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Giornale di Taranto - ALTA TENSIONE/ Ex Ilva, Confindustria “sciopero sbagliato”, Fiom “l’azienda ha voltato le spalle, inaccettabile”
Martedì, 03 Maggio 2022 20:27

ALTA TENSIONE/ Ex Ilva, Confindustria “sciopero sbagliato”, Fiom “l’azienda ha voltato le spalle, inaccettabile” In evidenza

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Confindustria Taranto non condivide lo sciopero di 24 ore all’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, per il 6 maggio e invita le organizzazioni sindacali a fare quadrato. “Mai come in questo momento la produzione del nostro centro siderurgico va tutelata perché i venti di guerra non consentono di tracciare prospettive di alcun genere” dice Confindustria Taranto che oggi interviene col vice presidente Wladimiro Pulpo e col presidente della sezione metalmeccanica, Antonio Lenoci. “Attualmente, sul fronte acciaio, sia la Russia (con 2,4 milioni di tonnellate) sia l’Ucraina (2,8 milioni di tonnellate) sono responsabili, ciascuna, di poco più del 20% dei prodotti di base destinati all'industria siderurgica e meccanica italiana” rileva Confindustria Taranto. Per la quale “una parte del settore siderurgico italiano, a sua volta alla testa dell’intera filiera della meccanica del secondo Paese manifatturiero d’Europa, si potrebbe trovare a breve di fronte ad un complesso percorso di diversificazione dell’import”.

   “In questo clima di estrema incertezza - dice Confindustria Taranto - rischiamo noi imprenditori del settore ma non solo (quella della siderurgia e della meccanica è una lunga filiera) di fermare parte delle nostre attività per mancanza di prodotti indispensabili alla nostra produzione”. “E’ per questo - rileva Confindustria Taranto - che non condividiamo, al di là delle motivazioni, lo sciopero proclamato dai sindacati per il prossimo 6 maggio, e che riteniamo invece che in un momento come l’attuale sarebbe opportuno fare massa critica e rivendicare risposte alle tante istanze ancora in piedi richiedendo un tavolo di discussione al Mise senza compromettere ulteriormente la produzione e creare ulteriori fratture”.  “Un tavolo dal quale emergano chiaramente risposte sui piani industriale e ambientale, sui processi di decarbonizzazione, sulle risorse da mettere in campo e quindi sul futuro dello stabilimento” rileva infine Confindustria Taranto.

Intanto il clima di tensione è palpabile.

 

“L’incontro su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, nella prefettura di Genova è andato malissimo. Il problema è che in questo momento non abbiamo interlocutori perché l’azienda si é presentata con figure di secondo piano, senza nessun mandato a poter discutere, trattare e decidere. Anche questo voltare le spalle, da parte dell’azienda che è partecipata dallo Stato, in una sede istituzionale come la Prefettura è un comportamento inaccettabile dal nostro punto di vista”. Lo ha detto all’AGI Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil, a margine di una iniziativa sindacale a Taranto. “Non soltanto sul piano del rispetto delle relazioni industriali - ha aggiunto De Palma - ma anche sul piano del rispetto delle istituzioni del Paese, perchè la Prefettura è l’istituzione del Governo su quel territorio”.

    “Rischiamo che la situazione diventi sempre più complessa - ha sostenuto De Palma - anche perché noi sulla salute e sulla sicurezza non facciamo sconti a nessuno. Lo deve sapere l’azienda, lo deve sapere il Governo”. 

 

Nell’ex Ilva “il pericolo che c’è, si è determinato negli anni con la mancanza di investimenti sullo stabilimento. Noi siamo il presidio per verificare che quegli investimenti nello stabilimento si facciano” ha sottolineato all’AGI il segretario generale Fiom Cgil. “La cosa che contestiamo nettamente - ha detto Di Palma - é che al posto di esserci una partecipazione, una chiamata a corresponsabilità da parte di tutti, c’é invece qualcuno che sta minando anche gli spazi di confronto necessari ad una situazione così difficile. L’azienda si sta assumendo una grande responsabilità nel non discutere col sindacato e penso che una grande responsabilità se la stia assumendo anche il Governo che fa finta che la questione Taranto non ci sia”. Per il numero 1 della Fiom Cgil, “ci vogliono i lavoratori per fare la transizione ecologica. E per ridurre l’impatto ambientale al minimo possibile, é evidente che ci vuole un protagonismo delle persone che dentro la fabbrica ci sono. E in questo momento nella fabbrica le persone non ci sono perché messe unilateralmente in cassa integrazione da parte dell’azienda. Noi abbiamo bisogno del lavoro per produrre l’acciaio - ha concluso De Palma - ma anche per determinare l’ambientalizzazione e ridurre l’impatto dal punto di vista sanitario”.