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Giornale di Taranto - Artigianato, Commercio & Agricoltura

Questa mattina durante una intervista radiofonica il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha annunciato che con molta probabilità gli italiani saranno chiamati a rimanere in casa anche il 1 di Maggio. Come è noto l’ultimo DPCM ha prorogato fino al 13 di aprile le restrizioni che ora alla luce delle dichiarazioni di Borrelli dovrà sicuramente essere aggiornato. La notizia delle dichiarazioni del capo della Protezione Civile sono state riprese dalle agenzie e dalle più importanti trasmissioni televisive nazionali.

Saranno consegnate oggi  al direttore generale della Asl di Taranto altre 10.170 mascherine FFP2 oggetto di sequestro a Taranto da parte della Guardia di Finanza. Lo annuncia la Prefettura di Taranto. Le mascherine sono state rese disponibili con un provvedimento del procuratore aggiunto della Repubblica di Taranto, Maurizio Carbone. La finalità, spiega la prefettura, è quella di consegnare “i dispositivi di protezione individuale nel più breve tempo possibile al personale sanitario al fine di fornire concreto aiuto e valido supporto agli operatori degli ospedali e del 118”.

Prorogate le sospensioni del pagamento della sosta e della rimozione coatta per lavaggio stradale. 

 

A seguito del Dpcm che proroga la validità dell’emergenza da Coronavirus al 13 aprile, il comandante della polizia Locale di Taranto ha emanato una ordinanza dirigenziale con cui prolunga fino al nuovo termine la sospensione del pagamento degli stalli di sosta. 

 

Con altro atto dirigenziale ha altresì prolungato, ugualmente fino al 13 aprile, la sospensione dei divieti di sosta con rimozione coatta previsti per il lavaggio notturno delle strade. Prosegue invece la sanificazione di tutte le strade.

“Siamo qui in questo periodo difficile e non abbiamo intenzione di lasciare Taranto, stiamo continuando a lavorare con determinazione per raggiungere I nostri obiettivi”. Lo dice Raffaella Del Prete, general manager della società San Cataldo terminal che fa capo al gruppo turco Yilport ed è concessionaria del molo polisettoriale del porto di Taranto. Causa Coronavirus, c’è un rallentamento dei tempi operativi precedentemente fissati, nel senso che Yilport non riattiverà in questo mese, come contava di poter fare, l’attivita sul molo col traffico delle merci, ma in una fase successiva. Questo, però, non vuol dire che Yilport chiude con Taranto o abbandona i suoi progetti, si apprende da fonti della società. 

 

“Yilport Holding - afferma Del Prete - è entusiasta dell’investimento fatto nel San Cataldo Container Terminal e le voci infondate che dicono il contrario non hanno alcun impatto su questo progetto che ha una durata di almeno 49 anni. Siamo felici di investire a Taranto - prosegue la manager - e Yilport è impegnata nello sviluppo del traffico commerciale e logistico del nostro terminal”. “Pensiamo e lavoriamo per un futuro a lungo termine - conclude Del Prete -. I piani di Yilport nel rinnovare il San Cataldo Container Terminal sono di raggiungere la capacità annuale di 2,5 milioni di teu e poi, grazie ad ulteriori invetsimenti, portarla fino a 4milioni di teu”.Per Robert Yuksel Yildrim, presidente e ceo di Yilport Holding, la società “è determinata a sviluppare le relazioni commerciali a Taranto ed in Italia. Abbiamo firmato una concessione della durata di 49 anni - afferma il presidente e ceo - e crediamo fermamente nel potenziale del San Cataldo Container Terminal. Dunque siamo felici di restare per almeno 49 anni, non andiamo via”. Secondo Yildrim, “l’attuale pandemia dovuta al Covid-19 ed il suo impatto sul commercio mondiale non cambia I nostri piani. Stiamo ristrutturando il terminal - afferma - e vogliamo che diventi uno dei principali hub in Italia”.Recentemente Yilport, dichiara la società, ha affidato a Konecranes il rinnovamento delle gru di banchina del San Cataldo Container Terminal. I lavori interesseranno 2 gru di banchina con un’estensione di 22 file e 5 gru di banchina con un’estensione di 18 file, 16 gru di piazzale, una gru mobile, 2 carrelli elevatori e 2 carrelli per la movimentazione dei contenitori vuoti. 

 “Oggi registriamo 49 casi positivi a Taranto, il che vuol dire che rispetto all’ultimo dato disponibile ed ufficiale, c’è stato un aumento di 11 casi. Ma registriamo anche la guarigione e la conseguente dimissione di 3 nostri concittadini, il che fa salire a 7 il numero di dimessi e di guariti”. Lo ha detto questa sera, facendo il punto sul coronavirus, l’assessore alle emergenze epidemiologiche del Comune di Taranto, Francesca Viggiano.

   “La notizia ufficiale della clinica Villa Verde è che i degenti sono stati spostati tutti in altre strutture ospedaliere tranne i pazienti dei reparti di Cardiochirurgia ed Oncologia” ha detto poi Viggiano, confermando quanto dichiarato da Asl, ovvero che si è reso necessario un trasferimento di pazienti dalla clinica di Taranto, esclusi quelli dei due reparti, perché nella struttura sanitaria si sono verificati casi di Covid-19. “L’emergenza non è ancora finita, abbiamo ancora la necessità di stringere e di tenere duro, di combattere il più possibile”, ha detto infine Viggiano, che ha ringraziato “medici e sanitari tutti che stanno continuando a lottare contro il coronavirus “.

di Ingrid Iaci
Che popolo straordinario , quello italiano, capace di dare il meglio di sè nel momento dell’emergenza, quando ce n’è più bisogno. Dall’inizio di questa pandemia da coronavirus che da febbraio sta straziando le regioni settentrionali, Lombardia in testa, ma che ha messo in ginocchio anche il sud del Paese, abbiamo assistito ad una straordinaria gara di solidarietà finalizzata all’implementazione delle strutture sanitarie e alla fornitura di dispositivi di sicurezza personali, necessari per poter fronteggiare l’avanzata del virus.

 

La “maratona del bene” è partita proprio all’indomani della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Governo nazionale, il 9 marzo scorso, grazie all’impegno e alla notorietà della coppia social per eccellenza, Chiara Ferragni-Fedez, che in meno di una settimana, ha raccolto più di 4 milioni di euro per l’hospedale San Raffaele di Milano.

A seguire sono partite tante altre raccolte fondi, donazioni importanti come quella del cavaliere Berlusconi di 10 milioni di euro alla regione Lombardia o quella della famiglia Agnelli agli ospedali piemontesi.

 

E man mano che il mostro invisibile si mostrava in tutta la sua virulenza, è cresciuta l’esigenza di decuplicare (o forse più!) la fornitura di dpi (dispositivi di protezione individuali) il cui consumo giornaliero è pari ad una cifra a sei zeri. E così la beneficenza ha preso la forma della riconversione industriale e tante aziende, o perché costrette dai provvedimenti governativi e quindi ritenute non essenziali o perché giustamente hanno anteposto l’interesse nazionale al profitto aziendale, hanno cominciato a fabbricare ciò che risulta più utile in questo momento.

La maison Armani, per esempio, al posto di lussuosissimi tailleurs ha scelto di produrre camici monouso per i medici dei reparti Covid-19 mentre Gucci e Prada producono mascherine usa e getta. Bulgari e Ramazzotti, al posto di profumi e liquori producono ora gel disinfettante e la Ferrari ha iniziato a collaborare con l’unica azienda italiana che fabbrica ventilatori polmonari.

 

Come annuncia in una nota l’assessore regionale alle Attività produttive della Puglia, Cosimo Borraccino, fa sapere che: “Sono tantissime le imprese (pugliesi) che, in queste ore, stanno manifestando la loro volontà di produrre mascherine, tute, caschi protettivi, componenti per i ventilatori, e, grazie al supporto del Politecnico, stiamo mettendo a loro disposizione le conoscenze e le competenze di docenti, ricercatori e tecnici in grado di supportarle in questo significativo sforzo di riconversione produttiva”.

Nella fattispecie, l’esponente della giunta Emiliano menziona l’azienda “Leonardo” che “presso il sito produttivo di Grottaglie, sta già producendo, utilizzando una innovativa tecnologia di stampa tridimensionale, valvole utili per modificare un particolare modello di maschere subacquee e trasformarle in respiratori per terapie sub-intensive. “

 

La lista, vivadio!, è infinita e si estende a calciatori e sportivi di ogni genere da Lukaku, Totti, Ronaldo, la Pellegrini, nessuno è voluto mancare all’appello con la solidarietà.

L’Italia tutta, da nord a sud, sta dando prova di grande coraggio, resilienza e capacità di rimboccarsi le maniche anche quando le mani sono ancora sanguinanti di fatica.

 Cresce ancora il numero di pazienti affetti da coronavirus ricoverati all’ospedale Moscati di Taranto, hub Covid 19 per l’intera provincia. Sono passati dai 68 di ieri ai 72 di oggi. Il dato è reso noto da Asl Taranto. In queste ore, tuttavia, tre pazienti affetti da Covid 19 sono stati dimessi dal Moscati. Per Asl Taranto, i 72 pazienti sono così divisi: 7 presso il reparto di Rianimazione, numero, questo, che rimane stabile rispetto a ieri e l’altro ieri, 26 presso il reparto di Pneumologia, 30 presso il reparto Malattie Infettive e infine 9 presso il reparto di Medicina, due dei quali, in serata, saranno trasferiti al reparto di Malattie Infettive.Si tratta in quasi tutti i casi di pazienti Covid, specifica Asl Taranto, che puntualizza che “alcuni di loro sono in attesa di primo tampone, altri in attesa del secondo tampone per la conferma”. “I pazienti - conclude Asl Taranto - sono seguiti secondo i protocolli operativi definiti dalle autorità nazionali e regionali e i parenti sono costantemente informati circa la situazione dei propri congiunti”. Asl infine conferma che “in data odierna sono state effettuate tre dimissioni di pazienti Covid, due dal reparto di Malattie Infettive, una dal reparto di Pneumologia”

Sono 766 le comunicazioni effettuate dalle aziende alla Prefettura di Taranto circa la continuità produttiva. Di queste, 479 sono tutt’ora in fase istruttoria, 30, invece, le aziende sospese, una riguarda quelle a “ciclo continuo” e 8, infine, quelle che si riferiscono a “Aerospazio e Difesa” di cui 5 sono state autorizzate e 3 rigettate. Sono  emersi nella call conference che oggi il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha avuto con i sindacati in merito agli impianti industriali. Nel confronto, particolare rilievo ha assunto la questione del siderurgico ArcelorMittal i cui impianti, con una forza ridimensionata a 3.500 addetti diretti, sono in marcia ma solo per ragioni di sicurezza e non per produrre e vendere l’acciaio. Per lo stabilimento, Cgil, Cisl e Uil dichiarano che non si registrano ”attenzioni significative  da parte di ArcelorMittal che in queste ultime ore ha strumentalmente, ulteriormente diluito il pagamento dei crediti vantati dalle aziende dell’indotto, generando l’acuirsi di quei fenomeni di sofferenza già manifestatisi sin dal mese di novembre”. “Inoltre - aggiungono i sindacati - sono stati differiti gliincontri per la discussione sul ricorso alla cassa integrazione, la cui richiesta coinvolge la quasi totalità dei dipendenti (8.173). Segnali questi - dicono le confederazioni - valutati alla stregua di una chiusura piuttosto netta rispetto alle richieste prospettate”.

 

 “Nonostante tutto - si dichiara -, le organizzazioni sindacali si sono dichiarate disponibili a riprendere un confronto fattivo con ArcelorMittal teso ad approfondire le criticità denunciate nei vari ambiti. Si è sottolineato - si legge nel documento sindacale - come la situazione debba essere valutata e di questo si è fatta specifica richiesta al prefetto, anche in relazione alla condizione in cui versano le strutture sanitarie di cui dispone il territorio”. I sindacati si sono dichiarati fiduciosi “nella possibilità di una riconsiderazione dei limiti numerici inseriti nella precedente autorizzazione”. Infine Cgil, Cisl e Uil sostengono che vi è “una sostanziale inosservanza delle norme specifiche in materia di distanze di sicurezza, di dotazione dei dispositivi di protezione individuale ai lavoratori e di sanificazione degli ambienti”. Per l’indotto, dicono ancora i sindacati, vi sono “punte di maggiore preoccupazione nella parte relativa alle aziende dell’indotto, dove le carenze sono ancora più evidenti, i dispositivi forniti non sono omologati. Refettori, spogliatoi, trasporti e portinerie aziendali - si dichiara - sono stati descritti come i luoghi in cui tali elementi si rilevano in maniera conclamata”.

USB “ArcelorMittal metta in sicurezza gli impianti”

Nella call conference di oggi col prefetto di Taranto relativa a come far proseguire l’attività di ArcelorMittal in presenza del coronavirus, il sindacato Usb ha presentato “un documento a firma di Lucia Morselli, in cui l’amministratore delegato dell'azienda smentisce quello che i tecnici dell’azienda sostengono, minacciando di mettere gli impianti in stand by nel caso in cui il prefetto dovesse proseguire sulla strada della non commercializzazione del prodotto finito in seguito al 3 aprile”. Per Franco Rizzo, segretario Usb, “la condizione di stand by è quello che stiamo chiedendo da oltre 20 giorni: significherebbe la messa in sicurezza degli impianti, con il minimo della forza lavoro in fabbrica senza produzione”. “Il prefetto - afferma Usb - prenda atto di questa presa di posizione della Morselli. Con il documento inviato al premier Conte, nonché ai ministri Gualtieri e Patuanelli, l’ad mostra chiaramente che non corrisponde al vero quanto dichiarato e dunque gli impianti possono tranquillamente fermarsi in sicurezza”. 

Quindici decessi e 131 nuovi contagi oggi in Puglia, a fronte di 1.345 test per l'infezione da Covid-19 effettuati. I nuovi casi sono così suddivisi: 45 nella provincia di Bari; 10 nella Bat; 17 Brindisi; 12 Foggia; 32 Lecce; 15 Taranto; Dei 15 decessi, 8 sono stati registrati in provincia di Bari, 1 nella Bat, 2 Brindisi, 3, 1 Lecce. Salgono a 65 i pazienti guariti. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 16.654 test. Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 2.077. 

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