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Giornale di Taranto - L'intervento/ "Ma anche noi siamo un popolo di migranti"
Venerdì, 13 Marzo 2015 19:32

L'intervento/ "Ma anche noi siamo un popolo di migranti" In evidenza

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di Mario Pennuzzi

Le parole del direttore della Caritas di Taranto a proposito della realizzazione a taranto di un centro di smistamento dei migranti provenienti dallaL ibia,mi hanno stupito , e mi hanno preoccupato ed ancor di più la mia preoccuazione è cresciuta quando ho visto che questa palla lanciata a caso e senza alcuna direzione precisa veniva prontamente raccolta dal leader della lega Nord nel tentativo di farsi un po' di pubblicità e di legare il proprio nome alle pur comprensibili preoccupazioni dellla cittadinanza tarantina.

Accogliere il popolo dei profughi dei migranti, dei fuggitivi di tutte le guerre è un compito arduo,difficile non gradevole.

Il Prossimo di cui dovremmo occuparci mostra tutta la sua sgradevolezza è povero affamato lacero, sporco , puzza. e come potrebbe non puzzare? provate voi a vivere in cento per giorni su un barcone,non manca solo il cibo ......Un mio amico che venti anni or sono accolse i primi migranti che in ventimila sbarcarono a Bari dall'Albania e che furono rinchiusi in uno stadio di Bari , e poi smistati, ed infine espulsi, per anni mi ha ricordato l'odore acre di urina che infestava quello stadio. Sono trascorsi venti anni da quel primo episodio.Venti anni di tragedie conosciute e nascoste , di migliaia di cadaveri che giacciono in fondo al "mare nostrum" prodotto ingiusto della disperazione,della povertà, vittime innocenti di spietati mercanti , ma anche di una inadeguata politica dell'accoglienza, dei respingimenti, degli egoismi, dello sfruttamento.Uno sfruttamento che in molti casi è continuato anche per chi "ce l'ha fatta" per chi sbarcato ha trovato la schiavitù in una Europa che si dice cristiana, che si dice moderna ma che spesso ha bisogno di quella manodopera di schiavi, in una modernità laica ma senza democrazia , senza uguaglianza, effetti collaterali di quello che chiamiamo libertà del mercato.

Il mondo cambia e si evolve anche grazie a queste tragedie.

Io discendo da una famiglia di emigranti, il mio nonno materno era un bracciante agricolo, cui le frequentazioni della vita aveva insegnato l'importanza di cambiare e di istruirsi, ed suoi figli cominciarono a studiare, anche le donne,quasi di nascosto tra l'ironia del Paese.

Le sorelle di mio nonno paterno hanno attraversato l'oceano per recarsi nella terra promessa che un tempo erano le americhe. Passarono per Ellis Island,ne ho seguito le tracce sui registri delle navi che le portarono,nei registri del centro di smistamento dove furono fermate ed esaminate;un centro probabilmente simile a quello che si prevede di realizzare nella città di Taranto. Anche i nostri emigranti puzzavano, forse non erano considerati terroristi (anche se a dire il vero alcuni erano anarchici) ma si temeva che esportassero la mafia. Tra questi uomini vissuti a cavallo tra la fine dell'ottocento ed i primi anni del novecento un emigrante con il mio cognome a Providence fu condannato per aver asssassinato un altro emigrante, suo cognato. Un altro vissuto in lucania era a Pisticci sorvegliato per le sue idee anarchiche. Questo eravamo. Migranti.

Questo era anche la Taranto Spartana di cui tanto ci vantiamo che prima di produrre grandi uomini come Archita era la terra in cui venivan mandati i figli illegittimi.

Ma la paura di ciò che non conosciamo ha un fondamento, l'esperienza ha dimostrato quanto sia difficile affrontare le ondate di nuovi arrivi,quanti disagi, quanti problemi da affrontare. Taranto ce la può fare?L'Italia ce la può fare?domande leggittime paure legittime, ma l'unica risposta legittima è mettere in campo le energie e le risorse disponibili, non perchè siamo "buoni"anche non potendo permettercelo, ma perchè non esiste alcuna altra soluzione razionale, se non la guerra ma quella sarebbe un altro tipo di tragedia.

Per questo le parole del direttore della Caritas , che esprimono non solo il timore di non riuscire ad affrontare l'emergenza ma la paura del terrorismo, sono sbagliate, forse erano solo una battuta infelice ma non si può scherzare sull'orrore.Dobbiamo evitare di parlare alla pancia delle persone,non la sfameremo con le sciocchezze, dobbiamo parlare alla loro intelligenza per evitare l'inserimento di qualche leader politico che strumentalmente le usi per la sua ascesa magari invocando il concetto di morale di un grande uomo come Immanuel Kant.