Lo evidenziano in una nota Mimma Annicchiarico di Casartigiani, Riccardo Caracuta del CLAAI e Leonardo Giangrande di Confcommercio Taranto
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I numeri del corto circuito economico che nel 2014 ha caratterizzato l’andamento economico dell’area di Taranto, diffusi nei giorni scorsi dalla Camera di commercio, non devono destare sorpresa. Il dato statistico - elaborato dall’Istituto Tagliacarne – ha solo avvalorato una situazione economica ormai in caduta libera, da tempo percepita da imprenditori, professionisti ed osservatori vari. Allora perché sorprendersi? La situazione economica, non di gran lunga migliore nella lettura statistica del 2013, è il risultato di un percorso in discesa imboccato ormai da tempo e lasciato libero di franare verso il basso. Il problema è che da alcuni anni ormai ci si ripromette di invertire la rotta, di puntare su progettualità e strategie innovative, e soprattutto di cambiare metodo, ma poi di fatto nulla mai cambia. ‘Fare sistema’ è la parola d’ordine, in un contesto economico che resiste a ‘fare sistema’.
La Camera di commercio - come ha dichiarato il presidente Luigi Sportelli- afferma di aver molto lavorato nell’anno passato per avviare un progetto comune tra i portatori di interessi del territorio; percorso che ha partorito la Agenzia di sviluppo, l’organismo che dovrebbe lavorare per stimolare la ripresa economica. Dunque, il percorso di cura per uscire dalla crisi – secondo il presidente dell’Ente camerale- starebbe tutto nella collaborazione delle forze economiche e sociali, coinvolte nella Agenzia di sviluppo. Ciò detto, rimangono aperte alcune questioni.
Prima domanda: perché la presidenza della Camera di commercio ha deciso di svuotare il ruolo e le funzioni del Consiglio camerale, chiamato solo ed esclusivamente – pochissime volte all’anno- a svolgere un’attività obbligatoria e strettamente necessaria come l’approvazione, per alzata di mano, delle delibere camerali, come ad esempio il bilancio?
Seconda domanda: perché attendere quattro anni ed oltre per costituire un’ Agenzia di sviluppo a pochi mesi dalla scadenza di un mandato di presidenza della Camera di commercio che va al rinnovo degli organi in un clima di forte conflittualità tra le espressioni sindacali del mondo economico?
Terza domanda: la Camera di commercio di Taranto quale autorevolezza e quale competenze ha espresso in questi anni, ben diversi dalla gestione Papalia/De Benedictis (che portò ai Patti territoriali ed alla collaborazione con la Provincia per la gestione della Conferenza Unitaria) da poter avocare a se un ruolo così delicato?
Non si dimentichi che proprio la presidenza della Camera di commercio all’indomani del rinnovo degli organi alla guida della Regione Puglia in un incontro con i neo Consiglieri regionali eletti ha valutato di tenere fuori da quel tavolo importanti organizzazioni rappresentative del mondo delle imprese. Assenza che è stata stigmatizzata dagli stessi Consiglieri, alcuni dei quali hanno pubblicamente preso le distanze dalla Agenzia di sviluppo.
Cinque anni persi
- Per cinque lunghi anni abbiamo chiesto e richiesto veri percorsi di confronto finalizzati a costruire un ragionamento su quello che doveva essere il futuro dell’economia del territorio provinciale.
- Per cinque lunghi anni abbiamo chiesto che la Camera di commercio fosse il luogo dove fosse riconosciuta la responsabilità e l’autorevolezza delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese nel confronto con la politica, e che da questo confronto e dal concorso e la collaborazione attiva di tutte le parti potesse prendere avvio un ragionamento sullo sviluppo futuro dell’area di Taranto.
- Per cinque lunghi anni abbiamo detto – restando inascoltati- che la storia sta per assegnare anche a Taranto un ruolo diverso da quello contrassegnato dalla egemonia di quella cultura fordista - basata sul filo diretto tra produzione, sindacati e finanza - attorno a cui è cresciuta l’economia locale.
- Per cinque lunghi anni abbiamo detto che andava modificato alla base il sistema delle relazioni con la politica, le istituzioni e lo Stato e che occorreva traguardare ad uno scenario futuro non più Ilva- dipendente, ma basato su un’ economia dello sviluppo sostenibile che mettesse al centro dell’impresa il corretto rapporto con l’ambiente.
- Per cinque lunghi anni abbiamo gridato che il ruolo dell’economia di terziario è essenziale nel nuovo corso che la storia sta per assegnare a Taranto. L’agro-alimentare, l’artigianato, l’economia del mare, il commercio, i servizi , il turismo – in un tempo prossimo- dovranno guidare l’economia dello sviluppo sostenibile, puntando su i fattori della competitività: innovazione, reti territoriali di imprese, collaborazione con il mondo della ricerca.
- Per cinque lunghi anni abbiamo chiesto che la Camera di commercio si attivasse per sbloccare Distripark e Agromed, progetti che avrebbero potuto svolgere un ruolo strategico per l’economia del territorio. Se è vero che l’agroalimentare della provincia jonica è stato il miglior settore in Puglia nel 2013, logica vorrebbe che tale performance fosse supportata da una progettualità che garantisse la crescita del comparto. Cosa si aspetta allora a spendere i 10 milioni di euro disponibili per Agromed, struttura alla cui presidenza vi è Luigi Sportelli?
Oggi che siamo ufficialmente – questa volta lo dicono i dati - la città più povera della Puglia, ma che stanno per arrivare un bel po’ di risorse economiche, ecco che, con molta naturale spregiudicatezza, si afferma che Taranto deve trovare in se la forza per ‘risollevarsi dai vincoli della old economy e che deve trovare la forza per ragionare su un piano di sviluppo integrato nel quale le componenti pubbliche, economiche e sociali ritrovino l’equilibrio’.
Nelle settimane scorse è stata avviata, la fase di confronto in seno al Tavolo interistituzionale permanente per l’area di Taranto che entro novembre dovrebbe portare al Contratto Interistituzionale di Sviluppo. E’ importante per i comparti produttivi alternativi all’industria e per le imprese dei vari settori, sapere cosa si intenda fare per restituire le precondizioni ambientali necessarie alle produzioni agricole e del mare; ugualmente non ci sembra emerga alcuna strategia finalizzata a conseguire uno sviluppo della economia turistica. Si continua a parlare di rilancio industriale e di Ilva, ma non si prende in considerazione la necessità di perseguire lo sviluppo di un sistema economico diversificato.
Ci attendiamo quindi a breve che Comune, Provincia e Regione rendano partecipi le associazioni di categoria coinvolgendole nelle strategie che il territorio dovrà realizzare se vorrà conseguire obiettivi duraturi che mettano al centro le risorse locali.
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Il Presidente Casartigiani Taranto (Domenica Annicchiarico) |
Il Presidente C.L.A.A.I. Taranto (Riccardo Caracuta) |
Il Presidente Confcommercio Taranto (Leonardo Giangrande) |
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