“Mi sembra come quelle partite di pallone dove si fa melina per arrivare ai supplementari. In realtà nessuno vuole tirare in porta il pallone finale, quello vincente”. È critico il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, sugli esiti della 'call conference' tra Governo, Ilva in amministrazione straordinaria, ArcelorMittal e sindacati metalmeccanici sulle sorti del centro siderurgico di Taranto, attualmente gestito in fitto dalla multinazionale. Il sindaco di Taranto è netto: nessun entusiasmo sulla possibilità che ArcelorMittal rimanga.
“Non siamo ovviamente soddisfatti delle cose che abbiamo sentito ieri - afferma il sindaco Melucci -, ma prendiamoci anche noi il tempo di capire cosa stanno trasferendo nelle carte. Siamo abituati a valutare i fatti. Se i fatti sono il richiamo ad un accordo del 4 marzo, che era trapelato, che ufficialmente non abbiamo mai visionato e che era già un accordo ampiamente insoddisfacente per la città, non possiamo certo essere entusiasti di quest’annuncio di ArcelorMittal che intende restare”. “Credo che sia soltanto tattica al momento - prosegue il sindaco di Taranto -. Credo che ci sia anche il bisogno del Governo di preservare, per quanto possibile, gli asset in questa transizione, però io non posso che ribadire a tutti gli interlocutori che le priorità della città oggi sono altre. Loro, ieri, hanno abbozzato probabilmente, e mi pare di capire nemmeno senza la soddisfazione delle parti sociali, un accordo di tipo industriale e occupazionale. Ma se io continuo a sentire numeri massimi sulla produzione e sull’occupazione e non sento che c’é in agenda quello che chiede la città, cioè il danno sanitario, il fermo dell’area a caldo, l’arretramento dello stabilimento, tutta una serie di questioni che ormai da tempo abbiamo sollevato, resto ovviamente molto cauto, molto guardingo"
"E aspetto - sostiene il sindaco di Taranto - che ci coinvolgano e ci convochino all’interno di una cornice ufficiale che è quella dell’accordo di programma”. Circa l’assenza delle rappresentanze istituzionali del territorio alla call conference che ha visto presenti i ministri Gualtieri (Mef), Patuanelli (Mise) e Catalfo (Lavoro), Melucci ha detto: “Degli 11mila lavoratori - ha affermato riferendosi alla forza lavoro diretta e indotta - abbiamo grande rispetto e siamo solidali”. Ma, ha precisato subito dopo, “non sono tutti cittadini residenti a Taranto. Stiamo parlando probabilmente - ha detto ancora il sindaco di Taranto - di un terzo di tarantini. Poi manca anche un mondo di associazionismo, un mondo datoriale che in questo momento è stato usato da bancomat da ArcelorMittal. Prima quindi di parlare di Sistema Paese, di rappresentatività, dobbiamo avere le idee chiare di cosa è quello stabilimento sul territorio”. “Un’ultima considerazione - ha aggiunto Melucci -. I “matrimoni” si possono anche imporre, ma alla fine si spezzano se non sono naturali, se non ci sono due parti che si incontrano. In questo momento - ha proseguito - qualcuno sopra di noi immagina di poter costruire a tavolino l’ennesimo “matrimonio”. Ma l’altra parte del “matrimonio”, la città, non c’é, non ci sta, non ci sarà a quel tavolo e quindi Mittal o il Governo, e chiunque insieme a loro, saranno comunque in contraddizione, in guerra con questo territorio. E se è questo l’orizzonte cui stanno pensando solo per mettere in equilibrio un po’ di conti finanziari, facciano pure, faranno senza di noi e se ne assumeranno le responsabilità”, ha concluso il sindaco di Taranto.