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Giornale di Taranto - Dario Stefàno: “Inquinamento e tutela della salute: la Puglia di oggi non si volta dall'altra parte”
Venerdì, 26 Settembre 2014 15:28

Dario Stefàno: “Inquinamento e tutela della salute: la Puglia di oggi non si volta dall'altra parte” In evidenza

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Dario Stefàno interviene sulla questione ambientale con un intervento che di seguito pubblichiamo

Il lavoro di questi anni ci consente di fotografare lo stato di salute ambientale attuale: se è possibile ragionare sulla Puglia di oggi con cognizione di causa -  partendo da dati certi, rilevazioni scientifiche, metodologie innovative - lo si deve al lavoro avviato a partire del 2005.

Non per rivendicare meriti, ma per ristabilire verità: questi dieci anni ci sono serviti per illuminare un tema cruciale, quello del rapporto tra attività industriali e tutela della tutela salute, rimasto per lungo tempo nell'ombra.

 

Il nostro impegno è quello di rendere la Puglia una regione sempre più vivibile e attraente: non possiamo consentire a niente e a nessuno di vanificare questo, né di mettere a repentaglio la salute dei pugliesi.

 

Il reportage di Avvenire - pubblicato ieri - sullo stato di salute di aria, acque, terreni pugliesi, porta ancora una volta alla nostra evidenza la diffusione elevata di malattie tumorali nelle province pugliesi.

 

Al quale fa seguito lo studio condotto da Arpa che ha definito “irrilevante” il rischio tumore legato alla centrale di Cerano. Una contraddizione solo apparente.  

 

Quelli presentati dalla nostra agenzia regionale descrivono la situazione di oggi attraverso tecniche di rilevazioni incontestabili. È del tutto evidente che sostenere sotto controllo l'impianto Enel non cancella gli effetti di ciò che per lunghi decenni è stato fatto sulla testa dei pugliesi. La Puglia continua a pagare il prezzo delle politiche industriali degli anni 60-70 che da una parte hanno prodotto lavoro, sviluppo, reddito, ma dall’altra oggi mostrano la faccia allora non prevista: ferite ambientali, inquinamento, danno allo salute.

 

Rimediare in poco tempo alle conseguenze di pratiche durate quarant’anni non è possibile: ci vuol tempo, coraggio, tenacia. Però, anche qui non partiamo da zero: oggi disponiamo di un lavoro innovativo fatto di rilevazioni, monitoraggi, controlli, studi scientifici, che fino a dieci anni fa non era mai stato condotto.

Ci siamo dotati di un legge che sottopone le industrie pesanti – insediate nei territori Sin (siti interesse nazionale) – al vaglio di un inedito e penetrante monitoraggio sanitario, nel senso che si introduce un parametro, la “valutazione di danno sanitario”, a cui ciascuna azienda è chiamata a sottoporsi per eventualmente correggere, con l’uso di più innovative tecnologie o modificando linee e fattori produttivi, le proprie performance.

Perché non basta essere in regola con quei limiti emissivi degli inquinanti che sono elementi convenzionali e non verità scientifica: bisogna essere in regola nei confronti del diritto alla salute e del diritto alla vita, che sono beni di rango costituzionale.

 

Noi dobbiamo proseguire su questa strada. Investire affinchè il lavoro di Arpa - e quello condotto dalle strutture sanitarie - ci consenta di ricomporre un mosaico e stabilire con più precisioni i fattori di rischio e il nesso causa-effetto.

 

Per questa importante sfida, sarà indispensabile rafforzare ancora di più il ruolo di ARPA Puglia, quale braccio operativo della Regione, attraverso azioni a sostegno dell’attività tecnico scientifica svolta dall’agenzia.

La consapevolezza del tanto che ancora ci attende non deve tradursi nella minimizzazione del lavoro svolto in questi dieci sulle politiche ambientali: dobbiamo proseguire per aggredire e risolvere i grandi e complessi problemi ancora sul tappeto.

 

Il binomio Economia ed Ecologia ha tracciato la rotta in questi anni, ridurre l’inquinamento da sostanze nocive e  incrementare i livelli di protezione ambientale e tutela della salute rappresentano la bussola.

 

 

La bonifica delle aree inquinate, ad esempio, ha permesso di recuperare innumerevoli siti, quasi uno per comune, sfruttando le risorse rinvenienti dai fondi ecotassa e soprattutto dalle risorse comunitarie. Ma le criticità dell’inquinamento sono anche quelle concentrate in specifici bacini: Brindisi, Manfredonia, Taranto, per citarne alcuni. Criticità dovute alle attività industriali presenti.

Li si è intervenuto a valle dei relativi piani che hanno interessato le aree SIN, ma anche su ex discariche e su siti dismessi in passato interessati da attività ad alto potenziale di inquinamento.

 

Massima allerta su incuria o attività della criminalità organizzata nello smaltimento illegale dei rifiuti. La strategia futura dovrà focalizzarsi ancora di più e meglio sul principio del “chi inquina paga.

 

Ora servono nuovi ed articolati contratti d’area, nuove strategie di sviluppo che possano portare alla rinascita di quelle realtà territoriali: con opportune azioni rendiamole leve di un nuovo modello di sviluppo. Ciò è possibile con un’attenta regia pubblica, con investimenti che fungano anche da catalizzatori delle risorse private da mobilitare.  Con un nuovo modello di governance con ottiche manageriali che pongano al centro la qualità della vita delle comunità.

 

 

E’ l’innovazione che abbiamo abbracciato e sulla quale insistere, per  dare ai pugliesi una migliore qualità della vita”.