Economia, Lavoro & Industria (1902)
Referendum/ D'Amato M5S "Da Puglia e Basilicata segnale forte contro Governo e Trivellopoli"
Scritto da giornalista2
La verità politica dei numeri spaventa il sistema dei partiti e degli affari.
Tra la campagna oscurantista del governo Renzi, il boicottaggio del Pd e il solito sostegno mediatico piegato alle lobby del consenso, il quorum non è stato raggiunto: un solo giorno di urne aperte, come prevedibile, non è bastato. E’ vero. Se fossimo in una democrazia reale, però, il voto di 15 milioni di cittadini (più di 13 milioni ha votato si') dovrebbe essere ascoltato. Dovrebbe avere un peso.
Questo voto va rappresentato!
Noi continueremo a farlo da Bruxelles alla Puglia, alla Basilicata, passando da Roma.
La nostra battaglia per un futuro migliore e pulito non si fermerà certo dinanzi all'ostruzionismo demagogico e servo di un Renzi qualunque.
Anzi, questa battaglia trova nuova linfa.Quella che arriva dai 70mila tarantini, ad esempio. La città dove l'attualesindaco è stato eletto tra 75mila votanti su 180mila aventi diritto. Dove il referendum 2011 registrò il 49% di affluenza. E dove, alle regionali 2015, voto' appena la metà del corpo elettorale.
Ieri, 70mila tarantini sono andati ai seggi e hanno lanciato un segnale.
RIPARTIAMO DA QUI!
RIPRENDIAMOCI LA CITTA’, SALVIAMOLA DALLA LOGICA DELL’AFFARISMO SENZA FUTURO!
La città simbolo della vertenza per l’ambiente, il lavoro e la salute, ieri si è espressa più di quanto il Pd e i suoi accoliti immaginassero: 43%.
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Taranto è TRA I SIMBOLI di un Paese che ha spedito un messaggio importante dai seggi: 70mila persone si sono espresse sulle trivelle anche per dire BASTA all’arroganza del doverno dei decreti salva Ilva e delle vane promesse.
Insomma, i dati sull’affluenza contestualizzati in questo periodo storico del NON VOTO spaventano il sistema dei partiti.
Faranno finta di nulla, abbasseranno i toni… ma non serve.
Taranto, la Puglia e la Basilicata (regione che ha superato il quorum in pieno scandalo politico-affartistico, regione che evidentemente si ribella alle trivelle e ai veleni) hanno trascinato quel si' che se avesse incontrato sul campo il suo avversario naturale, il fronte del no, oggi commenteremmo come una vittoria schiacciante.
Ma hanno preferito astenersi. Il Pd e Renzi hanno preferito non giocare per non perdere. E credere di aver vinto.
Infine, Emiliano. Il governatore ha caricato di significato politico questo referendum.
Ma a noi la sua guerra personale e partitica ingaggiata con Renzi non riguarda. Non ci interessano le loro dispute di segreteria. Emiliano si dia una mossa: lasci stare i giochetti di partito e difenda le istanze dei pugliesi. Blocchi il progetto Tempa Rossa, alzi la voce sulla vicenda Ilva, magari palesando una posizione ferma e coerente.
Tuteli i tarantini, si concentri sulla regione.
Referendum/ Dario Stefàno, “Stop ai bracci di ferro inutili.Si tenga conto della sensibilità emersa dalle urne"
Scritto da giornalista2“Il referendum è, per antonomasia, lo strumento di consultazione popolare sul quale nessuno può immaginare di interpretare o costruire leadership personali. È stato sbagliato viverlo così sin dall’inizio, perseverare ancora anche sul risultato sarebbe un doppio errore: evitiamo di fare altri danni”. Lo dichiara il senatore Dario Stefàno, presidente del Movimento la Puglia in Più.
“È stato un errore a monte – spiega Stefàno – assecondando interpretazioni personali, vivere la battaglia referendaria come un braccio di ferro fra leader, come un’occasione per misurarsi. Ancor più sbagliato sarebbe se si perseverasse oggi, utilizzando l’esito del referendum come terreno di scontro, come la rivendicazione di un risultato personale".
" Il 30% del referendum benché lontano dal quorum - conclude Stefàno - ha espresso una sensibilità diffusa, e anche politicamente trasversale, che poco si presta a utilizzi strumentali che, peraltro, rischierebbero di ripercuotersi anche sulla Puglia. D’altro canto, quello stesso 30% non può essere ignorato dal presidente Renzi ma, al contrario, tenuto dentro il disegno di politiche di governo innovative, nell’ottica di una politica energetica nuova di cui il nostro Paese ha urgente necessità. Basta bracci di ferro inutili e dannosi”.
REFERENDUM - L'arcivescovo Santoro: "Ora più che mai dobbiamo sostenere una vera conversione ecologica"
Scritto da“Preso atto del mancato raggiungimento del quorum, non posso che essere soddisfatto dei dati dell'affluenza in diocesi. Sappiamo bene che gli elettori sono sempre meno inclini ad esercitare il diritto di voto; questa però è stata l'occasione per sensibilizzare le persone su temi di grande importanza per la vita della nostra comunità e per approfondire il messaggio di papa Francesco sulla cura della casa comune nell'enciclica Laudato Si".
Così mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, all'indomani del responso elettorale del referendum sulle trivelle. Nonostante il quorum non raggiunto abbia, di fatto, disinnescato l'afflato ecologista, mons. Santoro sottolinea come "non si intraprendono solo le battaglie che si è sicuri di vincere, ma anche quelle che ci sentiamo impegnati a perseguire per un obiettivo nobile, qual è la difesa del nostro mare e del bene comune. Rispettiamo il valore del gioco democratico e del suo responso e, allo stesso tempo, auspichiamo con ancora più forza un diverso modello di sviluppo in cui l'economia sia al servizio della persona e la terra, il mare e l'aria perché siano custodite per mezzo del lavoro umano e non depredate dalla logica del puro guadagno".
Secondo l'alto prelato, adesso "diventa ancora più urgente per la nostra arcidiocesi e proprio per tutti sostenere a fondo, soprattutto tra i giovani, il cammino di una vera "conversione ecologica" per essere "custodi dell'opera di Dio" come ci chiede papa Francesco".
Non siamo a un punto di arrivo, ma ripartiamo per un affascinante cammino”.
ILVA - Bentivogli (Fim-Cisl): "Taranto non diventi una Bagnoli 2"
Scritto daSVILUPPO - Ance Taranto scrive ai sindaci: "Senza patto di stabilità piu' risorse per le opere pubbliche"
Scritto daTARANTO - Cresce sempre di piu' la voglia di orto biologico
Scritto daLETTERA APERTA DI UN LAVORATORE DI ISOLA VERDE AI CITTADINI DELLA PROVINCIA DI TARANTO.
Scritto da Giornalista1
PREANNUCIATE ALTRA INIZIATIVE PER DOMANI 11 APRILE SOTTO IL PALAZZO DEL GOVERNO.
Scusate. Sì, vogliamo iniziare cosi, scusate.
Scusate se abbiamo alzato la voce, scusate se ci siamo arrampicati e dormito sui tetti, se abbiamo intralciato e anche bloccato il traffico con i nostri cortei. Se abbiamo riempito i notiziari con le nostre proteste. Se abbiamo dormito, mangiato e vissuto 40 giorni in una chiesa, la nostra chiesa. Se per un po’ i giornali hanno parlato di noi nel bene e nel male.
Ma cos’altro avremmo potuto fare … Non prendiamo stipendio da 1 anno, nonostante siamo a tutti gli effetti dipendenti di una società pubblica, nata per stabilizzare lavoratori precari e finita in macerie perché amministrata malamente per favorire clientele politiche. Una società nata per svolgere TUTTI i servizi di competenza della Provincia che VOI e NOI paghiamo e continuiamo a pagare senza averne beneficio ALCUNO, visto che NON SONO ESPLETATI dalla Provincia di Taranto da 1 anno. Intanto continuiamo a PAGARE le accise e i contributi provinciali. E’ come pagare la bolletta della luce senza poter usufruire dell’energia elettrica o del gas in casa. Per esempio, continuiamo a pagare un aumento del premio dell’assicurazione auto che avrebbe dovuto favorire TARANTO ISOLAVERDE. Ma i soldi non ci sono. Vengono incassati, ma non ci sono … questo dice la nostra Provincia.
Taranto Isolaverde si poteva salvare, per esempio con un una gestione più attenta e oculata delle risorse economiche, espletando il servizio di verifica degli impianti termici che il Comune di Taranto aveva trasferito alla Provincia. Ma tutte le opportunità di salvare tanti posti di lavoro sono state vanificate da burocrazia, incompetenza, pigrizia e, a pensar male, anche dalla furbizia dei nostri politici e amministratori.
Avremmo dovuto essere licenziati il 26 novembre 2015. Ma ci fu offerta una speranza. Se il Governo avesse finanziato il Palazzo degli Uffici con fondi Cis, i fondi accantonati dall’Ente Provincia per questo scopo, con un atto di volontà politica, sarebbero stati svincolati e destinati a far uscire la società dalla liquidazione. Questo avrebbe permesso all’azienda di accedere a fondi regionali destinati alla nostra formazione e riqualificazione, nonché alla formulazione di progetti destinati a dare lavoro a 231 dipendenti e serenità alle loro famiglie. Con questa prospettiva, nonostante otto mensilità non pagate, abbiamo accettato una sospensione non retribuita dal lavoro che non prevedeva neanche il versamento dei contributi previdenziali. Qualunque sacrificio, pur di salvare il posto di lavoro.
Il 5 aprile la presa in carico del restauro del palazzo degli Uffici con i fondi Cis si è finalmente concretizzata, ma la Provincia ha adottato un atteggiamento pretestuoso. Non basta più un impegno da parte del Cis, espresso attraverso il verbale della seduta e che dovrebbe arrivare entro pochissimi giorni. Adesso si richiede anche un trasferimento di risorse economiche che si sapeva già in partenza che non sarebbe arrivato in tempi brevi, sicuramente non nei tempi strettissimi che servono per salvare 231 posti di lavoro.
Al Comune di Taranto, coinvolto nel restauro del Palazzo degli Uffici in maniera ben più impegnativa della Provincia, è bastato quanto è stato detto nel corso della seduta per assumere impegni relativi alla messa in sicurezza del Palazzo e la riparazione del tetto. Invece, la Provincia vuole la “CARTUCCELLA”, come la chiama il nostro Presidente.
Il parlamentare jonico di maggioranza Ludovico Vico, che con Donatella Duranti si è molto adoperato affinchè il Cis assumesse l’onere del restauro, messo al corrente delle difficoltà messe in campo dal presidente della Provincia è intervenuto al tavolo tecnico ed ha fornito un qualificato contributo chiarificatore e a nostro parere dirimente. I dirigenti della provincia devono assumersi la responsabilità e fare gli atti sulla base di quanto detto nella seduta del 5 aprile. Il verbale della seduta arriverà a giorni e può essere il punto da cui partire per predisporre gli atti per consentire l’uscita di Isolaverde dallo stato di liquidazione. Come promesso dal presidente Tamburano. Solo così la società avrà accesso ai fondi regionali per la formazione e per i progetti. Solo così si salveranno tutti i lavoratori. USANDO I SOLDI CHE CI SONO GIÀ E CHE DEVONO ESSERE SVINCOLATI SULLA BASE DEL VERBALE DEL CIS CHE ARRIVERÀ A GIORNI.
La nostra domanda ora è; “CHI DEVE CHIEDERE SCUSA ALLA CITTA’ OLTRE NOI?”
LUNEDI 11 APRILE ALLE ORE 9.00 ASSEDIO DI TUTTI I LAVORATORI DI TARANTO ISOLAVERDE AL PALAZZO DELL'ENTE PROVINCIA DI TARANTO.
TARANTO NON PUÒ PERDERE ALTRI 231 POSTI DI LAVORO
LA CITTADINANZA È INVITATA A PARTECIPARE E A COMPRENDERE E TOLLERARE L'ENNESIMO DISAGIO CHE SI POTREBBE CREARE
LA VERTENZA - D'Amato (M5S): "Il progetto Tempa Rossa va fermato"
Scritto daComunicato stampa
“Il progetto messo in piedi dalla Total su Tempa Rossa che coinvolge la Raffineria Eni di Taranto, va fermato, le condizioni ambientali e l`anacronismo delle fonti fossili lo dicono”. Lo dice Rosa D'Amato, europarlamentare tarantina del Movimento 5 Stelle.
D'Amato spiega: “La vicenda emersa dalle intercettazioni che coinvolgono l'ormai ex ministro Guidi e il suo compagno non ci sorprendono, avevamo avuto il primo sentore di qualcosa di strano sin dalla comparsa di quell'emendamento presentato dalla sottosegretaria Vicari nel decreto Sblocca Italia, cucito su misura sul progetto Tempa Rossa, bocciato in prima istanza e fatto rientrare nella Legge di Stabilità. C'è da chiedersi qual è la pubblica utilità di un progetto che favorisce soltanto i petrolieri a scapito della salute dei cittadini lucani e tarantini".
L'eurodeputata M5S punta lo sguardo sulle royalty e le franchigie: “Nessuna compensazione potrà mai ridare agli agricoltori le proprie terre, agli allevatori i propri animali e a tutti i cittadini la salute, neppure se le attuali percentuali del 4 % dei ricavati in mare e 10% per l’estrazione a terra, fossero aumentate”.
“Ho già presentato diverse interrogazioni alla Commissione europea sul quel progetto che regalerà a Taranto il 12% in più emissioni e ridicole ricadute occupazionali, soprattutto se confrontate con i posti di lavoro che si creerebbero nelle energie rinnovabili con gli stessi importi. Le problematiche sollevate in Commissione sono le stesse che oggi sono alla ribalta dei notiziari: le modifiche legislative che il governo si apprestava a fare per favorire il progetto Tempa Rossa e le contaminazioni delle falde".
"In una delle risposte, la Commissione ha comunicato che “sta monitorando da vicino” il progetto e staremo col fiato sul collo all'Ue per conoscere i risultati di questo controllo".
"Il progetto aumenterà il rischio di incidenti nell'intera raffineria e nell’area portuale, sottoposta alla normativa nazionale della direttiva Seveso III, attualmente al vaglio della Commissione per il visto di conformità. Il presidente della Regione Emiliano solleciti il parere del CTR e si opponga alla realizzazione di Tempa di fatto, con atti concreti”, dice D'Amato.
"La politica locale dovrebbe adoperarsi per l’istituzione di una 'Oil free zone' come da art.71 Legge n.221 28/12/2015, ossia area territoriale nella quale, entro un determinato arco temporale e sulla base di specifico atto di indirizzo adottato dai comuni del territorio di riferimento, si preveda la progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili. Nelle Oil free zone sono avviate sperimentazioni sulla realizzazione di prototipi e l'applicazione sul piano industriale di nuove ipotesi di utilizzo dei beni comuni: non è uno strumento perfetto, ma perché non usarla per l’area tarantina?
Proponiamo ormai da tempo la riconversione della città, trasformandola da città sul mare a città di mare con la valorizzazione dell’habitat marino e delle bellezze storiche-archeologiche che solo la città di Taranto può vantare, senza dimenticare le potenzialità del porto, colonizzato negli anni dalle grandi industrie inquinanti, restituendolo al servizio della città con la sua retroportualità, attualmente solo sulla carta.
Non accetteremo un nanogrammo di inquinamento in più e siamo consapevoli che solo un governo del M5S è in grado di realizzare progetti di economia moderna, digitale e circolare, collaborativa e condivisa", conclude D'Amato.
SALUTE - I Genitori tarantini a Emiliano: "Queste sono le nostre richieste, alla Regione accoglierle"
Scritto daImmediato potenziamento degli ospedali pubblici già esistenti, ossia dell’Ospedale SS. Annunziata e dell’Ospedale Moscati di Taranto, quest’ultimo unica struttura in Puglia ad essere in grado di realizzare con successo il trapianto del midollo anche in pazienti della fascia pediatrica; creazione di 10 posti di oncoematologia pediatrica; 10 posti di chirurgia toracica; 20 posti di pneumologia pubblica (ora esiste solo quello della clinica privata “Villa Verde”); conseguente incremento del personale sanitario; ticket sanitario gratuito per la popolazione di Taranto; ripristino del trasporto gratuito dei malati oncologici.
Sono queste le richieste che i Genitori tarantini hanno avanzato al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel corso dell’incontro svoltosi a Bari e al quale hanno partecipato anche l'ingegner Barbara Valenzano (Direttrice del Dipartimento Mobilità, Qualità urbana, Opere pubbliche e Paesaggio), il dottor Giovanni Gorgoni (Direttore del Dipartimento Promozione della Salute, del Benessere sociale e dello Sport per tutti) e il dottor Felice Ungaro (Direttore Generale dell'Agenzia Regionale sanitaria).
Incontro nel corso del quale i Genitori tarantini hanno consegnato ad Emiliano, e fatto protocollare, un documento nel quale si evidenzia, soprattutto, che i bambini di Taranto si ammalano di cancro il 54% in più rispetto ai loro coetanei del resto della Puglia, e la mortalità in età pediatrica (0-14 anni) è aumentata del 21% rispetto alle medie regionali.
Non solo, al presidente della Regione e ai dirigenti presenti all’incontro, i Genitori tarantini hanno fatto presente come l’insediamento Tempa Rossa costituisca “un’ulteriore insostenibile aggressione, del tutto fuori luogo, dato che incrementerà del 12% l’inquinamento già esistente, a fronte di sole 25 unità lavorative a regime (solo 300 in corso d’opera), progetto da stoppare immediatamente perché - hanno aggiunto i Genitori tarantii non strategico per la nostra città, come ben si sta delineando nella cronaca giudiziaria di questi giorni, nonostante gli sforzi del Governo centrale tendano a far credere il contrario”.
Ma è sul fronte sanitario che i Genitori tarantini hanno insistito molto ritenendo inaccettabile che, a fronte della media di posti letto che la Regione deve avere, ossia 3,4 pl/1000 abitanti, “in provincia di Taranto ce ne siano a disposizione solo 2,9, con una grave carenza di posti letto, che si ripercuote anche sul personale, attualmente in numero nettamente inferiore alle altre province, rispetto alla popolazione residente. Quindi, a Taranto, - hano aggiunto - pur avendo un carico di malattie universalmente riconosciuto più alto, si hanno meno posti letto e molto meno personale sanitario”.
Così come inaccettabile "è la questione del personale che segue tutto il percorso di conoscenza dei danni da inquinamento e della loro prevenzione. Tutto il personale che segue lo screening cardiovascolare e respiratorio ed il personale che sta portando avanti gli studi epidemiologici (registro tumori, ecc. ecc.), sono a tempo determinato. Chiediamo, per questo motivo, una delibera regionale urgente che provveda a stabilizzare questo personale, in attesa dei concorsi pubblici da attuare, per fare in modo che ad ottobre, alla scadenza dei contratti a tempo determinato, che non potranno essere prorogati, non si verifichi il blocco di tutte le attività”.
Di seguito il testo integrale della lettera protocollata e consegnata al presidente Emiliano
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Dott. Michele EMILIANO
In concomitanza dell’incontro del giorno 8 aprile 2016, i Genitori tarantini, comitato spontaneo apartitico nato grazie alla consapevolezza dell’emergenza sanitaria in atto nella città di Taranto e sviluppatosi attraverso i social, con la presente intendono avanzare alcune precise richieste precisa all’Istituzione Regione Puglia, nella persona del suo massimo rappresentante, nella duplice veste di Presidente e di Assessore alla Salute.
PREMESSO
- che la città di Taranto ha subìto e subisce, da oltre cinquant’anni, ogni sorta di aggressione inquinante al suo territorio (aria, suolo, sottosuolo, falde acquifere, Mar Piccolo e Mar Grande) e di conseguenza ai suoi cittadini, da parte dell’Ilva, dell’Eni, della Cementir, della Marina Militare, dei cinque inceneritori e delle discariche varie, pubbliche e private;
- che un’ulteriore insostenibile aggressione è prevista dall’ultimo progettoTempa Rossa, del tutto fuori luogo, dato che incrementerà del 12% l’inquinamento già esistente, a fronte di sole 25 unità lavorative a regime (solo 300 in corso d’opera), progetto da stoppare immediatamente perchénon strategico per la nostra città, come ben si sta delineando nella cronaca giudiziaria di questi giorni, nonostante gli sforzi del Governo centrale tendano a far credere il contrario;
- che, secondo il rapporto 2008 dell'Arpa Puglia, dal solo camino “E132” dello stabilimento Ilva sono fuoriusciti fino a 171 grammi di diossina all'anno, maggiore della somma delle emissioni di tutte le industrie di Spagna, Regno Unito, Svezia e Austria messe insieme;
- che le diossine vengono trasportate dal vento e si vanno a depositare sull’erba, sul terreno e nell’acqua per poi risalire la catena alimentare accumulandosi nel tessuto adiposo degli animali e, con ricadute sanitarie fortissime, su tutta la popolazione e soprattutto sui più piccoli, con danni irreversibili, documentati dal Rapporto Sentieri dell’ISS, problematiche che le cosiddette opere di “bonifica e ambientalizzazione”, cioè di ripristino ambientale delle aree più contaminate, a ridosso dell’acciaieria, come il quartiere Tamburi, non possono cancellare;
- che i bambini di Taranto si ammalano di cancro il 54% in più rispetto ai loro coetanei del resto della Puglia, e la mortalità in età pediatrica (0-14 anni) è aumentata del 21% rispetto alle medie regionali;
- che ciononostante le emissioni tossiche continuano, come ci dimostrano i dati confermati dalla stessa ILVA ad ARPA Puglia il 24 febbraio 2016, con uno studio del Politecnico di Torino, il quale ha evidenziato che a novembre 2014, all’insaputa della popolazione, la centralina del quartiere Tamburi, il più vicino all’impianto siderurgico, ha registrato un valore medio giornaliero di 791 picogrammi al metro quadro rispetto a un ‘valore soglia’ che si attesta tra 15 e 20 picogrammi;
- che a seguito di tutto ciò si è sviluppata un’emergenza sanitaria fuori controllo che raggiungerà i picchi massimi solo nel 2020;
- che a fronte di quanto sopra esposto, resta, come unico auspicio primario e indispensabile, la CHIUSURA IMMEDIATA di ogni fonte inquinante e relativa BONIFICA con reimpiego degli stessi operai.
Tutto ciò premesso, i Genitori tarantini
CHIEDONO
alla Regione Puglia, nella persona del suo massimo rappresentante, nonché Assessore alla Salute, dott. Michele Emiliano, di realizzare quanto più celermente possibile, nell’ambito del riordino ospedaliero:
1) l’immediato potenziamento degli ospedali pubblici già esistenti, ossia dell’Ospedale SS. Annunziata e dell’Ospedale Moscati di Taranto, quest’ultimo unica struttura in Puglia ad essere in grado di realizzare con successo il trapianto del midollo anche in pazienti della fascia pediatrica;
2) la creazione di:
- 10 posti di oncoematologia pediatrica
- 10 posti di chirurgia toracica
- 20 posti di pneumologia pubblica (ora esiste solo quello della clinica privata “Villa Verde”)
3) conseguente incremento del personale sanitario
4) ticket sanitario gratuito per la popolazione di Taranto;
5) ripristino del trasporto gratuito dei malati oncologici.
Quanto sopra, ritenendo inaccettabile che, a fronte della media di posti letto che la Regione deve avere, ossia 3,4 pl/1000 abitanti, in provincia di Taranto ce ne siano a disposizione solo 2,9, con una grave carenza di posti letto, che si ripercuote anche sul personale, attualmente in numero nettamente inferiore alle altre province, rispetto alla popolazione residente.
Quindi, a Taranto, pur avendo un carico di malattie universalmente riconosciuto più alto, si hanno meno posti letto e molto meno personale sanitario!
Inaccettabile, inoltre, è la questione del personale che segue tutto il percorso di conoscenza dei danni da inquinamento e della loro prevenzione. Tutto il personale che segue lo screening cardiovascolare e respiratorio ed il personale che sta portando avanti gli studi epidemiologici (registro tumori, ecc. ecc.), sono a tempo determinato. Chiediamo, per questo motivo, una delibera regionale urgente che provveda astabilizzare questo personale, in attesa dei concorsi pubblici da attuare, per fare in modo che ad ottobre, alla scadenza dei contratti a tempo determinato, che non potranno essere prorogati, non si verifichi il blocco di tutte le attività.
Quanto su richiesto, come primo passo iniziale di manifesta buona volontà, da parte della Regione Puglia, di prendersi cura, per davvero, del territorio tarantino, nell’immediato, con azioni fattibili e concrete, nel brevissimo tempo, a cui far seguire un piano di riprogettazione generale della città di Taranto basato su una riconversione economica che tenga conto delle reali vocazioni del territorio che NON SONO quelle industriali inquinanti, bensì quelle legate alla sua storia, alla sua cultura, al suo mare, alla sua enogastronomia, al turismo e a tutte quelle attività ecocompatibili che riusciranno ad emergere con il potenziamento delle piccole e medie imprese, perché Madre Taranto ha già dato tantissimo e pagato troppo.
Quanto su richiesto, come primo passo iniziale di manifesta buona volontà, da parte della Regione Puglia, di prendersi cura, per davvero, del territorio tarantino, nell’immediato, con azioni fattibili e concrete, nel brevissimo tempo, a cui far seguire un piano di riprogettazione generale della città di Taranto basato su una riconversione economica che tenga conto delle reali vocazioni del territorio che NON SONO quelle industriali inquinanti, bensì quelle legate alla sua storia, alla sua cultura, al suo mare, alla sua enogastronomia, al turismo e a tutte quelle attività ecocompatibili che riusciranno ad emergere con il potenziamento delle piccole e medie imprese, perché Madre Taranto ha già dato tantissimo e pagato troppo.