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Giornale di Taranto - "Noi, gli "anonymous" dei call-center, lavoratori senza diritti, costantemente sotto ricatto"
Mercoledì, 08 Ottobre 2014 14:56

"Noi, gli "anonymous" dei call-center, lavoratori senza diritti, costantemente sotto ricatto" In evidenza

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Come prevedevamo, nonostante le precauzioni che ritenevamo di prendere: la maschera, la garanzia dell'anonimato, i comunicati che annunciavano questa conferenza stampa hanno innescato la rappresaglia dei datori di lavoro, che hanno intercettato alcuni dei lavoratori che avrebbero dovuto essere qui e che, minacciati, si sono visti costretti a rinunciare.

Comincia così la conferenza stampa degli “anonymus” dei call center tarantini che affidano al Segretario Generale della CGIL, Giuseppe Massafra, un messaggio che sa insieme di lotta e inevitabile delusione.

Sono lavoratori senza diritti, al confino rispetto alla legalità e alle norme del contratto. Licenziati, sospesi, allontanati o minacciati solo perché in stato di gravidanza, desiderosi di conoscere i loro diritti o per due minuti in più, rispetto alla pausa prevista, in bagno.

Un tema quello che ripropone la CGIL e la SLC (il sindacato di categoria dei lavoratori della comunicazione) che nel panorama nazionale, e a poche ore dalla discussione in aula del Job Act, potrebbe innescare non poche riflessioni rispetto al dibattito in corso.

E su questo Massafra, accanto al segretario della SLC (lavoratori della comunicazione) Andrea Lumino, ha parole senza se che confermano la presa di posizione assunta proprio ieri dal segretario nazionale Susanna Camusso nell’incontro con il premier Renzi.

Questi lavoratori – spiega Massafra – sono la prova tangibile, vivente, le ossa e la carne su cui si sta consumando questa riforma del lavoro. Minacciati perché disobbedienti, minacciati perché testimoni di una realtà scomoda, minacciati perché sindacalizzati, minacciati perché hanno chiesto un giorno di permesso per assistere il proprio genitore malato. Costretti, nella crisi, ad accettare e subire, perché nel mercato loro sono gli anelli deboli.

Allora la domanda che ci poniamo, alla luce di queste esperienze, è come si può pensare di indebolire ancora di più questo anello – dice Giuseppe Massafra - affermare che liberalizzare i licenziamenti, privando ogni rapporto di lavoro di quel principio di civiltà che contrasta ogni possibile atteggiamento discriminatorio ai danni di un lavoratore, esattamente come avviene in un call center da sottoscala, sia il modo per far ripartire questo Paese? Come si può pensare che sia un messaggio di giustizia quello di togliere i diritti a chi li ha?

Parlano i lavoratori del call center tarantino e le loro storie raccontano di un lavoro che non è tale.

Siamo condannati a piegare la testa sempre – dice uno di loro – e quello che fuori è normale, dignitoso, giusto, lì dentro non lo è più. Ma o è così o te ne vai?

Storie che sanno di medioevo dei diritti mentre qualcuno pensa che nella vita reale si possa fare a meno dell’art. 18

Questi lavoratori l’articolo in questione non lo nominano neanche, d’altronde a loro questa tutela non sarebbe neanche consentita, ma nella loro denuncia c’è qualcosa che va oltre le loro vicende personali.

Siamo la frontiera più esposta, la periferia dei diritti, quella a cui questa riforma tenta di spingere tutto il mercato del lavoro – dice un altro di loro – e siamo lo spettro di quello che potrebbe accadere a tutti di fronte ad una gravidanza, l’iscrizione al sindacato, la richiesta di informazioni sul proprio contratto, o un fatto inatteso come una malattia o persino un banale contrattempo.

Noi saremo accanto a questi lavoratori – spiega Andrea Lumino, segretario della SLC – e lo faremo come sempre nel segno di un cambiamento che può avvenire non solo intervenendo sulla vertenza specifica, ma creando davvero una rete di legalità attorno ad un settore troppo deregolamentato e che si ciba anche della connivenza di committenze senza scrupoli.

Il 25 ottobre anche per queste ragioni la CGIL sarà in piazza nella manifestazione nazionale prevista a Roma in Piazza San Giovanni.

Noi saremo lì con la convinzione che queste storie sono centinaia, migliaia – ha detto il segretario generale Giuseppe Massafra – e che la strada da percorrere è un’altra, ed è quella dell’espansione dei diritti anche a questi ragazzi e non della cancellazione di un diritto a loro coetanei lavoratori di una grande fabbrica. Perché per noi questo è progresso, questo è sviluppo. Il resto è barbarie e carne da macello.