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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

Tra pochi giorni i lavoratori e i disoccupati tarantini festeggeranno un anno esatto dalla chiusura, per inagibilità e assenza d’igiene, del Centro per l’Impiego di Taranto.

A ricordarlo in una nota congiunta che annuncia anche il sit-in di protesta che si terrà il prossimo 1° febbraio (9.30-12.00) sotto Palazzo di Città a Taranto, sono i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL di Taranto.

“La struttura che per anni ha accolto le istanze di lavoro, formazione e ricerca di occupazione di migliaia di cittadini e cittadine del territorio, dall’aprile 2023 è chiuso nella completa indifferenza delle istituzioni che se ne dovrebbero occupare – dicono Giovanni D’Arcangelo, Gianfranco Solazzo e Pietro Pallini, rispettivamente segretari territoriali di CGIL, CISL e UIL - All’utenza, già in condizioni di precarietà o bisogno, viene di fatto chiesto di arrangiarsi: o si è capaci di orientarsi nel ginepraio delle pratiche on line o si raggiunge un’altra sede periferica a Castellaneta, Grottaglie, Manduria, Martina Franca o Massafra”.

“Siamo in una delle fasi più critiche per il lavoro in città eppure uno dei luoghi simbolo del collocamento e della ricerca di occupazione risulta non essere una priorità né per Regione Puglia, né per il Comune di Taranto, che sollecitati a più riprese, continuano a non affrontare il problema” – dicono i sindacalisti.

E da aprile 2023 ad oggi numerose le istanze che CGIL, CISL e UIL e i relativi sindacati di categoria, hanno presentato denunciando l’irragionevole vuoto in un territorio che nel solo 2023 ha registrato 21.759 nuovi disoccupati (fonte ISTAT).

Ad essere interessati del problema che riguarda, inoltre, 45 dipendenti e 12 unità di coordinamento, sono stati la Prefettura, il Comune di Taranto e la Regione Puglia, e tutte le volte non si è riusciti mai andare oltre i buoni propositi.

“Persino la lettera dello scorso 19 gennaio, indirizzata a Prefettura, Regione, Comune e ARPAL Puglia, in cui annunciamo la manifestazione di protesta che si svolgerà il prossimo 1 febbraio sotto la sede del Municipio di Taranto, non ha smosso l’attenzione dei destinatari - dicono D’Arcangelo, Solazzo e Pallini - restituendo a tutti noi la frustrante sensazione che il lavoro non sia assolutamente percepito come una emergenza da affrontare con la dovuta solerzia”.

“La Regione Puglia e il Comune di Taranto, quest’ultimo secondo i propri obblighi normativi sanciti dall’art. 3 della Legge 56/87 – termina la nota dei sindacati – hanno il dovere di trovare una soluzione tempestiva percorribile nell’immediato”.

Quella che, giusto per intenderci, manca da quasi un anno.

 

 “Questa gestione continua a danneggiare in maniera irreversibile gli impianti dello stabilimento di Taranto, non ultimo la non ripartenza di altoforno 2”. Lo dicono, riferendosi ad ArcelorMittal, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb dopo la protesta comune, con corteo attorno al perimetro dello stabilimento siderurgico, di lavoratori e imprenditori dell’indotto. “Adesso lo stesso management vorrebbe scaricare la responsabilità sulle aziende e sui lavoratori degli appalti che, al contrario, pagano più di altri le conseguenze di una gestione disastrosa pur garantendo la sicurezza e le attività di pronto intervento in totale assenza di pagamenti e con fatture scadute che si aggirerebbero intorno ai 170 milioni di euro” sostengono le sigle metalmeccaniche. Per le quali, “se dovesse essere confermata, la nuova amministrazione straordinaria dovrà prevedere un percorso che metta in sicurezza i lavoratori diretti, i lavoratori degli appalti, i lavoratori di amministrazione straordinaria e le imprese”. “Durante il ciclo di audizioni, unitamente alle confederazioni, alla Commissione attività produttive del Senato, ribadiremo che è necessario, prima della conversione in legge del decreto legge n.4 del 18/01/2024, inserire provvedimenti ad hoc a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese” affermano i sindacati in merito alle audizioni di domani. “Crediti - rilevano - che non è sufficiente riconoscere come prededucibili ma che vanno onorati. Questa situazione sta generando gravi ritardi nelle retribuzioni e ogni scadenza paga è ormai diventata un patema d’animo. Chiederemo altresì la garanzia sul rispetto dell’accordo sindacale del 6/9/2018 a tutela di tutti i lavoratori, compresi quelli rimasti in carica all’amministrazione straordinaria con la relativa clausola di salvaguardia occupazionale”.

Prosegue anche oggi il blocco delle prestazioni di lavoro dell’indotto di Taranto (imprese e trasportatori) allo stabilimento siderurgico di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. L’indotto è fermo da diversi giorni in quanto non pagato da Acciaierie e Aigi, associazione di imprese, ha quantificato su 72 aziende un credito verso Acciaierie di 134 milioni. Sono assicurate solo le emergenze e la messa in sicurezza degli impianti. Di questi è in funzione solo un altoforno (il 4) su tre e un’acciaieria (la 2) su due. Non ci sono da giorni nemmeno i pasti caldi in mensa. Ai dipendenti viene servito il cestino freddo che consta di due panini, un succo di frutta, una confezione di wafer e una bottiglietta di acqua. Oggi, intanto, alle 13 cominciano le audizioni alla commissione Industria del Senato sul nuovo decreto legge del 18 gennaio. È quello che prevede tra l’altro il rafforzamento della possibilità di applicare l’amministrazione straordinaria ad Acciaierie e un prestito di 320 milioni per il mantenimento dell’azienda. 

Nelle audizioni di oggi intervengono tra gli altri Aigi, Confindustria Taranto, le confederazioni Cgil, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, i commissari dell’amministrazione straordinaria di Ilva, la proprietà degli impianti, il presidente della regione Puglia e il sindaco di Taranto. Per l’indotto, Confindustria Taranto proporrà al Senato “la possibile cartolarizzazione dei crediti delle ditte fornitrici, attraverso un Ente di Stato, che consentirebbe alle stesse imprese di poter beneficiare di una boccata d’ossigeno utile a traguardare la difficilissima congiuntura e tornare subito al lavoro”. Aigi, invece, chiederà la “perimetrazione dei soggetti a cui attribuire la qualità di pmi e grandi imprese appaltatrici ricomprese nel cosiddetto indotto; immediata erogazione del prestito già dichiarato disponibile ad Acciaierie con vicolo di destinazione al pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori dell’indotto, o, alternativamente, designazione di un soggetto che si renda cessionario (pro soluto) dei crediti”, nonché “costituzione di un fondo destinato all’indotto costituito dalle pmi e grandi imprese del territorio, destinato al pagamento dei crediti”. Infine Casartigiani, che rappresenta i trasportatori, proporrà un “intervento normativo atto a concedere al commissario straordinario nominato la possibilità di liquidare i crediti alle imprese di autotrasporto in maniera prioritaria in quanto aziende indispensabili per il funzionamento dello stabilimento

I licenziamenti di una piccola azienda subappaltatrice dell’indotto di Acciaierie d’Italia sono stati annunciati in diretta nel corso della protesta di oggi a Taranto dello stesso indotto. Era infatti in corso il corteo promosso dai sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb, al quale hanno aderito anche le associazioni di impresa Aigi, Casartigiani e Confapi, quando con i manifestanti poco distanti dalla direzione di stabilimento sulla statale per Bari, un delegato della Uilm ha impugnato il megafono e letto la comunicazione di licenziamento giunta oggi ad uno dei lavoratori interessati. Il licenziamento decorre dal 31 gennaio. L’impresa in questione comunica che Acciaierie ha “interrotto drasticamente tutti i lavori di manutenzione al proprio interno”. Pertanto dice il subappaltatore ai dipendenti,“il suo rapporto di lavoro viene risolto per giustificato motivo oggettivo e pertanto dovrà ritenersi licenziato in data 31 gennaio 2024. Le sue spettanze, unitamente ai suoi documenti di lavoro, saranno a disposizione presso i nostri uffici”. La comunicazione di licenziamento è stata trasmessa via mail e questo ha provocato ulteriori proteste da parte dei manifestanti in corteo. “I licenziamenti dovrebbero essere 7-8 - dichiara ad AGI Mimmo Amatomaggi della Uilm -. È una delle tante aziende in sofferenza, che prende il lavoro da altre imprese che hanno l’avuto in appalto. Sono realtà per le quali abbiamo già usato tutto il plafond della cassa integrazione ordinaria pari a 52 settimane, tant’è che abbiamo chiesto ai parlamentari di prevedere attraverso un emendamento alle misure legislative in discussione, un intervento per salvare anche la manodopera di queste piccole imprese”. 

Un nuovo evento organizzato dalla Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto si terrà domani, martedì 30 gennaio, con inizio alle ore 15,30 nella sala conferenze della sede tarantina della Banca di Bari e Taranto Credito Cooperativo  in Via Angelo Berardi n.31 dal titolo “LE VENDITE IMMOBILIARI NEL FALLIMENTO E NELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE”. A pochi giorni dal precedente incontro tenutosi lo scorso 20 gennaio presso la stessa sede dal titolo «Perché una holding?», la Fondazione dedica un pomeriggio di studi ai professionisti, dottori commercialisti, esperti contabili ed avvocati, nominati curatori e commissari liquidatori nelle procedure concorsuali. Gli argomenti che saranno trattati focalizzeranno l\\\'attenzione non solo sulle procedure previste dalla normativa vigente ma anche sui compiti e le responsabilità del soggetto specializzato incaricato delle stesse; la parte conclusiva del convegno sarà dedicata ad un laboratorio pratico che fornirà gli strumenti operativi.  Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Laura Baccaro,del Presidente dell\\\'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Taranto Francesco Vizzarro e del Consigliere delegato FDCEC per la Commissione “ Composizione della crisi, Procedure Concorsuali e attività ausiliarie” Alfredo Cerabino, interverranno in qualità di relatori all’evento, accreditato ai fini della formazione professionale: Giuseppe De Francesca (Giudice Delegato della seconda Sezione Civile – Ufficio delle Procedure Concorsuali del Tribunale di Taranto), Antonio Sgrò (Responsabile Regionale di EDICOM srl),  Cosimo Damiano Latorre (Consigliere della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti), Dario Lupo(Avvocato del Foro di Taranto) e Gaetano Di Gregorio (Dottore Commercialista ODCEC Taranto). I lavori saranno coordinati da Roberta Zaccaria (Presidente della Commissione “ Composizione della crisi, Procedure Concorsuali e attività ausiliarie” FDCEC Taranto).

 

“Taranto è di tutti noi: abbracciamola insieme”. Così alla manifestazione del 29 gennaio, promossa dai sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb, parteciperanno Aigi, Confapi e Casartigiani. Le prime due sono associazioni delle imprese, alla terza, invece, fanno capo i trasportatori. Comune il motivo della protesta: la crisi di Acciaierie d’Italia e i suoi pesanti riflessi sull’indotto, che, non essendo pagato da Acciaierie, da diversi giorni ha ormai fermato ogni attività assicurando solo il pronto intervento per le emergenze e la messa in sicurezza. Aigi ha dichiarato che le imprese hanno chiesto la cassa integrazione per circa 2.600 lavoratori, che si aggiungono ai 2.500 diretti di Acciaierie che si trovano già in cassa.  Nel condividere e partecipare alla protesta dei sindacati di lunedì, le tre associazioni datoriali parlano di “vicinanza che i più definiscono straordinaria, probabilmente perché non è mai stata realizzata in precedenza. Un’unione che è frutto d’intenti comuni, per cui non sono state necessarie riunioni estenuanti, compromessi e bilancini per sottolineare presenza, visibilità e il lavoro faticoso di questi giorni. In questo periodo - dicono Aigi, Confapi e Casartigiani - ognuno ha fatto la sua parte con competenza e dedizione assoluta: chi sobbarcandosi le più faticose interlocuzioni e chi stazionando, con i propri mezzi, davanti ai cancelli. E questo sarà il risultato finale”. L’appello di Aigi, Confapi e Casartigiani è: “Chiediamo a tutte le associazioni di categoria e gli ordini professionali di unirsi alla protesta. Cerchiamo tutti insieme di arginare lo tsunami che starebbe per abbattersi sulla comunità. Taranto è di tutti noi: abbracciamola insieme”.   Per lunedì mattina é previsto il concentramento alle 7 davanti alla portineria imprese del siderurgico. Il corteo attraverserà il perimetro esterno della fabbrica e toccherà prima la portineria dei tubifici, poi la C, da dove entrano i mezzi pesanti e sul cui piazzale dal 2 gennaio sono fermi i trasportatori di Casartigiani, per poi andare sulla statale Appia verso la direzione di stabilimento. “A causa dello sciopero indotto dalle organizzazioni sindacali dell\'indotto Acciaierie d\'Italia, potrebbero verificarsi rallentamenti nella circolazione stradale sulle arterie in entrata ed uscita del capoluogo” fa sapere la Questura di Taranto. 

“Eventuali spostamenti di personale avvengono come sempre nel pieno rispetto delle vigenti disposizioni di legge e di contratto”. Lo dice in una nota Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, rispondendo ai sindacati che hanno sostenuto che nel siderurgico si starebbe verificando “uno spostamento illecito di personale da un impianto all\'altro”. Questo per attutire le conseguenze della protesta delle imprese dell’indotto che, non pagate da Acciaierie per i lavori effettuate, da giorni hanno fermato lavori, attività e forniture all’infuori del pronto intervento o di ció che necessita per la sicurezza degli impianti. Un tipo di protesta che continua. “Recentemente - dichiara Acciaierie - l’azienda si è attivata per svolgere attraverso suo personale diretto alcune mansioni di base in precedenza svolte da fornitori esterni, verificando preventivamente l’esistenza delle necessarie competenze e la disponibilità delle risorse interpellate, nonché, come di regola, previa idonea informazione e formazione. L’azienda - precisa Acciaierie - continua a operare nel pieno rispetto delle normative vigenti riguardanti la sicurezza del personale e degli impianti”. E intanto in vista della manifestazione di lunedì prossimo, quando un corteo di lavoratori sfilerà attorno al, perimetro esterno del siderurgico, Casartigiani, l’associazione dei trasportatori, anch’essi fermi per i mancati pagamenti, fa sapere che aderirà alla protesta, alla quale ha già detto che parteciperà Aigi, l’associazione delle imprese dell’indotto. “Casartigiani Taranto - si evidenzia - condivide appieno la rabbia e lo sgomento per la totale indifferenza palesata, nelle ultime settimane, dalla governance di Acciaierie d’Italia. È inaccettabile addossare tutte le responsabilità del fermo delle attività unicamente alle imprese dell’indotto. Il settore dell’autotrasporto è in ginocchio sia moralmente sia economicamente perché da diversi mesi non vengono rispettati i diritti essenziali del lavoro. Oramai la situazione è tale da essere una bomba pronta a esplodere, a cui potrebbero sommarsi le ulteriori chiusure delle attività imprenditoriali”. 

L’assunzione di “tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità aziendale e la sicurezza dei lavoratori e degli impianti” è stata chiesta con una lettera da Invitalia ad Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. Lo si apprende da fonti vicine al dossier. Una iniziativa, questa, che si unisce a quella attivata dai commissari dell’amministrazione straordinaria di Ilva, che ad Acciaierie hanno chiesto notizie urgenti sullo stato degli impianti e annunciato di voler fare un’ispezione in fabbrica. Invitalia - dicono le fonti - manifesta \"grande preoccupazione se fossero fondate le notizie circa un eventuale spegnimento degli impianti, con le gravissime conseguenze, potenzialmente disastrose e irreversibili, in particolare per i lavoratori, per i fornitori, oltre che naturalmente per la continuità aziendale\". In qualità di azionista e partner di minoranza, Invitalia ha chiesto ad Acciaierie di “esercitare i propri compiti e doveri gestori, essendo chiaro che Invitalia non ha alcuna prerogativa o diritto di governance in tal senso”. La società del Mef ha infine chiesto “di essere informata tempestivamente delle iniziative assunte dai commissari in relazione all\'ispezione che gli stessi avrebbero richiesto sugli impianti”. 

“Ad oggi sono 2.640 i lavoratori dell’indotto in cassa integrazione, una misura che le aziende non hanno potuto evitare a causa dei mancati pagamenti da parte di AdI, che rischiano di mandare sul lastrico le imprese dell’appalto”.

Lo dichiara  Aigi, l’associazione dell’indotto di Taranto di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. “Aziende - si afferma - che in questi anni hanno garantito produzione e manutenzione degli impianti. Imprese strategiche per il ciclo produttivo e per l’attuazione del piano ambientale che, strette nella morsa della crisi dovuta alla mancata corresponsione dei crediti vantati, non hanno potuto far altro che ricorrere agli ammortizzatori sociali non potendo più garantire il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti”.

Aigi condivide “le ragioni della manifestazione indetta dalle sigle sindacali metalmeccaniche in programma lunedì prossimo 29 gennaio. Imprese e sindacati insieme in difesa della produzione ecocompatibile, del lavoro e del territorio tarantino, in difesa della sopravvivenza dello stabilimento siderurgico il cui futuro è fortemente a rischio mentre incombe lo spettro della seconda amministrazione straordinaria nel giro di un decennio. Quella di lunedì - si afferma - sarà una data storica per la città. Per la prima volta a manifestare con le stesse, medesime rivendicazioni, saranno imprenditori e organizzazioni sindacali che scendono per strada in difesa della città. Manifestano per l’ex Ilva, la madre di tutte le vertenze, mentre Taranto si è trasformata nella città delle vertenze”. Intanto continuano a calendarizzarsi azioni di protesta.

 “Nella giornata del 29 gennaio terremo una manifestazione con concentramento davanti alla portineria imprese che proseguirà in corteo attorno al perimetro dello stabilimento, con l’obiettivo, nell’iter di conversione del decreto, di trovare le opportune garanzie a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese, al fine di garantire la salvaguardia ambientale, occupazionale e industriale”. È la manifestazione che viene promossa dai sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb. La manifestazione partirà dalla portineria imprese del siderurgico. Concentramento alle 7 del 29 gennaio. “In queste ore - dicono i sindacati - apprendiamo che l’unico altoforno attualmente in marcia già ridotta si sta avviando ad un ulteriore abbassamento della carica e si stanno adoperando anche alla fermata delle batterie 7- 8 determinando di fatto la chiusura definitiva della fabbrica”. “È del tutto evidente - proseguono le sigle metalmeccaniche - che avremmo potuto evitare questa situazione di criticità in cui si trova la vertenza ex Ilva e come sindacato abbiamo, in più occasioni, scioperato per chiedere l’estromissione di Arcelor Mittal che aveva già ampiamente dimostrato di non voler investire sia per il rilancio della produzione che per il processo della transizione ecologica”. Per i sindacati, “la gestione della multinazionale ha infatti prodotto soltanto cassa integrazione ed un impoverimento del tessuto produttivo della provincia ionica portando al lastrico molte aziende dell’appalto con conseguenti procedure di licenziamento collettivo per i lavoratori”.

La crisi di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, costituisce una “vera e propria tempesta perfetta, in cui nessuno si salva: né lo stabilimento, né i lavoratori, né le aziende e tantomeno la città, che da anni attende una riconversione in chiave green di uno stabilimento che una volta spento produrrebbe solo abnormi criticità”. Lo dice Confindustria Taranto. L’associazione degli industriali “prende atto della incapacità, non voluta ma imposta dalle circostanze, di buona parte delle aziende dell’indotto, a garantire continuità lavorativa. Sono le stesse imprese che già da mesi denunciano assenza di liquidità per i crediti non corrisposti, oramai al limite della esasperazione”. Confindustria Taranto, quindi, “chiama ancora una volta alle sue responsabilità il management di Acciaierie d’Italia, unico reale responsabile di una gestione scellerata e di una situazione oramai fuori controllo”. Per Confindustria Taranto, le proposte formulate “andrebbero a scongiurare, laddove acquisite e tradotte in uno strumento normativo, sia lo stop operativo delle imprese dell’indotto sia, conseguentemente, i rischi di spegnimento in cui, a breve, incorre lo stabilimento tarantino. Fra le proposte - si annuncia - c’è la richiesta al Governo di delineare il perimetro esatto in cui ricade la tipologia di imprese definite dell’indotto e la possibile cartolarizzazione dei crediti delle ditte fornitrici, attraverso un Ente di Stato, che consentirebbe alle stesse imprese di poter beneficiare di una boccata d’ossigeno utile a traguardare la difficilissima congiuntura e tornare subito al lavoro”. Infine al ministro Urso Confindustria chiede “un ulteriore confronto, in qualsiasi forma possibile, al fine di poter illustrare istanze e azioni da poter eventualmente prendere in considerazione”.

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