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Giornale di Taranto - CASO-MOSCATI/ Il dg della ASL di Taranto “contro di noi attacchi ingiustificati e immeritati”, parla il medico accusato “volevo mettere timore al paziente”
Mercoledì, 09 Dicembre 2020 16:35

CASO-MOSCATI/ Il dg della ASL di Taranto “contro di noi attacchi ingiustificati e immeritati”, parla il medico accusato “volevo mettere timore al paziente” In evidenza

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 “Riteniamo che ci sia stato un attacco ingiustificato e immeritato al buon lavoro fatto da tutti quanti gli operatori. Se ci sono state disfunzioni, sono io che, personalmente, chiedo scusa a tutti gli assistiti, ai parenti, perché può accadere, però ci auguriamo di andare a verificare una per una le situazioni ed oggi siamo qui anche, con l’ausilio diretti responsabili delle unità operative, per cercare di fare chiarezza”. Lo ha detto oggi il direttore generale Asl Taranto, Stefano Rossi, a proposito delle segnalazioni e degli esposti che parenti di alcuni ricoverati Covid all’ospedale Moscati hanno fatto anche alla Magistratura. Segnalati furti di oggetti, scomparsa di effetti personali, ma anche casi di assistenza carente e di scorretta deontologia professionale. Come il caso di quell’anziano, poi deceduto, per il quale un medico - Angelo Cefalo del 118 di Taranto, oggi presente in conferenza stampa - avrebbe detto alla figlia, secondo quanto affermato da quest’ultima, “tra dieci minuti morirà, preparatevi”. A proposito della denuncia circa gli oggetti e gli effetti personali che i parenti dei degenti hanno dichiarato essere spariti, se non proprio rubati, il dg Asl Taranto ha detto che “oggi mostriamo anche le foto dei tanti effetti personali, telefoni, piccoli oggetti preziosi, valigie, vestiti, carica batterie. C’è di tutto. Spesso abbiamo difficoltà a convincere i parenti del paziente deceduto per Covid, a venirli a ritirare". 

 

 "Quindi se qualcosa non si è più ritrovato, invitiamo i diretti interessati a rivolgersi serenamente all’ufficio Asl relazioni con il pubblico per verificare se queste cose ci sono ancora”. A proposito dei 290 casi positivi, picco mai toccato sinora, registrati ieri a Tatanto e provincia, Rossi ha detto che “purtroppo sì è verificato che un laboratorio privato ha registrato tra sabato e domenica, sembrerebbe, tutti i positivi dell’ultimo mese. Quindi un dato assolutamente incongruo, fuori scala, non giustificato, non rispettoso della fotografia attuale e purtroppo ci è stato segnalato”. “Cercheremo di correre ai ripari - ha aggiunto il dg Asl Taranto - perché anche i laboratori privati che sono stati messi in rete, contabilizzino, perdonatemi questo termine, quotidianamente i casi positivi, altrimenti accade quello che è successo”. Circa i tanti casi e i tanti decessi che si registrano nel Tarantino, dove sono stati attrezzati più ospedali, l’ospedale della Marina Militare ed una clinica privata accreditata a Taranto, Rossi ha sostenuto che “purtroppo l’andamento pandemico non è finito, altrimenti non saremmo qui a discutere delle misure di contenimento che vengono prese. Non siamo fuori dalla crisi. Questa seconda ondata purtroppo Taranto non si è distinta rispetto all’andamento generale e regionale”. Per il dg Rossi, ”i numeri sono assolutamente in linea con ciò che accade dappertutto. Siamo qui per fronteggiare l’emergenza è riteniamo di riuscire a farlo con sufficiente positività, visto che tutti i tarantini hanno avuto assistenza qui da noi, non sono stati ricoverati altrove, i pronto soccorso non sono intasati da persone in attesa di un posto letto, non abbiamo mai visto i “trenini” di ambulanze in attesa di sbarellare pazienti Covid. Questo dimostra che tutto sommato la rete ospedaliera messa in campo, ha retto” ha concluso il direttore generale Asl Taranto.

 

Dal Moscati “non siamo ne ladri ne delinquenti

 “Siamo stati definiti eroi nella primissima fase. Ma non eravamo eroi, eravamo gente che stava lì a curare le persone, a salvare le persone da questa malattia di cui in forme severe si tende comunque a morire. Ma non siamo adesso nè ladri, nè delinquenti, nè come qualcuno possa definirci in maniera diversa. È gente che lavora, dall’infermiere all’operatore socio-sanitario al pulitore”. Lo ha detto oggi, in una conferenza stampa, Giovanni Buccoliero, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Moscati di Taranto, dopo le denunce e gli esposti - alcuni dei quali indirizzati alla Magistratura - con cui parenti dei ricoverati per Covid al Moscati, evidenziano carenze di assistenza, comportamenti non corretti sotto il profilo deontologico da parte del personale ospedaliero e scomparsa, se non proprio furto, di oggetti personali dei degenti. Difendendo il lavoro svolto all’ospedale Moscati, il direttore delle Malattie infettive ha parlato di “gente che rischia la propria vita, costantemente e continuamente". 

 

"Mi sembra del tutto ingeneroso - ha dichiarato - tutto questo attacco mediatico senza ricordare che siamo in piena pandemia e stato emergenziale”. “Non scordiamoci questa cosa - ha proseguito Buccoliero - e cerchiamo di rafforzare questa alleanza tra noi e i cittadini. Perché solo questa alleanza, che è stato il successo della prima fase, può sicuramente rappresentare nel breve, prossimo futuro, una situazione che può essere l’arma vincente contro il Covid”. Presenti alla conferenza stampa altri medici, tra cui il direttore del 118 di Taranto, Mario Balzanelli, colpito da Covid nelle scorse settimane e poi guarito, e il direttore generale Asl Taranto, Stefano Rossi, Buccoliero ha ricordato come qualche mese addietro, stando ai dati del bollettino Covid della Regione Puglia, “avevamo  circa 1700 casi”. “Al 30 novembre ne abbiamo avuti 6700, quindi più di 4mila nuovi casi” ha affermato ancora il primario Buccoliero, evidenziando poi “l’impegno della medicina territoriale e del 118, che ha fatto quel triage continuo, l’essersi fatti carico, in brevissimo tempo, di tanti pazienti”, nonchè  la particolarità della  fase affrontata  “in cui la stessa direzione strategica”, si intende quella Asl Tatanto,  “ha dovuto riconvertire gli ospedali e trovare altri posti letto”. “Oggi - ha precisato il direttore Buccoliero - sappiamo che abbiamo una rete ospedaliera che è in grado di dare tutto il massimo che si possa avere senza affanno e senza stato emergenziale. Questo, in sintesi, è quello che abbiamo fatto noi”. 

 

Il medico accusato “volevo mettere timore al paziente per convincerlo”

 

“Non ricordo tutto, dissi dieci minuti perché io dovevo mettere un pò di timore a questo signore che continuava a dire di no. Non è che gli ho detto dieci minuti e lui, dopo dieci minuti, purtroppo ci ha lasciati. Gli ho detto dieci minuti per intimorirlo e per fargli capire che doveva mettere la mascherina”. Così oggi a Taranto, in una conferenza stampa Asl, ha fornito la propria versione dei fatti il dottor Angelo Cefalo del 118. Si tratta del medico che all’ospedale Moscati di Taranto avrebbe detto alla figlia dell’uomo, via cellulare, che il padre non collaborava col personale sanitario e che tra dieci minuti, comunque, sarebbe morto, “preparatevi” ha aggiunto. Il medico non avrebbe nemmeno dato alla donna informazioni sullo stato di saturazione dell’anziano genitore proprio perché la morte dell’uomo  era imminente. Questo secondo quanto dichiarato dalla stessa figlia di un paziente ricoverato all’ospedale Moscati per Covid e poi morto. Il caso ha sollevato scalpore. La donna ha presentato anche un esposto alla Procura di Taranto che ha avviato degli accertamenti. 

 

E anche Asl Taranto ha insediato una commissione interna per fare luce sia su questo che su altri episodi relativi a oggetti personali dei degenti che sarebbero scomparsi e a varie carenze di assistenza che sono state segnalate. “Noi - ha detto il medico, venuto oggi allo scoperto nella conferenza stampa presente anche il direttore generale Asl Taranto, Stefano Rossi - non siamo dei maghi che decidiamo o possiamo individuare quello che è il tempo di rimanenza ad una persona che è critica - ha aggiunto Cefalo -. Poi di dieci minuti sono passati due ore ma il tempo che gli ho detto era per rinforzare la mia disperazione di medico emergentista. Perché noi lo sappiamo. Noi lavoriamo sui secondi e non sui minuti, come dice il nostro direttore e quindi per me - ha aggiunto Cefalo - quei secondi che passavano, erano fondamentali per salvare la vita al paziente. Tra virgolette, perché non sempre ce la facciamo”. “Quella che è una sconfitta della famiglia, è prima una nostra sconfitta perdere la vita di un nostro paziente - ha dichiarato Cefalo -. Poi è chiaro che rimane la sconfitta dei familiari, di tutti quanti noi, perché stiamo in una situazione difronte ad un virus che ancora oggi ci provoca delle situazioni inaspettate, che non sappiamo gestire dal punto di vista pluriorgano e plurifisiologico”.