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Giornale di Taranto - Fiume Lato a rischio esondazione/ Il Tavolo Verde al prefetto "Qui serve l'Esercito, fa presto o mettiamo le tende sotto il tuo Palazzo"
Lunedì, 22 Settembre 2014 11:49

Fiume Lato a rischio esondazione/ Il Tavolo Verde al prefetto "Qui serve l'Esercito, fa presto o mettiamo le tende sotto il tuo Palazzo" In evidenza

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Contributo di Michele Cristella

 


Aggiustare per rovinare.
“Nomen omen” anche per il fiume Lato. Quell’infelice fiume significa anche “Largo” e larga è la sua munificenza per pochi e la sua rovina per molti.
Undici anni fa, l’8 settembre, un’alluvione ne ruppe gli argini e allagò la sua valle. E subito si misero all’opera i facitori di opere pubbliche, ma per sé, non per la comunità. Costoro progettarono allargamento dell’alveo, innalzamento degli argini e un nuovo ponte di 90 cm più alto, perché spiegarono quel fiume, che è un fiumiciattolo, ha una esonda a intervalli di 200 anni. Invece tutti gli abitanti del posto, i conoscitori delle sue usanze, sapevano che sarebbe bastata un po’ di manutenzione agli argini e un normale dragaggio del suo letto per tenerlo o rimetterlo in sicurezza. I facitori di opere pubbliche per sé spesero più di 8 milioni di euro, invece gli abitanti del posto stimavano che sarebbero bastati poche decine di migliaia di euro, sia per sistemare alveo e argini, sia per sistemare la viabilità della sua vallata, cioè le strade provinciali 12 e 14.
Superfluo dire che, come per tutte le opere pubbliche italiane, ultime il Mose e l’Expo, prevalse la tesi più costosa.
Il Lato fu messo a posto, alveo più largo, ponte più alto, argini più robusti. Ma…
C’era un “ma”, anzi molti “ma”. Alla prima pioggia un po’ più intensa di una “’nzidicata” gli argini si sfarinarono, anzi si sfarinarono le parti nuove degli argini, fatte con il terreno di scotico quello del letto del fiume, invece che con quello di cava, fango invece di pietrisco. E cedettero anche le barriere ai lati delle strade di ingresso del ponti, piantate su basi di tufo.
Intanto passava il tempo per alzare il livello della Sp 14, proveniente da Palagianello, per equipararla al ponte. Finalmente fu fatta, ma anch’essa alla prima pioggia si ruppe e fu subito intransitabile. Idem per la Sp 12 proveniente da Castellaneta, invasa e sconnessa dall’acqua fuoriuscita dagli argini.
Oggi la situazione è questa: intransitabili le Sp 12 e 14, il fiume Lato è un canneto e le sue valli a destra e a sinistra sono incoltivabili, piene di sterpi e zuppe d’acqua.
Il Tavolo Verde con Paolo Rubino e Franco Parisi, dopo le proteste di agricoltori e compratori di uva e olive e ortaggi, ha fatto un sopralluogo per mostrare alle autorità la desolazione di una valle che avrebbe potuto essere fertile è che s’è inselvatichita e complica la vita a tutti i suoi abitanti e a quanti la frequentano.
Rubino chiede che chi di dovere, assessore alla Protezione civile e prefetto e sindaci chiamino il Genio dell’esercito per ripristinare la vivibilità di quei luoghi e consentire la normale vita agricola, commerciale e turistica. Rubino, esperto di manifestazione e occupazione di strade, ha detto che se il prefetto non interviene subito con tutti i poteri che ha metterà le tende sotto il suo Palazzo.
Eppure dice l’anziano agricoltore Vincenzo Fatiguso, con la sua cassetta di pomodori: questa è terra fertile, questi pomodori sono il frutto della terza piantagione, dopo che le prime due erano andate amale
Che l’intervento sia urgente è dato dalla vista dei luoghi: il letto del fiume non ha un centimetro libero, intasato da canne e perfino alberi, se, con l’inverno alle porte, arrivasse un acquazzone l’esondazione sarà inevitabile, la vallata si trasformerà in acquitrino e palude e la malaria avrà le condizioni per tornare in quei posti, che furono bonificati fra la prima e la seconda guerra mondiale, per poi essere parte della Riforma fondiaria e dar da vivere a migliaia di famiglie.
Le malizie della gente del posto: ma perché il Lato sta peggio di come stava 11 anni fa e non si fa nulla? Perché fu aggiustato alla meno peggio, per andare in rovina al più presto e sta così in abbandono perché non si possono chiedere dopo pochissimo tempo altri milioni per aggiustarlo nel modo più fragile possibile.
In Italia si usa così, con sempre più impudenza e impunità per le alte complicità.