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Giornale di Taranto - I rotariani del Club Taranto Magna Grecia al Sacro Cuore. Visita all’ipogeo più grande e sconosciuto
Domenica, 06 Ottobre 2013 06:16

I rotariani del Club Taranto Magna Grecia al Sacro Cuore. Visita all’ipogeo più grande e sconosciuto

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. La definizione , qualche anno fa, fu data da un gruppo di studiosi, intervenuti al convegno di studi sulla Magna Grecia, che ebbero modo di visitarlo. Questo importante ma praticamente sconosciuto sito, è stato il tema e la visita in loco dei rotariani del Club Taranto Magna Grecia. Il presidente Antonio Biella ha introdotto i lavori nell’aula magna della chiesa presentando il parroco, mons. Luigi Larizza, e i relatori, il prof. Vincenzo Aversa e il prof. Piero Massafra. Si è così appreso che quello che presumibilmente è un tempietto preellenico (successivamente riadattato a vari usi) fu scoperto nel 1971 a seguito degli scavi per la costruzione della chiesa del Sacro Cuore, iniziati l’anno prima. Prima furono rinvenute venti tombe, poi i resti ancora oggi conservati sotto la navata del nuovo edificio religioso. Da allora - ha ricordato Aversa – ci sono stati piccoli interventi della Sovrintendenza nel 1986 e nel 1988-89. Poi nient’altro, anche se la stessa, in un documento, affermò il grande interesse di questo ipogeo perché , tra l’altro, è uno dei pochi siti archeologici visitabili nella nostra città. Una delle contraddizioni della nostra Italia - ha fatto rilevare mons. Larizza - sta nel fatto che, pur avendo i parroci chiesto finanziamenti per la sistemazione del luogo, questi non sono stati concessi perché l’ipogeo insiste in una proprietà privata. Il prof. Piero Massafra, socio dello stesso Rotary Club Taranto Magna Grecia, ha poi ricordato come, appena laureato, partecipò entusiasticamente, come volontario, insieme all’arch. Mario Carobbi, ai lavori del ’71. Quindi ha accennato all’ipotesi (non suffragata da prove certe) di un culto dionisiaco, anche se il dio della forza e della vita non aveva come punto di riferimento un luogo monumentale, ma i boschi. Insomma, il consueto fascino dell’archeologia che lascia aperte diverse ipotesi, mostra e non mostra le cose in quella nebbia dei millenni che non impaurisce ma affascina. Al termine, i rotariani intervenuti e i loro ospiti hanno potuto visitare, con stupore e ammirazione, il grande ipogeo. Non mancando di esprimere perplessità e indignazione per come un tale monumento sia sconosciuto praticamente a tutti in una città che – a parole – ha fame di cultura, storia e possibilità di un nuovo sviluppo.