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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1903)

 Partirà da subito e si concluderà a fine ottobre l'erogazione dei crediti scaduti delle aziende dell'indotto Ilva della provincia di Taranto. Il management della società dell'acciaio corrisponderà i pagamenti relativi alle commesse scadute entro il 15 agosto scorso. Soddisfazione di Confindustria per il buon esito delle richieste avanzate da tempo dagli industriali jonici e per l'impegno profuso dal management Ilva

 

 

C'è un'altra buona notizia, dopo quella dei giorni scorsi, per le aziende dell'indotto Ilva della provincia di Taranto: entro la fine di ottobre prossimo sarà erogato – da parte della società – l'ammontare dei crediti vantati fino alla metà di agosto scorso dalle stesse imprese operanti nell'appalto; crediti, lo ricordiamo, scaduti da almeno sette mesi.

La società  ha infatti comunicato – nel corso di un incontro avuto  fra il Presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo ed il management Ilva – che i pagamenti riguarderanno i crediti esigibili scaduti entro e non oltre il 15 agosto 2014, vale a dire la gran parte di quanto avanzato dalle stesse aziende.

E' un altro importante tassello, dicevamo, che si aggiunge al quadro già positivo emerso dal confronto dei giorni scorsi fra il Ministro dello Sviluppo Economico, il Commissario Ilva e Confindustria, che, come si ricorderà, aveva sancito lo sblocco di risorse ad hoc – trentaquattro milioni di euro – per tutte quelle realtà imprenditoriali che da almeno sette mesi attendevano il pagamento di lavori già effettuati per il centro siderurgico, oramai stremate da una crisi di liquidità senza precedenti.  La notizia del pagamento immediato, nei modi e nei tempi già citati, dei crediti esigibili, apre ulteriori scenari sul fronte dei rapporti – inediti – che si stanno sempre più instaurando con il management della società dell'acciaio, particolarmente sensibile ed attento alle istanze che arrivano dal territorio jonico, la cui situazione rimane comunque particolarmente complessa.

Un rapporto più fluido che Confindustria Taranto accoglie con particolare favore soprattutto alla luce delle reiterate richieste avanzate negli ultimi mesi dagli industriali jonici al Governo ed alla stessa Ilva affinchè la critica situazione dell'indotto trovasse una rapida ed esaustiva soluzione. Richieste che, a quanto pare, stanno finalmente trovando concretezza ridando serenità e prospettive ad un significativo e fondamentale segmento imprenditoriale e produttivo del nostro territorio.

 

Siamo al paradosso. La confusione sui dati degli Ipa e del Benzo(a)pirene emessi dall'Ilva è tale che potrebbe sembrare che sia il quartiere Tamburi ad inquinare lo stabilimento siderurgico. A denunciare la clamorosa discrepanza tra quanto rilevato da Arpa Puglia ed i report trimestrali pubblicati dal Ministero dell'Ambiente è PeaceLink. In un lungo documento, Alessandro Marescotti, Antonia Battaglia e Luciano Manna spiegano che "sul sito del Ministero dell'Ambiente sono stati pubblicati dati inediti di monitoraggio degli inquinanti sugli impianti ILVA, frutto dei controlli trimestrali previsti dall'AIA. Si tratta di documenti relativi ai report del gestore (Ilva) per l'attività di vigilanza e controllo. Tali dati sulle emissioni inquinanti hanno rivelato una situazione preoccupante e talvolta drammatica che testimonia di un grave e persistente malfunzionamento degli impianti dello stabilimento siderurgico. Ad esempio un dato importante è collegato alla violazione della famosa prescrizione nr. 49 che segna il limite di 25 g/t coke dalle torri di spegnimento della cokeria.
 Dall'ultimo riepilogo pubblicato dal Ministero dell'Ambiente e dai report singoli si notano gli sforamenti (in cokeria) della torre di spegnimento numero 4. I dati rilevati vanno oltre il limite. Ciò avviene nei mesi di maggio e giugno 2014 rispettivamente con 33,42 e 32,42 g/t coke.Lo sforamento di questo parametro è stato segnalato da Ispra nel corso dell'anno 2013 come violazione notificata ad ilva da parte del Ministero. Questa ed altre informazioni sono state da PeaceLink prontamente comunicate alla Commissione Europea, al fine di sottolineare - con dati certi alla mano - che la situazione all’ILVA di Taranto è molto lontana dall’essere stata risolta.Il Governo Italiano, la cui preoccupazione maggiore al momento è quella di vendere lo stabilimento e sbarazzarsi del problema, continua a non considerare la gravità di ciò che avviene a Taranto e che si abbatte quotidianamente sulle vite dei tarantini e degli operai ILVA.

Nonostante le rassicurazioni di facciata e lo spegnimento in cokeria di 6 batterie su 10, il Governo e la struttura di Commissariamento ILVA non sono attualmente in grado di tenere sotto controllo le emissioni delle restanti quattro batterie della cokeria ILVA, come i dati dimostrano chiaramente.
La gestione ILVA è fallimentare e il Governo, insieme alla Regione, continua a raccontare una situazione ottimistica che non corrisponde alla realtà.

I numeri parlano da soli. In data 6 maggio 2014, le emissioni totali di IPA hanno toccato la cifra esorbitante di 4864 nanogrammi a metro cubo, con una concentrazione di benzo(a)pirene di ben 640 nanogrammi. Valori inaccettabili e il cui effetto alla lunga sugli operai e la popolazione è potenzialmente drammatico, se si considera che il valore di 20 nanogrammi a metro cubo di IPA è la media del 2010 nel quartiere Tamburi. Simili picchi emissivi, in condizioni meteo particolari, possono avere effetti non trascurabili. Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, infatti, siamo 640 volte oltre i limiti di accettabilità per l'aria-ambiente di città e oltre 4 volte oltre i limiti fissati per i lavoratori delle cokerie dalla Francia (150 nanogrammi a metro cubo). L'Italia - che si pone come obiettivo il raggiungimento dei valori più bassi tecnicamente possibili - non può considerare questi numeri come indicativi di un buon funzionamento degli impianti. In cokeria solo nell'ultimo trimestre i valori elevati consultabili variano da 1000 a 3000 nanogrammi a m3 per gli ipa sino ad arrivare al picco già citato.

A maggio il valore più basso sempre in area cokeria è di 391 ng/m3 di IPA, che per noi è già un valore da allarme sociale. Nel primo trimestre gennaio/marzo 2014 la situazione non era migliore, anche in questo periodo leggiamo valori tra i 1000 e i 2000 nanogrammi a m3 di IPA. Stiamo parlando di IPA, potenzialmente cancerogeni e per i quali non esiste una soglia sotto la quale è garantita l'innocuità. Non possiamo tacere l'enorme divergenza di questi dati rispetto a quelli molto "tranquillizzanti" pubblicati sul sito dell’ARPA. Ad esempio proprio nel giorno (6/5/2014) in cui venivano misurati sul piano di caricamento ben 4864 nanogrammi a m3 in cokeria, sul sito Arpa apparivano solo 5 nanogrammi a metro cubo di IPA per la cokeria stessa".

Secondo Peacelink "il contrasto è evidente: dalla cokeria ILVA si è sprigionata una concentrazione di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) che è 972 volte superiore a quella misurata dalla centralina degli IPA che fornisce i dati al sito ARPA. La cosa, ad essere sinceri, ci sconcerta al di là di tutte le disquisizioni tecniche che saranno portate per spiegare questa abnorme discrepanza. Ancora più sconfortante è constatare che in quel giorno (6 maggio 2014) le centraline poste dentro ILVA davano valori di IPA talmente rassicuranti da far apparire la cokeria come il punto migliore dello stabilimento, come si può notare di seguito. Ecco la sintesi dei dati IPA (ng/m3 sta per nanogrammi a metro cubo) per il 6/5/2014:

Cokeria piano coperchi: 4864 ng/m3 (sito Ministero Ambiente)
Cokeria ILVA: 5 ng/m3 (sito ARPA)
Direzione ILVA: 11 ng/m3 (sito ARPA)
Parchi minerali ILVA: 8 ng/m3 (sito ARPA)
Portineria ILVA: 7 ng/m3 (sito ARPA)
Riv1 ILVA: 7 ng/m3 (sito ARPA)
Taranto Quartiere Tamburi: 16 ng/m3 (sito ARPA)

Queste misurazioni più elevate di IPA sono state effettuate in quello che è uno dei punti più critici della cokera: il piano coperchi (il cosiddetto "top side").

Questo che cosa significa? Significa che se fossero stati piazzati sul "top side" della cokeria gli analizzatori IPA (che forniscono quotidianamente i valori di inquinamento della cokeria sul sito dell'ARPA) i valori sarebbero risultati molto più alti di quelli che oggi appaiono sul sito dell'ARPA e che sono frutto di centraline mal posizionate. Perché ARPA non li ha fatti piazzare lì? Per trovare gli IPA bisogna cercarli. Ciò che emerge dal quadro delle emissioni certificate nell'ambito del piano di monitoraggio trimestrale dell'AIA smentisce ogni ottimismo politico e contraddice l'immagine rassicurante di un'ILVA ormai innocua e virtuosa, capace di contendere ad altre industrie mondiale il podio delle migliori prestazioni ambientali. 
La divergenza tra le illusioni della politica - alimentata da dati sottostimati - e la realtà dei dati è abissale. Testimonia di una fabbrica obsoleta, che produce non rispettando gli standard emissivi che le migliori tecnologie disponibili (obbligatorie per legge) dovrebbero assicurare. In particolare colpiscono le elevate misurazioni trimestrali pubblicate riguardano le polveri e gli Ipa nella zona cokerie dell'Ilva nel periodo gennaio-aprile 2014. Si possono osservare i valori abnormi a 3 e 4 cifre degli Ipa in cokeria, così distanti da quelli a cui ci aveva abituati il sito dell'ARPA. Per ogni documento c’è una tabella riassuntiva e poi i singoli rapporti di prova. L'elemento importante di queste analisi è la scomposizione che il rapporto di prova fa degli Ipa totali e le quantità di benzo(a)pirene e di tutti i componenti singoli della famiglia degli Ipa.

Dai nuovi dati pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente i valori del benzo(a)pirene in cokeria risultano più elevati di quelli degli IPA in cokeria pubblicati sul sito dell'ARPA. La cosa è assurda e paradossale. Infatti gli IPA dovrebbero essere sempre più alti del benzo(a)pirene in quanto gli IPA contengono il benzo(a)pirene.Siamo nel pieno caos dei numeri. Non possiamo accettare che il punto più pulito dell'Ilva sia la cokeria e che l'inquinamento da Ipa si impenni una volta varcato il muro di cinta e aver messo il naso nel quartiere Tamburi (qualcuno potrebbe ironizzare che è il quartiere che inquina l'Ilva). Non lo possiamo accettare perché i nuovi dati da poco pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente pongono finalmente fine a questa assurdità. Oggi - con nuovi dati - viene confermata tutta la potenza emissiva della cokeria. Con i dati del controllo trimestrale aggiornato sappiamo finalmente che la cokeria inquina con numeri a tre e a quattro cifre e non con numeri a uno o due cifre (come leggiamo sul sito dell'ARPA). La questione dell'errato posizionamento delle centraline dentro l’Ilva, più volte sottolineato, non è mai stato risolto e tutto questo ci porta ad avere dati non rappresentativi che entrano in conflitto con quelli delle rilevazioni trimestrali le quali vengono effettuate proprio sui punti critici e rappresentativi delle aree di emissione, quelli cioè su cui chiedevamo di piazzare le centraline che forniscono ogni giorno di dati al sito ARPA".

I dati citati nel comunicato di PeaceLink sono estratti da un dossier reperibile al seguente link http://aia.minambiente.it/Ilva.aspx

 

Sarà intasata la buca delle lettere del presidente del consiglio a Palazzo Chigi. Più o meno contesutalmente al sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha impugnato la penna ed ha vergato di suo pugno una "vibrata protesta" indirizzata a Matteo Renzi sul futuro del porto di Taranto. Grazie sindaco, grazie presidente ma da voi pretendiamo di più. La pantomima della letterina, francamente, ha stancato. C'è un territorio da ricostruire, da riprogettare. E, invece, da Palazzo di città a Via Capruzzi, fino a Palazzo Chigi, non un'idea, non un contributo se non l'affannosa corsa a salvare un modello industriale ed economico ormai logoro. Logoro come la classe politica che lo ha spalleggiato e sostenuto, non a caso finita sotto inchiesta. Siate seri! Non più di dieci giorni fa, caro Stefàno e caro Vendola sedavate fianco a fianco con il Matteo nazionale e cosa avete fatto? Gli avete posto con urgenza il disastro della grande industria? Avete esternato il dramma di una città senza lavoro e senza salute? Avete sbattutto i pugni sul tavolo per le bonifiche, per il porto, per l'aeroporto, per le aree demaniali dismesse? Niente di tutto ciò. Pacche sulle spalle e la solita minestra sulla centralità dell'acciaio, del petrolio di Tempa Rossa e della Marina Militare. Un bla... bla... bla sentito mille volte. Per piacere, cari Stefàno e Vendola, scrivete di meno e operate di più in favore di Taranto. Grazie.

Siccome la cronaca va sempre fatta salva, vi proponiamo il testo integrale della lettera di Vendola al presidente Renzi.

"Caro Presidente,

come Le è noto, le vicende legate al rilancio dell’attività del porto di Taranto, per le quali nel febbraio del 2012 è stato nominato un Commissario straordinario per l’attuazione di opere infrastrutturali di importanza strategica, hanno maturato nel tempo un preoccupante ritardo.
Non è questa la sede in cui ripercorrere i motivi e le ragioni per le quali le iniziali previsioni di esecuzione delle opere hanno subito una dilatazione dei tempi che nella migliore delle ipotesi verrà consuntivata in almeno 24 mesi, quanto evidenziare come le ultime interlocuzioni tra l’Autorità Portuale di Taranto, le Organizzazioni Sindacali ed il Concessionario terminalista TCT, stiano assumendo toni preoccupanti per il futuro del porto e della città di Taranto. Le agitazioni dei lavoratori ormai in Cassa Integrazione da più di due anni, la decisione del terminalista di spostare anche l’ultima rotta transoceanica dal Porto di Taranto al Porto del Pireo, interrompendo di fatto qualsiasi attività operativa sul Terminal, le “comprensibili” istanze dell’Autorità Portuale di porre al Terminalista “condizioni” e “garanzie” di operatività, stanno determinando delle frizioni che potrebbero facilmente degenerare in una irreversibile rottura.
Sul punto, la scelta di TCT di dirottare ieri, verso il Porto di Trieste, l’ultima nave transoceanica attesa a Taranto, ha contribuito ad esasperare ancora di più i rapporti già compromessi. Per questa ragione pur a conoscenza dell’iniziativa che il Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto Prof. Avv. Sergio Prete ha intrapreso per convocare in Prefettura a Taranto, la Presidenza del Consiglio, le OO.SS e la TCT SpA, per un incontro finalizzato alla sottoscrizione di un ulteriore accordo tra le parti, Le chiedo di valutare l’opportunità di una urgente convocazione a Roma, delle parti coinvolte (ApTA, TCT SpA, le OO.SS e la Regione Puglia) ed esercitare una quanto mai incisiva azione di mediazione a recupero della normalità in un quadro di rispetto dei reciproci obblighi assunti dagli attori della vicenda.Obiettivo inderogabile sarà quello di confermare la volontà comune a proseguire nel percorso intrapreso, attraverso la rassicurazione che le legittime aspettative di tutti verranno soddisfatte attraverso l’impiego delle ingenti risorse disponibili, fondamentali per il rilancio della crescita e dello sviluppo di una realtà già pesantemente colpita".

 

Sono motivo di forte preoccupazione le decisioni assunte dai vertici di TCT di sospendere le operazioni commerciali al terminal dell'area portuale di Taranto. Ne è preoccupato il sindaco di Taranto e tutto il territorio per il fatto che tali decisioni non sono assolutamente collimati con le esigenze degli operatori del porto e più complessivamente della Città, protesa alla ricerca di soluzioni di rilancio per la sua economia. Il sindaco Stefàno con questi toni ha scritto al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. L’appello che il primo cittadino rivolge al Governo riguarda l’impegno ad adoperarsi per la ricerca di un punto di mediazione che scongiuri conseguenze dannose al territorio e che possa vanificare tutti gli sforzi prodotti per l'attuazione della Zona Franca al Porto di Taranto e, non secondariamente, anche tensioni sociali.

"Per questa ragioni ed apprezzando gli sforzi del prefetto di Taranto che in questa direzione sta già assumendo in loco- conclude la lettera il sindaco al Ministro -. Le chiedo di fissare un incontro fra le varie componenti affinché questa criticità giunga a positiva soluzione scongiurando gravi penalizzazioni al nostro sistema portuale."

"Suona strano sentire il sindaco di Taranto preoccuparsi per le sorti economiche del territorio, dopo tutte le dichiarazioni degli ultimi tempi che hanno messo in allarme le compagnie internazionali". Lo dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. "Oggi si preoccupa per l'abbandono di Tct -prosegue- ma non si e' preoccupato di dire di voler fare la variante al piano portuale. Lo sostengo da tempo: perseverando su questa linea e in un contesto di lavori infrastrutturali in ritardo, era ovvio che le grosse aziende organizzassero il ritiro da Taranto. Sembrava fosse questo l'obiettivo del sindaco e per questo resto sorpreso oggi. Chissa', di questo passo -conclude- anche su Tempa Rossa o su altri investimenti fino ad ora osteggiati, potremmo vederlo cambiare idea, per la prima volta nel reale interesse della comunita' tarantina".

Il progetto dell’Eni “Tempa Rossa” per lo stoccaggio a Taranto del petrolio proveniente dalla Basilicata va approfondito. E’ stata questa la conclusione della seduta della V commissione consiliare nel corso della quale hanno avuto luogo una serie di audizioni (ASL TA, Associazione medici per l’ambiente ISDE, Ordine dei medici Taranto, Lega Ambiente, ARPA, Comune di Taranto) nel corso delle quali sono emerse, in un’area già fortemente provata, una serie di criticità ambientali, sanitarie e legate al porto di Taranto – in termini di Rischio di incidente rilevante -  che verrebbe interessato, a seguito della costruzione di due serbatoi da 180 mila metri cubi, ad una movimentazione di un centinaio di petroliere all’anno.
Va precisato che il Ministero dell’ambiente ha rilasciato  l’autorizzazione VIA-AIA nell’ottobre 2011 senza attendere il parere VIA della Regione Puglia (deliberazione della Giunta regionale n. 2515 del novembre 2011),  che conteneva alcune prescrizioni  a cui non è stato dato seguito.
Nel frattempo è stata approvata la L.R. n. 21/2012 che ha introdotto lo strumento della Valutazione del danno sanitario (VDS),  quale parte integrante dell’AIA.
Anche nella Conferenza dei servizi decisoria del 17 luglio scorso presso il Ministero dell’ambiente non è stato presentato dalla Regione  il rapporto di VDS che è obbligatorio in caso di AIA nazionale.  
 
Di qui la richiesta (codificata in una mozione che sarà sottoposta a breve al Consiglio regionale) di Alfredo Cervellera, il consigliere SEL che ha promosso la seduta odierna della 5° commissione, con cui si impegna la Giunta regionale a richiedere al Governo nazionale la riapertura dei termini della procedure AIA al fine dell’acquisizione della VDS che dovrà essere redatta da ARPA, ASL e Ares nel più breve termine possibile (l’unica deroga prevista dal Decreto Balduzzi alla VDS è stata prevista, infatti, per la sola ILVA) e a revocare la citata deliberazione n. 2511/2011.
 
Su tutta la questione “pesa molto l’atteggiamento ondivago del Comune di Taranto” – ha detto Michele Mazzarano (PD) - che solo recentemente ha preso posizione in maniera netta sulla questione con l’approvazione di un ordine del giorno di contrarietà all’iniziativa e ha ricordato come nel 2011 si sono registrati i pareri favorevoli in merito da parte del Comune e della Provincia di Taranto nonché della stessa Regione. “Adesso – ha aggiunto Mazzarano – siamo ai tempi supplementari ed è il Comune che gioca un ruolo di primissimo piano”.

Per la Regione – ha precisato Michele Losappio (SEL) – è sufficiente chiedere al Governo, alla luce di tutto quello che ha dato fino ad ora in termini di energia, che non via sia alcun aggravio ma solo una riduzione, sia in termini di stoccaggio che di produzione. A maggior ragione, peraltro, in assenza di un Piano energetico nazionale.

Anna Rita Lemma ha sottolineato le difficoltà che vivono gli enti locali nella gestione dei processi di politica energetica e ha chiesto che della questione venga investito il Consiglio regionale, con la discussione della mozione di cui è primo firmatario Cervellera.

Il presidente della V commissione Filippo Caracciolo ha assicurato che tutti i contributi forniti nel corso delle audizioni saranno trasmessi all’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro e al direttore di Area Antonello Antonicelli, oggi assenti a seguito di impegni ministeriali.  
Avrà luogo, quindi, un’altra seduta allargata a questi ultimi. A seguire un’altra con la convocazione del sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. 

 

Il 73% delle imprese orientate all’innovazione riscontra difficoltà nel reperimento di figure professionali. ‘Giovani innovatori in azienda’, è il nuovo bando regionale rivolto ai giovani pugliesi – tra i 18 ed i 35 anni- finalizzato a promuovere l’incontro tra le piccole e medie imprese ed i giovani. L’iniziativa è di Regione Puglia ed Arti, e rientra nel piano di azione Bollenti Spiriti 2014/15.

Si tratta di un programma  sperimentale finalizzato a consentire ai giovani ad alta qualificazione di migliorare la propria occupabilità,  sviluppando esperienze all’interno di piccole e medie imprese che in tal modo possono rafforzare la loro capacità di innovazione ed internazionalizzazione.

Nella sostanza il progetto si rivolge  ai giovani  candidati che possono  presentare (sino al 15 ottobre p.v.) un progetto  di innovazione,  ed alle imprese (hanno tempo sino al 14 novembre)  che sono disposte ad ospitarlo; i progetti avranno la durata di tre mesi e ai giovani candidati verrà corrisposta una indennità di 5 mila euro.   

Il progetto di innovazione può essere un prodotto finito (ad esempio un sito e commerce) o preparatorio per l’avvio di un processo di innovazione aziendale, lo svolgimento di un progetto non comporta l’instaurarsi di un rapporto di lavoro e può essere interrotto da entrambe le parti in qualsiasi momento.

Confcommercio Taranto per l’area provinciale promuove l’incontro tra l’offerta e la domanda di proposte progettuali,  per informazioni ed assistenza: Ufficio Area Credito Confcommercio  (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00)


"La proposta del commissario Ilva di Piero Gnudi e del ministro Federica Guidi che in queste ore stanno facendo presso il ministero dello sviluppo economico, ovvero quella di dividere l'Ilva in due societa' una 'bad company' e una 'new company' è una sentenza di condanna per Taranto”. Lo dichiara il coportavoce dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "I debiti, il personale, il contenzioso ambientale e l'avvio delle bonifiche, secondo la proposta Gnudi, sarà messo nella bad company mentre tutto il resto sarà acquistato probabilmente dalla società indiana”.
 
“Non si era mai arrivati a un tale livello di arroganza e di noncuranza per il futuro e per la vita dei tarantini compresi i lavoratori del’Ilva - denuncia il leader ecologista -. La proposta che il governo si accinge a fare porterà a non realizzare alcun risanamento ambientale, nessuna bonifica ma solo a levarsi nel peggiore dei modi la patata bollente dell'Ilva dalle mani”.
 
"Il dramma e', che a respirare i veleni di Taranto, non sara' ne' il commissario Gnudi ne' il ministro Guidi ma sara' chi ci vive: poco importa se a Taranto l'incidenza dei tumori è del +54% e la mortalità infantile è del +21% rispetto alla media pugliese. Per Gnudi e il ministro Guidi il problema ambientale di Taranto si risolve mettendo l'ilva nella bad company: il che significa non fare le bonifiche, lasciare il disastro ambientale a compromettere economia e salute. L’unica parola che si puo’ dire è: 'Vergognatevi'. Il silenzio della politica che siede in Parlamento a partire dagli ambientalisti del Pd è disarmante”.
Si terrà giovedì 25 settembre, alle ore 11, presso il Salone degli Specchi del Comune di
Taranto, il workshop dal titolo “Semplificazione e armonizzazione delle procedure doganali nel
porto di Taranto: Zona Franca - Sportello Unico - Pre-Clearing - Controllo e gestione degli accessi
in porto”, promosso dall’Autorità Portuale di Taranto e la Direzione Interregionale della Agenzia
delle Dogane con l’intento di istituire una tavola rotonda dedicata alla presentazione di alcune
importanti innovazioni in ambito portuale e doganale.
Tra queste, l’istituzione della Zona Franca non interclusa di II tipo in ambito portuale, l’attivazione
dello Sportello Unico Doganale e la sperimentazione del pre-clearing - che permetteranno di ridurre
drasticamente i tempi di attesa necessari per il disbrigo delle formalità doganali - e le novità nella
gestione delle procedure portuali degli accessi in porto introdotte grazie al progetto MEDNET -
Mediterranean Network for Custom Procedures and Simplification of Clearance in Ports, di cui
l’Autorità Portuale di Taranto è partner.
Saranno presenti all’incontro il Sindaco di Taranto, Dott. Ippazio Stefàno, il Direttore Interregionale
Puglia e Basilicata Agenzia delle Dogane e Monopoli, Dott. Andrea Zucchini, il partner di KStudio
Associato (KPMG), Avv. Massimo Fabio, il Vice Presidente di Taranto Logistica SpA, Dott. Jacopo
Signorile, il Presidente Consiglio Nazionale Spedizionieri Doganali, Dott. Giovanni De Mari,
l’Assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Lavori Pubblici, Avv. Giovanni Giannini, e
l’Assessore regionale allo Sviluppo Economico, Avv. Loredana Capone.

Giuseppe Massafra: “altro che totem ideologico. L’art. 18 è una questione ci civiltà”

Aumentati sul territorio i casi di licenziamenti discriminanti

 

 

Nella difesa del diritto al reintegro sul posto di lavoro in seguito ad un licenziamento ingiustificato per discriminazione non c'è nulla di ideologico, noi siamo qui per reiterare la nostra difesa nei confronti di Roberto, ma anche per dire che di casi come questi ce ne sono centinaia e che con la Legge Fornero le imprese hanno preso coraggio e con il pretesto di scarsa liquidità, soppressione di reparti o ristrutturazione dell’organigramma di fatto mandano a casa lavoratori rei soltanto di essere iscritti al sindacato, con la schiena dritta oppure solo in stato di gravidanza.

Così il segretario generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra, nella conferenza stampa che questa mattina CGIL e FIOM hanno tenuto sul tema dell’art. 18 e del licenziamento discriminatorio di Roberto Archinà, dipendente di una ditta dell’appalto ILVA.

Roberto è un caso emblematico – ha detto ancora Massafra – ma il clima in cui questo dramma personale e famigliare si consuma è quello di una crisi che in particolar modo a Taranto oggi costituisce la cornice di un mondo del lavoro in ginocchio.

Roberto Archinà licenziato nel giugno scorso e mai reintegrato dall’azienda, malgrado una sentenza del giudice del lavoro che ne ordinava il suo rientro, finisce così per essere la storia di un mercato del lavoro che scarica tutta l’assenza di innovazione e di strategicità sull’anello più debole della catena.

Non è l’unico caso nel contesto tarantino – dichiara Donato Stefanelli, segretario della FIOM di Taranto – perché di fronte alla crisi le aziende della nostra provincia rispondono con licenziamenti collettivi o licenziamenti individuali come questi, nella maggior parte dei casi illegittimi. E’ l’applicazione esterna del modello Riva – continua Stefanelli – quel modello che negli anni ’90 produsse la famigerata palazzina LAF.

Ma Roberto Archinà, delegato FIOM, rieletto anche malgrado la sua impossibilità di entrare in fabbrica (gli è stato disattivato il badge) nelle elezioni RSU della scorsa primavera, non si da per vinto.

Chiedo di rientrare sul mio posto di lavoro perché non mi basta lo stipendio, voglio che mi venga restituita la dignità – dice – quella dignità di lavoratore che si è sempre impegnato a favore dei propri compagni di lavoro e malgrado le vessazioni e i messaggi minacciosi non ha voluto piegarsi.

Roberto Archinà dunque era un personaggio scomodo e per questo l’azienda in questi ultimi anni lo ha posto in cassa integrazione moltissime volte.

Sono rientrato a dicembre, ma già a giugno era pronta per me la lettera di licenziamento – dice Archinà – non volevano che partecipassi alle elezioni per il rinnovo dei Rappresentanti di fabbrica.

E su questo la FIOM dopo aver vinto con l’avvocato Massimiliano Del Vecchio il ricorso per reintegro, chiederà ulteriori spiegazioni.

Credo che dovremo chiedere all’INPS e agli enti ispettivi un controllo sull’uso degli ammortizzatori sociali – dice Stefanelli – che non possono essere usati in maniera impropria per allontanare gli indesiderati dal luogo di lavoro.

In una paese civile e in una moderna democrazia – ha aggiunto l’avvocato Del Vecchio – la sentenza di un giudice viene rispettata, mentre qui non siamo in grado di far tornare in fabbrica un lavoratore senza la cooperazione dell’impresa. E in questo contesto parlare di diminuzione delle garanzie è assurdo.

L’art. 18 – dice Massafra – non è un totem ideologico. E’ piuttosto l’ultima occasione per evitare che casi come questi accadano ancor più di frequente. E’ una battaglia di civiltà che la CGIL non ha nessuna intenzione di mantenere nel proprio campo proprio per evitare la ghettizzazione ideologica di un principio che dovrebbe essere caro allo Stato e non solo ad alcuni di noi.

Una vicenda ed un contesto che la CGIL osserva da vicino.

Sono aumentati i casi di licenziamenti individuali chiaramente discriminatori e dissimulati con altre ragioni – dice Del Vecchio, che cura l’ufficio legale della FIOM e della CGIL  – e in questo clima diminuire le tutele è una tragedia.

E mentre la CGIL prepara la mobilitazione generale da Taranto si leva un appello all’impresa.

Abbiamo bisogno di contrastare la disoccupazione e non di crearne altra – dice Massafra – e per questo non serve diminuire i diritti o chiedere deroghe, piuttosto serve cambiare un paradigma di sviluppo, cercando nuove strategie, riducendo il costo del lavoro ed evitare la nascita di ulteriore precarietà. Molto più grave e urgente della cancellazione dell’art. 18.

L’Autorità portuale di Taranto in una nota a firma del presidente Sergio Prete rende noto che si è tenuta la terza seduta pubblica  relativa alla procedura aperta per l’affidamento dell’appalto per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori denominati “Interventi per il dragaggio di 2.3 Mm 2 di sedimenti in area molo polisettoriale per la realizzazione di un primo lotto della cassa di colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente del  Porto di Taranto” nella quale, a valle della valutazione dell’offerta tecnica da parte della commissione giudicatrice,  si è proceduto all’apertura delle offerte economiche e di tempo.  E’ stata pertanto definita la graduatoria provvisoria che vede la Astaldi spa prima classificata. Al termine della verifica della congruità dell’offerta risultata anomala del primo classificato, si potrà procedere all’aggiudicazione dell’appalto.Il Gruppo Astaldi S.p.A.- CAPITALE SOCIALE di  eur 196.849.800,00 con sede legale e direzione generale a Roma-

  opera in Italia da oltre ottanta anni e ha preso parte alla realizzazione dei principali progetti di sviluppo infrastrutturale del Paese. Una presenza che si è consolidata nel tempo anche grazie alle numerose e imponenti opere realizzate: strade, autostrade, ponti, viadotti, dighe, porti, ferrovie, metropolitane, sono solo alcuni degli esempi delle capacità realizzative del Gruppo. Attualmente la Astaldi è impegnata nella realizzazione di commesse di rilevante importo, prevalentemente nel settore delle infrastrutture di trasporto. Sono infatti in corso di esecuzione nuove linee metropolitane a Roma, Milano, Brescia, Napoli e Genova, rilevanti tratte autostradali e ferroviarie in Calabria e Toscana, la Stazione TAV di Bologna e il nodo ferroviario di Torino, ma anche importanti progetti nel campo dell'edilizia sanitaria a Napoli e in Toscana.

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