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Giornale di Taranto - STOP AGLI IMPIANTI/ Anche Ilva in as ricorrerà al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR di Lecce
Martedì, 16 Febbraio 2021 17:57

STOP AGLI IMPIANTI/ Anche Ilva in as ricorrerà al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR di Lecce In evidenza

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Anche Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli stabilimenti e degli impianti siderurgici dati in fitto ad ArcelorMittal, presenterà al Consiglio di Stato l’appello volto a sospendere la sentenza con cui sabato scorso il Tar di Lecce ha ordinato la chiusura, in 60 giorni, degli impianti dell’area a caldo dell’acciaieria di Taranto perché inquinanti. L’appello da parte di Ilva in amministrazione straordinaria è in fase di predisposizione. Lo apprende AGI. E analoga mossa avviene anche da ArcelorMittal, in qualità di gestore, che già sabato, poche ore dopo la sentenza, ha annunciato l’impugnazione al Consiglio di Stato. A quest’ultimo le due società chiederanno la sospensiva della sentenza del Tar, che decretando la chiusura in 60 giorni, ha confermato l’ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, di febbraio 2020. Ordinanza emessa per ragioni ambientali e di inquinamento. ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria avevano già impugnato l’ordinanza al Tar. E il fatto che ci sia stata anche una impugnazione al Tar da parte di Ilva in as, che rappresenta il Governo, provocò a suo tempo una polemica del sindaco Melucci verso i commissari di Ilva. Sabato i giudici della prima sezione hanno respinto il ricorso di entrambe la società. Al Consiglio di Stato, apprende AGI, le due società presenteranno ricorsi diversi, così come avvenne in sede Tar, perché diversi sono anche i profili che esprimono. Il fronte sindacale, invece, con i vertici di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, si è rivolto ai nuovi ministri del Lavoro (Orlando),dello Sviluppo economico (Giorgetti), della Transizione Ecologica (Cingolani) e dell’Economia (Franco) chiedendo loro un intervento urgente per l’ex Ilva alla luce della pronuncia espressa dal Tar. Ma dal Governo, spiegano ad AGI fonti sindacali, non sono ancora giunti segnali.