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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

Sulla vicenda ex Ilva-Acciaierie d’Italia, “il consiglio generale di Confindustria Taranto, dopo un ampio e approfondito dibattito, si è espresso unanimemente a favore di una linea comune dando pieno mandato al presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, di portare al Mimit, il 19 gennaio prossimo, un documento unitario”. Lo evidenzia una nota diffusa ieri sera dalla stessa Confindustria. Torna dunque il sereno nei rapporti tra Confindustria Taranto e la cinquantina di imprese dell’indotto, tutte associate, che si erano mosse autonomamente dall’organizzazione degli industriali contestando lo sciopero del 19 gennaio dei sindacati Fiom Cgil, Uilm e Usb a Taranto e chiedendo di incontrare sia il ministro Adolfo Urso, che le commissioni parlamentari. Questo aveva provocato le reazioni di Confindustria Taranto e Puglia e del sindaco di Taranto. Il documento di Confindustria sarà pronto nei primi giorni della prossima settimana. I lavori del consiglio generale, iniziati nel primo pomeriggio, sono durati alcune ore. 

I sindacati Fiom Cgil, Uilm e Usb effettueranno questa mattina a Roma, nei pressi di piazza Montecitorio, un presidio di protesta contro i contenuti del decreto legge n. 2 del 5 gennaio 2023 relativo a “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”. È il provvedimento, approvato nella seduta del Cdm del 28 dicembre e in vigore dal 6 gennaio, meglio conosciuto come decreto legge sull’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, che prevede sostegni finanziari per l’azienda siderurgica e reintroduce, come misura di carattere generale, lo scudo penale.

    Sul lato finanziario, in particolare, il dl recita che “l\'Agenzia nazionale per l\'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d\'impresa S.p.A.-Invitalia è autorizzata a sottoscrivere aumenti di capitale sociale o finanziamento in conto soci secondo logiche, criteri e condizioni di mercato, da convertire in aumento di capitale sociale su richiesta della medesima, sino all\'importo complessivamente non superiore a 1.000.000.000 di euro, ulteriori e addizionali rispetto a quelli previsti”.

   Ad Acciaierie d’Italia dovrebbero essere erogati dallo Stato 680 milioni. I tre sindacati contestano però l’intervento specifico e l’impianto generale del decreto legge. Alla protesta di domani è prevista la presenza dei segretari territoriali di Taranto e nazionali di Fiom Cgil, Uilm e Usb, del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il programma prevede il sit in nei pressi di piazza Montecitorio, un possibile incontro con la commissione Ambiente della Camera e, a seguire, una conferenza stampa dei rappresentanti sindacali e istituzionali. 

 

Dovrebbero essere presentati anche i risultati del referendum col quale, nei giorni scorsi, é stato chiesto ai dipendenti di Acciaierie d’Italia, dell’indotto e di Ilva in amministrazione straordinaria, cassintegrati compresi, di esprimersi sullo Stato in maggioranza in Acciaierie d’Italia usando i 680 milioni deliberati per intervenire sul capitale. E la linea che domani verrà ribadita a Roma è appunto quella che il Governo non perda tempo e, vista \"l’inaffidabilità\" del privato ArcelorMittal, utilizzi i soldi stanziati per cambiare l’assetto societario, acquisire il 60 per cento dell’azienda (ora, invece, Invitalia è al 38 per cento e Mittal al 62 per cento) e prendere così le leve di comando dell’ex Ilva. Al presidio di domani non aderisce la Fim Cisl che ha deciso di attendere l’incontro sull’ex Ilva e sui contenuti del dl in programma il 19 gennaio a Roma col ministro delle Imprese, Adolfo Urso, prima di decidere eventuali iniziative.

   Stessa linea da parte di Ugl metalmeccanici, che afferma che “considerata la complessità e la lungaggine della vertenza dell’ex Ilva, per la quale nessuno ha avuto sinora il coraggio di trovare una soluzione vera ma cercando ogniqualvolta di mettere una toppa, sarebbe il caso di attendere prima l’esito del suddetto incontro e solo dopo intraprendere eventuali manifestazioni di protesta”. Il 19 gennaio è infine in programma una nuova, doppia mobilitazione da parte delle sigle Fiom Cgil, Uilm e Usb. A Taranto ci sarà infatti lo sciopero nel siderurgico e nell’indotto, dalle 23 del 18 gennaio alle 7 del 20 gennaio, e a Roma un presidio di lavoratori sotto la sede del ministero delle Imprese in concomitanza con lo svolgimento del vertice. 

Su 300 aziende controllate nel 2022, 200, pari all\'80 per cento, erano irregolari. E\' il bilancio diffuso dai Carabinieri del Nucleo ispettivo lavoro, Nil, di Taranto. I Carabinieri hanno contestato alle aziende risultate non a norma sanzioni penali e amministrative per un ammontare complessivo di circa due milioni di euro, disponendo la sospensione dell’attività imprenditoriale in oltre 40 casi in presenza di lavoro “nero” oppure gravi carenze in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro o entrambe. Sono state denunciate alla magistratura oltre 100 persone ritenute responsabili di violazioni penali in materia di lavoro o  di legislazione sociale. I militari del Nil Taranto hanno inoltre proseguito nella verifica in materia di Reddito di Cittadinanza, esaminando le domande di centinaia di percettori di RdC, consentendo in questo modo di deferire all’autoritá giudiziaria numerosi soggetti non aventi diritto e, contestualmente, di procedere al recupero di ingenti somme di denaro illecitamente percepite dagli stessi.

“Le notizie appaiono incoraggianti sul piano della continuità produttiva dell\'azienda che dovrà procedere di pari passo con i processi di ambientalizzazione. Per altri aspetti, non possiamo ancora esprimere soddisfazione fino a quando non avremo contezza che la nuova iniezione di liquidità sia volta a sanare la situazione - non più sostenibile - delle aziende fornitrici, che vivono da tempo una condizione di sofferenza non giustificabile”. Si esprime così Salvatore Toma, presidente Confindustria Taranto, sul dl per Acciaierie d’Italia, ex Ilva, approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri.

  Riferendosi all’indotto siderurgico, Toma afferma che “si tratta, e continuiamo a ribadirlo da anni, di imprese grazie alle quali si regge la continuità dei processi produttivi. Ferme restando le legittime istanze della platea generale dei creditori, riteniamo che a queste aziende debba essere subito garantito l\'ammontare delle spettanze pregresse,  anche in considerazione di quanto hanno già pesantemente subito a seguito della crisi di sette anni fa, sotto la gestione commissariale. Confidiamo, pertanto, in una risposta in tal senso da parte di AdI. Circa i progetti \"green\" anticipati dal Governo, bene - afferma il presidente di Confindustria Taranto -, ma attendiamo di conoscerne più approfonditamente i singoli aspetti, e anche per questo contiamo di confrontarci al più presto al tavolo programmato per il 19 gennaio prossimo”.

Con una lettera inviata oggi al governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, al sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, e a tutti i sindaci del Tarantino, i sindacati Uilm, Fiom Cgil e Usb hanno indetto un’assemblea con le istituzioni per il 28 dicembre alle 9.30, nella sede della Provincia di Taranto, sulla vicenda Acciaierie d’Italia, ex Ilva.

   L’assemblea del 28, spiegano le tre sigle sindacali, rientra in “un percorso di iniziative pubbliche al fine di continuare la mobilitazione con l’obiettivo di cambiare l’attuale governance di Acciaierie d’Italia, condizione assolutamente necessaria a garantire una transizione ecologica e sociale di un territorio che inevitabilmente non può continuare a subire ricatti da parte di Arcelor Mittal”. Per i sindacati, “è inaccettabile che il Governi Meloni ceda alle pressioni della multinazionale e conceda ulteriori risorse pubbliche senza un indirizzo chiaro sul futuro ambientale e occupazionale del sito di Taranto”.

    Annunciando “una giornata di mobilitazione presso la sede di Palazzo Chigi da svolgersi entro il 13 gennaio 2023”, i sindacati scrivono a governatore regionale e sindaci che “gli obiettivi sono comuni e crediamo che sia giunto il momento di mettere insieme le istanze dei lavoratori e quelle dei cittadini per rivendicare una giusta transizione ecologica che può avvenire esclusivamente attraverso il cambio della governance con l\'ingresso in maggioranza dello Stato. E’ giunto il momento che istituzioni locali, regionali e nazionali insieme a tutte le organizzazioni sindacali si assumano le proprie responsabilità scegliendo con i fatti e non con le parole da che parte stare - conclude la lettera -. Deve essere chiaro a tutti che, allo stato attuale, si sta o con i lavoratori e i cittadini o con la multinazionale. Non esistono strade alternative ambigue o vie di mezzo dietro alle quali nascondersi”.

“Apprendiamo che il Governo starebbe pensando a una norma da inserire nel prossimo decreto per l’ex Ilva che prevederebbe, non un aumento di capitale per il passaggio in maggioranza di Invitalia, ma un prestito ponte a 18 mesi di 650-680 milioni di euro per sanare le difficoltà di liquidità finanziaria. Chiediamo al ministro Urso di chiarire la veridicità di questa notizia”. Lo dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm, riguardo all’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. “Se fosse vera - afferma Palombella - si tratterebbe di un atto irresponsabile da parte del Governo, un sottostare a un tentativo di condizionamento da parte dell’azienda, uno sperpero di soldi pubblici senza un minimo di garanzia e straccio di piano industriale”.

   “Il paventato prestito - rileva Palombella - non consentirebbe di traguardare la prima metà del prossimo anno, altro che i prossimi 18 mesi, per di più senza alcun progetto strutturale di ripartenza produttiva e salvaguardia occupazionale. Sarebbe l’ennesimo schiaffo alle migliaia di lavoratori che sono in cassa integrazione da anni e a chi chiede un vero futuro occupazionale e produttivo”.

   Per la Uilm, “lo Stato, anziché concedere finanziamenti senza vincoli a gestioni aziendali fallimentari, deve riprendere il controllo dell’ex Ilva per evitare la chiusura definitiva, il dramma occupazionale per 20 mila lavoratori, per garantire il risanamento ambientale e il futuro di intere comunità. È ora che il ministro Urso risponda una volta per tutte, dicendo cosa vuole fare realmente il Governo per il futuro di un asset strategico per il nostro Paese. Ci stiamo avvicinando a una situazione di non ritorno, non staremo a guardare. Il Governo - conclude Palombella - si fermi prima che sia troppo tardi”. 

 

Intanto ci sono due appuntamenti, oggi, per Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Si riuniscono sia l’assemblea dei soci, ArcelorMittal per il privato (maggioranza) che Invitalia per il pubblico (minoranza), che il consiglio di fabbrica del siderurgico di Taranto. L’assemblea  odierna dei soci è un aggiornamento rispetto alla seduta del 20, che a sua volta era l’aggiornamento di quella del 16 dicembre. Dall’assemblea si dubita che possa venir fuori qualcosa di concreto, ma probabilmente un ennesimo aggiornamento. Anche perché i due partner di Acciaierie d’Italia, che pure stanno discutendo tra loro, così come il Governo sta trattando con Mittal, sembrano essere in attesa delle mosse dell’esecutivo. Orientato, in una delle prossime sedute del Cdm, a varare un prestito ad Acciaierie d’Italia, forse attingendo al miliardo di euro del dl Aiuti Bis, per consentire all’azienda siderurgica di ridurre la sua importante posizione debitoria verso i grandi fornitori.

   Alla riunione del consiglio di fabbrica di Acciaierie d’Italia saranno presenti anche i delegati sindacali dell’appalto. L’iniziativa della convocazione è di Uilm, Fiom Cgil e Usb. La Fim Cisl non ha ritenuto di aderirvi. “Un mese fa abbiamo effettuato 24 ore di sciopero e il Governo, col ministro delle Imprese, Adolfo Urso, consapevole della gravità della crisi produttiva, industriale e finanziaria dell’ex Ilva, sembrava che fosse sul punto di agire - Davide Sperti, segretario Uilm -. Trenta giorni dopo siamo allo stesso punto, non si è mosso nulla, e la situazione si é ulteriormente complicata. Il Governo, che sembrava volesse anticipare la ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia per acquisire la maggioranza e attestarsi al 60 per cento, pare che abbia messo da parte quest’intervento”.

    “Eppure - commenta Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil - l’intervento dello Stato è e resta quantomai necessario. Sia sul piano immediato che della prospettiva. Sull’immediato, per correggere una gestione che si è dimostrata disastrosa sotto ogni punto di vista”. 

Anche oggi nulla di fatto all’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia tra il privato Mittal, che è maggioranza, e la società pubblica (controllata dal Mef), Invitalia, che è minoranza. L’assemblea odierna è stata aggiornata al 23 dicembre. Nel frattempo potrebbe arrivare - è atteso a breve - un intervento del Governo sotto forma di decreto o di norma specifica per l’ex Ilva. Da quello che si apprende il Governo sta continuando a trattare col partner privato. L’aggiornamento di oggi è l’ultimo di una serie. L’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia era stata convocata già il 25 novembre e poi aggiornata al 2 dicembre. Nuovo aggiornamento poi al 9 dicembre, quindi al 16 dicembre, per finire ad oggi, chiusosi peró, come tutti gli altri, senza una decisione sulle sorti dell’azienda siderurgica i cui impianti principali sono a Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi. 

“Oggi abbiamo rilasciato la prima autorizzazione unica che prevede un investimento di circa 10 milioni di euro ed un piano occupazionale di circa 35 unità. La prima  autorizzazione è in area di Tito, in Basilicata. Ce ne sono altre 10 in pentola che usciranno entro i primi di gennaio. Il settore prevalente dell’area di Tito è la meccanica e la logistica”. Lo ha detto a Taranto, tracciando un primo bilancio dell’attività, il commissario della Zona economica speciale (Zes), Floriana Gallucci. Il commissario ha anche fatto il punto sulle risorse del Pnrr. I fondi assegnati complessivamente alla Zes Ionica, che è interregionale, Puglia-Basilicata, sono 108. Per 50 milioni, col Distripark, la competenza di soggetto attuatore è dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, ha detto Gallucci. 

 

\"Le procedure sono semplificate e ridotte di un terzo - ha spiegato Gallucci - e la chiave vincente della nostra Zes è rappresentata da tre s: sostenibilità, sistema e semplificazione”. Circa la proposta del presidente dell’Autorità portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, che ha chiesto che si esamini il nesso economico-funzionale delle proposte di investimento per verificare se sono coerenti con la mission delle stesse Zes e con obiettivi di logistica, import-export e uso della retroportualità, il commissario ha evidenziato che “questo vuol dire fare sistema, fare rete. Non c’è qui chi viene prima, prende e accaparra. Qui bisogna fare sistema, creare occupazione e fare l’indotto. E la mission del commissario Zes è anche quella di monitorare la reale portata e la durata degli investimenti”. Secondo il commissario Gallucci, “la Zes va animata. Il commissario è il collante, ma non è che con i superpoteri espropria i sindaci. Devo sentire quello che il territorio vuole. Non posso attivare procedure scavallando i territori, ma serve creare delle relazioni in una logica sistema, capire quale è la domanda, l’offerta e cominciare ad orientare il mercato”. “La Zes esiste per dare risposte, anche interlocutorie” ha concluso il commissario evidenziando che “la parte normativa ha sì bisogno di correttivi  ed emendamenti ma per migliorarla”. 

“Noi siamo molto preoccupati. Abbiamo continuato a protestare in queste settimane, dicendo le cose che abbiamo sempre detto. Cioé, dopo tre anni di gestione di questo gruppo industriale privato, prima da solo, poi con all’interno Invitalia, e quindi lo Stato, non si può continuare a fare operazioni che ormai sono sotto gli occhi di tutti. Il rischio evidente è di una chiusura e di un fallimento”. Lo ha detto oggi a Taranto su ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, a margine del consiglio territoriale Uilm. Palombella ha commentato la nuova assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia in programma per domani dopo l’aggiornamento del 16 dicembre. “Noi siamo preoccupati proprio per queste ragioni e continueremo a fare in queste ore tutto quello che é necessario - ha aggiunto Palombella - e cioè che il Governo prenda atto che questa esperienza di governance, di stabilimento e di assetto proprietario, ha fallito. Non c’è possibilità che possa avere risultati positivi”.

Il Raggruppamento temporaneo di progettazione (RTP) costituito da ADR Aeroporti di Roma Ingegneria, Rina Spa, Proger Spa e architetto Benedetto Camerana ha vinto il bando di gara lanciato da Aeroporti di Puglia (AdP, società della Regione che gestisce gli scali pugliesi) per la progettazione delle opere del primo lotto dello spazioporto di Grottaglie-Taranto in Puglia. Si tratta dell’infrastruttura nazionale adibita ai voli spaziali e suborbitali. Il bando, lanciato da AdP il 29 agosto e chiuso il 7 ottobre, aveva come base 1,6 milioni di euro. Il RTP vincitore se lo è aggiudicato con un ribasso di circa il 30 per cento. L’annuncio della chiusura della gara è stato dato in una conferenza stampa nella sede dell’aeroporto di Grottaglie-Taranto dell’Enac tenuta dai presidenti di Enac, Pierluigi Di Palma, e AdP, Antonio Maria Vasile, presenti anche il vice ministro alle Infrastrutture e trasporti, Galeazzo Bignami (in collegamento audio video) e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Al bando di AdP hanno partecipato cinque raggruppamenti provenienti da Francia, Usa e Canada. 

 

“È stata una bella competizione - è stato detto nella conferenza stampa  - e il fatto che sia risultato vincitore AdR garantirà qualità della progettazione”. Le opere del primo lotto valgono circa 40 milioni che saranno coperte da uno stanziamento di 50 milioni messo già a bilancio 2023 dall’Enac. L’intera opera dello spazioporto è valutata in circa 120 milioni, per la cui individuazione si vedrà nel prosieguo tra intervento della Regione Puglia e fondi europei. Nel primo lotto sono compresi i piazzali dell’infrastruttura, Piazzali infrasyttura più impprtanti, un hangar di 16mila metri quadrati per l’aeromobile più grande, un terminal dedicato, un deposito carburante e i servizi complementari. Quella avvenuta oggi, é stato spiegato, è un’aggiudicazione provvisoria, cui seguirà nei prossimi due-tre mesi quella definitiva. Sono previsti 60 giorni per progettare l’infrastruttura e si conta, nel prossimo anno, anche di lanciare l’appalto integrato con la progettazione esecutiva. Il 2024 è previsto che sia l’anno dei lavori. Per i successivi lotti si opererà in seguito e al momento non é ancora stabilito quanti essi saranno. Le cubature delle opere previste per lo spazioporto di Taranto-Grottaglie, é stato detto oggi, sono quelle già previste dal piano di sviluppo aeroportuale ma sono state ripensate in una chiave di maggiore sostenibilità.

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