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Sabato, 27 Settembre 2014 14:48

Vendita Ilva/ "L'acquirente non si accollerà mai i costi delle bonifiche e dell'ambientalizzazione degli impianti produttivi" In evidenza

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Una politica incapace di una seria programmazione economica e servile verso i poteri forti scaricherà ancora una volta sui cittadini di Taranto ed i lavoratori la propria incapacità

 

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Giancarlo Girardi

 

 

"E’ il mercato con le sue regole", qualcuno direbbe nel caso dell’attuale vendita di Ilva. L’immagine invece sembra di essere circondati da avvoltoi pronti a spolpare una preda. Tra essi una modesta cordata di italiani per garantire solo un’immagine “patriota” dell’operazione. Ad ora sono cinque, aumenteranno con ogni probabilità nelle prossime settimane. Venti anni fa fu preferito un acquirente italiano, un “falco dell’industria” mostratosi ben presto uno sciacallo. Allora l’impresa pubblica cedette il tutto con la volontà di disimpegnarsi dai gravi problemi ambientali prodotti in oltre trenta anni lasciando alla semplice e non vincolante disponibilità del compratore per affrontarli. Oggi si ripresenta la questione e la si affronta, sostanzialmente, allo stesso modo. Non ci sarà alcun piano industriale, come richiesto dai sindacati, da imporre alla multinazionale di turno, il futuro sarà determinato dal mercato dell’acciaio ancora oggi in crisi di sovrapproduzione nel mondo. L’interesse principale è, nei fatti, determinato dall’acquisizione della quota attuale di mercato di Ilva mentre sarà certamente imposto il rapporto mille dipendenti per milione di tonnellate prodotte con una perdita certa di occupazione nel breve e medio periodo. L’acquirente non si accollerà mai i costi delle bonifiche e delle ambientalizzazioni degli impianti produttivi. Si lascerà solo alla magistratura ed ai suoi tempi il compito per l’azione penale e risarcitoria del danno ambientale per lavoratori e cittadini. Sarà garantito il risarcimento proprietario dei Riva e la multinazionale acquirente non avrà alcun vincolo sociale che la Costituzione prevede per le imprese italiane. Certo ci sarà, nell’operazione, l’immagine di un apparato produttivo nazionale, considerato strategico, aperto alle leggi della globalizzazione tanto cara all’attuale governo nazionale. Una politica incapace di una seria programmazione economica e servile verso i poteri forti scaricherà ancora una volta sui cittadini di Taranto ed i lavoratori la propria incapacità. Il futuro non è incerto ma certissimo. Giancarlo Girardi

Giornalista1

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