La Confcommercio di Taranto riapre il dibattito suI centri storici che rappresentano il cuore pulsante dell’economia e della vita socio-culturale delle aree urbane. La situazione nel Borgo della città dei due mari - secondo l'organizzzazione datoriale - è disastrosa.
Negli ultimi 7 anni nei centri storici delle medie città italiane è cresciuto il comparto turistico ricettivo (anche se il 30% dei nuovi è un take away o una attività di somministrazione veloce), ma allo stesso tempo c'è stata una forte riduzione dei negozi tradizionali solo in parte compensato dalla crescita del commercio ambulante che però non qualifica le aree di pregio. "Siamo di fronte - ha osservato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - ad un vero e proprio rischio di desertificazione dei centri storici e quindi occorre migliorare i processi di pianificazione urbanistica e governance delle realtà cittadine. "
Molte pubbliche amministrazioni delle piccolo-medie città italiane profondono buona parte delle loro progettualità e risorse per la riqualificazione e rigenerazione dei centri storici. I palazzi d’epoca, la storicità dei luoghi non garantiscono l’appetibilità dei centri urbani che diversamente, senza una visione chiara delle criticità e l’adozione di adeguate politiche pubbliche vengono aggrediti dal cancro dell’abbandono. I negozi chiusi e le insegne spente inevitabilmente incidono sulla qualità dei luoghi, che nel lasso di un tempo breve appaiono abbandonati ed insicuri. Di qui la proposta di Confcommercio di introdurre la cedolare secca sulle locazioni commercialiper calmierare il prezzo degli affitti e per mettere in condizione i centri storici di produrre ricchezza
E’ quel che sta accadendo a Taranto dove, nell’arco di un decennio, si sono persi ‘pezzi’ consistenti del Borgo umbertino e del suo tessuto commerciale (via Oberdan, via Mazzini, via Crispi, via Principe Amedeo, ed ora anche via Pupino, via Anfiteatro). Vie segnate dall’abbandono fisico di case e negozi, dall’invecchiamento dei suoi residenti e dal ridimensionamento dei flussi di frequentatori.
Approvazione –su sollecitazione dei commercianti- di un ordine del giorno del Consiglio comunale per la revisione delle politiche fiscali locali (novembre 2013); proposte di adozione di politiche di incentivazione fiscale per le attività commerciali del Borgo (2014); progetto per l’abbellimento delle serrande chiuse (2014/2015) … Sono solo alcune della tante iniziative e proposte che Confcommercio negli ultimi anni ha portato ai tavoli dei vari assessorati competenti. Tutte puntualmente discusse, condivise e sistematicamente accantonate nel dimenticatoio.
Nel 2014 per Taranto si è aperto finalmente un varco di speranza quando il Comune è divenuto, dopo anni di battaglie, proprietario di ben dodici aree demaniali delle quali alcune - Baraccamenti Cattolica- assolutamente strategiche per il rilancio del centro cittadino.
La situazione di degrado in atto e la sopravvenuta opportunità non ha tuttavia stimolato l’azione. Ad oggi infatti non si sa come l’Amministrazione comunale intenda utlizzarle. Si apprende in via informale che l’Amministrazione si appresterebbe ad adottare atti formali finalizzati ad avviare un progetto di finanza per coinvolgere investitori privati e che si intenderebbe realizzare un polo culturale ed una struttura socio-sanitaria dell’ASL.
Notizie di seconda mano, nulla di ufficiale. Sarebbe il caso che al di la del ‘si dice’, l’Amministrazione comunale desse contezza delle scelte attinenti ‘Baraccamenti’ alla cittadinanza e a coloro che – come Confcommercio- sin dagli anni Ottanta, si sono spesi in tutte le sedi per l’acquisizione delle aree demaniali.
Due anni persi, ed ora la corsa per traguardare il 2017 , il termine entro il quale devono essere indetti i bandi.
Premesso che non si ha nulla in contrario con l’apertura ai privati e con l’idea del polo culturale, va altresì ricordato che Confcommercio due anni fa ha fatto sapere all’Amministrazione di essere disponibile a supportare il Comune con i propri tecnici (dell’area Urbanistica della Confederazione) per la fase progettuale preliminare.
Ancora una volta si va verso scelte non discusse, non condivise dagli stakeholder, sebbene si tratti di decidere la destinazione di un’area che potrebbe cambiare il volto del Borgo e della città.