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Giornale di Taranto - L'EVENTO - Miracolo naturalistico a Taranto, oltre 1000 Gru cenerine atterrate nella Salina grande
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Sabato, 14 Marzo 2015 16:22

L'EVENTO - Miracolo naturalistico a Taranto, oltre 1000 Gru cenerine atterrate nella Salina grande In evidenza

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Uno stuolo di oltre 1000 esemplari di Grus grus (Gru Cenerina) è atterrato nella Salina grande, "inopinatamente prosciugata". A dargli il benvenuto una delegazione dei soci del Wwf Taranto, a conferma "di quanto da anni andiamo sostenendo, cioè il ripristino della Palude", come sottolinea Fabio Millarte, presidente del Wwf Taranto, secondo il quale questo "è il destino naturale della Salina grande. Si trattasi - aggiunge - di un'area di circa mille ettari, di cui in passato il 70% apparteneva al Demanio, ma che recentemente è passata in mano a privati per una somma risibile, perché gli enti pubblici locali non hanno inteso esercitare il diritto di prelazione. Il Piano regolatore vigente - fa notare Millarte - prevede per la Salina grande o la forestazione integrale o il suo rinvaso attraverso l’utilizzo, dopo averle trattate, delle acque reflue dell’impianto di Gennarini: certo non di sversarle in mare, come avviene ancor oggi, con una condotta sottomarina piena di falle. Questa esigenza è stata ben tratteggiata nella lettera documento inviata al sindaco sul tema “Osservazioni e Proposte, da parte di Cittadini Militanti e Associazioni Socioculturali, alla definizione del DPP per la redazione del PUG”.

Oltre alle questioni riguardanti la Palude La Vela, il Wwf si farà portavoce dell’opportunità di rinvasare l’intera area della Salina grande sostenendo l’idea in occasione dell’incontro del 18 marzo con il prof. Dino Borri per la redazione del DPP.

"Attuando questa opzione prevista dal PRG, - spiega Millarte - si creerebbe la naturalizzazione del bacino per resilienza: una fonte preziosa per la produzione di ossigeno e di abbattimento di CO2, utile alla mitigazione climatica. Questa destinazione andrebbe confermata e sostenuta in quanto la Salina grande, oltre a essere un sito d’interesse naturalistico da recuperare, ha anche un significativo valore storico. Per secoli, infatti, prima della sua bonifica a scolo naturale, oltre ad essere un paradiso per l’avifauna migratoria, è stata fonte di un cospicuo reddito con la pratica della coltivazione del sale. Tale estrazione, a partire dal Medio Evo, ha costituito - conclude Millarte - l’entrata principale per l’abbazia di San Vito del Pizzo prima e poi per Università di Taranto e la Camera della Sommaria del Regno di Napoli".