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Giornale di Taranto - Economia, Lavoro & Industria
Economia, Lavoro & Industria

Economia, Lavoro & Industria (1907)

Richiesta in vista dell’assegnazione dell’industria di liquori.

Trenta: “Necessario anche implementare attività produttive e unità occupazionali”

 

Garantire continuità al lavoro nell’industria di “liquori Borsci” anche dopo il 22 ottobre, quando scadrà il contratto di fitto d’azienda. E ribadire che chiunque rileverà la fabbrica tarantina dopo questa data dovrà restare sul territorio.

Queste le richieste con le quali nei giorni scorsi la Uila Uil di Taranto si è presentata al tavolo del responsabile del servizio Controversie collettive della Provincia di Taranto, Michele Coviello, insieme alle altre organizzazioni sindacali di categoria.

Al confronto, richiesto dai sindacati, oltre alla curatela fallimentare della “Borsci” e all’attuale impresa che la gestisce, anche il consigliere delegato al Mercato del lavoro per la Provincia di Taranto, Vito Miccolis.

Tra le soluzioni individuate, la possibilità di una proroga di sei mesi per evitare l’interruzione delle attività produttive dello stabilimento in attesa che siano valutate le proposte pervenute.

“Di candidature - spiega Antonio Trenta, segretario generale della Uila Uil di Taranto - ne sono giunte tre. La curatela ci ha infatti informato che in Tribunale hanno avanzato la proposta di poter rilevare tutto il compendio aziendale tre importanti gruppi. Uno è di certo “Caffo”, produttore del noto “Amaro del Vecchio Capo”, che sta attualmente gestendo la “Borsci”. L’altro potrebbe essere il gruppo che fornisce l’“Amaro Lucano”. Del terzo candidato non sappiamo il nome, ma abbiamo la certezza che abbia presentato formale istanza”.

Adesso si apre dunque la fase di verifica dell’azienda i cui requisiti rispondono maggiormente alle esigenze della “Borsci” e delle sue attività produttive.

E’ per questo che entro la prossima settimana dovrebbe essere confermata la proroga: “Sarà quasi certamente l’ultimo rinvio perché, dopo, lo stabilimento dovrà essere assegnato definitivamente”.

Ed è in vista di questo momento che la Uila si sta attivando. “Chiunque rileva la “Borsci” - sottolinea Antonio Trenta - deve restare a Taranto ed adoperarsi per incrementare le attività dello stabilimento e le sue unità occupazionali, attualmente ferme a dieci”.

Una rassicurazione che il gruppo “Caffo” ha già reso. Ma il pressing del sindacato è soprattutto rivolto alle istituzioni.

“Facciamo appello alla Provincia - conclude il segretario della Uila - ed in particolare al consigliere Miccolis, perché vincolino l’assegnazione definitiva della Borsci ad una cordata disposta a proseguire le attività sul territorio. Questa al momento è la nostra principale preoccupazione”.

 

 

Al Sindaco di Taranto Dott. Ippazio Stefano

 

Ill.mo sig.Sindaco,

Taranto sta vivendo, ormai da troppo tempo, un lungo periodo della propria storia recente di

particolare difficoltà e di profonda crisi non solo economica e sociale ma anche di identità. Enormi

sono i problemi che la città è chiamata ad affrontare, difficilissime le sfide con cui la città è

chiamata a confrontarsi.

In questo contesto, come professionisti, oltre che come cittadini, assistiamo però ad una sensibile

difficoltà da parte della Sua Amministrazione a fare fronte con la giusta e opportuna efficacia non

solo a tali importantissimi appuntamenti ma anche alla semplice gestione del quotidiano e tutto ciò

penalizza enormemente lo sforzo che tutti facciamo per contribuire alla costruzione di una città

attiva, operativa e soprattutto vivibile. Senza entrare nel merito di una lunga serie di criticità che

attengono alla tangibile perdita di qualità di vita nella nostra città e a servizi pubblici che non

riescono a soddisfare gli standard minimi e le aspettative dei cittadini, ci preme mettere in evidenza

come alcuni settori della Sua Amministrazione siano in particolare difficoltà da troppo tempo e

senza che ne si veda all'orizzonte una rapida ed efficace soluzione.

Troppe le questioni in campo non risolte e per le quali non intravediamo una forte azione

dell'Amministrazione: la Città vecchia attende risposte urgenti di ripristino della vivibilità

quotidiana che non possono attendere ciò che con il Contratto Istituzionale di Sviluppo il Comune

di Taranto ha richiesto al Governo nazionale. Il Borgo umbertino sta scivolando inesorabilmente

verso una crisi strutturale e di identità mai vista prima. La testimonianza maggiore di ciò è lo stato

di abbandono del Palazzo degli Uffici del quale non conosciamo il suo destino e per il quale, allo

stato attuale, abbiamo difficoltà ad immaginare un suo futuro. Sulla questione aree demaniali

dismesse, il dibattito è fermo ormai da un paio di anni e non ci sembra che il Comune stia

governando un processo di rigenerazione urbana così indispensabile per riqualificare aree

assolutamente strategiche come quelle che la Marina Militare ha ceduto da tempo alla città.

Sulla questione riguardante la riqualificazione delle enormi periferie urbane vorremmo sapere se

l'Amministrazione abbia definito o meno un programma di interventi che possa dare risposte in

termini di nuove risorse a disposizione per interventi strutturali, anche cogliendo le opportunità che

possono nascere dal Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane

degradate, previsto dal Governo Nazionale a cui il Comune dovrà aderire in tempi strettissimi.

A tutto ciò si aggiungano gli impegni sul fronte ambientale e delle bonifiche per il quale il Comune

è chiamato ad avere un ruolo determinante a supporto dell'opera del Commissario Governativo.

Ma tutto ciò è possibile se la macchina politico-amministrativa è adeguatamente strutturata rispetto

ai compiti cui è chiamata. A tale proposito non possiamo non rilevare come importantissimi e

strategici settori dell'Amministrazione siano in una situazione di criticità tale da comprometterne

addirittura la semplice operatività quotidiana.

Oltre alla perdurata assenza, da ormai cinque mesi, di un Assessore delegato alla pianificazione

urbanistica e all'edilità, settore assolutamente determinante per lo sviluppo del territorio e che ci

vede sensibilmente coinvolti come professionisti

del settore oltre che come portatori di interessi collettivi, tutti i settori tecnici dell'Amministrazione

stanno soffrendo una fortissima contrazione delle proprie risorse umane. Lo stesso accade per la

mancanza di figure dirigenziali in numero sufficiente a poter coprire ogni ambito

dell'Amministrazione. Assistiamo, pertanto, a dirigenti già in servizio che, magari con

specializzazioni non tecniche, sono chiamati ad occuparsi, anche se per periodi limitati, di settori

specificatamente tecnici, accollandosi così responsabilità e impegni oltre modo e rischiando così di

rallentare l'intera macchina amministrativa comunale. Urge pertanto che si affronti con

determinazione la questione della pianta organica del Comune di Taranto, ferma da troppi anni e

decisamente sottodimensionata per il carico di impegni a cui la città è chiamata e si proceda con

celerità alla soluzione di tali problemi che come cittadini e professionisti viviamo tutti

quotidianamente sulle nostre spalle.

Una ultima questione riguarda gli aspetti legati alla pianificazione di questa città. Dopo aver

convissuto con uno strumento urbanistico generale per oltre quaranta anni, ormai vecchio e

inadeguato, siamo in attesa di conoscere quali saranno le linee di indirizzo delle politiche

urbanistiche della città, rilevabili dal Documento Programmatico Preliminare al nuovo PUG che

l'Amministrazione Comunale ha avviato circa due anni fa. A tale riguardo, ill.mo sig. Sindaco, ci

preme formalizzarLe una richiesta di chiarimenti circa il Parere che l'Autorità Nazionale

Anticorruzione, a firma del suo presidente Raffaele Cantone, ha formulato in data 24 giugno 2015 e

depositato lo scorso 14 luglio relativamente all'affidamento dell'incarico da parte

dell'Amministrazione comunale all'ing. Dino Borri per la redazione del Documento Programmatico

Preliminare al Piano Urbanistico Generale e per il quale l'ANAC mette in dubbio la legittimità per

questioni attinenti la presunta incompatibilità del professionista con il suo ruolo di docente

universitario a tempo pieno. Vorremmo sapere, ill.mo sig. Sindaco, se tale pronunciamento

dell'Autorità abbia fondamento e se ciò possa mettere totalmente in discussione quanto fatto finora.

Se quanto affermato dall'ANAC dovesse rivelarsi corrispondente al vero, la città di Taranto avrebbe

perso ulteriori due anni e dovrebbe riavviare un processo che, seppure da noi fortemente criticato

nel merito e nel metodo perché povero di occasioni reali di confronto con il territorio e privo finora

di risultati tangibili, ha comunque segnato l'inizio di una fase nuova per la costruzione di un nuovo

futuro della nostra città.

Ill.mo sig. Sindaco, l'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Taranto, nell'auspicare che

possa fornire risposte ai tanti interrogativi e alle tante sollecitazioni che Le sono stati sollevati, Le

rinnova, come sempre è stato, la propria disponibilità a partecipare a tutte le fasi che riguarderanno

il futuro del nostro territorio, mettendo a disposizione le proprie competenze e la propria capacità di

visione. A tale riguardo L'Ordine si farà promotore, insieme ad altri soggetti del mondo

professionale, sociale ed economico della città di una serie di iniziative che tenderanno a

coinvolgere le migliori risorse del territorio in una azione congiunta tesa a formulare proposte di

sviluppo condivise per una città che non può più permettersi di perdere altre occasioni o sprecare

ulteriore tempo. In questo ambito auspicheremmo che l'Amministrazione comunale possa divenire

un interlocutore privilegiato ed un facilitatore di processi.

In attesa di un cortese riscontro, il Consiglio dell'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di

Taranto La saluta cordialmente e Le augura buon lavoro.

 

 

 

 


Il Presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, ha incontrato assieme al pool di legali che stanno seguendo la vicenda le aziende dell’indotto Ilva.  Dopo la lettera a Matteo Renzi, in cui Confindustria prospetta al Premier la complessa situazione, gli imprenditori hanno condiviso un piano di iniziative congiunte,

fra cui le istanze di accesso agli atti e di richiesta

di anticipazioni sui crediti pregressi. A breve l’incontro con le organizzazioni sindacali  

 

 

 

Della complessità della situazione che le riguarda direttamente e le vede penalizzate da oramai un anno e mezzo le aziende dell’indotto Ilva di Taranto, che hanno incontrato il Presidente Cesareo ed il pool di legali, hanno già ampia contezza.

 

La crisi di liquidità che investe la fabbrica – con tutte le conseguenze immaginabili – la perdita progressiva di quote di mercato, la brusca frenata della produzione: tutti segnali di segno negativo che sono stati riportati nella lettera che lo stesso presidente di Confindustria Taranto ha inviato, pochi giorni fa, al Premier Renzi, (lettera caldeggiata proprio dalle imprese fornitrici*) rappresentandogli la preoccupazione di una platea di aziende con 150 milioni di euro di crediti (pregressi all’amministrazione straordinaria), alle prese con una situazione di totale impasse.

 

L’assemblea, apertasi con la trattazione degli argomenti già analizzati proprio nella comunicazione inviata al Premier, (in cui Confindustria rivendica un’anticipazione dei crediti pregressi per salvaguardare l’intero indotto oramai in ginocchio) è servita a fare il punto anche su altri aspetti di carattere meramente legale illustrati dagli avvocati presenti, che seguono le varie realtà imprenditoriali di Taranto e provincia nella complessa vicenda Ilva.

 

Fra le iniziative da assumere, gli imprenditori presenti (un centinaio quelli partecipanti ai lavori) hanno pertanto deciso, sentiti i legali, di avanzare una prima istanza di accesso agli atti, che consentirà in sostanza di avere contezza della procedura in corso ed allo stesso tempo di verificare se e quante imprese (va ricordato che l’indotto pur concentrandosi a Taranto pesa per 250 milioni di euro complessivamente a livello nazionale) hanno già ottenuto anticipazioni sul pregresso maturato.

 

Una seconda istanza, invece, sarà avanzata per chiedere al giudice delegato un’anticipazione sui crediti pregressi, (così come previsto dalla procedura di amministrazione straordinaria) cui far riferimento nei casi analoghi a quelli in cui versa l’indotto Ilva.

 

Entrambe le iniziative si rendono necessarie alla luce delle moltepliciincombenze di natura fiscale ed amministrativo- contabile relative all’esercizio commerciale in corso e all’approvazione e deposito dei relativi bilanci che evidenziano lo stato di profonda sofferenza delle imprese.

 

L’assemblea si aggiornerà a breve per tracciare un percorso successivo di iniziative da concordare anche con le organizzazioni sindacali, alle quali sarà chiesto a breve un incontro, partendo dalle comuni e profonde preoccupazioni già condivise -anche pubblicamente- non solo circa la situazione in cui versano le imprese ma anche rispetto alle sorti e alle reali prospettive di continuità dello stabilimento.

 

 

 

Emergenza sanitaria e sociale dice il Presidente Emidio Deandri

 

 

La 65ª edizione della Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro lancia anche sul nostro territorio un allarme, quello delle parole di Emidio Deandri, presidente territoriale dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi sul Lavoro): «in questa giornata noi dell’ANMIL incontriamo in ogni territorio le forze vitali della società per riflettere insieme sulla sicurezza del lavoro. Oggi, in particolare, ci spaventa un dato su tutti: nei primi otto mesi di quest’anno le malattie professionali denunciate all’INAIL nella provincia di Taranto sono state 723, il 4,32% in più rispetto alle stesso periodo dell’anno scorso!».

Emidio Deandri ha poi spiegato che «nel prossimo futuro, purtroppo, questo dato è destinato a crescere ulteriormente: le denunce presentate all’INAIL ogni anno per malattie correlate all’amianto, per esempio, da alcuni anni stanno aumentando esponenzialmente, e gli esperti affermano che, in relazione ai lunghissimi tempi di latenza di queste patologie che possono manifestarsi e conclamarsi anche dopo decenni dall’incubazione, il “picco” di questo triste fenomeno si dovrebbe manifestare intorno al 2025: prepariamoci ad affrontare una vera e propria emergenza sanitaria e sociale».

«Vi invito a riflettere – ha poi detto Emidio Deandri – su un altro dato di questo triste fenomeno: in Italia ogni giorno muoiono più di quattro persone alle quali l’INAIL aveva riconosciuto la “malattia professionale”, 1.488 solo nel 2014, un numero impressionante, ma che non ha dai media l’attenzione che invece riservano a un incidente mortale sul lavoro».

 

Con questo allarme è iniziato nella mattinata di oggi (domenica 11 ottobre), presso la Sala Congressi della Scuola Media Statale “Leonardo da Vinci” di Statte, il pubblico convegno “La fortuna non è un dispositivo di sicurezza”; il titolo della manifestazione è lo slogan di questa 65ª Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, scelto dall’ANMIL per invitare i lavoratori a non affidare alla “fortuna” la sicurezza sul posto di lavoro, ma invece a una rigorosa formazione ed educazione all’impiego dei dispositivi previsti dalla normativa.

Il convegno si è tenuto nell’ambito delle celebrazioni della 65ª edizione della Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro che quest’anno l’ANMIL Territoriale di Taranto ha celebrato a Statte.

La giornata è stata aperta, presso la Chiesa del Santissimo Rosario, con la celebrazione della Santa Messa in suffragio delle vittime degli incidenti sul lavoro. A seguire i partecipanti si sono recati in corteo per le vie cittadine fino a raggiungere prima la “biopiazza, dove hanno deposto una corona d’alloro al Monumento al Marinaio, e in seguito Piazza Cherubini, dove è stata deposta una corona al Monumento ai Caduti sul Lavoro: il monumento è stato inaugurato nello scorso mese di gennaio, un’opera voluta dall’Amministrazione comunale di Statte per ricordare tutti coloro che sono usciti di casa per andare al lavoro e non vi sono più tornati.

 

Momento clou delle celebrazioni della 65ª edizione della Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro a Statte è stato il convegno, in occasione del quale l’INAIL ha consegnato brevetti e distintivi d’onore ai nuovi Invalidi e Grandi Invalidi del Lavoro.

L’introduzione dei lavori, moderati da Mariella Tritto, consulente legale ANMIL Taranto, è stata affidata a Emidio Deandri, presidente provinciale dell’ANMIL, che, come detto, ha lanciato un vero e proprio allarme “snocciolando” i numeri delle statistiche degli infortuni, mortali e non, nella nostra provincia, terminando ricordando a tutti che «dietro ognuno di questi numeri ci sono lavoratori che in alcuni casi sono morti, lasciando vedove e figli nella disperazione, mentre in tanti altri casi, ancora troppi, a causa di traumi invalidanti hanno visto stravolgere per sempre la propria esistenza».

Angelo Miccoli, Sindaco di Statte, ha ringraziato l’ANMIL per aver voluto celebrare nella sua comunità questa importante ricorrenza che invita tutti a riflettere sulla centralità del diritto alla salute del lavoratore in ogni processo economico; Ivan Orlando, Assessore Unione dei Comuni – Comune di Statte, ha rimarcato come il Comune di Statte, il più vicino alla zona industriale di Taranto, ha dovuto confrontarsi da subito con il problema della sicurezza sul lavoro e delle malattie professionali che interessano molti stattesi.

Di “taglio tecnico” sono stati invece gli interventi degli altri relatori: il dottor Doriano Castellano, specialista in Medicina del Lavoro, l’ingegnere Sergio Strazzella, vicepresidente Gruppo Giovani Confindustria, l’avvocato Nunzio Leone, esperto in sicurezza del lavoro, il dottor Vito Sante Linsalata, direttore INAIL Taranto, il dottore Giuseppe Gigante, direttore regionale vicario INAIL.

La “speranza” è nelle parole dell’onorevole Giovanni Battafarano, consulente Welfare PD: «un lavoratore che ha subito un infortunio invalidante deve comunque tornare a lavorare, dopo una idonea formazione professionale per la quale la normativa destina già i fondi, magari con mansioni diverse, ma reinserendosi comunque nel ciclo produttivo: un incidente sul lavoro non deve rappresentare la fine della vita lavorativa di una persona, ma l’inizio di una sua nuova esperienza!»


Intesa rete di corrispondenza da Taranto verso Roma. Il destinatario è sempre lui, Matteo Renzi, presidente del Consiglio (dopo la visita lampo dell'inverno scorso assicurò che sarebbe presto tornato...).  A chiamare sono, ancora una volta, gli Industriali ionici. La lettera è a firma del presidente di Confindustria, Vincenzo Cesareo, che lancia l'ennesimo SOS sulla questione Ilva sollecitando l'intervento urgente del Governo.

Di seguito il testo integrale della lettera

 

 

Egregio Presidente,

 

torno a scriverle, come ho già fatto altre volte in precedenza, solo perché spinto da eventi contingenti che impongono un’attenzione straordinaria da parte del Governo e, come già accaduto in passato, un Suo diretto e autorevole intervento.

 

A Taranto la complessa vicenda Ilva, con tutti gli aspetti che lei ben conosce, è da considerare tutt’altro che risolta.

 

Sul fronte delle aziende dell’indotto, in assoluto le più penalizzate dalle criticità che hanno fin dall’inizio segnato tutte le tappe della vicenda, la situazione sta letteralmente precipitando.

 

Sono 150 milioni di euro di crediti pregressi a gravare ancora sui bilanci di queste aziende, e parliamo del solo indotto di Taranto e provincia: risorse sottratte a stipendi, a innovazione, a investimenti.

 

Un patrimonio – per le nostre aziende lo è - che poteva essere investito nel futuro, in nuove prospettive,  in una diversificazione da sempre invocata ma inesorabilmente sempre più lontana,  e che invece gravano pesantemente sul presente, diventato man mano più faticoso e difficile da affrontare, viste anche le molteplici incombenze di natura fiscale ed amministrativa cui devono far fronte. I bilanci di queste prevalentemente piccole e medie realtà imprenditoriali palesano uno stato di sofferenza senza precedenti.

 

La scadenza - a novembre prossimo -  dei termini per l’accertamento dello stato passivo è una tappa su cui non possiamo fare più affidamento: ci sono al momento tutte le condizioni affinché anche questa data, già in regime di proroga, slitti ulteriormente.

 

La situazione di cui le parlo nasce dalla sovrapposizione di una serie di fattori negativi.

L’Ilva si presenta ad oggi come un’azienda alle prese con problemi di liquidità ingentissimi, che perde ogni giorno quote di mercato attraverso un’emorragia inarrestabile.

Si parla di perdite che si attestano sui 50 milioni di euro mensili, a fronte di un prestito di 400 milioni di euro garantito dalle banche che sarebbe già esaurito o prossimo alla fine.

Sul fronte degli investimenti non si registrano novità rilevanti, e lentissimo è anche il processo di risanamento della fabbrica.

Le risorse di cui Ilva dispone vengono centellinate a favore del minimo indispensabile per garantire la produzione e la continuità del lavoro diretto.

 

Le aziende dell’indotto hanno finora consentito la continuità della produzione fuori e dentro la fabbrica, nonché la faticosa marcia verso la newco, la cui costituzione, tuttavia, appare ancora lontana.

 

Lo hanno fatto a loro spese, pagando, alcune, in termini di sopravvivenza.

 

Ora non è più possibile, anche perché tutte le misure  che potevano favorire la loro attività sono venute gradualmente meno.

 

L’inefficacia degli interventi previsti dalla Legge 20/2015 ha aggravato, infatti, lo stato di indebitamento delle imprese fornitrici: non ha funzionato il Fondo di Garanzia, né sono stati applicati i previsti benefici derivanti dalla sospensione degli oneri tributari.

 

Persiste, quale diretto effetto di tali circostanze, la stretta creditizia; una condizione di credit crunchche perdura oramai da almeno due anni e che ha ulteriormente indebolito le imprese che risultano, ad oggi, maggiormente esposte con le banche, senza margini di credito e soprattutto incerte sulla possibilità di recuperare i pagamenti dei lavori pregressi.

 

Una “massa” di crediti confluita, come le è noto, nello stato passivo dell'Ilva e sulla quale ha diretta competenza il giudice delegato della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, mentre monta fra le stesse imprese il timore di accumulare nuovi crediti insoluti derivanti dalle nuove commesse, i cui pagamenti non sono sempre regolari.

 

A fronte di tutto questo, a lei, Presidente, chiediamo un intervento diretto che preveda l’adozione di provvedimenti atti ad ottenere  forme di anticipazione sui crediti pregressi.

 

Solo in questo modo le nostre imprese potranno salvarsi.

 

Solo attraverso la corresponsione di quelle ingenti risorse, peraltro maturate durante la gestione commissariale e mai ottenute malgrado 24 mesi di lavoro incessante, potranno continuare ad operare con un margine di serenità sufficiente a garantire quei servizi finora indispensabili per la continuità produttiva – e quindi occupazionale – dell’Ilva di Taranto.

 

Il momento è decisivo, delicato, importante: la newco potrebbe realmente segnare un nuovo corso per la fabbrica e per la città, e lo sblocco di altre risorse consentire altri investimenti fondamentali per la graduale risalita di quello che è stato e che auspichiamo continui ad essere il colosso dell’acciaio.

 

Contiamo su di lei, Presidente, perché  il nostro indotto, benché solo particella, sia pure importante, di un meccanismo molto più grande e complesso, rischia di scomparire proprio in una fase in cui potrebbe crescere e riorganizzarsi in nuove forme e nuovi assetti.

 

La città, già gravata da molteplici problematiche che stanno impoverendo gradualmente il suo tessuto sociale ed economico, non può consentire che questo accada.

 

La questione è per noi di importanza assoluta e fondamentale.

Per questo confidiamo, ai fini della risoluzione favorevole della stessa,  in un suo autorevole e risolutivo intervento.

 

 

 

                                                                      Vincenzo Cesareo

 

Sensibilizzare la Regione Puglia e il MISE, affinché  si impegnino con maggiore forza a ricercare  un soggetto industriale che possa dare la speranza di una nuova occupazione agli 84 lavoratori Marcegaglia, impegnati - da ormai circa 3 settimane - in assemblea permanente.

Per questo motivo, domani mattina – dalle 9,30 – Fim, Fiom e Uilm, insieme ai lavoratori terranno un sit-in sotto il Palazzo della Prefettura di Taranto.

C’è tanta preoccupazione tra questi lavoratori, che vedono il loro futuro appeso ad un filo di speranza: gli ammortizzatori sociali disponibili sono in via di esaurimento e  lo spettro del licenziamento e ormai vicino. Il MISE, insieme alla Regione Puglia e al Comune di Taranto, devono attivarsi in fretta per cercare e lanciare messaggi a tutti i soggetti che vogliono realizzare un progetto di reindustrializzazione del sito Marcegaglia. Fim – Fiom e Uilm, insieme ai lavoratori, si faranno promotori di ogni iniziativa utile ad evitare che la vertenza cada nel dimenticatoio.

Sulla questione interviene il sen. Dario Stefàno:

 "Sono al fianco dei lavoratori e dei sindacati che stanno conducendo da tempo una estenuante battaglia non solo per il lavoro presente ma per il
futuro di un'intera comunità che ha bisogno di rialzare subito la testa".
Occorrono impegno e determinazione straordinari, da parte di Regione Puglia e Governo nazionale per tirar fuori i lavoratori Marcegaglia da una situazione che diventa sempre più incresciosa. Taranto ha gia sofferto abbastanza.". E' il commento del senatore Dario Stefàno, coordinatore di Noi a Sinistra per la Puglia alla notizia del sit in previsto per domani presso la sede della Prefettura di Taranto.

"Combattere la precarietà deve restare una priorità nell'azione di governo regionale. Una continuità di direzione che oggi va perseguita attraverso una chiara accelerazione nella fase di ricerca di un nuovo progetto di reindustrializzazione del sito tarantino".

"Bisogna - conclude Stefàno - attivare tutte le misure necessarie per costruire un rinnovato interesse intorno allo stabilimento, solo così si potranno attirare
soggetti industriali realmente interessati a contribuire alla ripresa economica del nostro territorio avvalendosi di una forza lavoro già specializzata e altamente professionale che ha dimostrato di conoscere e saper apprezzare il valore del lavoro".

 

 

 

"Sono circa 4500 i giovani pugliesi avviati a misura di politica attiva per il lavoro nell'ambito del programma Garanzia Giovani. Tra questi, sono 3100 quelli avviati a tirocinio. Inoltre, dopo essere stati presi in carico dai servizi pubblici per l'impiego, altri 1800 circa tra ragazze e ragazzi sono stati assunti a tempo indeterminato", ha detto l'assessore al Lavoro e alla Formazione Sebastiano Leo commentando i numeri dell'ultimo report di monitoraggio di Garanzia Giovani in Puglia.
"Sono numeri destinati a crescere nel breve periodo adesso che, dopo un lungo e complesso lavoro da parte degli uffici competenti e della tecnostruttura, le procedure e la relativa piattaforma telematica sono a regime. Siamo moderatamente ottimisti sul futuro del programma, al quale stiamo dedicando grande attenzione e impegno: il piano nazionale - ha continuato Leo - è di per se vasto e complesso e noi in Puglia lo stiamo attuando in modo innovativo, grazie alla collaborazione tra servizio pubblico, amministrazione regionale e centri per l'impiego, e servizio privato, tra cui le Associazione Temporanee di Scopo e il sistema di impresa.
Ad oggi, oltre 40.000 giovani pugliesi, al netto delle cancellazioni, hanno chiesto di aderire al programma e quasi 30mila, pari al 72%, sono stati presi in carico dai Centri per l'Impiego. Un dato, quest'ultimo, in linea con la media nazionale, segno del buon lavoro che stanno svolgendo i Centri della nostra regione, nonostante organici ridotti e impegni sempre più gravosi.
Dei quasi 30mila giovani presi in carico sono stati avviati a misura di politica attiva circa il 15% di questi, appunto 4500. Sono numeri enormi - quelli delle adesioni - che rappresentano una vera e propria novità per tutte le amministrazioni regionali chiamate ad attuare il Piano, ma che dimostrano la nostra volontà di garantire un'opportunità ai giovani pugliesi che potrebbe migliorare il loro livello di occupabilità".
Pubblicato il 24° report di monitoraggio di Garanzia Giovani in Puglia, che riporta dell'attuazione del programma dalla fase di avvio al 25 settembre 2015.
Il report è disponibile nella sezione "Rapporti di Monitoraggio" della pagina Garanzia Giovani sul portale regionale Sistema Puglia all'indirizzo
www.sistema.puglia.it/garanziagiovani.


Cambio ai vertici della Cisl pugliese. Domani  mattina è stato convocato il Consiglio Generale della Cisl Taranto Brindisi. All'ordine del giorno c'è l'elezione del nuovo segretario generale e dei componenti della segreteria. Se le previsioni dovessero essere confermate, ad assumere l'incarico sarà Antonio Castellucci, responsabile Fai, il quale prenderà il posto di Daniela Fumarola a sua volta eletta segretario aggiunto della Cisl Puglia Basilicata, incarico prestigioso che premia l'impegno profuso dalla Fumarola in questi anni in una realtà particolarmente difficile, caratterizzata da una moltitudine di vertenze occupazionali.  

L'appuntamento è per questa mattina, a partire dalle 9, Tutto ciiò dopo l'elezione,  presso il Villaggio San Giovanni, in Contrada San Giovanni, a San Giorgio Jonico. 

 

L’ordine dei lavori prevede una relazione ed il saluto del Segretario generale uscente Daniela Fumarola, gli adempimenti statutari consequenziali e l’intervento del nuovo Segretario generale.

 

Presenzierà ai lavori  Giulio Colecchia, Segretario generale Cisl Puglia Basilicata e concluderà il dibattito Luigi Sbarra, Segretario confederale nazionale Cisl.

 

A dichiararlo il segretario Antonio Castellucci. Interventi di Daniela Fumarola e Antonio Lapadula.

 

La Fai e il lavoro: cambiare e crescere insieme” è il titolo dell’Assemblea Organizzativa Programmatica dellaFai Cisl Taranto Brindisi,tenuta l’altro ieri presso la sede territoriale di Taranto ed introdotta dalla relazione del Segretario Generale Antonio Castellucci. Hanno partecipato ai lavori Daniela Fumarola, Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi e Antonio Lapadula, Segretario Generale aggiunto Fai Cisl Puglia Basilicata che ha concluso il dibattito.

Il Paese necessita di  un patto sociale che coinvolga la politica, il mondo imprenditoriale, le parti sociali, le istituzioni, per portarlo fuori dalla crisi depressiva che l'attanaglia e, contestualmente, rilanciare il progetto di Stato unito d'Europache finalmente parli la stessa lingua in campo economico finanziario” ha affermato Castellucci “e in questo quadro come sindacato chiediamo che siacollocata al centro dell'agenda politica la questione Mezzogiorno da parte di un Governo cui si chiede di ascoltare le parti sociali per far ripartire il Sud e con esso l'intero Paese”.

Il segretario ha anticipato e riassunto in questo modo il senso delle proposte che la Cisl nazionale illustrerà il prossimo 16 ottobre a Bari, per rilancio appunto del Mezzogiorno. Castellucci ha anche affrontato i temi della modernizzazione, riorganizzazione e riprogettazionedel lavoro sindacale sul territorio e sui posti di lavoro, per il bene delle persone-lavoratori, delle rispettive famiglie, per il bene comune, anche ispirati dalla Dottrina Sociale della Chiesa.”

La Fai Cisl Taranto Brindisi, perciò, assumerà “iniziative per il rilancio del proselitismo attraverso una politica di trasparenza, di coerenza, di investimento e di coinvolgimento di tutti i dirigenti, Rsa, Rsu, attivisti, collaboratori e responsabili, con l'individuazione di nuove forme di sindacalizzazione. Sul tema della contrattazione nazionale “è auspicabile un alleggerimento del livello nazionale, potenziando quello aziendale e territoriale per consentire più competitività alle aziende sul territorio, ai lavoratori e ai loro familiari, di ampliare le tutele, la partecipazione alle dinamiche dell’azienda con la possibilità di legare la produttività a strumenti di compartecipazione anche sugli utili.”

Quanto, infine, alle piaghe del caporalato e del lavoro nero in agricoltura “condannando ogni forma di sfruttamento, apprezza l'importante e decisa azione delle forze dell'ordine impegnate quotidianamente a controllare il fenomeno, sarà necessario proseguire nella vertenzialità, con la consapevolezza che esso però non è un fenomeno che si possa debellare con i soli controlli ispettivi o con la sola repressione. Vi è la necessità di un lavoro tracciabile all'interno di un sistema agricolo specializzato e di qualità, rendendo più agevole l'incontro domanda/offerta anche attraverso l'ausilio degli enti bilaterali agricoli”ha concluso Castellucci.

Daniela Fumarola si è soffermata in particolar modo, sull'azione e sulla presenza quotidiana della Cisl sul territorio e dove “la Fai Cisl si conferma sindacato di prossimità, attraverso la presenza, con le Leghe comunali e le Unioni Sindacali Comunali, e sui posti di lavoro con Rsu e Rsa, valorizzando così anche la prima linea mediante la contrattazione di secondo livello” e sulla piaga del caporalato che “va combattuto e contrastato con decisione agendo su più fronti, quello culturale, della qualità del lavoro e delle Imprese e assicurando un trasporto pubblico e con controlli mirati .”

Concludendo, Antonio Lapadula ha sottolineato ripercorrendo le questioni affrontate neldibattito “l’importanza della Fai Cisl su Taranto e Brindisi, ribadendo in particolar modo il percorso nazionale di trasparenza e legalità avviato con la Rete del Lavoro agricolo di qualità, organismo nato per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo.”


A causa dell'innalzamento anomalo ed eccezionale delle temperature, tra i 34 e 40 gradi, degli ultimi mesi

 

 

L'on. Michele Pelillo, deputato tarantino, capogruppo Pd in Commissione finanze alla Camera dei deputati, ha presentato, congiuntamente all'on. Ludovico Vico (Pd) e agli altri parlamentari Pd pugliesi (Colomba Mongiello, Francesco Boccia, Michele Bordo, Salvatore Capone, Franco Cassano, Dario Ginefra, Gero Grassi, Alberto Losacco, Elisa Mariano, Federico Massa e Liliana Ventricelli), un'interrogazione rivolta al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sul caso della moria delle produzioni di cozze e ostriche a Taranto.

Il documento spiega nel dettaglio la situazione d'emergenza nel settore mitilicoltura e pone alcune richieste.

E' scritto nell'interrogazione: “A causa dell'innalzamento anomalo ed eccezionale delle temperature degli ultimi mesi, anche gli equilibri termici dei corpi idrici marini hanno subito rilevanti anomalie. In particolare le acque marine delle zone costiere della Puglia hanno subito innalzamenti termici che le hanno portate ad avere livelli costanti di oltre 34 gradi centigradi; il fenomeno eccezionale ha provocato gravi danni soprattutto all'attività di acquacoltura condotta nel mare di Taranto, luogo di primaria rilevanza per la sua peculiare vocazione alla mitilicoltura condotta con metodi naturali; i mitilicoltori tarantini sono in stato di allarme; l'aumento anomalo delle temperature per un periodo prolungato sta danneggiando gravemente il settore, causando perdite che vanno dal 60 all'80 per cento della produzione di mitili adulti, con un netto incremento rispetto agli ultimi anni; quasi 400 tonnellate di prodotto, pronto per andare sui mercati nazionali ed esteri, è andato distruttooltre alla perdita del prodotto vendibile, è andato perso anche il seme delle ostriche, con la conseguenza che anche la produzione dell'anno 2016 rischia di essere compromessa assieme al lavoro dei molti mitilicoltori vale la pena ricordare che le ostriche tarantine sono locali; allevate al naturale, col seme innestato e l'allevamento in mare. È questa una unicità del Tarantino ed il suo punto di forza rispetto al prodotto francese, che è basato su un procedimento costruito in laboratorio. Purtroppo, il caldo perdurante ha distrutto gran parte di questa pregiata produzione svuotando le ostriche del loro frutto; a quanto risulta, la Regione Puglia si starebbe attivando per proporre la declaratoria dell'eccezionalità del fenomeno per poi chiedere al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali la dichiarazione dell'esistenza del carattere di eccezionalità di tale calamità naturale, individuando i territori danneggiati e le provvidenze sulla base della richiesta; le stime dei militicoltori attestano al riguardo una perdita di circa trentamila tonnellate di cozze divenute inutilizzabili, per un valore del danno valutato in oltre 15 milioni di euro”. Secondo quanto segnalato dai parlamentari, “per fare fronte alle criticità prodotte dall'evento eccezionale di cui trattasi, sarebbe urgente disporre l'attivazione delle misure previste al riguardo, mediante l'utilizzo del Fondo di solidarietà nazionale, consistenti, tra l'altro, in: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile media ordinaria; proroga delle operazioni di credito agrario, ossia proroga, per 24 mesi, della scadenza delle rate delle operazioni di credito agrario di esercizio e di miglioramento e di credito ordinario; agevolazioni previdenziali, ossia l'esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti, in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento”. I deputati del Pd Michele Pelillo e Ludovico Vico, insieme agli altri parlamentari pugliesi firmatari del documento, chiedono “se i ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti descritti e quali iniziative intendano assumere per fare fronte alle conseguenze di tali fatti, che hanno provocato danni all'economia ed all'ambiente marino delle coste tarantine; se il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, non intenda avviare iniziative, in collaborazione con la regione Puglia, affinché sia urgentemente dichiarato lo stato di eccezionalità della calamità naturale consistita nell'incremento anomalo della temperatura della acque del mare di Taranto, così da permettere l'attivazione delle misure risarcitorie e di sostegno, previste dal fondo di solidarietà nazionale (decreto legislativo n.102 del 2004) in favore dei mitilicoltori tarantini; se, in particolare, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga necessario attivare operazioni di indagine e di ricerca volte alla migliore comprensione del fenomeno, in maniera da poter predisporre misure di prevenzione e di contrasto nel caso in cui tali avversità dovessero ripetersi nei prossimi anni; se - infine - i ministri non ritengano necessario predisporre, in collaborazione con le istituzioni regionali, iniziative atte a prevedere un piano straordinario di rilancio del settore”.


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