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Giornale di Taranto - SCONTRO APERTO/ Richiesta di cig per 8mila unità, sciopero dei marittimi, incertezze sul piano industriale: in ArcelorMittal situazione esplosiva
Venerdì, 05 Giugno 2020 08:00

SCONTRO APERTO/ Richiesta di cig per 8mila unità, sciopero dei marittimi, incertezze sul piano industriale: in ArcelorMittal situazione esplosiva In evidenza

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 Sale la tensione nel siderurgico ArcelorMittal. In contemporanea con la richiesta dell’azienda di nuova cassa integrazione per oltre 8mila unità dal 6 luglio per un periodo presumibile di nove settimane, la Fim Cisl ha confermato lo sciopero di oggi agli impianti marittimi (in sigla Ima) est ed ovest della fabbrica. Lo sciopero sarà di 24 ore, annuncia la Fim Cisl, che afferma che “l’azienda non ha mostrato alcuna disponibilità a ridurre il numero dei lavoratori da collocare in cassa integrazione”.

 

“Riteniamo - dice la Fim Cisl - che i lavoratori di Ima siano i più colpiti dalla cassa integrazione per vari motivi legati a crisi di mercato, vuoto nave, allerta meteo”. La Fim Cisl, si aggiunge, “conferma lo sciopero in quanto i lavoratori degli sporgenti sembra che stiano diventando lavoratori a 'chiamata'". "Il numero della cassa integrazione nei prossimi giorni potrebbe diminuire ma solo per alcuni giorni - rileva la Fim -, per un ordine aperto, per ritornare successivamente allo stesso numero di esuberi in cassa integrazione ordinaria”.

Invece sulla massiccia richiesta di nuova cassa integrazione fatta oggi pomeriggio da ArcelorMittal, Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl Taranto, dichiara: “Arcelor Mittal continua solo percorrendo la strada degli ammortizzatori sociali,va a senso unico e non va assolutamente bene. Alla  vigilia della presentazione del piano industriale - dice Prisciano -, inoltra procedura di cassa integrazione ordinaria per tutta la forza lavoro”.

“Continua a trincerarsi dietro gli ammortizzatori sociali” prosegue Prisciano in merito all’azienda, chiedendo al Governo di “intervenire subito. Non  può rimanere alla finestra o, addirittura, ancora al primo tempo. I lavoratori hanno bisogno di certezza nel futuro, il territorio di risposte che tardano ad arrivare”. Per Prisciano, “il Governo continua con i soliti annunci ma bisogna andare in maniera veloce nel fornire le risposte che i lavoratori attendono e che certamente non sono gli ammortizzatori sociali”. 

 

 Si complica (e si inasprisce) quindi la situazione di ArcelorMittal.  A poche ore dalla presentazione del nuovo piano industriale da parte dell’azienda al Governo (è atteso entro la serata di domani e si annuncia, secondo le preoccupazioni sindacali, come piano di tagli e di ridimemsionamenti), ArcelorMittal ieri  pomeriggio ha chiesto ai sindacati nuova cassa integrazione. A decorrere dal 6 luglio, dice l’azienda in una lettera alle sigle metalmeccaniche, per “un periodo presumibile di 9 settimane” che “potrà interessare sino ad un massimo di 8.157dipendenti, distinti tra quadri, impiegati e operai, che costituiscono l’intero organico aziendale”. Il siderurgico di Taranto non mi è affatto nuovo alla cassa integrazione. C’è già stata quella ordinaria da luglio 2019 (ArcelorMittal si è insediata nella gestione a novembre 2018). Chiesta per un massimo di 1200 addetti, in realtà è stata usata per 7/800 dipendenti. Poi, da fine marzo, è scattata la cassa integrazione Covid. Chiesta per circa 8100 dipendenti, é stata utilizzata per oltre 3mila. Adesso è in corso, dall’1 giugno,una seconda fase di cassa Covid. È stata chiesta sempre per 8100 e durerà 5 settimane. Quando terminerà, si attaccherà con la cassa integrazione ordinaria chiesta oggi per tornare poi a settembre all’ultima tranche di cassa Covid.

 

 Tra i motivi addotti dall’azienda per la nuova cig, l’emergenza Covid 19 “ancora in atto in tutto il territorio nazionale ed internazionale, i cui effetti continuano ad avere riflessi in termini di calo di commesse e ritiro degli ordini prodotti” e “il parziale blocco delle attività produttive, manifatturiere, distributive e commerciali”. Molto dure le posizioni dei sindacati. Intanto, domani a Taranto la Fim Cisl ha indetto 24 ore di sciopero ai due sporgenti portuali est ed ovest del siderurgico (perché ArcelorMittal non ha ridotto la cassa integrazione) e l’8, 9 e 10 giugno c’è in fabbrica l’ispezione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, che rappresentano la proprietà e il Governo, allertati ieri dai sindacati su “una situazione che è ormai allo sbando”. L’ispezione è quella che doveva svolgersi l’1 giugno. Pur preannunciata dai commissari con anticipo, saltò perché ArcelorMittal era indisponibile causa ponte festivo del 2 giugno. “ArcelorMittal continua percorrendo solo la strada degli ammortizzatori sociali. Va senso unico e non va assolutamente bene” dichiara Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl, sollecitando l’intervento del Governo. Antonio Talò, segretario Uilm, dichiara ad AGI che “i segnali che arrivano da ArcelorMittal restano fortemente negativi e io ribadisco quanto ho già detto mesi fa: basta, discorso chiuso, ArcelorMittal va accompagnata alla porta”. Infine, Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil, afferma ad AGI che “è una vergogna la richiesta di cassa integrazione ordinaria di ArcelorMittal per oltre 8mila persone a Taranto. Una lettera che è solo un copia incolla delle precedenti lettere. Quest’azienda ci prende per i fondelli, crede di poter fare quello che vuole e quando vuole”.

Ultima modifica il Venerdì, 05 Giugno 2020 08:04