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Giornale di Taranto - CASSA INTEGRAZIONE/ Diminuiscono le ore nel 2015 rispetto all'anno precedente (- 35,64%) ed al 2010 (- 43,73%). di Giovanni Battafarano
Giovedì, 18 Febbraio 2016 05:23

CASSA INTEGRAZIONE/ Diminuiscono le ore nel 2015 rispetto all'anno precedente (- 35,64%) ed al 2010 (- 43,73%). di Giovanni Battafarano In evidenza

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Lo rivela uno studio effettuato dall'Associazione Lavoro&Welfare.

 

Crisi e CIG, Dicembre 2015, una ripresa lenta ha caratterizzato tutto il 2015, si sono ridotte le ore di CIG sul 2014, ma c’è ancora molto cammino da fare.

L’anno 2015 ha segnato una netta inversione di tendenza nella crisi, verso una ripresa produttiva con una conseguente riduzione delle ore di CIG rispetto al 2014 (-35,64%).

È questo un dato positivo ed incoraggiante che non deve impedirci di guardare più attentamente la dinamica in atto e i problemi che porta con sé.

Primo aspetto: la ripresa è ancora lontana dalla situazione ante crisi. Confrontando questi valori emerge un netto miglioramento rispetto alla fase acuta della crisi (2010), con  una riduzione di ore di CIG del -43,73%, mentre rispetto al periodo migliore (2007) vi è ancora una forte differenza per tornare a quei valori, alla luce dell’incremento del +355,69

.Secondo aspetto:  Le ore di Cigs (Cassa integrazione speciale) seguono una linea diversa dalle ore di CIG generali, dove il totale delle ore resta più alto e costante, non segue simmetricamente la curva delle ore di CIG totali, segno di un miglioramento della situazione in generale ma di un costante stato di difficoltà nella struttura industriale.

 Terzo aspetto: le causali dei decreti di Cigs rivelano una sostanziale stagnazione dei processi di crisi.

E’ evidente che per un incremento significativo dei livelli occupazionali, ci vorrà un aumento produttivo, prima di riassorbire la riduzione di orario e poi  aumentare l’occupazione. Possiamo considerare questa fotografia la porta di uscita dalla crisi profonda, e nei prossimi mesi vedere come evolverà. Ma affinché ci sia una evoluzione positiva, bisogna intervenire positivamente verso la struttura industriale e i suoi aspetti di crisi strutturale, che è il messaggio più esplicito che ci lasciano gli otto anni di crisi che (speriamo) siano alle nostre spalle. In esplicito nel 2015 si è avuto un volume medio mensile intorno ai 55 milioni di ore, con una tendenza alla riduzione che è maturata a partire dal mese di ottobre.     Si è confermato e si stabilizzato un livello di riduzione delle ore di CIG intorno al -35%, ricorrente sin da gennaio 2015.

 

La tendenza della congiuntura economica.

 

Nel periodo gennaio-novembre 2015 gli indicatori segnalano un aumento dell’attività produttiva rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una produzione industriale a +1,1%, e sul fatturato +0,6%.

A giugno bene l’export con un +5% con un saldo positivo nei primi sei mesi di 18,5 miliardi. Nel trimestre settembre-novembre 2015 la dinamica congiunturale delle esportazioni in valore torna positiva (+0,4%). Nei primi 11 mesi del 2015 la crescita delle esportazioni in volume è stata pari al 2%

Il volume delle ore di CIG nel 2015 determina l’assenza di attività produttiva (zero ore) per potenziali 320 mila posizioni lavorative. Questi lavoratori in cassa integrazione a zero ore nel 2015 hanno perso oltre 8.000 euro al netto delle tasse, mentre il volume complessivo dei salari (incidendo anche sul PIL) si è ridotto di oltre 2 miliardi e 590 milioni di euro netti per i lavoratori coinvolti nei periodi di CIG.

Restano sempre insignificanti le richieste di reinvestimento e rinnovamento strutturale dell’impresa, solo il 6,38% sul totale dei decreti, nel 2014 erano il 5,42%. Nella maggioranza delle crisi aziendali sono troppo pochi gli interventi attivi, la situazione ristagna, le crisi aziendali vengono continuamente solo costatate ma nella quasi totalità dei casi non vengono avviati interventi strutturali.

 

La permanenza nel proprio posto di lavoro, trova la sola risposta dalla alta attivazione dei contratti di solidarietà, con l’effetto che la crisi viene suddivisa tra i lavoratori ma non superata, in attesa di tempi migliori. Questo quadro resta lo specchio del limite attuale del nostro Paese, dove la debolezza del sistema produttivo impedisce una ripresa più sostenuta e dove per un suo rilancio ci vogliono investimenti e risorse da ricavare da tutte quelle inefficienze che nel “Paese diffuso” continuano a rigenerarsi costantemente.

 

Nel 2015, rispetto al 2014, la riduzione è del -35,64% con 677.321.936 ore di CIG.

 

I settori più in difficoltà e con più ore richieste restano il settore Meccanico (in riduzione -35,16%), il settore del Commercio (in riduzione -48,00%), il settore dell’Edilizia (in riduzione -37,45%).

 I settori più indicativi, dove la Cigs aumenta, sono, il settore dei Servizi (+371,48%), il settore della Tabacchicoltura (+97,12%), il settore delle Estrazioni minerali metalliferi e non (+66,97%), il settore Energia elettrica e gas (+37,71%).

 

Le Regioni dove laCigs aumenta consistentemente sono; il Trentino (+25,90%),l’Umbria (+20,98%),la Basilicata (+4,17%).

 

La Cigd, (in deroga) diminuisce sul mese precedente (-13,83%) con 6.680.719 ore, e diminuisce rispetto a dicembre del 2014 (-79,76%).

Nel 2015, rispetto al 2014, la riduzione della Cigd è del -58,88% con 97.489.013 ore di Cigd.

 

I settori dove la Cigd aumenta sono, il settore dell’Edilizia (+1.387,34%), il settore dell’Energia elettrica e gas (+78,42%).

 

Il settore che presenta un maggiore volume di ricorso alla Cigd e che accumula oltre il 40% di tutte le ore autorizzate, resta il settore del Commercio con 40.210.933 ore (-58,82%), seguito dal settore Meccanico con 14.950.351 ore (-66,45%).

 

Le Regioni maggiormente esposte con il ricorso alla Cigd sono, le Marche con il maggiore ricorso 14.086.520 ore (-37,45%), l’Emilia Romagna 13.855.979 ore (-57,21%), la Lombardia con 12.287.178 ore

(-76,54%), il Lazio con 9.078.961 ore (-44,79%), la Campania con 7.180.866 ore (-66,88%), il Veneto con 7.109.079 ore (-55,79%), il Piemonte con 6.359.590 ore (-47,40%), la Sicilia con 5.763.501 ore (-43,88%), l’Abruzzo con 4.151.513 ore (-48,69%),la Puglia con 3.645.031 ore (-57,92%), la Toscana con 3.530.952

(-80,53%), l’Umbria con 3.447.389 .

   In conclusione, il calo netto del ricorso agli ammortizzatori sociali segnala un’inversione di tendenza. La ripresa è avviata, ma è ancora debole. Le turbolenze in borsa legate al settore bancario determinano incertezza e frenano la ripresa. Sarebbe necessario, in questo frangente, che a livello europeo si abbia il coraggio di svoltare e di avviare un vasto piano di investimenti pubblici per consolidare la ripresa e accrescere l’occupazione. Di austerity si muore, di crescita si può vivere.

  Giovanni Battafarano