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Giornale di Taranto - BEFANA TARANTINA/ “Cenere e carbon coke per noi, lo Stato non può rimanere indifferente”
Mercoledì, 05 Gennaio 2022 10:49

BEFANA TARANTINA/ “Cenere e carbon coke per noi, lo Stato non può rimanere indifferente” In evidenza

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Ambientalisti e cittadini si sono radunati stamattina sotto un grande manifesto che raffigura una Befana che vola su Taranto, non sulla classica scopa, ma su una ciminiera che sbuffa fumo scuro osservata da un gruppo di bambini. Anche il cappello della tradizionale “vecchina” è a forma di ciminiera che emette fumo nero. Su quest’immagine, del grafico Leonardo Zaza, campeggiano due grandi scritte una sotto l’altra: “L’Epifania di sempre dei tarantini” e “Cenere e carbon-coke”, con riferimento a uno dei materiali di carica degli altiforni del siderurgico. La protesta è stata organizzata contro le ultime novità in materia di ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, dalle associazioni che costituiscono il Comitato cittadino per la tutela dell’ambiente e della salute.     Due le denunce: una riguarda lo spostamento, nel decreto Milleproroghe ora all’esame del Parlamento, di 575 milioni del sequestro Riva dalla bonifica delle aree inquinate ai futuri impianti per la produzione decarbonizzata dell’acciaio a Taranto; l'altra richiesta dell’ex Ilva di rivedere, riducendoli, alcuni vincoli ambientali. 

 

“Siamo sott’attacco - hanno affermato gli esponenti delle varie associazioni -. C’è una richiesta di trasferimento dei fondi dalle bonifiche alla produzione, e la revisione dell’autorizzazione integrata ambientale avviata dal sindaco di Taranto, sarà bloccata su richiesta dell'azienda se la valutazione del danno sanitario verrà rivista. Da parte dell’ex Ilva è stata chiesta una revisione dell’Autorizzazione ambientale per far produrre a ritmo accelerato le cokerie riducendo i tempi di distillazione del carbon coke da 24 a 18 ore". É stato fatto presente che l’ex Ilva, con uno studio terminato a fine novembre 2021 e trasmesso al ministero della Transizione ecologica, contesta “la Valutazione del danno sanitario condotta per mesi tramite un confronto fra i tecnici dell'azienda e quelli della Regione Puglia e dei ministeri competenti ritenendola non scientificamente corretta perché sovrastimerebbe l'impatto cancerogeno dell'inquinamento dell'ex Ilva”. Gli esponenti del Comitato cittadino hanno dichiarato oggi che l’ex Ilva ha affermato che “i modelli e i criteri adottati nelle Valutazioni di danno sanitario, non consentono di considerare l’effetto di barriera costituito dalle strutture esistenti, con particolare riferimento agli ostacoli (coperture parchi primari, barriere frangivento etc.) che si interpongono tra le attività dello stabilimento siderurgico ed il quartiere Tamburi costituendo elementi che certamente riducono l’apporto delle emissioni”. Secondo lo studio dell’azienda trasmesso al Mite e da quest’ultimo dicastero inviato al ministero della Salute - è stato evidenziato nella protesta odierna - “è ragionevole considerare un elemento di riduzione delle emissioni che tenga conto di tale effetto di barrieramento”. Inoltre, “l’impatto cancerogeno dell'inquinamento Ilva viene nettamente ridimensionato dallo studio e vengono  contestate le formule utilizzate nella modellistica matematica di stima dei danni sanitari”. Invece, per il Comitato, “la Valutazione del danno sanitario del 2021 ha previsto un rischio cancerogeno inaccettabile nella popolazione del rione Tamburi di Taranto con una produzione di 6 milioni annui di tonnellate di acciaio da parte dello stabilimento Ilva di Taranto”.