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Venerdì, 06 Novembre 2020 17:13

MANCANZE/ Gigi Proietti, Shakespeare e il teatro alla portata di tutti In evidenza

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di Ingrid Iaci 

Si sono celebrati ieri mattina, a Roma, nella Chiesa degli Artisti, i funerali di Gigi Proietti. Prima della cerimonia religiosa, ha avuto luogo l’ultima entrata ed uscita di scena del Maestro sul palco del Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, che presto verrà a lui intitolato. Per chi non lo sapesse, il Globe Theatre romano è l’esatta copia del celebre teatro elisabettiano londinese, luogo  “sacro” del teatro shakespeariano, la cui costruzione è stata fortemente appoggiata dall’allora amministrazione comunale guidata da Walter Veltroni nel 2003 e dalla fondazione Silvano Toti. "Sembrava una follia quando riuscimmo in pochi mesi a realizzare questa struttura- ha ricordato l’ex primo cittadino di Roma - invece ora questo e' diventato il luogo dell'educazione teatrale per moltissimi ragazzi".

Per 17 anni Proietti ha gestito la direzione artistica mettendo in scena meravigliosi capolavori, rendendoli alla portata di tutti, sposando in pieno  quel concetto di Teatro, così come il poeta di Stratford upon Avon aveva inteso portare avanti nell’Inghilterra elisabettiana.

E c’è un filo sottile che unisce la vita e le opere del Bardo al Maestro romano. 

Innanzitutto, come ha ricordato Veltroni, entrambi hanno avuto il privilegio di nascere e morire nello stesso giorno. Ma soprattutto i due artisti hanno capito che coniugare cultura “alta” e “bassa” significava in sostanza uscire dalla torre d’avorio dell’intellighenzia d’élite e rendere l’Arte fruibile da tutti.

“Proietti era colto, aveva studiato, pensato e scritto ma ha cercato sempre di coniugare la qualità al pubblico. Era un intellettuale popolare, colto e semplice” ha detto l’ex primo cittadino capitolino sottolineando che la magia di “Giggi” consisteva nel fatto che riusciva a portare il “popolo” al teatro perché semplicemente il pubblico si fidava di lui. “Se c’è Giggi, sarà bello” pensavano gli spettatori, a volte senza neanche sapere  cosa andassero a vedere.

Proietti aveva una cultura immensa ed un talento infinito che ha saputo mettere a servizio dei suoi allievi che, ancora oggi, non possono fare a meno di chiamarlo Maestro. 

È molto difficile cercare di spiegare come un funerale possa essere stato uno splendido spettacolo, la summa perfetta di quella che è stata la vita di un artista senza essere per forza associato a qualcosa di negativo. La morte nella nostra cultura è un tabù ed è difficile associare degli aggettivi positivi ad un evento che per definizione è triste e doloroso. Ma, bisogna dirlo, quello che è andato in scena oggi è stato l’ultimo atto di uno spettacolo perfetto, la perfetta sublimazione dell’idea di Teatro che i due artisti, Shakespeare e Proietti, avrebbero sicuramente condiviso. 

Proietti ha sperimentato tanto, nei suoi esordi c’è il teatro d’avanguardia e, come in uno degli spettacoli di quel tempo, ieri, quando si è alzato il sipario del Globe, invece dell’attore è comparso il suo feretro, simbolo della fine della vita terrena ma anche dell’inizio dell’arte scenica che proprio nella “assenza” perde ogni riferimento temporale e di per sè diventa eterna. E ancor prima di apparire al pubblico, come gli attori ricevono l’ultima passata di cipria per essere “pronti” a calcare le scene, allo stesso modo mani ricoperte da guanti bianchi toglievano con cura l’ultimo granello di polvere dalla lucida bara lignea. E a seguire un lungo, interminabile applauso, il giusto tributo all’artista che per l’ultima volta riceveva il caldo abbraccio del suo pubblico. Poi, tante personalità del mondo dello spettacolo e non, hanno raccontato la propria esperienza, le proprie emozioni. Ma la vera magia si è compiuta quando le lacrime si sono mescolate ai sorrisi, perché il sorriso, anzi la risata era la vera cifra che identificava Gigi Proietti e che, inevitabilmente, non poteva mancare negli aneddoti di chi lo ricordava. Dalla tragedia alla commedia, proprio come nelle opere shakespeariane dove inevitabilmente i due momenti si alternano semplicemente perché il Teatro è, nella finzione, la rappresentazione della vita reale.

Shakespeare e Proietti hanno avuto la capacità di traghettare lo spettatore laddove neanche la più bella scenografia lo può portare e questo solo attraverso le acrobazie del linguaggio.

Attraverso le sue interpretazioni di Amleto, Coriolano, Edmund Kean, ma anche del maresciallo Rocca, Pietro Ammicca e Mandrake, Proietti ci ha fatto viaggiare nel fantastico mondo degli esseri umani, trascendendo la “romanità” e conquistando il podio tra i grandi della cultura italiana.

 

 

 

Ultima modifica il Venerdì, 06 Novembre 2020 17:22
Giornalista1

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