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Giornale di Taranto - COVID19- L’IMPATTO / Unioncamere Puglia “prevediamo 20mila imprese in meno e la perdita di 69mila posti di lavoro”
Mercoledì, 22 Aprile 2020 14:05

COVID19- L’IMPATTO / Unioncamere Puglia “prevediamo 20mila imprese in meno e la perdita di 69mila posti di lavoro” In evidenza

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 Quanto impatterà il covid-19 sull’economia pugliese? Nei primi tre mesi del 2020, prima della pandemia del Covid-19, il numero di imprese e di addetti pugliesi è aumentato di 120 unità rispetto allo stesso periodo del 2019. In Puglia si contano infatti 379.610 aziende (erano 379.610 ) e danno da lavorare a 1.143.018 persone (variazione tendenziale, + 3.913). Il Sismografo di Unioncamere Puglia, dal 30 marzo al 22 aprile, diffondendo gli studi dettagliati sui settori Turismo, Food, Commercio, Meccatronica, Costruzioni, Legno-arredo e Moda ha voluto fotografare l’economia della regione ante Coronavirus, per poi nei mesi successivi fare i raffronti con la situazione nel post-Coronavirus. "Abbiamo fatto delle previsioni sul dopo, usando lo stesso metodo adottato nei nostri studi di settore” - dichiara Luigi Triggiani, segretario generale di Unioncamere Puglia. "All'avvento del terremoto Covid-19 – prosegue - la Puglia cresceva lentamente ma continuamente, mostrando segnali di ripresa praticamente in tutti i comparti produttivi dopo la crisi 2007-2013". Non solo turismo e agroalimentare: anche comparti considerati maturi, come quelli del mobile imbottito, del tessile-calzaturiero e delle costruzioni, che avevano patito più di altri l'influenza della globalizzazione, sembravano garantire occupazione e facevano intravedere la luce in fondo al tunnel. Questo terremoto è arrivato forse nel momento peggiore, in un ecosistema che comunque vede le Pmi storicamente sottocapitalizzate. 

 

In base al modello previsionale del Sismografo di Unioncamere Puglia a fine 2021 nella regione  •  si registreranno 20 mila imprese in meno, con una perdita di 69 mila posti di lavoro (da questa previsione sono già state decurtate le muove imprese registrate e i nuovi assunti); lo stock di imprese, considerando la natimortalità prevista, al 31 dicembre 2021 scenderà a 359 mila, contro le 379 mila attuali; aumenteranno anche le procedure concorsuali (31mila) e le liquidazioni (71 mila), un dato che andrà poi a rimpolpare l'andamento delle cancellazioni negli anni successivi al 2021; sull'asse temporale questi numeri si spalmeranno per un terzo nel 2020, per due terzi nel 2021; l'andamento negativo avrà quindi un picco fra 2022 e prima metà del 2023; poi si assisterà al miglioramento dei parametri, per tornare ai numeri attuali nel 2025; a livello di macro-attività economica si registreranno differenze significative fra i settori: forti sofferenze per attività edili, minerarie, commercio all'ingrosso e al dettaglio, turismo (servizi di alloggio e ristorazione, agenzie viaggi). All'interno del comparto manifatturiero, notevole l’influsso negativo su meccanica, mobili e moda. Le attività che registreranno un minor impatto saranno probabilmente chimica, elettronica, farmaceutica e con qualche problema in più agricoltura, pesca e servizi di informazione e comunicazione.