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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

Si terrà a Taranto sabato 20 gennaio con inizio alle nove e trenta la conversazione di aggiornamento professionale dal titolo «Perché una holding?». L’incontro  -di sicuro interesse per commercialisti, avvocati, notai, private banker ed imprenditori- sarà ospitato nella sala conferenze della Banca di Bari e Taranto Credito Cooperativoed è organizzato dalla locale Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Per comprendere la importanza ed attualità della materia basti dire che i Paesi membri dell’Unione Europea e non, da anni si contendono la attrattività della propria giurisdizione quale sede legale delle società holding, in molti casi arrivando a concedere tassazione pari a zero per i dividendi che la holding stessa riceve dalle sue partecipate (è il caso, ad esempio, di Belgio, Cipro, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito). In Italia la cosiddetta holding di famiglia, i cui soci sono appartenenti alla medesima famiglia, costituisce una tipologia di holding particolarmente importante ed è in assoluto la più diffusa. In completa armonia con il tessuto economico e produttivo della nazione, che è in gran parte costituito da imprese a guida familiare, moltissime delle quali di dimensione piccola o media. La holding di famiglia rappresenta anche una soluzione valida al sempre attuale problema del passaggio generazionale, offrendo vantaggi quali la possibilità di gestire il passaggio riducendo al minimo le conflittualità familiari, che sono spesso causa di rallentamenti –se non addirittura di paralisi– dell’attività aziendale. Ad esempio, pianificare il trasferimento della proprietà azionaria e della responsabilità gestionale di un’azienda attraverso lo strumento della holding consente di separare gli interessi degli eredi concretamente interessati e preparati a misurarsi con la gestione dell’impresa, da quelli di chi guarda ai soli redditi derivanti dalla detenzione di azioni o quote, ma non in grado di partecipare alle scelte gestionali.  Tra le cento più ricche famiglie imprenditoriali italiane, il ricorso alla holding per “regnare” sul gruppo aziendale  sottostante è un must: la famiglia Benetton(Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo)  ha messo a capo dei loro diversi investimenti la holding Edizione Srl. Antonio Percassi(padre di sei figli) è a capo della holding Odissea Srl, attiva nel settore immobiliare e negli outlet. L’elenco potrebbe continuare quasi senza fine. Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Laura Baccaro e del Presidente dell\'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Francesco Vizzarro, interverranno in qualità di relatori all’evento, accreditato ai fini della formazione dei professionisti contabili: Achille Carrabba (Notaio), Domenico Santoro (Dottore Commercialista) ed Emilio Meneghella (Chartered Accountant).

 

Dalle 6 di oggi è in corso la protesta a oltranza delle imprese dell’indotto siderurgico di Taranto, protesta guidata dalle associazioni Aigi, Confapi e Casartigiani, contro il rischio che anche Acciaierie d’Italia finisca in amministrazione straordinaria come è giá accaduto a Ilva a gennaio 2015. Aigi esprime la maggior parte delle imprese che lavorano con l’acciaieria di Taranto fornendo servizi e forniture, anche a Confapi fanno capo le imprese, mentre a Casartigiani i trasportatori. Questi ultimi avevano già cominciato una protesta dal 2 gennaio, fermandosi con i loro mezzi sul piazzale della portineria C del siderurgico, e poi l’altro ieri l’avevano sospesa a fronte di pagamenti ricevuti sui lavori arretrati. Da stamattina peró le tre sigle riprendono a protestare insieme in quanto temono che l’amministrazione straordinaria di Acciaierie possa mandare in fumo i loro crediti creando grossi problemi alle aziende. Solo Aigi calcola il mancato pagamento di fatture in questa fase per circa 120 milioni. “Per senso di responsabilità verso i lavoratori, la cittadinanza e il territorio, saranno garantite esclusivamente le prestazioni attinenti la sicurezza degli impianti. La ripresa delle prestazioni potrà essere presa in considerazione esclusivamente a fronte della messa in sicurezza di tutti i crediti maturati al 31.12.2023 e dell’istituzione di un tavolo permanente sul futuro dello stabilimento e sulle sorti dell’economia dell’intera città”. Così Aigi, Confapi e Casartigiani presentano la protesta che si avvia da oggi. Che si esprime con un’assemblea in corso davanti alle portinerie della fabbrica. Gli associati di Aigi sono davanti alla portineria C. Sono assicurate solo le azioni minime per la salvaguardia e la sicurezza degli impianti. Infine, oggi alle 15 il Governo riceverà di nuovo i sindacati per informarli dei nuovi passi compiuti sulla crisi di Acciaierie. 

Nella complicatissima vicenda di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, si aprono altri due fronti critici: l’avvio della nuova cassa integrazione straordinaria nello stabilimento di Taranto e la stretta sul credito annunciata dalla banca che la stessa Acciaierie d’Italia ha delegato a trattare e gestire le fatture dei fornitori e delle imprese dell’indotto. Per la cassa straordinaria, il sindacato Usb ha comunicato che nelle scorse ore Acciaierie ha inoltrato alle sigle metalmeccaniche la lettera che avvia la procedura per l’avvio di un nuovo anno di sospensione dal lavoro dall’1 gennaio scorso alla luce della proroga disposta dal Governo. La cassa straordinaria è già in atto in Acciaierie da molto tempo e il 2023 si é chiuso con 3mila addetti sospesi temporaneamente dal lavoro, di cui 2.500 solo a Taranto, dove i dipendenti sono 8.200. Le norme ora prevedono che per quest’anno per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, sia autorizzato con un decreto del ministero del Lavoro - a domanda e in via eccezionale - un ulteriore periodo di cassa straordinaria fino al 31 dicembre 2024. 

Sul fronte indotto-credito-fatture emesse verso Acciaierie, Aigi, l’associazione che raggruppa molte imprese che lavorano nell’ex Ilva, segnala che la banca individuata dalla società siderurgica ha inviato nelle scorse ore una comunicazione allo stesso indotto, specificando che l’istituto di credito “ha preso atto della comunicazione della presidenza del Consiglio dei ministri in data 8 gennaio 2024 in cui si rende noto l’indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento nemmeno come socio di minoranza in Acciaierie d’Italia”. C’è quindi il “rischio di non continuità aziendale”, si legge nella lettera che la banca ha inviato all’indotto, e quindi si comunica “la revoca con effetto immediato del plafond prosoluto da essa concessa sul debitore ceduto”. “Nessun ulteriore credito - afferma la banca -, rispetto a quelli la cui cessione era già stata perfezionata e resa efficace nei confronti del debitore ceduto, potrà ritenersi accolto in garanzia. I contratti già oggetto di cessione saranno disciplinati secondo le previsioni di contratto di factoring in essere tra le parti”. Allarmata l’Aigi per la stretta sul credito all’indotto. L’associazione ha chiesto ai ministri Urso, Fitto e Calderone, nonchè al sottosegretario alla presidenza, Mantovano, di essere ricevuta domani. Evidenziando sia la rottura tra Governo e Mittal sul futuro di Acciaierie (“abbiamo sperato che si potesse giungere ad un accordo che conciliasse produzione, investimenti, interventi per la decarbonizzazione e lavoro”), ma anche la stretta bancaria, Fabio Greco, presidente di Aigi, scrive al Governo che le imprese “sono strangolate da una situazione finanziaria complessa già dal 2015 con la dichiarazione di amministrazione straordinaria”. “Ed ora - rileva Greco - sono sull\'orlo del baratro a causa di crediti insoluti e mancati ordini. Saranno costrette a fare ricorso allo strumento della cassa integrazione”. Preoccupazione, infine, l’Aigi manifesta sul fatto che la banca delegata da Acciaierie alle operazioni sulle fatture, abbia “interrotto la cessione dei crediti alle aziende che ne avevano fatto ricorso”. Questa mattina, infine, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, sarà al presidio di protesta degli autotrasportatori di Casartigiani che dal 2 gennaio stazionano con i loro mezzi sul piazzale della portineria C del siderurgico per rivendicare da Acciaierie il pagamento delle fatture arretrate e scadute. 

 “ArcelorMittal è favorevole al versamento da parte di Invitalia di ulteriori 320 milioni di euro di capitale fresco per supportare le operation di AdI, con la propria conseguente diluizione al 34%”. Lo precisano fonti legali vicine ad Arcelor Mittal a proposito dell’incontro di ieri sera col Governo e Invitalia su Acciaierie d’Italia. ArcelorMittal, si precisa, è anche favorevole all’acquisizione degli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria che era originariamente prevista per maggio 2022 e in seguito posticipata a maggio 2024. Si fa presente da parte delle stesse fonti che al momento dell’investimento di 400 milioni in AdI da parte di Invitalia, pari al 38% della società, avvenuto nella primavera del 2021, ArcelorMittal ha accettato di condividerne il controllo e la governance al 50% sulla base dell’impegno a erogare misure di supporto pubblico fino alla concorrenza di 2 miliardi di euro. A oggi, dicono le fonti legali, solo 350 milioni di misure pubbliche sono state erogati da Invitalia e dal Governo italiano. I legali fanno poi presente che la proposta di Invitalia di funding e diluizione al 34% di ArcelorMittal, prevede anche la cessazione del controllo condiviso al 50% tra i due soci. Controllo condiviso del quale invece oggi beneficia Invitalia, detentrice di una quota del tutto simile, pari al 38%. La cessazione del controllo condiviso - sostengono gli avvocati della multinazionale - “va in direzione contraria a tutte le interlocuzioni avvenute. E ArcelorMittal si sarebbe aspettata  invece di poter continuare a esercitare il ruolo di partner industriale di Invitalia, con il medesimo status di controllo al 50%  anche a pesi azionari invertiti”. “In quest’ottica - si conclude - ArcelorMittal conferma la volontà di collaborare con il Governo italiano a livello tecnico e tecnologico per la decarbonizzazione e la transizione ambientale dell’azienda”. 

Nulla di fatto per l\\\'ex Ilva di Taranto all\\\'incontro tenutosi ieri a Palazzo Chigi. Lo Stato è disposto a mettere 

630 milioni per il salvataggio dell\\\'azienda ma il socio di maggioranza Arcelor Mittal che non ritiene strategico lo stabilimento 

siderurgico tarantino e non vuole quindi impegnarsi.

<La delegazione del Governo - riferisce Palazzo Chigi- ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva. Il Governo ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale».

A questo punto si potrebbe riaprire lo scenario dell’amministrazione straordinaria. Il governo ha convocato i sindacati per giovedì 11 gennaio e in quella sede potrebbero essere forniti i dettagli della procedura che si intende seguire.

L’assemblea degli autotrasportatori di Casartigiani Taranto, alla portineria C area Tir del siderurgico ex Ilva di Taranto, continuerà fino al 12 gennaio. È quanto deciso ieri sera in seguito agli esiti dell’incontro tra Governo e Arcelor Mittal. “Risultati che, ancora una volta, lasciano intendere che ci si ritrovi dinnanzi a una situazione dai contorni poco chiari e dal futuro instabile, in cui i lavoratori vengono costantemente lasciati ai margini” commenta Casartigiani che nei giorni scorsi in un documento al Governo ha scritto che il credito vantato dal settore trasporto verso l’ex Ilva ammonta a circa 20 milioni.

“Gli autotrasportatori - dichiara Casartigiani - continueranno l’assemblea fin quando non verranno saldati i pagamenti di tutte le fatture scadute entro la data sopra indicata. Qualora i pagamenti non venissero disposti, saranno costretti ad avviare ulteriori azioni a tutela dei propri diritti. Gli autotrasportatori restano in attesa di essere ricevuti dai vertici di Acciaierie d’Italia, disponibili a sottoscrivere un accordo di rientro delle somme dovute”. 

I sindacati hanno definito gravissimo il comportamento di Mittal ritenendo necessari il controllo pubblico dell\\\'azienda e interventi che mettano in sicurezza i lavoratori, compresi quell\\\'indotto la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale. 

Lu.Lo.

Speravamo che l’ingresso dello Stato nell’azionariato del siderurgico

segnasse un cambio di passo stabile rispetto al passato. Al contrario, l’azienda continua a

disattendere gli accordi commerciali con i propri fornitori. A partire dai trasportatori, le nostre

imprese si trovano ancora una volta a fare i conti con gravi ritardi di pagamento, in spregio a

qualsivoglia norma contrattuale e negoziale. C’è molta preoccupazione per il futuro di Acciaierie

d’Italia e siamo in attesa di conoscere l’esito delle trattative in sede governativa” – così

Francesco Sgherza, Presidente di Confartigianato Imprese Puglia, commenta l’ennesima

vertenza tra le imprese dell’indotto e l’ex Ilva.

Gli autotrasportatori, in particolare, così come molte altre imprese dell’indotto, hanno

garantito continuità nella fornitura dei loro servizi nonostante i gravi ritardi nei pagamenti

che in alcuni casi sono avvenuti solo a parziale saldo delle fatture. Sebbene l’azienda stia in

proprio in queste ore cominciando a sanare gli arretrati più risalenti (fine 2022 e primi mesi

del 2023), le criticità sono ancora molte e ad esse si aggiunge l’incertezza sul futuro di

Acciaierie d’Italia, il cui dossier è al centro di trattative tra il Governo, Invitalia e Arcelor

Mittal, che si incontreranno nuovamente la prossima settimana.

Per i trasportatori lo spettro è quello della gestione commissariale dell’ex Ilva che ha

determinato in molti casi pagamenti irrisori rispetto ai servizi forniti, con conseguenze

devastanti per imprese, lavoratrici e lavoratori.

Il cronico e prolungato ritardo nei pagamenti si somma al fatto che già prima dell’ingresso di

Invitalia l’azienda aveva radicalmente rivisto le modalità di assegnazione dei trasporti,

innescando un regime di spietata competizione tra i piccoli vettori, con il risultato che in

moltissimi sono rimasti esclusi dal sistema. A farne le spese sono state in primis le piccole

imprese fornitrici storiche del siderurgico, che hanno sempre dato il proprio contributo,

specie negli anni di maggiore difficoltà dell’ex Ilva.

“È francamente incredibile che il fatto che ADI stia dando seguito al pagamento di fatture della

fine del 2022 e di inizio 2023 debba suonare come una vittoria, quando non è altro che

l’adempimento di un obbligo contrattuale – continua Michele Giglio, presidente regionale

dei Trasportatori di Confartigianato Puglia. Ci auguriamo che gli incontri della prossima

settimana abbiano come esito il superamento, una volta per tutte, di questa situazione che si

trascina ormai da anni. È assolutamente necessario e urgente recuperare il prima possibile la

normale operatività di un polo industriale strategico del Paese, a partire dai rapporti con

centinaia di piccole imprese del territorio di fatto espulse dall’indotto ex Ilva: occorre lavorare

nell’interesse della correttezza dei rapporti e nell’ottica di una competitività sana tra le aziende

fornitrici, non unicamente improntata al principio del massimo ribasso ma tesa all’innovazione e

al miglioramento dei processi aziendali.

Proprio per questo e per rappresentare al meglio lo stato delle nostre imprese, abbiamo avviato

ogni utile interlocuzione politica sul piano nazionale e territoriale, a partire da quella con il prefetto di Taranto>.

Ci sono stati passi avanti, ritenuti utili per il confronto che Mittal e Governo avranno l’8 gennaio sul futuro di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. Così viene riassunto da fonti vicine al dossier - apprende AGI - l’incontro che nel pomeriggio di ieri hanno avuto l’amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, e Ondra Otradovec, rappresentante di primo piano della multinazionale Arcelor Mittal. Quest’ultimo è il manager che si occupa di Mergers and Acquisitions, cioè delle operazioni di acquisizioni e/o fusioni e Otradovec è stato in campo anche anni fa, quando Mittal si preparava alla gara per rilevare in gestione l’ex Ilva dall’amministrazione straordinaria. Compito di Bernardo Mattarella e di Otradovec sarebbe stato quello di preparare la strada al vertice imminente, analizzando le possibili soluzioni, la parte finanziaria e le modalità di costruzione di un’eventuale intesa, fermo restando che poi la sintesi, e quindi la conferma o meno di un accordo, la dovrà necessariamente fare il tavolo dell’8, dove siederanno i ministri interessati al dossier ex Ilva e, a quanto pare, Aditya Mittal, figlio di Lakshmi e ceo di ArcelorMittal.  Intanto, si registra una prima, parziale schiarita per il pagamento delle fatture arretrate agli autotrasportatori. Secondo Giacinto Fallone di Casartigiani,  sono arrivati dei bonifici da Acciaierie. La copertura varierebbe da soggetto a soggetto. In linea generale, sarebbero state saldate le fatture che partendo da dicembre 2022, arrivano ai primi tre-quattro mesi dell’anno scorso. In qualche caso sarebbero state pagate anche le fatture di giugno. Gli autotrasportatori di Casartigiani dal 2 gennaio sono con i mezzi sul piazzale della portineria C della fabbrica e oggi  alle 9.30 incontreranno il senatore Mario Turco, del M5S, e alle 11 andranno dal prefetto di Taranto, Paola Dessì. Casartigiani ha anche scritto ai ministri Urso, Fitto e Salvini evidenziando che il credito maturato verso Acciaierie ammonta a 20 milioni.

Gli autotrasportatori di Casartigiani alzano il tiro della protesta verso Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, per le fatture scadute e non pagate. Dopo il presidio di ieri sul piazzale della portineria C della fabbrica, quella da cui transitano i mezzi pesanti, oggi sono stati al varco merci del siderurgico, fermando i camion che fanno la spola tra i pontili portuali e lo stabilimento trasportando le materie prime necessarie alla produzione una volta scaricate dalle navi. Il fermo dei camion, secondo i manifestanti, ha fatto slittare le operazioni di prelievo a bordo dei minerali e ad un certo punto la nave che era in banchina avrebbe chiuso la stiva. Casartigiani, intanto, annuncia che sospenderà la protesta solo il 6 e 7 gennaio, rispettivamente festa dell’Epifania e domenica, per riprenderla poi dalle 7 dell’8 gennaio, giorno in cui é anche programmato il confronto - che viene definito chiarificatore - tra i Mittal, azionisti di maggioranza di Acciaierie col 62 per cento, e il Governo, che è presente nella società attraverso Invitalia, partner di minoranza che detiene il 38. In un documento inviato ai ministri Adolfo Urso (Imprese), Raffaele Fitto (Affari europei, Coesione, Sud e Pnrr) e Matteo Salvini (Trasporti e infrastrutture), Casartigiani, col coordinatore regionale Stefano Castronuovo, scrive che “il settore rappresentato si ritrova al collasso. Già pesantemente colpito dall’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva nel 2015, la categoria dell’autotrasporto-trasporto merci, dipendente di Acciaierie D’Italia spa denuncia da mesi il mancato pagamento del fatturato che, allo stato attuale, ammonta a circa 20 milioni di euro. Fatturato comprensivo non solo delle spese sostenute relative al trasporto di materie prime ma, altresì, delle spese di rifornimento carburante, necessario ai fini dello svolgimento dell’attività di trasporto delle materie prime del committente. Il mancato pagamento delle fatture di trasporto si protrae ben oltre i termini di pagamento ex lege”. Casartigian richiama infatti la legge n. 133 del 6 agosto 2008 ed evidenzia che “il termine di pagamento del corrispettivo relativo ai contratti di trasporto di merci su strada non può, comunque, essere superiore a sessanta giorni, decorrenti dalla data di emissione della fattura da parte del creditore”. 

\"Siamo in una situazione ancora di gravissima emergenza\" e \"profondamente negativa\": non abbiamo nuove notizie da dare ai lavoratori\" di Acciaierie Italia. Lo ha detto il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, al termine dell\'incontro tra governo e sindacati a palazzo Chigi sull\'ex Ilva. 

Ci sarà un nuovo incontro tra governo e sindacati sull’ex Ilva il 9 gennaio, dopo il vertice tra governo, Invitalia e Arcelor Mittal previsto per l’8 gennaio.  \"Siamo a un passo dallo scontro\" questo è quanto ha aggiunto il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, dopo l\'incontro con il governo a palazzo Chigi sull\'ex Ilva.

L\'incontro di oggi segue il nulla di fatto nel consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia (ex Ilva), con gli azionisti ArcelorMittal e Invitalia che non hanno preso alcuna decisione ma rinviato tutto in attesa del confronto, ai primi di gennaio, tra Governo e vertici della multinazionale dell’acciaio. A poche ore dopo la seduta a vuoto del cda di Acciaierie, l’indotto che fa capo ad Aigi - associazione di imprese - ha annunciato il ricorso alla cassa integrazione.

   Il presidente di Aigi, Fabio Greco, ha infatti spedito tre lettere. La prima ai vertici di Invitalia (ad Bernardo Mattarella) e di Acciaierie (presidente Bernabè e ad Morselli). Si prende atto del “nulla di fatto” e si dichiara che c’è “una situazione di paralisi che si riverbera negativamente sulla situazione delle aziende nostre associate le quali, oltre a vantare crediti, non registrano novità sul fronte di nuovi ordini. Una situazione che non potrà non determinare il ricorso allo strumento della cassa integrazione”.

   C’è poi una lettera ai sindacati Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl, ai quali Aigi chiede un “incontro urgente, stante la gravissima situazione che si registra in AdI dopo l’ennesimo rinvio del consiglio di amministrazione della società”. Incontro, quello con le sigle, che servirà a formalizzare l’avvio della procedura di cassa.

Lu.Lo.

Sull’ex Ilva le posizioni tra i soci Arcelor Mittal (maggioranza) e Invitalia (minoranza) restano distinte e distanti. E non c’è alcuna certezza che nel cda di Acciaierie del 28 dicembre scoppi la pace. Sullo sfondo, ma sarebbe una soluzione estrema, c’é anche la “Composizione negoziata della crisi” (Codice della crisi e dell’insolvenza) per gestire il difficile momento di Acciaierie, portare Invitalia in maggioranza e negoziare con Mittal eventuali pretese risarcitorie. Allo stato. Invitalia, partner pubblico, ritiene che se si vuole salvare e rilanciare l’ex Ilva, bisogna alzare l’asticella e quindi mettere risorse adeguate, 1,320 miliardi, da dividere in quota parte secondo i rapporti societari: 62 per cento di Mittal e 38 di Invitalia. Mittal, invece, si ferma per ora a 320 milioni, si impegna a sottoscrivere la sua parte, e guarda soprattutto alla scadenza di maggio prossimo, quando bisognerà acquistare gli impianti siderurgici, ora gestiti in fitto. Mittal sosterrebbe che questo del possesso degli impianti è il vero snodo della continuità aziendale. L’acquisto era già all’ordine del giorno a maggio 2022, ma fu posticipato di due anni in quanto gli impianti erano ancora sotto sequestro e alla richiesta di dissequestro fatta dalla proprietà, Ilva in amministrazione straordinaria, dissero no la Procura e la Corte d’Assise di Taranto essendo stata già disposta la loro confisca con una sentenza. Se c’è già battaglia tra i due soci su cosa fare oggi per assicurare sostegno alla società (che tra bassa produzione, cassa integrazione, impianti al minimo e indotto non pagato, sta messa male), è presumibile che possa esserci anche quando bisognerà negoziare il prezzo di acquisto degli impianti.  

Nella delibera che il cda di Acciaierie avrebbe dovuto licenziare ieri, cda che non si è più tenuto per l’assenza della componente pubblica, si parla di “riduzione dell’importo netto da versarsi”, sostenendo che Acciaierie ha crediti da vantare verso la società concedente, Ilva in as. E per dar forza alla richiesta di riduzione dell’esborso, la parte privata di Acciaierie tira in ballo la legge n. 103 del 10 agosto scorso, quella che ha convertito il decreto n. 69 del 13 giugno 2023 relativo a “disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione Europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano”. È una legge che contiene alcuni passaggi sull’ex Ilva, tra cui “In caso di imprese ammesse all’amministrazione straordinaria, il sequestro preventivo non impedisce il trasferimento dei beni in sequestro”. Ma a Mittal, in questa fase, interessa soprattutto il punto che dice che “congruità del prezzo è attestata mediante apposita perizia giurata”, tenendo anche conto “delle valutazioni fatte nell’ambito delle procedure competitive per la cessione a terzi dei complessi aziendali”, e che queste “disposizioni si applicano nel caso in cui sia intervenuto un provvedimento di confisca”.  Attualmente il prezzo di cessione è stabilito in 1,8 miliardi, che devono servire a Ilva in as a pagare i creditori e che quest’ultima ha già contestato ad Acciaierie varie inadempienze, non ultimo lo stato estremamente critico in cui la società avrebbe portato gli impianti in questi cinque anni di gestione.

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