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Giornale di Taranto - Cannes 68/ Palmarés ,la grande attesa degli italiani...
Domenica, 24 Maggio 2015 07:54

Cannes 68/ Palmarés ,la grande attesa degli italiani... In evidenza

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DI MASSIMO CAUSO

 

 

CANNES – E ora si aspettano i premi. Cannes 68 ha messo sul tavolo tutte le carte del suo concorso e ora la partita è in mano alla giuria guidata dai fratelli Joel e Ethan Coen. Inutile dire che, oggettivamente, tra i grandi favoriti, alla vigilia come a giochi fatti, ci sono almeno due dei tre italiani giunti sulla Croisette: Nanni Moretti, che con “Mia madre” ha convinto in pieno critica e pubblico, e forse soprattutto Paolo Sorrentino, che se con “La giovinezza” ha diviso la critica della Croisette tra pro e contro, viaggia indiscutibilmente da favorito per contiguità coi gusti dei Coen. C’è chi non esita ad immaginare una doppietta tricolore che sarebbe l’apoteosi del nostro cinema… Per quanto riguarda invece Matteo Garrone, visionario e fantastico grande narratore del “Racconto dei racconti”, c’è da dire che allo stato attuale è dai più considerato il vero outsider della terna italiana, anche se il giurato Guillermo Del Toro, maestro del cinema fantasy, potrebbe spingere per assegnargli un premio.

In realtà va detto per i bookmakers Paolo Sorrentino si piazza solo terzo nella classifica degli scommettitori. Lo precedono infatti due opere che oggettivamente hanno buone possibilità di mettere d’accordo la giuria: “The Lobster” del greco Yorgos Lanthimos, metafora surreale su un mondo in cui la vita di coppia è un obbligo di legge, e “Lauder Than Bombs” del norvegese Joachim Trier, dramma familiare sulla morte di una nota fotoreporter interpretata da una Isabelle Huppert che potrebbe anche ambire a un premio come migliore attrice.

La giuria dei Coen deve poi risolvere il nodo della presenza asiatica in concorso. Dalla Cina vengono infatti due film molto importanti: un capolavoro assoluto come “The Assassins” di Hou Hsiao Hsien, autentico fuori quota della competizione, che meriterebbe una Palma d’Oro cui in realtà non sembra poter ambire; e “Mountains May Depart” di Jia Zhang-ke, parabola sul passato, sul presente e sul futuro cinese in forma di melodramma popolare, che potrebbe mirare a un premio per la regia o anche a un prestigioso riconoscimento d’appoggio, come il Gran Premio. Altra questione spinosa per i Coen è la compagine francese: con cinque film in concorso, nessuno dei quali davvero convincente, la Francia non può restare a mani vuote e appare innegabile che le carte potrebbero giocarsele solo due film: Jacques Audiard con “Dheepan”, dramma dell’immigrazione negli occhi di tre rifugiati politici cingalesi, e Stéphane Brizé di “La loi du marché”, dramma della disoccupazione interpretato da un misuratissimo Vincent Lindon, che potrebbe risultare la soluzione ideale per un premio al miglior attore in grado di salvare l’onore francese.

Da non trascurare, naturalmente, il cinema americano: escluso il Gus Van Sant di “The Sea of Trees”, dramma di rigenerazione a partire dall’ipotesi di un suicidio, interpretato da un Matthew McCounaghey che al massimo potrebbe ambire a un poco probabile premio per il migliore attore, un forte candidato ad un premio americano di rilievo è di sicuro “Carol”, il melodramma saffico di Todd Haynes. Per questo film qualcuno ipotizza persino una Palma d’Oro che francamente sembrerebbe eccessiva, piuttosto si può immaginare un premio per la migliore attrice a Cate Blanchett e/o a Rooney Mara. Infine va tenuto in seria considerazione quello che nel giudizio diffuso è uno dei migliori film di Cannes 68, l’ungherese “Saul Fia” di László Nemes, dramma ambientato nel pieno della follia nazista del campo di concentramento di Aushwitz.

Massimo Causo