Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator
Preferenze sui cookie
Giornale di Taranto - STOP INQUINAMENTO/ Nasce il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto
Venerdì, 10 Luglio 2020 07:58

STOP INQUINAMENTO/ Nasce il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto In evidenza

Scritto da 
Vota questo articolo
(0 Voti)

Non vogliamo più vedere inattuata la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato lo Stato italiano per non aver protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento dell’Ilva. Chi aderisce a questo comitato, ha un unico e fondamentale obiettivo, che non é politico, nè elettorale, ma la tutela della salute dei cittadini di Taranto”. Lo ha dichiarato Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione ambientalista Peacelink, annunciando la costituzione di un comitato cittadino che, ad un giorno e mezzo dal lancio, “ha già raccolto - ha spiegato - le prime 140 adesioni tra cittadini e associazioni. E dobbiamo ancora costruire il nostro sito Internet”. Riferendosi ad ArcelorMittal, ex Ilva, ma soprattutto alla tempesta di polveri minerali e ferrose che sabato scorso, nel pomeriggio, il vento forte ha sollevato dall’acciaieria riversandole pesantemente sui quartieri Tamburi e Paolo VI e creando una nube rossastra, Marescotti ha osservato che “Taranto,al contrario del Paese, dove è in vigore la legislazione nazionale, vive con una legge propria, speciale, che consente di passare sopra il diritto fondamentale della persona, che è il diritto alla vita”. “Qui - ha aggiunto Marescotti - lo Stato ha trascurato il diritto alla vita e alla salute e noi, con questo comitato, vogliamo riaffermare un principio basilare. Nessun principio economico può prevalere su questo diritto, i nostri bambini richiedono una particolare tutela”.

 

 Marescotti ha spiegato che l’idea di un comitato che riunifichi le forze e dialoghi con le istituzioni (lettere e documenti saranno inviati via pec) è nata già a fine febbraio, quando si é svolta la seconda marcia per ricordare Giorgio Di Ponzio, un 15enne residente nel rione Tamburi, morto per una malattia rara che si ritiene correlata all’inquinamento industriale. “Il Covid ha fermato il nostro progetto - ha detto Marescotti - ma adesso lo abbiamo ripreso e rilanciato, anche perché quello che è accaduto il 4 luglio, con la tempesta di polveri siderurgiche abbattutasi sulla città, è gravissimo, letteralmente inconcepibile”. Sull’accaduto, la Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta, il sindaco di Taranto ha presentato un esposto in Procura e ieri in fabbrica c’è stata una ispezione di Carabinieri del Noe, Ispra, Asl e Spesal. Mentre oggi  Marescotti, per la conferenza stampa di lancio del comitato, ha scelto un luogo simbolo dei Tamburi. Il marciapiedi sottostante la lapide posta anni addietro dove gli abitanti del rione vicinissimo alla fabbrica, esprimono pesantemente il loro sdegno per chi non fa nulla perché il fenomeno delle polveri che arrivano dallo stabilimento abbia fine. Le richieste del comitato alle istituzioni sono: “fermo degli impianti Ilva sottoposti a sequestro per il rischio inaccettabile che essi costituiscono per la salute pubblica e l’ambiente; costituzione di un Osservatorio Mortalità in tempo reale e disaggregato per quartieri a Taranto”. 

Il “Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto”, , “invita tutti coloro che potranno partecipare a unirsi alla famiglia Massaro. La tragedia di questa famiglia - si afferma - si accomuna alla tragedia delle tante famiglie vittime dell'Ilva. Ora più che mai sentiamo urgente l'impegno di porre termine all'inutile strage”. Alessandro Marescotti, a nome del Comitato, ricorda che “il 10 luglio 2019 una tromba d'aria a 110 chilometri orari si abbatteva a Taranto sulle grandi gru del quarto sporgente dell’Ilva. Rimase intrappolato Cosimo Massaro, gruista di grande esperienza, nonostante avesse solo quarant'anni. I sistemi che avrebbero dovuto porlo in salvo non funzionarono” rammenta Marescotti. Per il quale, “la gru Dm5, bloccata sui binari, finì in mare e Cosimo Massaro rimase per tre giorni a sette metri di profondità. Fu ritrovato privo di vita. Cosimo Massaro - si sottolinea - è morto nell'Ilva sulla stessa identica gru in cui era morto il suo collega Francesco Zaccaria, in un incidente molto simile anni prima”. Quest’ultimo incidente avvenne nel novembre 2012 a causa di un tornado che fece schiantare la gru e l’operatore precipitò in mare. Il corpo fu trovato alcuni giorni dopo. Per la morte di Massaro, la Magustratura, ricorda Marescotti, “è intervenuta con 9 avvisi di garanzia. L’ipotesi di reato di omicidio colposo”. 

Questa mattina nel piazzale Bar del Porto Cosimo Massaro sarà ricordato con una preghiera.