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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
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Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1903)

"Gli imprenditori che oggi sono scesi in piazza a Roma, hanno tutta la mia solidarietà. Da tempo auspico e invoco una soluzione in grado di evitare un disastro che troppo facilmente avevo già annunciato". E' il commento del Senatore Dario Stefàno alla notizia della manifestazione in mattinata nei pressi di Montecitorio degli oltre 200 imprenditori dell'indotto metalmeccanico e edile di Taranto. 

"Con il ricorso all'amministrazione straordinaria per l'Ilva, previsto dall'ultimo decreto legge del Governo, i crediti che le aziende dell'indotto vantano nei confronti del colosso siderurgico tarantino rischiano di essere di colpo azzerati. Non serve una laurea speciale per capire che ciò avrà risvolti più che negativi per quanto riguarda la vita e le attività delle imprese con insopportabili ripercussioni sui livelli occupazionali. Uno scenario che, proprio ora, non ci possiamo permettere".

"Tutti gli ultimi governi - continua Stefàno - hanno dichiarato di voler far ripartire il Paese partendo dalle risorse e dalle potenzialità del Sud. Io non voglio abituarmi ad ascoltare i proclami dei governi appena insediati per poi assistere ogni volta a misure che penalizzano ulteriormente le nostre già provate realtà. L'incontro accordato dal Ministro Guidi alla delegazione di Confindustria Taranto spero non sia solo un incontro di rito ma sia l'occasione per vedere finalmente stabiliti gli obiettivi e gli strumenti necessari per l'effettiva tutela e il reale rilancio dell'Ilva e del suo indotto". 

"Taranto, e più in generale la Puglia, hanno già pagato a caro prezzo - conclude Stefàno - le scelte sbagliate della politica industriale degli ultimi anni. Finora non mi sembra che i governi abbiano intrapreso la strada giusta per risarcire una comunità che merita molto di più e per dare un'altra chance a questo nostro territorio".

"E' assolutamente prioritario che una particolare attenzione vada rivolta alle aziende di Taranto che operano nell'indotto e sono per molti aspetti elementi cardini del sistema produttivo dell'Ilva e per questo, meritevoli senza dubbio del riconoscimento di un diritto indiscutibile che sia per l'appunto prioritario rispetto a quello dovuto agli altri creditori".

Il sindaco Stefàno non ha dubbi. Del resto la questione dell'appalto Ilva l'ha tirata fuori anche nel corso dell'audizione in 10a commissione Senato lo scorso 15 gennaio. E lo rifà adesso, scrivendo al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ai presidenti della 10a commissione Senato Industria-Commercio-Tursimo, on. Mucchetti, e 10a commissione Camera Arrività produttive-Commercio- Turismo, on. Epifani.

"Gli imprenditori dell'indotto infatti con i loro lavoratori, (circa 3000 unità)  - scrive il sindaco - hanno prestato la loro opera e da otto mesi sono senza la giusta retribuzione e quindi pressocchè disperati e vicinissimi al fallimento. E' impensabile che lo Stato non dia le giuste risposte ai suoi cittadini. Occorre, quindi, che crei i necessari presupposti affinchè si possano stipulare accordi con istituti di credito che prevedano delle agevolazioni per l'accesso al credito per le aziende dell'indotto fornendo una garanzia, una sorta di cambiale, a prima richiesta rilasciata da parte di amministrazioni dello Stato, per far stipulare finanziamenti a tassi e spese agevolati (per un fondo di almeno 100 ml.di euro), consentendo così - conclude - la continuazione del lavoro da parte delle aziende dell'indotto ed allontanando da esse lo spettro del fallimento".

"Industria, ultima fermata". Con questo slogan le ditte dell'indotto Ilva hanno  manifestato ieri mattina in piazza Montecitorio, a Roma. I tempi di avvio dell’amministrazione straordinaria dello stabilimento siderurgico sono imminenti e, come già detto, a meno di garanzie dirette da parte del Governo (che segue la delicata questione dell’indotto con grande attenzione), la gran parte delle aziende dell'indotto Ilva, grandi e piccole, impegnate da diversi lustri al servizio della grande fabbrica, rischia di scomparire, sommersa da un’esposizione debitoria senza precedenti. Di qui la decisione di autoconvocarsi a Roma e di far sentire forte la propria voce.

Un'inizaitva, che, però, non è stata condivisa dalla Fiom-Cgil. "L’iter parlamentare, appena avviatosi per la conversione in legge del decreto su Taranto e Ilva, - sottolinea Donato Stefanelli, segretario generale della Fiom - deve modificarne il testo in parti fondamentali che abbiamo già indicato. Fra questi le garanzie per i livelli occupazionali di tutti, diretti Ilva e lavoratori delle imprese degli appalti. Affinchè ciò avvenga è indispensabile che il Governo individui in tempi rapidissimi gli strumenti per salvaguardare, in regime di amministrazione straordinaria che partirà la prossima settimana, il sistema degli appalti che altrimenti verrebbe drammaticamente travolto se tagliato fuori dal percorso di salvataggio dell’Ilva. Il passaggio è molto stretto - aggiunge Stefanelli - ed è per questo che le azioni di ogni soggetto in campo devono essere ponderate e all’insegna del senso di responsabilità. Per questo non è in alcun modo  condivisibile quanto annunciato da Confindustria di Taranto di sospensione delle attività nello stabilimento e di messa in libertà dei lavoratori dipendenti dalle imprese degli appalti. Una forma di protesta sbagliata e autolesionista che può portare allo spegnimento degli impianti dando così il colpo di grazia a tutto e a tutti, irresponsabile perché soffia sul fuoco della paura e della rabbia, e che qualora venisse assunta davvero ci indurrebbe ad attivare tutte le azioni, anche di natura giudiziaria,  a tutela dei lavoratori coinvolti, anche perché per la messa in libertà non vi è alcun presupposto, tantomeno di natura giuridica. Chi semina vento raccoglie tempesta, ma non è di questo che Taranto ha bisogno. Rivolgo al Presidente di Confindustria di Taranto - conclude Stefanelli - l’invito ad intervenire affinchè agli annunci non faccia seguito alcun atto unilaterale da parte dei datori di lavoro degli appalti. Si torni immediatamente e responsabilmente a riporre la situazione nel confronto fra le parti, e ovunque sia necessario, per individuare gli strumenti utili a  gestire una fase tanto delicata e difficile".

 

I tempi dell’avvio della procedura di amministrazione controllata sono imminenti e il verdetto, per la mole di crediti vantati dalle aziende dell’indotto Ilva di Taranto, potrebbe arrivare quando non c’è più  nulla da fare. E soprattutto potrebbe non essere di segno positivo. E’ da questa consapevolezza che parte l’iniziativa, scaturita a seguito di una affollatissima ed animata assemblea, di autoconvocazione a Roma, per lunedì 19 gennaio, delle aziende dell’indotto Ilva di Confindustria Taranto. Un’iniziativa che fa seguito ad altre azioni già messe in atto: la sospensione dei lavori per l’Ilva e – nota ancora più amara – la messa in libertà, conseguente, dei lavoratori dipendenti, di cui sono state tempestivamente investite le segreterie sindacali.

"Le decisioni assunte, di particolare gravità, - spiega il presidente di Confindustria, Enzo Cesraeo - si impongono alla luce dell’assenza di garanzie che si prospettano proprio rispetto all’adozione della Legge Marzano, che di fatto prevede, se applicata pedissequamente, che i crediti vantati dalle aziende dell’indotto vengano inseriti nella procedura concorsuale, con la certezza di essere pressoché azzerat"i.

All’assemblea, presieduta dal presidente Vincenzo Cesareo e svoltasi in Camera di Commercio per via della grande partecipazione delle numerose aziende, hanno preso parte, fra gli altri, il presidente della CdC, Luigi Sportelli, il presidente dell’Ordine dei Commercialisti e varie associazioni di categoria, che hanno sottoscritto, assieme a tutte le aziende presenti, al termine della riunione, un  documento sulle iniziative da intraprendere. Hanno aderito anche Confersercenti, Casartigiani, Cna, Confartigianato e Confapi.

L’autoconvocazione a Roma – a Piazza Montecitorio, a partire dalle ore 10-   prevista per lunedì, assume una valenza non solo simbolica ma sostanziale. "I tempi di avvio dell’amministrazione straordinaria sono imminenti - rimarca Cesareo - e, come già detto, a meno di garanzie dirette da parte del Governo (che segue la delicata questione dell’indotto con grande attenzione), la gran parte di questa enorme platea di aziende, grandi e piccole, impegnate da diversi lustri al servizio della grande fabbrica, rischia di scomparire, sommersa da un’esposizione debitoria senza precedenti".

Non saranno i dipendenti ma gli stessi imprenditori, così come accaduto nella manifestazione tarantina del 1° agosto scorso, a prender parte alla delegazione che si recherà nella capitale per chiedere precise garanzie al Governo. La delegazione, con a capo il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, porterà al Governo tutte le istanze già ampiamente manifestate in questi ultimi mesi: in primis, le garanzie sulla copertura dei crediti maturati: "le sole che possano consentire alle aziende la continuità lavorativa ora bruscamente interrotta, con la messa in libertà dei dipendenti. Una decisione pesante ed amara per tutte le conseguenze immaginabili, in termini di impatto sociale, economico ed occupazionale, ma, purtroppo, - conclude Cesareo - anche l’unica strada possibile da intraprendere, al momento, se non arriveranno risposte certe e in tempi brevi".

"La strada tracciata dall’intervento dello Stato su Taranto, e sull’emergenza ambientale e produttiva prodotta dall’Ilva, indica un punto di partenza ma resta ancora molto fumosa sulla meta da raggiungere"

Giuseppe Massafra e Donato Stefanelli, segretari generale rispettivamente della Cgil e della Fiom, sono dubbiosi sull'efficacia del nuovo decreto che il governo Renzi ha emanato per l'area di Taranto pur essendo stati strenui sostenitori di una idea di Stato che si assumesse l’impegno di agire in prima persona su una questione così delicata ma, dicono, il decreto così com’è "rischia di lasciare irrisolti alcuni dubbi di nodale importanza".

Ciò che preoccupa Massafra e Stefanelli è il rifermento agli adeguati livelli occupazionali. "Ci preoccupa - spiegano - sul piano della tenuta dell'attuale situazione occupazionale dello stabilimento. Se non si affronta concretamente la questione della capacità produttiva dello stabilimento e, dunque, se non si affronta il tema di quale piano industriale si doterà la nuova Ilva, continueremo ad esprimere perplessità e a non dirci tranquilli".
Tema non trascurabile, fanno presente il segretario della Cgil e quello della Fiom, anche in vista di un cambio di assetti della società Ilva "che, con l’avvio dell’amministrazione straordinaria, potrebbe mettere in discussione la continuità del contratto di solidarietà per i lavoratori diretti e qualsiasi garanzia occupazionale per i lavoratori dell'appalto. Nel decreto poi, non vi è alcun riferimento alla new.co., alla tempistica riferibile alla sua costituzione e alla sua dotazione finanziaria, fattori, a nostro parere, fondamentali per la prospettiva dello stabilimento".

C'è poi il tema delicatissimo del processo di ambientalizzazione per il quale, aggiungono Massafra e Stefanelli, "mancano i riferimenti temporali alla realizzazione dei lavori Aia ma, ancora più importante, un riferimento alla tipologia dei lavori strutturali quali batterie, agglomerato, altiforni, parchi minerali. Dire genericamente che si devono svolgere l'80% dei lavori non equivale a dire che quei lavori siano quelli più importanti o come dire quelli maggiormente impattanti con la salute e l’ambiente della comunità. A nostro giudizio si rende necessario esplicitare i riferimenti temporali già contenuti nel precedente decreto, con cui veniva adottato il piano ambientale e sanitario".

Perplessità rimangono anche sul reperimento delle risorse per il risanamento e l'esercizio dello stabilimento di Taranto anche attraverso l'utilizzo delle somme sequestrate alla famiglia Riva, "come ha già del resto rilevato il procuratore Greco in sede di audizione parlamentare. Inoltre non è stata prevista alcuna garanzia per i crediti dei lavoratori e del sistema dell'appalto,  anche di natura risarcitorie, ai quali non è stato fornito alcuno strumento di tutela come invece era già stato precedentemente previsto per le banche attraverso la prededucibilitá".

Ultima questione riguarda il fatto che l'intervento dell'amministrazione straordinaria trasferirebbe tutte le competenze presso il tribunale di Milano. "Una questione - concludono Massafra e Stefanelli - che travalica i tecnicismi per assurgere a ruolo di punto nevralgico dal forte valore simbolico per un territorio che deve rimanere centrale non solo nella passività delle azioni previste, ma anche nell’importante funzione di difendersi ed ottenere giustizia e ristoro".

Sabato, 17 Gennaio 2015 06:26

TARANTO/Incontro Confindustria-Fim, Fiom e Uilm.

Scritto da

Industriali e sindacati condividono  la forte preoccupazione per gli effetti della procedura di amministrazione straordinaria sulle aziende dell’indotto Ilva. Decise varie azioni mirate essenzialmente a garantire le aziende sugli ingenti crediti pregressi

 

Ampia condivisione fra Confindustria Taranto e Fim Fiom e Uilm sulle azioni da intraprendere e valutazioni condivise anche sulla situazione in atto riguardante la procedura di amministrazione straordinaria per l’Ilva che, così come si prospetta, rischia di chiudere alle aziende dell’indotto ogni prospettiva di ripresa e quindi di continuità produttiva, non garantendo – in sostanza – l’esponenziale mole di crediti pregressi.

E’ questo, in sintesi, l’esito dell’incontro tenuto nel primo pomeriggio odierno in Confindustria – alla presenza del Presidente Vincenzo Cesareo – con i segretari di Fim Fiom e Uilm ed una rappresentanza di aziende dell’indotto. Oltre alle valutazioni – ampiamente condivise – circa il rischio di default irreversibile dell’intero indotto Ilva a seguito dell’adozione della Legge Marzano (che è di fatto quella in via di applicazione per la complessa vicenda, propedeutica all’intervento pubblico), Confindustria ha convenuto di procedere ad una serie di azioni mirate essenzialmente a garantire le aziende, con tutti gli strumenti a disposizione, circa la copertura degli ingenti crediti pregressi.

Al termine del confronto, il Presidente Cesareo ha comunicato ai rappresentanti sindacali – anche in vista di un’assemblea che si terrà nelle prossime ore con le imprese dell’indotto –che, in assenza di garanzie circa la complessa questione (che vede l’associazione attivamente impegnata da mesi), le aziende si vedranno costrette a non garantire più servizi e forniture e conseguentemente a mettere in libertà il proprio personale.

 

 

Venerdì, 16 Gennaio 2015 05:27

UN NUOVO STRUMENTO PER LE PICCOLE IMPRESE

Scritto da

 

 

 

Retemicroimprese e Co.Fidi Area Jonica, in collaborazione con BANCA IFIS, attivano un servizio di factoring.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Gruppo Banca IFIS è, in Italia, l’unico operatore indipendente specializzato nella filiera del credito commerciale, del credito finanziario di difficile esigibilità e del credito fiscale. Conta 28 filiali in tutta Italia e oltre 90 specialisti del credito che gestiscono e sviluppano le relazioni con i clienti.

CREDI IMPRESA FUTURO è la divisione che Banca IFIS ha creato per il finanziamento delle PMI italiane, differenziandosi dai tradizionali Istituti di credito in quanto, a differenza di questi ultimi, non valuta solo l’assetto finanziario e patrimoniale dell’azienda, ma l’impresa nel suo complesso.

In particolare, valutando la valenza dei clienti, CREDI IMPRESA FUTURO valuta l’operazione finanziaria nel suo insieme, riuscendo ad assistere anche imprese che hanno difficoltà di accesso al credito.

Pertanto, le piccole imprese potranno contare sui seguenti servizi:

finanziamento alternativo al credito bancario;

disponibilità di uno strumento specialistico per gestire i crediti;

garanzia del buon fine dei crediti commerciali;

programmazione dei flussi di cassa.

Lo schema di seguito indicato evidenzia il servizio garantito da IFIS.

Antonio De Padova

Presidente Retemicroimprese

Vittoria Cinzia Cardone

Presidente Retemicroimprese Taranto

RETE ATHENA

Via Principe Amedeo, 46 - 74123 - Taranto

Telefono: 099-9943059

Cellulare: 345 0518716

Fax: 099-9940818

www.reteathena.it


 

Il 21 gennaio prossimo saremo al MIPAAF per l’emergenza Xylella con il Governatore Vendola per incontrare i vertici del Ministero e della Protezione Civile.

Ad annunciarlo è l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, che proprio oggi ha ricevuto comunicazione ufficiale direttamente dal Ministero per le Politiche Agricole.

L’azione del Governo regionale ha sempre mirato ad un coordinamento più vasto che imprimesse all’emergenza i canoni dell’urgenza nazionale ed internazionale.

Il 21 contiamo di portare ancora una volta in evidenza la voce del Salento e della Puglia colpita da un flagello assolutamente non prevedibile, ma ora appare ormai più che urgente l’intervento immediato e decisivo del Governo nazionale anche attraverso la pressione di tutti parlamentari pugliesi da me coinvolti nuovamente già sul finire del 2014.

Ricordiamo, infine, che la riunione del 21 è il frutto della missiva inviata proprio dal presidente Vendola indirizzata al primo ministro Renzi, nella quale si richiedeva un incontro con il capo della Protezione civile Gabrielli e il ministro Martina  per un’azione di coordinamento efficace al fine di attuare misure fitosanitarie obbligatorie previste dalla normativa comunitaria nazionale e regionale. 

Il presidente Vendola, inoltre, nella stessa lettera aveva richiesto l’applicabilità della norma nazionale riguardante lo stato d’emergenza con la conseguente nomina di un Commissario con poteri derogatori.

Pubblicato sulla GU Serie Generale n.294 del 19-12-2014,  l‘AVVISO PUBBLICO 2014 PER INCENTIVI ALLE IMPRESE PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO - Art. 11, comma 5, D.Lgs.81/2008’.

Il provvedimento prevede contributi per il finanziamento a fondo perduto di sostegno alle imprese per la realizzazione di progetti di investimento per migliorare le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro o per l'adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale.

Sono messi a disposizione 267.427.404 euro per finanziamenti a fondo perduto. Il contributo, pari al 65% dell’investimento, per un massimo di 130.000 euro, viene erogato dopo la verifica tecnico-amministrativa e la realizzazione del progetto. I finanziamenti sono cumulabili con benefici derivanti da interventi pubblici di garanzia sul credito (es. gestiti dal Fondo di garanzia delle Pmi e da Ismea).


Prima fase: inserimento online del progetto

Dal 3 marzo 2015 e fino a maggio 2015, nella sezione dedicata, le imprese registrate al sito Inail hanno a disposizione un’applicazione informatica per la compilazione della domanda, che consentirà di:

i) effettuare simulazioni relative al progetto da presentare, verificando il raggiungimento del punteggio “soglia” di ammissibilità;

ii) salvare la domanda inserita.
Seconda fase: inserimento del codice identificativo

Dal 12 maggio 2015 le imprese che hanno raggiunto la soglia minima di ammissibilità e salvato la domanda possono accedere nuovamente alla procedura informatica ed effettuare il download del proprio codice identificativo che le individua in maniera univoca.
Terza fase: invio del codice identificativo (click-day)

Le imprese possono inviare attraverso lo sportello informatico la domanda di ammissione al contributo, utilizzando il codice identificativo attribuito alla propria domanda, ottenuto mediante la procedura di download. La data e gli orari di apertura e chiusura dello sportello informatico per l’invio delle domande saranno pubblicati sul sito Inail a partire dal 3 giugno 2015 .

"La procedura di amministrazione straordinaria per Ilva, così come si prospetta nelle ultime ore, appare fortemente penalizzante per tutta la platea delle aziende dell’indotto, al momento ancora l’anello più debole della catena del sistema siderurgico pur essendone, a tutti gli effetti, la parte essenziale e strategica". 
Confindustria Taranto esprime forti preoccupazioni rispetto agli effetti che a breve si potrebbero produrre a seguito dell’applicazione della procedura sull’intera platea dell’indotto, al di là dei requisiti di strategicità che potrebbero essere attribuiti, così come emerso negli ultimi giorni, ai vari fornitori del centro siderurgico. 
La situazione debitoria pregressa della totalità delle imprese è infatti talmente esponenziale da non consentire, sottolineano a Confindustria, che tale aspetto "possa essere marginalizzato rispetto a tutti gli altri in una logica di taglio doloroso ma necessario, come è peraltro proprio nello spirito della legge Marzano. Tantomeno si può auspicare che ogni modifica a tutela di queste imprese possa passare da emendamenti o iniziative che rischiano di arrivare intempestivi sull’attuazione della procedura di amministrazione straordinaria".
Confindustria auspica invece, in tal senso, garanzie che vadano nella logica di rigenerazione del sistema Taranto annunciata a fine anno dal premier Renzi: "è contradditorio immaginare - sostiene l'associazione degli industriali ionici - che tale rilancio possa escludere proprio aziende ritenute strategiche per tutto il sistema, le stesse che hanno finora consentito la continuità produttiva dell’Ilva in tutte le sue fasi, con particolare riferimento agli ultimi 18 mesi, in cui si sono gradualmente assottigliate le certezze di solvibilità dei lavori effettuati fino ad arrivare all’esposizione debitoria attuale, che le vede sull’orlo della chiusura.  Un anno e mezzo in cui –  sottolinea Confindustria – le aziende dell’indotto hanno peraltro svolto i lavori commissionati interfacciandosi con un commissario di emanazione governativa (Bondi dal giugno 2013, poi l’attuale commissario Gnudi) che, subentrando alla parte privata, assegnava alle aziende ulteriori garanzie sulla solidità dei pagamenti nel rapporto di fornitura. Di fatto, tali garanzie sono man mano venute meno ed ora rischiano di essere totalmente vanificate assieme alla fiducia che tali imprenditori, così come i loro dipendenti, avevano riposto nel cambio di passo prodotto dal commissariamento". 
Insomma, nella fase attuale, anche alla luce della produzione, oramai al lumicino, dello stabilimento, delicata e complessa,  pur plaudendo ai provvedimenti eccezionali messi in atto dall’attuale Governo per il sistema Taranto, "sintomatici di una indiscussa attenzione verso il capoluogo jonico, Confindustria, in assenza di provvedimenti ad hoc verso l’indotto, "assumerà azioni di carattere straordinario ed urgente a salvaguardia dei diritti delle stesse imprese".
 
 
 
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