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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1903)

Impediscono all’azienda tessile Albini di smontare gli impianti e portarli fuori dallo stabilimento in vista della cessione del sito al nuovo acquirente, il gruppo piemontese Ekasa che effettuerà una nuova produzione: nuova produzione: progettazione, produzione, vendita e posa in opera di porte per interni, serramenti per esterni e portoncini di sicurezza. È accaduto questa mattina a Mottola, nel Tarantino. I lavoratori motivano il blocco perchè “finora alcuna garanzia di assunzione è stata data ai 93 operai, mentre sta per scadere a dicembre la cassa integrazione. Di qui la protesta legittima, pacifica e di massa dei lavoratori, che continuerà nei prossimi giorni. La richiesta è chiara: o assunzione di tutti o rinnovo della cassa integrazione per il tempo necessario alla riassunzione di tutti”. “E\' previsto un incontro convocato dalla task force regionale il 14 novembre - si spiega - e i lavoratori chiedono che questo incontro trovi una soluzione verso le loro richieste”. (foto di repertorio) 

Acciaierie d’Italia (ex Ilva) resta in stallo. Il cda della Holding, tenutosi nelle scorse ore, non ha preso alcuna decisione, resta aperto tecnicamente e si è aggiornato a metà della prossima settimana quando si riconvocherà per vedere se ci sono i margini per un’intesa tra il socio privato di maggioranza Mittal e quello pubblico di minoranza Invitalia. C’è da decidere sul successore di Franco Bernabè alla presidenza della Holding (il manager ha rimesso il suo mandato nelle mani del Governo già da diversi giorni e confermato tale scelta anche alla Camera lo scorso 17 ottobre), ma soprattutto va visto come intendono muoversi i due azionisti, quello privato soprattutto, in relazione all’ulteriore fabbisogno di risorse espresso dall’ad Lucia Morselli e pari a 320 milioni. 

Su questo punto specifico, Invitalia - nella lettera dell’ad Bernardo Mattarella - ha chiesto se quest’ulteriore sostegno finanziario sia “sufficiente”, “come tale somma sia stata calcolata”, quali sono le prospettive, quale é la situazione finanziaria e di cassa “attuale e prospettica tanto di AdI spa quanto della Holding”. Se nel prossimo cda ci sarà fumata bianca, allora nei giorni successivi potrà essere convocata l’assemblea della holding per prendere atto dell’uscita di Bernabé e nominare il nuovo presidente, altrimenti lo stallo continuerà. E va detto che già un anno fa, in una situazione pressoché analoga, con l’azienda collassata finanziariamente, il cda rimase aperto da fine novembre sino ai primi di gennaio con una serie di sedute che andarono a vuoto non essendoci accordo tra i soci.

    Oggi, intanto, ricorre il quinto anno dell’avvento della gestione di Arcelor Mittal, gestione da tempo oggetto di forti critiche dei sindacati metalmeccanici che chiedono allo Stato di assumere la maggioranza di Acciaierie, passando al 60 per cento, per un effettivo cambio di passo. Critiche che riguardano la sicurezza sul lavoro, le manutenzioni carenti, lo stato degli impianti, la cassa integrazione elevata (peraltro oggetto anche di un intervento del ministero del Lavoro), i mancati investimenti e la produzione che quest’anno sarà di un milione di tonnellate in meno rispetto a quanto annunciato: circa 3 milioni contro i previsti 4. 

Tregua per Acciaierie d’Italia sulla fornitura del gas necessario agli impianti, fornitura che era a rischio immediato di interruzione come dichiarato anche dal presidente della società Franco Bernabè lo scorso 17 settembre alla Camera. Il Tar della Lombardia, prima sezione, presidente Antonio Vinciguerra, ha sospeso l’efficacia dei provvedimenti dell’Arera, l’Autorità di regolazione reti ed energia, e di Snam Rete Gas sulla fornitura di gas agli impianti di Acciaierie d’Italia. È stata proprio l’ex Ilva a impugnare i provvedimenti chiedendo la sospensiva ora concessa con un decreto monocratico del presidente Vinciguerra che ha fissato la camera di consiglio per l’8 novembre. La cosiddetta discatura sulla rete, ovvero il blocco a monte della fornitura di gas ad Acciaierie, sarebbe dovuta avvenire l’8 novembre ed era già stata comunicata nei giorni scorsi all’ex Ilva. Contestato inoltre da Acciaierie anche il provvedimento di Arera del 7 settembre scorso “che ha accolto soltanto parzialmente (sino al 30.09.2023) la richiesta di deroga al termine di sessanta giorni previsto dalla deliberazione 249/2012/R/gas per l\'erogazione del Servizio di Default Trasporto presentata da Acciaierie d\'Italia S.p.A. in data 2 agosto 2023 con richiesta di estensione del servizio almeno sino al 31.12.2023” si legge nel decreto del presidente della prima sezione del Tar lombardo. E impugnata da Acciaierie anche la delibera Arera del successivo 3 ottobre “avente a oggetto ‘Disposizioni transitorie in materia di conferimento di capacità per i punti di riconsegna della rete di trasporto direttamente collegati alle utenze industriali ed alle utenze termoelettriche riforniti nell\'ambito del servizio di default trasporto’, nella parte in cui non dispone alcun trattamento temporale differenziato per ADI, ma si limita a ‘prevedere che, per i clienti finali direttamente allacciati alla rete di trasporto per i quali il 1 ottobre 2023 risulta attivo il servizio di default trasporto, le imprese di trasporto consentano di notificare l\'avvenuta conclusione del contratto di fornitura e di richiedere la necessaria capacità di trasporto tramite conferimento straordinario da concludersi entro il 18 ottobre 2023’ “.

 

Ma aumentano consapevolezza, impegno e sensibilità di datori e lavoratori

 

 


La settimana europea della sicurezza sui luoghi di lavoro, che si sta tenendo in questi giorni, è stata l’occasione, in casa Confartigianato, per fare il punto della situazione sul territorio, analizzare i dati, problematiche e strumenti di sostegno, con un occhio particolare agli esiti delle ispezioni svolte in questi mesi dagli organi di vigilanza e controllo che, per quanto riguarda la piccola impresa, sembrano denotare purtroppo qualche defaillance, anche se il quadro complessivo è in miglioramento.

Certamente le conseguenze della pandemia, la potentissima crisi economica che continua ad attanagliare la nostra terra ed un’incontrollata concorrenza sleale che imperversa in tantissimi settori, influiscono negativamente sui budget a disposizione – afferma il Segretario provinciale di Confartigianato Fabio Paolillo. Un primo problema per le piccole imprese è senz’altro legato alle risorse economiche scarse che spesso induce a ridurre le spese, anche quelle legate all’attività di prevenzione. I costi della prevenzione consistono non solo nelle spese vive per la messa in sicurezza dei macchinari e degli ambienti di lavoro, ma anche nella necessità di ricorrere a personale qualificato (spesso consulenti esterni all’organico aziendale), senza contare il costo indiretto, derivante dal tempo tolto alla produzione, per impegnare il personale nella formazione obbligatoria in materia di sicurezza. Sappiamo però che la spesa per la prevenzione degli infortuni si traduce, in un’ottica a più lungo termine, in un risparmio per la stessa impresa, ma tale aspetto non viene solitamente preso in considerazione, soprattutto dalle realtà di minori dimensioni.

Quindi, come Confartigianato occorre triplicare l’impegno per diffondere e garantire la cultura della sicurezza sul lavoro, condizione imprescindibile per realizzare uno sviluppo economico sostenibile del territorio che rimetta al centro il valore della persona, cosa non proprio scontata dalle nostre parti.

Siamo sempre più convinti che nel tarantino, terra di subappalti sfrenati, scarsamente redditizi e spesso a cascata, necessiti un patto tra istituzioni e parti sociali per aumentare consapevolezza e condizioni economiche per consentire all’imprenditore il completo rispetto e la massima attenzione in tema di prevenzione dei rischi di  incidenti e purtroppo morti sul lavoro.

La sicurezza sul lavoro – sottolinea Paolillo – rappresenta una priorità per la quale Confartigianato si batte da sempre. Nelle nostre imprese riguarda allo stesso modo il datore di lavoro e i suoi collaboratori, che spesso operano fianco a fianco. La sicurezza non deve essere un semplice adempimento formale e burocratico. Crediamo, invece, che debba essere insegnata già a scuola per poi essere praticata con rigore. Occorre concentrarsi sulla prevenzione attraverso poche regole chiare, procedure snelle ed efficaci in grado di generare comportamenti virtuosi da parte di imprenditori e lavoratori, sostegno mirato per gli investimenti delle micro e piccole imprese per la formazione e la valorizzazione delle buone prassi. Questa è la sicurezza davvero efficace per evitare rischi.

Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è una materia ampia e complessa che richiede aggiornamenti costanti nel tempo, perché è in perenne evoluzione. Ne è la dimostrazione il continuo adeguamento del Testo Unico della sicurezza nei luoghi di lavoro, il Decreto Legislativo n.81 del 2008, che nell’ultimo aggiornamento ha anche inasprito le sanzioni a carico del datore di lavoro per il contrasto al lavoro sommerso. Ha inoltre rafforzato la figura fondamentale del preposto e introdotto l’obbligo di formazione anche per i datori di lavoro (fino ad ora era prevista solo per dirigenti e preposti).

Ed allora - prosegue Paolillo -  Confartigianato riparte da novembre con una nuova campagna di sensibilizzazione sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, che vedrà coinvolte tutte le istituzioni preposte, un impegno sia informativo che propriamente sul campo offrendo un “CHECK-UP sulla Sicurezza” assolutamente gratuito per le imprese artigiane. Ricordiamo che tutte le imprese con presenza di lavoratori (compresi soci lavoratori, stagisti, tirocinanti,  lavoratori a chiamata, etc…) sono obbligate dal D.Lgs. 81/08, il Testo unico della sicurezza nei luoghi di lavoro, ad adempiere ad una serie di obblighi.

In questo modo – conclude Fabio Paolillo -  verificando le misure di sicurezza adottate in azienda, dalla conformità degli ambienti di lavoro e dei macchinari alla corretta gestione della documentazione obbligatoria prevista dalla legge  come il  Documento di Valutazione dei Rischi, la Valutazione dei rischi specifici, la formazione obbligatoria prevista per le figure aziendali, potremo monitorare ancora meglio la situazione, valutare le criticità comuni che ci consentiranno di indirizzare in nodo più puntuale l’opera di sensibilizzazione del datore di lavoro a raggiungere e mantenere gli standard previsti in tema di prevenzione.

Un richiamo a tutti i protagonisti della sicurezza nei luoghi di lavoro, datore di lavoro e lavoratori, affinché la strategia di contrasto agli incidenti sul lavoro passi anche attraverso l’impegno, l’attenzione e la sensibilità di tutti.

 

Sull\'ex Ilva \"dobbiamo purtroppo segnalare che in questi ultimi travagliati anni la produzione si è attestata ben al di sotto delle performance per garantire la sostenibilità occupazionale\" e \"per quest\'anno si tema una performance ben al di sotto dei 4 milioni previsti\".  Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso,  in audizione presso le Commissioni riunite Attività produttive Camera e Industria Senato sulle prospettive industriali del sito siderurgico di Taranto.

   Il ministro ha ricordato che \"nel 2020 la produzione è stata di 3,4 milioni di tonnellate, nel 2021, quando le condizioni dell\'acciaio in Europa erano favorevoli ai produttori, si sono prodotte appena 4 milioni di tonnellate. Nel 2022, in condizioni ancora diverse, questa produzione si è fermata a poco più di 3 milioni, dieci anni fa la produzione era di 6 milioni e 200 mila tonnellate, esattamente il doppio\". 

Intanto Franco Bernabé conserva temporaneamente la carica di presidente di Acciaierie d’Italia Holding. Si sarebbe dovuto dimettere ieri, chiudendo un’esperienza cominciata a luglio del 2021. Aveva già manifestato le sue intenzioni di andar via e rimesso il mandato nelle mani del Governo per consentirgli di decidere in “assoluta libertà”. Lo aveva anche confermato lo scorso 17 ottobre alla Camera in audizione. Invece ieri ha dovuto soprassedere per il momento sull’abbandono. È accaduto che il consiglio di amministrazione si sia riunito come previsto, ma non ha visto, a seguire, la costituzione dell’assemblea della Holding di Acciaierie. La sede che avrebbe dovuto prendere atto delle dimissioni di Bernabè. Il cda è infatti rimasto aperto e si é aggiornato alla prossima settimana. Si parla di lunedì o martedì. Il percorso delineato prevede che il cda si riunisca ad inizio di settimana. L’assemblea sarà poi convocata nel giro di otto giorni dal nuovo cda. 

Nuove tensioni nel rapporto, già difficile, tra Invitalia e ArcelorMittal in Acciaierie d’Italia (ex Ilva). La società pubblica che fa capo al Mef e la multinazionale dell’acciaio convivono infatti in AdI rispettivamente col 38 e col 62 per cento delle quote. In una lettera dhe Bernardo Mattarella, ad di Invitalia, ha spedito a Franco Bernabé e Lucia Morselli, rispettivamente presidente e ad di Acciaierie d’Italia Holding, ma anche ad Acciaierie d’Italia spa, ad ArcelorMittal SA in Lussemburgo e ad ArcelorMittal Italy Holding a Milano, si avanzano una serie di contestazioni e si evidenzia per “l’ennesima volta, il grave difetto di disponibilità e collaborazione nei confronti della nostra società e la ancor più grave mancata conformità alle pattuizioni contrattuali”. Un primo punto di contestazione sollevato da Invitalia riguarda il fatto che AdI non abbia fornito al socio pubblico elementi sullo stato della società siderurgica. Questo per “la corretta valutazione circa il possibile esercizio dei propri diritti, in particolare, la sussistenza o meno dei presupposti per l’ammissione di ADIH alla procedura di amministrazione straordinaria”.

Secondo Invitalia, dall’azienda “non è stato fornito un aggiornamento sui piani di produzione di acciaio e, in particolare, su quale sarebbe l’entità della liquidità necessaria per far fronte all\'indicato impegno di 4 milioni di tonnellate di acciaio. A fronte della delicata situazione corrente, ADIH avrebbe dovuto fornire almeno una situazione economico-patrimoniale e finanziaria aggiornata, nonché un prospetto dei flussi di cassa a 12 mesi”. A ciò si aggiunga che l’11 settembre è stato sottoscritto da AdI un Memorandum of Understanding “senza che ne fosse stata data alcuna comunicazione e preventiva informazione al consiglio di amministrazione della holding capogruppo”. In sostanza, Invitalia non ne è stata messa a conoscenza. Inoltre, il rappresentante del privato, “in occasione delle riunioni consiliari del 21 settembre e del 16 ottobre, non ha fornito alcun dettaglio in proposito pur essendo stato personalmente firmatario”. Il socio pubblico é stato quindi tenuto all’oscuro e questo determina “il sorgere di precise responsabilità”. 

In merito alla comunicazione di La società del Mef (azionista di minoranza di AdI col 38 per cento), comunque precisa “che la richiesta di chiarimenti e informazioni riguarda la corretta governance della società. Nello specifico la richiesta di chiarimenti e verifiche avanzata riguarda la messa a disposizione di documentazione aggiornata sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria di Acciaierie, nonché alcune recenti scelte aziendali non condivise”. “La comunicazione - dice Invitalia - non riguarda in alcun modo la collaborazione e il lavoro comune che si sta portando avanti con le istituzioni e in particolare con il Governo, che prosegue costantemente nello sforzo di giungere a una soluzione positiva”. 

 “Debutta in questa settimana al terminal container Yilport Taranto la compagnia di navigazione Xpress”. Salgono così a quattro le compagnie che usano l’infrastruttura del porto di Taranto. A Xpress si aggiungono infatti “tre stabili linee di collegamento, CMA, Kalypso e Medkon”. Lo hanno dichiarato i vertici della societa San Cataldo Container Terminal (SCCT), emissione del gruppo turco Yilport e concessionaria del terminal di Taranto, ricevendo in visita Patrizia Scarchilli, direttore generale Mit, Direzione per la vigilanza sulle Autorità di sistema portuale, il trasporto marittimo e per vie d\'acqua interne, e Maria Cristina Farina, dirigente della stessa Direzione. Con loro anche l’Autorità portuale di Taranto e gli altri rappresentanti della società terminalista. Yilport ha dichiarato ai rappresentanti del ministero Infrastrutture e trasporti che vi é un “costante e forte trend di incremento dei traffici: 100% sul 2022 e 340% sul 2021”. Inoltre, la “risoluzione sempre più vicina del problema dei dragaggi e lo snodo ferroviario già operativo che collega il terminal all\'Italia e all\'Europa, rendono sempre più competitivo a livello mediterraneo il terminal” ha dichiarato la società che ad oggi ha 150 dipendenti, “di cui più del 90% assorbito dal bacino della Taranto Port Worker Agency”. La società ha infine evidenziato al Mit che “il terminal si appresta a diventare il punto di riferimento nel Mar Mediterraneo quale grande base logistica, nell\'ampia retroportualità, a disposizione di importanti gruppi internazionali organizzati per costruire le torri eoliche e i relativi impianti destinati ai vasti parchi off-shore che si realizzeranno nei prossimi mesi ed anni in virtù della ormai avviata transizione energetica. In questo senso - afferma la società - l\'iniziativa Renantis-Yilport , partita a fine 2022, ha reso il terminal funzionale per una rilevante iniziativa di economia circolare a supporto delle economie del territorio ma anche di quelle regionali e nazionali”. 

Perde 5 milioni il progetto Ferretti nell’area portuale di Taranto, finalizzato a creare un polo produttivo di cantieristica navale per la costruzione di stampi, scafi, coperte e sovrastrutture in materiale composito. Nella quota di finanziamento pubblico per la messa in sicurezza e l’allestimento dell’ex yard Belleli, il ministero delle Infrastrutture e trasporti ha infatti tagliato 5 milioni di euro. Non sono note le ragioni che hanno portato a questa riduzione. Di conseguenza, i diversi soggetti pubblici coinvolti nell’operazione (ministero, Regione Puglia e Autorità portuale del Mar Ionio) hanno dovuto rifare il punto della situazione per dare a Sogesid, società del ministero dell’Ambiente, le richieste garanzie sul fronte della copertura finanziaria. Trovandosi con 5 milioni in meno, Sogesid si era infatti fermata nel lanciare il bando di gara per la sistemazione dello yard. La soluzione trovata è quella di individuare all’interno dell’intervento una quota di lavori opzionali pari a 5 milioni. Lavori che non verrebbero cancellati ma spostati ad un secondo momento, quando si troveranno le risorse. Adesso toccherà a Sogesid vedere cosa può essere rinviato in modo da chiudere la partita e partire, forse entro il mese, con la pubblicazione del bando di gara. In base alle offerte che arriveranno, Sogesid, che é stazione appaltante, deciderà chi dovrà occuparsi dello yard per renderlo fruibile all’investimento Ferretti. Il progetto Ferretti, nato nel 2020, ha sinora avuto una gestione è stata lunga e articolata. Solo lo scorso 5 aprile dalla conferenza dei servizi convocata dal ministero dell’Ambiente è arrivato il via libera con alcune prescrizioni. E il relativo decreto con la firma dei ministri Adolfo Urso (Imprese) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) è poi arrivato materialmente all’Authority e agli altri soggetti coinvolti solo a settembre. Nel frattempo, sia l’Authority che Ferretti hanno recepito le prescrizioni della conferenza dei servizi nel progetto esecutivo. L’investimento Ferretti - gruppo leader nella nautica e negli yacht - ammonta complessivamente a 201,2 milioni di euro, di cui 137,5 di finanziamento pubblico tra completamento della bonifica e infrastrutturazione e 63,6 di investimento privato. Duecento gli occupati diretti previsti, indotto a parte.

\\\"Nella commissione Trasporti ci sono risoluzioni di singole forze politiche, sia di maggioranza di opposizione, sulla nostra proposta al Parlamento e poi si proseguirà con la creazione di norme specifiche che potranno attualizzare il nostro sistema”. Lo ha detto sulla riforma della legge sulle Autorità portuali il vice ministro alle Infrastrutture e trasporti, Edoardo Rixi, collegandosi oggi con l’assemblea nazionale di Federagenti (gli agenti e i raccomandatari marittimi) in corso a Taranto. Bisogna puntare, ha detto Rixi, ad “una semplificazione delle procedure anche di carattere burocratico, ma la grande scommessa è la digitalizzazione. Nei prossimi giorni partiranno i bandi sulle Autorità portuali, la prima fase è su 250 milioni di digitalizzazione previsti dal Pnrr e gestiti dal nostro ministero. Poi, successivamente, entro fine anno anche per le imprese”. Serve “semplificare i processi e fare un sistema logistico integrato - ha detto il vice ministro - garantendo le massime condizioni di sicurezza dei singoli operatori” perché “ci sono gli attentati fisici” ma anche quelli “informatici che hanno effetti collaterali rilevanti”. Nella riforma delle Authority, ha osservato Rixi, “si dovrà tenere presenti le esigenze di tutti e di un sistema, facendo una sintesi e decidendo in tempi rapidi”. “I nostri sono tutti porti-città - ha sostenuto Rixi - e se aumento la capacità di un porto dentro una grande città e non gestisco la parte ambientale, ho la reazione contraria degli abitanti della città che si trovano con un aumento del tasso di inquinamento senza avere un vantaggio. Sono tutti elementi - ha rilevato il vice ministro - che fanno pensare ad una pianificazione nazionale e ad una gestione strategica nazionale di porti, interporti, valichi alpini e grandi catene logistiche, ma dobbiamo anche avere un livello locale che consenta che un porto non diventi un elemento estraneo rispetto ad un territorio anche per la pianificazione dei piani regolatori. Altrimenti, nel sistema normativo che abbiamo, rischieremmo di aprire contenziosi che non finirebbero mai. Dobbiamo rendere il nostro Paese capace di valorizzare la differenza dei vari scali ma con un indirizzo complessivo che valorizzi il Paese”. “Molte linee logistiche si sono consolidate nel nostro Paese ma l’instabilità degli ultimi giorni nel Mediterraneo orientale e nei Paesi arabi, rischia anche di compromettere importanti canali che abbiamo sempre utilizzato”.  ha detto sui porti e sui traffici marittimi sottolineato Rixi. “Oggi il tema - ha detto Rixi - è quello di andare a trovare nuovi mercati, di creare una resilienza e di occuparsi anche di sicurezza sia in ambito Nato che G20, in modo da governare il processo di cambiamento a livello mondiale che vede tantissime sfide contemporaneamente”. Tra queste, ha aggiunto il vice ministro, “la sfida della digitalizzazione che però va protetta da attacchi hacker e informatici e la sfida del cambiamento climatico in seguito alla decarbonizzazione per i traffici marittimi”. Quest’ultima “deve guardare ad un posizionamento globale e non solo europeo, altrimenti rischiamo di farci del male senza raggiungere alcun risultato significativo dal punto di vista ambientale” dice Rixi citando gli incontri avuti nei giorni scorsi con alcuni rappresentanti del Governo indiano. C’è poi, aggiunge Rixi, “il tema della sicurezza marittima e del rapporto tra gli Stati, dove in questo momento ci sono importanti cambiamenti in atto e su cui il nostro Paese può anche contribuire con delle azioni per tentare di raffreddare e stabilizzare una situazione in questo momento assolutamente preoccupante. Ma ci sono tantissime prospettive, e la Puglia e Taranto possono rappresentare un hub per le nuove rotte e i nuovi itinerari che si possono creare anche col Sud Est asiatico”. Circa la Via del Cotone, Rixi ha detto che nei giorni scorsi “in India abbiamo discusso di un nuovo corridoio sostanzialmente parallelo al canale di Suez e della creazione di investimenti e di scambi di know how tra operatori. Il sub continente indiano si appresta a diventare la quarta economia a livello globale ma é molto indietro da un punto di bista marittimo ed ha molto bisogno di capacità di know how che un Paese come l’Italia potrebbe condividere”. 

Il governo esclude la chiusura. Il governo sta trattando con Arcelor Mittal per evitare la chiusura dei siti o l\'amministrazione straordinaria. Ci sarà un nuovo incontro a palazzo chigi entro il 7 novembre\". Lo ha detto Roberto Benaglia della Fim Cisl al termine dell\'incontro a Palazzo Chigi sul futuro dell\'ex Ilva. 

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