? O dobbiamo fermarlo?”. Sono alcune delle domande avanzate all’ad Morselli dagli operai. E alla risposta dell’ad che la fabbrica sta producendo, un operaio ha replicato: “Al minimo storico. Io lavoro qui da tanti anni”. E un altro dipendente delle imprese ha aggiunto rivolgendosi alla Morselli: “Dottoressa, le aziende le vogliamo salvare?” “Lo stabilimento é al minimo storico anche perché ci manca il vostro lavoro. Non è al minimo storico perchè vogliamo chiudere. Non vogliamo chiudere” ha dichiarato l’ad. “Ma siamo stati costretti, se non ci pagano, cosa andiamo a fare?” ha ribattuto un lavoratore a proposito delle attività ferme. E ancora: “Con questa produzione non andiamo da nessuna parte”. “Non lo vogliamo chiudere, ma per non chiuderlo dobbiamo essere tutti dalla stessa parte” ha rilevato ancora Morselli. E agli operai che chiedevano insistentemente se si vogliono salvare le imprese dell’indotto, Morselli ha risposto di sì, altrimenti, ha sottolineato, “non salviamo nemmeno la fabbrica. Nessuno si salva da solo”. “Non possiamo stare nel limbo” hanno detto gli operai e l’amministratore delegato ha replicato: “Credo che avete portato a casa un sacco di cose mai avute prima”. “Possiamo diventare disoccupati a 60 anni” ha ribattuto quindi un lavoratore, “ma io non vorrei” gli ha risposto l’ad. “Io sono sicura che questo non accadrà, ma soprattutto bisogna riflettere sulle cose che avete ottenuto. Non avete fatto male - ha proseguito l’ad a proposito dell’indotto -, ci sono però delle questioni che stanno sopra voi e anche sopra noi. Queste questioni stanno su dei tavolo molto importanti. Dobbiamo aspettare che questi tavoli trovino una via d’uscita. Se il problema fosse fra tutte le vostre aziende e l’acciaieria, l’avremmo risolto. In un qualche modo ma l’avremmo risolto. Il problema sta sopra le nostre teste. É un problema molto importante, molto grande. E abbiamo persone che devono darci loro la soluzione. Anche noi come acciaieria speriamo che si trovi una strada comune. L’acciaieria non ce l’ha con voi e voi non ce l’avete con noi. Siamo la stessa cosa. Non c’è una contrapposizione”. 

\"Paghiamo noi della Regione Puglia i debiti di Acciaierie d’Italia verso le imprese tarantine dell’indotto. Per non far fallire queste imprese, che non vengono pagate dalla società franco-indiana affittuaria dal Governo italiano del ramo di azienda che gestisce l’acciaieria di Taranto, siamo disposti a mettere a disposizione la nostra liquidità derivante dagli avanzi vincolati, come abbiamo fatto durante la pandemia e per la crisi ucraina”. Lo propone il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a proposito dell’indotto dell’ex Ilva, in una lettera inviata oggi al premier Giorgia Meloni e al ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Emiliano sollecita l’adozione, da parte del Governo Meloni, “di misure capaci di rispondere pienamente alle gravi difficoltà in cui versano le imprese dell’indotto, ribadendo la disponibilità della Regione Puglia a mettere in campo misure ad hoc per consentire a queste imprese di non fallire, previa concessione da parte del Governo di apposita deroga alla disciplina degli aiuti di Stato e dell’autorizzazione con legge dello Stato all’utilizzo dell’avanzo derivante dal risultato di amministrazione della Regione Puglia”.

    “Investiamo miliardi di euro di fondi nazionali ed europei per far nascere nuove realtà produttive - prosegue Emiliano - e non si comprende perché il Governo dovrebbe far fallire, senza far nulla, le imprese dell’indotto alle quali non vengono pagati i crediti da parte di un’azienda della quale è socio il Governo stesso. Se così fosse - rileva il governatore di Puglia - si tratterebbe della seconda volta in pochi anni in cui il Governo sottrae alle imprese tarantine centinaia di milioni di euro dichiarando l’amministrazione straordinaria delle aziende che hanno gestito l’acciaieria per conto dello Stato italiano. Sarebbe una situazione inaccettabile”.

Interrotta dopo poco più di un’ora l’arrivo in fabbrica dei commissari e dei loro tecnici, l’ispezione odierna dell’amministrazione straordinaria di Ilva sugli impianti di Acciaierie d’Italia a Taranto. Fonti vicine ai commissari di Governo fanno sapere che da parte del management di stabilimento è stata manifestata totale indisponibilità a rispondere sui quesiti formulati. “Vi faremo sapere“ è stata infatti la risposta che i dirigenti di stabilimento hanno ripetutamente dato ai rappresentanti dell’amministrazione straordinaria, che è proprietaria degli impianti dati in fitto ad Acciaierie d’Italia, in ordine ai vari chiarimenti chiesti. Fonti vicine ai commissari fanno presente che il quesito posto dal ministro Adolfo Urso a monte dell’ispezione riguardava lo stato degli impianti e se essi fossero prossimi alla fermata totale come ripetutamente segnalato dai sindacati. La conoscenza di questi dati, aggiungono le fonti, è preliminare alla visita diretta sugli impianti. Ma questi elementi conoscitivi - affermano ancora le fonti interpellate da AGI - non sono stati forniti oggi dai manager del siderurgico. Infine da fonti sindacali AGI apprende che oggi è in corso anche una ispezione dell’Asl per verificare se il mancato intervento delle imprese di appalto, ferme da giorni per i mancati pagamenti, sta impattando negativamente sulla sicurezza e sulle emissioni degli impianti in assenza di manutenzione. 

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