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Giornale di Taranto - EFFETTO LOCKDOWN/ Crolla il fatturato di alberghi e ristoranti, settore vitivinicolo in ginocchio, le imprese artigiani perdono 7 miliardi
Sabato, 04 Aprile 2020 09:58

EFFETTO LOCKDOWN/ Crolla il fatturato di alberghi e ristoranti, settore vitivinicolo in ginocchio, le imprese artigiani perdono 7 miliardi In evidenza

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  Il lockdown disposto per contenere i contagi da Covid 19 porterà nel 2020 ad un crollo del fatturato per le srl del settore Ristoranti e alberghi (72.748 società che nel 2019 hanno fatturato 37,8 mld), di 16,7 mld di euro, pari ad un calo, rispetto al 2019, del -44,1%. In particolare, il comparto della ricettività alberghiera è colpito da una perdita di 7,9 mln pari a -53,8%, mentre la ristorazione da una contrazione di 8,8 mld pari a -37,9%. Nel 2020 in Puglia il fatturato crolla di -707 mln (-288.611 mln e -418.570 mln ristorazione). A livello regionale la più colpita la Lombardia con un calo di 3,5 mld (-1,4 mld alloggio e 2,1 mld ristorazione), seguita dal Lazio con -2,7 mld e dal Veneto con -1,6 mld. Sono le stime quantificate dall’Osservatorio sui bilanci 2018 delle Srl del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. L’impatto è dovuto sia al calo della domanda che ha colpito il settore ancora prima che scattasse l’emergenza in Italia, sia al blocco delle attività imposto per decreto, al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Settore vitivinicolo in ginocchio, crollo delle vendite fino al 90%

 

Anche per il vino serve una trincea nella lotta all’emergenza coronavirus per cui Coldiretti Puglia ha inviato un ‘Piano Salva Vigneti’ alla Regione Puglia che si articola negli interventi per sostenere agricoltori e cantine, creando al contempo le condizioni per la ripartenza quando il momento di criticità sarà superato. Coldiretti Puglia ha stimato un danno di oltre il 35% a carico del settore vitivinicolo, con punte fino al 90% per le cantine storicamente impegnate nei canali di vendita Ho.Re.Ca, con la richiesta alla Regione Puglia di dichiarare lo stato di calamità anche per il settore vitivinicolo. 

“A pesare sul mercato interno è stata anche la chiusura forzata di ristoranti e bar e considerato lo stato di crisi per cui abbiamo chiesto che specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali si applichino a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo che ha subito effetti particolarmente negativi per l’emergenza epidemiologica COVID -19, una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese del settore con interventi emergenziali a livello regionale, nazionale e comunitario senza appesantimenti burocratici”, dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “E’ necessario sostenere un settore che è il fiore all’occhiello della Puglia, con il vino di qualità che è stato volano di promozione e sviluppo del turismo, dell’agriturismo, anche nei ristoranti e negli alberghi e che oggi paga a caro prezzo il blocco delle strutture ricettive e della ristorazione”, insiste il presidente Muraglia. “Lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato – spiega Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce e responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Puglia - a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni. Si registra il 90% delle disdette degli ordini di vino destinato al canale Ho.Re.Ca per la chiusura di ristoranti, bar, pizzerie, la riduzione del 15% degli ordini dalla Grande Distribuzione Organizzata, mentre per quanto attiene la commercializzazione sui mercati internazionali si sono accumulati ritardi negli ordini sottoscritti prima della pandemia e il rinvio di circa il 30% degli ordini in corso di conferma durante la pandemia, con lo slittamento del pagamento delle fatture per ordini di vino già consegnato”.

 

Lo scenario è aggravato – aggiunge Coldiretti Puglia - dal problema della manodopera, con i disagi dal punto di vista logistico e degli spostamenti e l’aggravio dei costi per fornire quotidianamente DPI e igienizzante e una sostanziale riduzione della produzione giornaliera, causata dalla rivisitazione dei carichi di lavoro, considerate le rotazioni dei dipendenti in ferie e cassa integrazione. “Abbiamo chiesto di attivare la distillazione dei vini non ad indicazione IGP e DOP, da attuarsi esclusivamente nel periodo antecedente alla prossima campagna vendemmiale, per svuotare le cantine e scongiurare possibili frodi durante le fermentazioni, il premio allo stoccaggio per i vini IGP e DOP o DOCG, tutte le semplificazioni che risultano tuttora inattuate e gli indennizzi alla imprese, anche per quelle di trasformazione, attraverso fondi regionali, nazionali e comunitari per dare liquidità immediata, con regole commerciali che riportino trasparenza e corretta nei rapporti”, insiste il presidente Cantele. Inoltre, Coldiretti Puglia ha chiesto di attivare prestiti di conduzione  garantiti dallo Stato con una possibilità di benefici in conto capitale e/o conto interesse, da erogare direttamente alla cantina in rapporto agli ettari di superficie vitata risultante dal fascicolo aziendale alla data dell’inizio della pandemia, le proroghe scadenza autorizzazioni impianti vitivinicoli, l’attività finanziata e coordinata di promozione e valorizzazione in Italia e all’estero dei vini di Puglia, l’accelerazione dei collaudi e della liquidazione del PSR e dell’OCM e l’abbattimento totale o almeno parziale dei contributi per i lavoratori agricoli. Per far recuperare nell’immediato liquidità alle aziende vitivinicole sono stati richiesti tra l’altro – conclude Coldiretti Puglia - forme di accesso al credito agevolato e finanziamenti ponte di almeno 5 anni con estensione a titolo gratuito delle garanzie statali. 

 

Perdita di 7 miliardi di euro per le imprese artigiane

 

 Almeno 7 miliardi di euro. A tanto ammonta la stima della perdita di fatturato che a livello nazionale le imprese artigiane subiranno in questo mese di chiusura a causa del Coronavirus (dal 12 marzo al 13 aprile 2020). A fare i conti è stato l’Ufficio studi della CGIA. I comparti più colpiti sono anche quelli più rappresentativi di tutto il settore: le costruzioni, ad esempio, vedranno una flessione del fatturato di 3,2 miliardi (edili, dipintori, finitori di edifici, etc.) la manifattura di 2,8 miliardi (metalmeccanici, legno, chimica, plastica, tessile-abbigliamento, calzature, etc.) e i servizi alla persona di 650 milioni di euro (acconciatori, estetiste, calzolai, etc.) “L’artigianato rischia di estinguersi, o quasi, in particolar modo nelle piccole città e nei paesi di periferia, molte attività - segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a fronte dell’azzeramento degli incassi, degli affitti insostenibili e di una pressione fiscale eccessiva, non reggeranno il colpo e saranno costrette a chiudere. Se la situazione non migliorerà entro la fine del prossimo mese di maggio, è verosimile che entro quest’anno il numero complessivo delle aziende artigiane scenderà di almeno 300 mila unità: vale a dire che il 25 per cento delle imprese artigiane presenti in Italia chiuderà i battenti”.

    Una situazione, quella che sta vivendo l’artigianato in queste settimane, molto difficile che si sovrappone ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Tra il 2009 e il 2019, infatti, le aziende artigiane che hanno chiuso definitivamente sono state poco meno di 180 mila (per la precisione 178.664), pari al -12,2 per cento. Se nel 2009 lo stock era pari a 1.465.949, al 31 dicembre dell’anno scorso il numero è sceso a 1.287.285. La regione che ha subito la flessione più elevata è stata la Sardegna (-19 per cento). 

 

- “Quasi il 60 per cento della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni – fa notare il segretario Renato Mason – riguarda attività legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici, etc. hanno vissuto anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Certo, molte altre professioni artigiane, soprattutto legate al mondo del design, del web, della comunicazione, si stanno imponendo. Purtroppo, le profonde trasformazioni in atto e la drammatica crisi che vivremo nei prossimi mesi cancelleranno molti mestieri che hanno caratterizzato la storia dell’artigianato e la vita di molti quartieri e città”. *Vecchi mestieri in via di estinzione* A fronte delle difficoltà che certamente si intensificheranno nei prossimi mesi, la CGIA ha elencato 25 vecchi mestieri artigiani che, già in forte agonia, rischiano di scomparire definitivamente dalle nostre città e dai paesi di campagna, o professioni che sono in via di estinzione a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche in atto.

 

    Essi sono: - Arrotino (molatore o affilatore di lame); - Barbiere (addetto al taglio dei capelli su uomo e alla rasatura della barba); - Calzolaio (riparatore di suole, tacchi, borse e cinture); - Casaro (addetto alla lavorazione, preparazione e conservazione dei latticini); - Canestraio (produttore di canestri, ceste, panieri, etc.); - Castrino (figura artigianale tipica del mondo mezzadrile con il compito di castrare gli animali); - Ceraio (produttore di torce, lumini e candele con l’uso della cera); - Cocciaio (produttore di piatti, ciotole e vasi); - Cordaio (fabbricante di corde, funi e spaghi); - Corniciaio; - Fotografo; - Guantaio (produttore e riparatore di guanti); - Legatore (rilegatore di libri); - Norcino (addetto alla macellazione del maiale e alla lavorazione delle carni); - Materassaio (colui che confeziona o rinnova materassi, trapunte, cuscini, etc.); - Mugnaio (macinatore di grano e granaglie); - Maniscalco (addetto alla ferratura dei cavalli, degli asini e dei muli); - Ombrellaio (riparatore/rattoppatore di ombrelli rotti); - Ricamatrice (decoratrice deltessuto con motivi ornamentali); - Sarto/a (colui o colei che confeziona abiti maschili o femminili); - Selciatore (addetto alla posa in opera di cubetti di porfido); - Sellaio (produttore di selle per animali); - Scopettaio (produttore di spazzole e scope); - Scalpellino (colui che sgrossa e lavora la pietra o il marmo con lo scalpello); - Seggiolaio (produttore o riparatore di seggiole impagliate).(

 

Ultima modifica il Sabato, 04 Aprile 2020 10:07