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Giornale di Taranto - LA TRATTATIVA/ Confermata al momento per domani la firma dell’accordo tra Ilva in as e ArcelorMittal
Martedì, 03 Marzo 2020 13:23

LA TRATTATIVA/ Confermata al momento per domani la firma dell’accordo tra Ilva in as e ArcelorMittal In evidenza

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È confermata al momento per domani a Milano la firma dell’intesa tra ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria, firma che chiude tre mesi di conflitto (ma anche di trattativa) tra le parti. Erano infatti i primi di novembre 2019 quando ArcelorMittal, gestore in fitto da novembre 2018 del gruppo siderurgico, ha paventato il recesso dal contratto di fitto. In queste ore stanno arrivando le diverse firme autorizzative all’accordo, compresa quella del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, all’istanza dei commissari Ilva Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo. Istanza con cui Ilva in as chiede appunto il via libera del ministero alla firma.

 

- L’accordo come primo effetto produrrà il ritiro da parte di ArcelorMittal dell’atto di citazione depositato al Tribunale di Milano nei confronti dei commissari Ilva, atto in cui - dopo una lettera informativa alla stessa Ilva - si notificava la volontà di recedere dal contratto. A seguito del ritiro dell’atto giudiziario di ArcelorMittal, anche i commissari ritireranno il ricorso cautelare urgente, ex articolo 700, presentato contro ArcelorMittal al fine di bloccarne il disimpegno. Anche se, si osserva, già il ritiro dell’atto di ArcelorMittal provoca la decadenza di quello di Ilva in as. Il 6 marzo è infatti fissata al Tribunale di Milano la nuova udienza sui due ricorsi dopo le udienze precedenti del 27 novembre, del 20 dicembre e del 7 febbraio, tutte chiusesi con un rinvio sulla base del fatto che le parti non volevano far corso al giudizio perché stavano negoziando l’intesa. E l’accordo raggiunto sarà ora prospettato al giudice il 6 marzo. Contro la firma dell’accordo si è schierato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, del Pd, che contesta il mancato coinvolgimento della città con le sue istituzioni e soprattutto l’assenza totale di risposte, così dice il sindaco, sulla valutazione dell’impatto sanitario sulla popolazione della produzione. L’accordo che sarà firmato domani modifica il contratto che le società hanno stipulato in precedenza. L’accordo prevede che il nuovo piano industriale si articoli per il periodo 2020-2025. Previsti il completamento delle attività Aia e il “completo rifacimento dell’altoforno 5”.

 

Sarà utilizzato il preridotto di ferro insieme a nuove tecnologie “a minor impatto ambientale” e si costruirà un forno elettrico “nell’ottica della graduale decarbonizzazione”. I livelli di produzione ottimale vengono fissati nell’accordo modificato a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Per l’occupazione, si parla di “tenuta” dei livelli con 10.700 risorse a regime. Entro il 31 maggio 2020, “con riferimento al periodo necessario a raggiungere la piena capacità produttiva dello stabilimento di Taranto in base al nuovo piano industriale”, dovrà essere definita “una soluzione che preveda il ricorso a strumenti di sostegno, compresa la cassa integrazione guadagni straordinaria, per un numero di dipendenti da determinare”. “Si è dovuto prevedere l’ipotesi che il nuovo contratto di investimento non si perfezioni e che Am Investco possa recedere dal contratto di affitto modificato”, si specifica in relazione al prossimo ingresso dello Stato nella società. A fronte di tale facoltà, previsto il pagamento di un importo di 500 milioni da parte della multinazionale. ArcelorMittal, infine, potrà recedere, con comunicazione da inviare entro il 31 dicembre prossimo, nel caso in cui il nuovo contratto di investimento non sia stato sottoscritto entro il 30 novembre. Maggio e novembre prossimi sono quindi le tappe cruciali per l’evoluzione dell’accordo in relazione agli aspetti occupazione e ingresso della parte pubblica. L’accordo infine non fa alcun riferimento allo scudo penale relativamente al piano ambientale di cui ArcelorMittal ha beneficiato sino ad alcuni mesi fa e che è stato eliminato da una legge.