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Giornale di Taranto - IL RICONOSCIMENTO/ La cozza nera di Taranto diventa presidio Slow Food ora va sciolto il nodo bonifiche
Venerdì, 29 Aprile 2022 09:14

IL RICONOSCIMENTO/ La cozza nera di Taranto diventa presidio Slow Food ora va sciolto il nodo bonifiche In evidenza

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La cozza nera di Taranto, il prodotto simbolo del mare e della mitilicoltura della città pugliese, è un presidio Slow Food. L’iniziativa è della Regione Puglia, che l’ha ufficialmente presentata stamattina, rientra in un programma Por Puglia, e vede coinvolti Slow Food, l’istituto Cnr di ricerca sulle acque, il Comune di Taranto e l’impresa Novamont. Il presidio, agganciato ad un disciplinare di produzione che ha visto per ora l’adesione di alcune decine di produttori, ha l’obiettivo di aprire nuove prospettive di mercato per questo prodotto del mare, tutelandone marchio, denominazione di origine e qualità. 

 

Dei mitili allevati nei mari di Taranto, si parla già in epoca romana e magnogreca. Tuttavia la cozza nera di Taranto, negli ultimi dieci anni, ha conosciuto più crisi che successi. L’esodo massiccio di addetti dal settore, l’inquinamento delle aree di mare usate per l’allevamento, l’abusivismo, eppoi la concorrenza di Grecia e Spagna, l’assenza di interventi per la qualità produttiva e lo sviluppo della filiera, hanno progressivamente portato le cozzedi Taranto al ridimensionamento.

   Oggi se ne producono - secondo stime Confcommercio - circa 50mila quintali annui e sono un migliaio gli operatori complessivamente impegnati, mentre nel passato si arrivava a 150mila quintali. Le vicende ambientali di Taranto collegate all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, hanno colpito non poco la produzione delle cozze nere.

 

Poichè per decenni il Mar Piccolo e segnatamente il primo seno, è stato il bacino degli scarichi industriali tra lavorazioni siderurgiche, navalmeccaniche e cantieristiche, un’ordinanza della Regione Puglia del 2018 in materia sanitaria ha stabilito che subito dopo il 28 febbraio di ogni anno, i mitilicoltori devono prendere il seme delle cozze e trasferirlo in zone di mare non contaminate per fargli proseguire la crescita. 

   Se invece restasse nel primo seno del Mar Piccolo, ci sarebbe il rischio che le cozze, nelle fasi di maturazione, possano assorbire le sostanze inquinanti presenti in mare. Questo trasferimento, peró, determina disagi e costi aggiuntivi per la categoria. A ciò si aggiungano i danni dell’abusivismo, con la Guardia Costiera che nei mesi scorsi ha sequestrato a Taranto diversi impianti a mare insieme a tonnellate di prodotto, attrezzi e materiali per la mitilicoltura. 

  In quanto alla bonifica del primo seno del Mar Piccolo, la competenza è del commissario di Governo per la bonifica dell’area di Taranto, che attualmente è il prefetto della città, Demetrio Martino. Col precedente commissario Vera Corbelli, si pensò di intervenire con soluzioni diversificate (rimozione selettiva, capping e fitorigenerazione) ma adesso è tutto fermo per un problema di fondi. 

 

È stato lanciato un appello al ministro per il Sud, Mara Carfagna, responsabile del Contratto istituzionale di sviluppo di Taranto. Si punta a riprogrammare l’intervento rimodulando i fondi disponibili. Intanto, in attesa che si sblocchi il nodo della bonifica, al DL del 21 marzo 2022, n. 21, “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”, è stato presentato al Senato un emendamento che prevede una “proroga dell'esenzione dal pagamento dei canoni annui di concessione delle aree e delle pertinenze demaniali marittime del primo seno del Mar Piccolo a partire dall’1 gennaio 2022”.

   Questo “a seguito del protrarsi delle azioni di bonifica”. Proponente è il senatore Mario Turco, vice presidente M5S. Chiesto con l’emendamento anche “un contributo che funga da ristoro per il pregiudizio economico derivante dalle misure di prevenzione previste dall’ordinanza  del presidente della giunta regionale”. In quanto al disciplinare Slow Food ufficializzato oggi dalla Regione Puglia, “è un passo avanti sulla strada della qualità e del rilancio del prodotto - spiega ad AGI Luciano Carriero, rappresentante mitilicoltori di Confcommercio Taranto - inoltre stiamo già usando le retine biodegradabili per evitare l’inquinamento del mare e contrastare l’uso della plastica”. 

  Progetto, quest’ultimo, messo in pista con le categorie dall’amministrazione comunale e dal sindaco uscente, Rinaldo Melucci, attraverso un accordo con Novamont, società attiva nelle bioplastiche e titolare del brevetto Mater-Bi. “Le cozze sono il sapore della nostra storia - commenta Melucci -. Da generazioni ci riuniamo intorno a questo piatto e ci tramandiamo l’arte del loro allevamento, con tutto l’orgoglio di un popolo di mare”. “Con il presidio - rileva Melucci -, per la prima volta saranno disciplinate le procedure per la produzione della cozza nera tarantina, i suoi standard di qualità e la tracciabilità. I mitilicoltori che aderiranno, dovranno rispettare l’ecosistema, controllare la produzione dei rifiuti e applicare le procedure per limitare l’impatto ambientale”. 

Ultima modifica il Venerdì, 29 Aprile 2022 09:16