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Giornale di Taranto - ENNESIMO INFORTUNIO MORTALE ALL'ILVA/ Taranto e' stanca di continuare a subire.
Sabato, 17 Settembre 2016 17:39

ENNESIMO INFORTUNIO MORTALE ALL'ILVA/ Taranto e' stanca di continuare a subire. In evidenza

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"La nostra pazienza è finita. La fabbrica è troppo vecchia e insicura. Ci ha portato ancora una volta via un giovane di soli 25 anni. Il dolore della Puglia diventa rabbia incontenibile". Così Michele Emiliano, Governatore della Puglia, alla notizia della nuova tragedia che ha colpito lo Stabilimento Siderurgico di Taranto. Ed una intera città che si ribella a questo duro colpo e proclama uno sciopero attraverso i Sindacati. Ma - diciamo noi- - è sufficiente una sia pur giusta astensione del lavoro per protestare o occorre qualcosa di più concreto di più forte, di più eclatante che faccia capire chiaramente che così non si può andare avanti? O si mette mano al portafogli dello Stato per risanare uno stabilimento ormai obsoleto oppure la soluzione è una sola: la chiusura. Si vuole a tutti i costi mantere i livelli occupazionali, ma non si sta facendo niente per dare un lavoro sicuro. E con questa morte del giovane Giacomo Campo che è arrivato il momento di dire basta, o si interviene subito o qui le cose andranno sempre peggio. D'altra parte le numerose prese di posizione dei sindacati, della politica e della chiesa dimostrano chiaramente che è arrivato il momento della "resa dei conti", che Taranto è stanca di continuare a subire.

"Se guardiamo indietro, quello odierno non è un caso isolato - ricorda il senatore Dario Stefàno, Presidente de La Puglia in Più. Anzi, la frequenza con cui si verificano gli incidenti mortali è diventata preoccupante. Quando il governo ha deciso di commissariare lo stabilimento in Puglia, credo lo abbia fatto per dedicare attenzione particolare alla vicenda tarantina e per offrire puntuali garanzie, anche e soprattutto in termini di sicurezza. Il commissariamento non è solo un mero atto amministrativo ma deve portare con sè l'obbligo morale verso gli impegni assunti". È il commento del senatore Dario Stefàno, Presidente de La Puglia in Più, alla notizia dell'incidente avvenuto stamattina all'interno dell'Ilva nel quale ha perso la vita l'operaio venticinquenne Giacomo Campo. "Il governo - continua Stefàno - deve sentire addosso la responsabilità dell'impegno preso nei confronti del territorio di Taranto e di uno dei più importanti poli siderurgici d'Europa.  E, come abbiamo sempre ribadito, non sono più sufficienti set di decreti bandiera ma occorre la volontà vera di cambiare il destino di una città. Non ne possiamo più di piangere vite spezzate durante il lavoro e non ne possono più i lavoratori che hanno perso da troppo tempo la serenità". "Per il resto - conclude Stefàno - questa vicenda fa piombare ancora il buio su Taranto e procura rabbia doppia se pensiamo che la vittima è un giovane di 25 anni. Alla sua famiglia va il mio più sentito cordoglio con l'impegno a vigilare affinchè si faccia presto chiarezza su questa ennesima tragedia".

"Addolorato per la notizia del giovane operaio Giacomo Campo morto nello stabilimento siderurgico ILVA, esprimo - scrive + Filippo Santoro Arcivescovo di Taranto -  la mia paterna vicinanza alla famiglia. Si aggrava il tributo di vittime che questa città paga e vivo insieme a tutta Taranto il disorientamento per questa ennesima drammatica notizia. Proprio qualche giorno fa in un consesso pubblico non ho mancato di dire che non possiamo più attendere in termini di risanamento e di riconversione. Lo ripeto con forza a chi ha potere e competenza. Auspico non solo nell’accertamento delle responsabilità, ma una presa di coscienza oggi, immediata, fattiva e concreta della gravità della situazione permanente della grande industria nel capoluogo ionico. Dal Congresso Eucaristico Nazionale di Genova dove mi trovo, invito tutti i parroci della nostra arcidiocesi nei momenti che dobbiamo dedicare in questi giorni all’adorazione eucaristica a pregare per Giacomo, per i suoi cari e per il futuro della nostra terra"

Oggi purtroppo - ribadisce Emilio Deandri, Presidente provinciale dell'Anmil - registriamo l’ennesimo incidente mortale sul lavoro nell’ILVA di Taranto, vittima Giacomo Campo, dipendente della ditta dell'appalto “Steel Service”. L’ANMIL Taranto (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) esprime ai familiari del malcapitato le più sentite condoglianze e la totale disponibilità nell’assisterli gratuitamente in futuro nello svolgimento delle pratiche presso l’INAIL. Inoltre, se dovessero emergere responsabilità dell’ILVA o dell’azienda della quale la vittima era dipendente, l’ANMIL Taranto intende costituirsi parte civile nel relativo procedimento.Questa ennesima “morte bianca” all’interno dell’ILVA è la tragica conferma di quanto l’ANMIL Taranto ha purtroppo già sottolineato in occasione di altri recenti incidenti. La perdurante crisi finanziaria dell’ILVA, e conseguentemente dell’indotto, ha comportato una sensibile riduzione delle risorse destinate alle attività manutentive degli impianti nel siderurgico e delle dotazioni delle ditte appaltatrici, fattore che inevitabilmente ha abbassato drasticamente il livello di sicurezza sul lavoro degli operatori.

FIM – FIOM - UILM comunicano che dall’incontro tenutosi in Prefettura, tra le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti del Governo – attraverso la viceministra Teresa Bellanova -, si è registrato un impegno ad avviare un costante confronto con i commissari dell’Ilva. In questo modo il Governo intende individuare la strada migliore per comprendere come reperire e come utilizzare le risorse in materia di sicurezza e di gestione degli impianti. Inoltre,  è emersa la volontà di organizzare meglio la struttura di fabbrica, al fine di avere un management pi certo in termini di responsabilità. Il Governo, infine, si è impegnato a farsi da tramite con i commissari per fissare quanto prima un incontro con i sindacati.

"In questo ennesimo giorno di dolore per la morte di un operaio Ilva di soli 25 anni, le parole - sostengono i rappresentanti del M5S - non servono più. Esprimiamo la nostra più sincera solidarietà ai parenti e agli amici del giovane Giacomo. In un contesto talmente drammatico l'evento di domani "Riconvertire si può" si carica, purtroppo, di una importanza smisurata: occorre riconvertire l'area dell'Ilva e occorre farlo subito. Quella fabbrica della morte deve chiudere." così parlamentari, europarlamentari, consiglieri regionali e comunali del Movimento 5 Stelle in merito alla drammatica notizia della morte del giovane operaio Ilva, Giacomo Campo.                                                                        

“La notizia della morte sul lavoro del giovane Giacomo Campo di 25 anni - dichiara l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro della Camera dei Deputati - ci riempie il cuore di dolore e di rabbia. La nota diffusa dall'azienda, relativa all’applicazione delle misure precauzionali, ci risulta ben poco credibile: un nastro trasportatore che si mette in moto da solo, a corrente disattivata. Che si lavori in Ilva o che si viva nei dintorni, l’azienda dell’acciaio uccide, uccide inesorabilmente. I morti li contiamo tutti i giorni, vittime impotenti, che non fanno più clamore, perché di mezzo ci sono il Pil, gli interessi dei partiti e la politica nazionale. Certo, il Governo ha avuto una brutta eredità, ma senza invertire la marcia e proseguendo per una guerra persa, non cambierà mai nulla. L'Ilva è una bruttura che non può cambiare, che deve essere archiviata, nessuno si illude che lo si possa fare da un momento all'altro, ma bisogna iniziare a programmare il dopo Ilva, e questo è il compito delle Istituzioni. Mi rivolgo al Presidente della Repubblica, persona che ho votato e che stimo, al quale chiedo di tutelare la città di Taranto e la sua gente. Mattarella venga a vedere l’Ilva e le aree circostanti, con i suoi occhi, per rendersi conto di quanto i decreti da lui firmati potranno peggiorare una situazione già disastrosa”.

Un altro incidente mortale sul lavoro in ILVA ricorda il Segretario Generale Fim Cisl Marco BENTIVOGLI.Si chiamava Giacomo, stava effettuando lavorazioni di pulizia di un anastro trasportatore, ma il tamburo su cui si muove il nastro non era stato adeguatamente imbragato e Giacomo è rimasto schiacciato tra il tamburo e il nastro. Lavorava per la ditta d'appalto Steel Service Srl e aveva solo 25 anni, classe 1991. L'ultimo incidente mortale si era verificato a novembre dell'anno scorso, quando un altro operaio - Cosimo - era rimasto schiacciato da un tubo: non è passato neanche un anno e si è verificato di nuovo, un'altra morte innocente e un'altra famiglia distrutta.È assurdo, inaccettabile morire di lavoro nel 2016. Da anni come FIM sosteniamo che salute e sicurezza sono la precondizione essenziale del lavoro in Ilva e ci stiamo impegnando ogni giorno con i nostri rappresentanti alla sicurezza per raccogliere segnalazioni dai lavoratori su impianti non sicuri e intervenire subito. Non facciamo e non faremo sconti su questo.ILVA deve fare di più: a partire dalla prevenzione e dalla verifica costante e continua della sicurezza in ogni area dello stabilimento.La nostra denuncia di fronte a questa ennesima tragedia è durissima: tutta la FIM si stringe intorno alla famiglia di Giacomo. A loro diciamo che chiederemo giustizia, che siano accertate tutte le responsabilità e poste le condizioni perché non si possa ancora oggi morire di lavoro in questo modo assurdo.Una ragione in più per superare al più presto la gestione commissariale e riprendere con maggiore rigore il Piano Ambientale, le procedure di sicurezza e la manutenzione costante degli impianti.

Siamo per l’ennesima volta indignati per ciò che è avvenuto stamani nell’Ilva di Taranto - scrivono i comunisti italiani della provincia. Si continua a morire in fabbrica perché persiste la vecchia organizzazione del lavoro. Nessuna novità nell’attuale gestione, niente di nuovo o moderno. La prospettiva  è nera perché questa fabbrica resta antica nel suo ciclo produttivo come è lo sfruttamento dei lavoratori. Non ci può essere futuro certo e sicuro perché resta il mercato che regola tutto, tempi e modi del produrre. La sicurezza è considerata sempre più un costo aggiuntivo per il prodotto che lo renderebbe meno competitivo nella globalizzazione delle merci. L’operaio Giacomo Campo, 24 anni di Roccaforzata, non ritornerà alla sua casa, non sarà restituito ai suoi famigliari ed ai suoi compagni. Resta tra gli ingranaggi di un nastro trasportatore. L’ennesima vita strappata in questa fabbrica che ha il primato degli omicidi sul lavoro in Italia. Si continuerà a morire per un “tozzo di pane” sino a quando i lavoratori ed i loro sindacati non saranno protagonisti di un nuovo modo di governare i processi produttivi.I Comunisti Italiani chiedono che la fabbrica si fermi con uno sciopero generale, siano accertate le responsabilità, non solo dalla magistratura. L’operaio non deve avere mansioni meramente esecutive molte volte alla mercé di una volontà estranea ai suoi interessi. Non ci si illuda che questa fabbrica passando nelle mani di altra multinazionale possa cambiare. Non vogliamo continuare a piangere i nostri morti ma vogliamo rivendicare la loro sicurezza come un bene comune generale della società. Non vogliamo individui soli contro un potenziale destino. Non c’è un prezzo sempre da pagare perché non c’è mai la fatalità in ciò che succede. Vogliamo che la classe operaia sia tale, che si ritorni alle grandi battaglie sulla sicurezza dei lavoratori e per un ambiente in cui non ci si ammali nella fabbrica e fuori da essa. Non vogliamo che si ritorni allo sfruttamento ottocentesco. Pretendiamo che nel Parlamento tornino ad essere rappresentati politicamente i lavoratori con i loro interessi e che i sindacati li sappiano davvero tutelare sui luoghi di lavoro.

Mai più evidenzia Cosimo Borraccino Consigliere regionale di Sinistra Italiana! ILVA, una fabbrica che continua ad inquinare e a non essere sicura, senza un serio futuro assetto aziendale.Mai più!Piangiamo l'ultimo, di una lunga serie, morto per il lavoro all'interno dell'acciaieria.Giacomo Campo, a soli 24 anni, muore stamattina mentre si accingeva a terminare ilsuo turno di notte, con una delle tante aziende  esterne dell'appalto Ilva.Mai più!Ci stringiamo intorno alla famiglia di Giacomo!Bisogna fermarsi tutti per ragionare, senza continuare a tenere in vita artificialmente uno degli stabilimenti più grandi d'Europa  senza sicurezze sul lavoro e sull'ambiente!Lo diciamo da tempo: l'Ilva non può continuare ad essere gestita in questo modo osceno, aspettando l'arrivo di qualche cordata di imprenditori a cui "regalare" l'azienda. I privati, secondo noi, non spenderebbero mai 3miliardi di euro necessari per fare una seria opera di ambientalizzazione, per giunta licenzierebbero in poco tempo dai 3 ai 4mila lavoratori. Allora che fare?O l'Ilva la gestisce direttamente lo Stato italiano, ovvero la nazionalizza, come noi da tempo chiediamo al Governo, oppure chiude!Infatti per garantire sicurezza ai lavoratori e la fine delle emissioni inquinanti serve un azione forte, con un esborso notevole di risorse economiche, che solo lo Stato può garantire, giacché da anni, i vari governi succedutosi negli anni hanno sempre dichiarato la strategicità dell'acciaieria tarantina per il "Sistema Italia".Bene, allora quel "Sitema Italia" si faccia completamente carico dell'azienda! La procedura in corso per la vendita è una sceneggiata che non tiene conto né della salute e men che meno del diritto al lavoro di un'intera provincia, per molti decenni sfruttata e spremuta come un limone.Si proceda quindi con la nazionalizzazione dell'Ilva, unica strada seriamente percorribile.

                                                                           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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