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Giornale di Taranto - Bitetti (Pd): Camere di commercio, no a scelte affrettate. Tutelare i posti di lavoro
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Giovedì, 02 Ottobre 2014 09:14

Bitetti (Pd): Camere di commercio, no a scelte affrettate. Tutelare i posti di lavoro In evidenza

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Sull’ipotesi di riforma delle Camere di commercio interviene Piero Bitetti, presidente del consiglio comunale di Taranto e consigliere provinciale.

“Un disegno di riordino che non facilita una positiva riforma del Sistema camerale italiano, consentendone la riorganizzazione dei compiti e delle funzioni, ma che attua tagli lineari che di  fatto ne decretano lo smantellamento. Il dimezzamento, in tre anni, dell'entrata da diritto annuale comporta sin dal 2015 (35%) effetti drammatici sui bilanci degli Enti camerali che si alimentano per oltre il 70% da tale voce. Questo senza che le imprese conseguano effettivi risparmi: si pensi che oltre il 60% delle imprese italiane paga mediamente 96 euro annui per l'iscrizione al Registro delle imprese, quindi nel 2015 il risparmio sarebbe mediamente di 44 euro, una goccia nel mare delle imposizioni fiscali all'imprenditorialità. Ma il taglio del diritto annuo, azione decisamente insignificante per il rilancio competitivo, si traduce nell'impossibilità delle Camere di svolgere le funzioni delegate (circostanza che appare incostituzionale), erogare servizi ai territori (le Camere sono, fra l'altro, l'organismo intermedio più vicino alle imprese), contribuire allo sviluppo economico (solo a titolo di esempio, probabilmente agli Enti camerali non sarà possibile destinare ai Consorzi Fidi  i versamenti previsti dall'art.1 c.54-55 della legge di stabilità 2014), assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali nel Sistema, con un'emorragia occupazionale stimata al ribasso in 2.570 unità in meno fra il 2015 e il 2017. L'approfondita analisi svolta da Unioncamere in merito evidenzia dettagliatamente questi e molti altri elementi che devono allarmare l'amministratore pubblico e chiunque, in questo momento, stia valutando e decidendo se approvare l'articolo 9 del disegno di legge as1577. C'è di più, l'incomprensibile fretta con la quale si sta procedendo nei confronti del Sistema camerale obbligherà i singoli Enti ad agire con altrettanta fretta, dovendo garantire i servizi. E il timore è che gli effetti si ripercuotano sul personale (sia a livello occupazionale, sia salariale): insomma, una riforma affrettata, non adeguatamente ponderata, che comporterà maggiori oneri a carico dello Stato per quasi 90 milioni di euro, un possibile decremento sul valore aggiunto nazionale per due decimi di punto e, da subito, con ogni probabilità, una drammatica perdita di posti di lavoro. Cosa che questo Paese e questa provincia non possono certamente permettersi.

In sostanza, più ragionevole sarebbe consentire al Sistema camerale italiano – conclude Bitetti - di attuare una incisiva autoriforma, certamente confrontandosi con il Governo, rivedendo immediatamente il taglio sul diritto annuale e, comunque, congelandolo al 35% (si ricordi che le Camere, in ottemperanza alla normativa sulla spending review, versano già il 15% della riduzione delle spese direttamente allo Stato, da cui non percepiscono entrate) e cancellando ogni e qualsiasi proposito di abolizione tout court del diritto camerale e di trasferimento del Registro delle imprese come previsto dall'art.9 del disegno di legge”.