Sette ore di caos. Così è stata definita, da chi c’era, la Direzione provinciale del Pd chiamata a decidere la linea del partito alle prossime elezioni provinciali. Nel braccio di ferro, drammatico e a tratti anche violento non solo nei toni, tra i sostenitori delle “larghe intese” e il gruppo che invece è per un candidato unico espressione del centrosinistra, sono prevalsi i primi al termine di una tormentata votazione che si è chiusa con 64 a 27. Assente, fra gli altri, il presidente Serio, la Direzione è stata presieduta da Ennio Pascarella. A fronteggiarsi sono stati il documento di Carrieri, un testo che genericamente fa riferimento alla ricerca di “intese più ampie” senza parlare esplicitamente di centrodestra, e il documento pro-candidato unico del centrosinistra. Rivelatosi vano il tentativo di mediazione di Ludovico Vico, che aveva proposto di fare sintesi tra i due documenti, portando ai voti un testo unico, la discussione si è fatta sempre più accesa. Dalla genericità dei documenti si è alla fine arrivati al cuore del problema con scambi di accuse e chiari riferimenti a “larghe intese” col centrodestra, accordo Pelillo-Mazzarano-Tamburrano per l’elezione di quest’ultimo alla presidenza e via così, in un clima di grande tensione. Sotto il profilo formale, i due gruppi si sono scontrati praticamente su tutto: regolamento, modalità e diritto di voto, tra l’altro avvenuto a dibattito in corso, elenco degli aventi diritto al voto.
Tra coloro che, dopo aspra discussione, non ha potuto votare c’è stata la consigliera regionale e presidente regionale del Partito Anna Rita Lemma perchè “invitata permanente senza diritto di voto”.
Chiusa questa primo game che ha sancito ulteriormente una spaccatura grave all’interno del Partito, la macchina va avanti. In questa fase risulta decisivo il ruolo di sindaci e dei consiglieri comunali che sono poi coloro che materialmente eleggeranno il nuovo presidente della Provincia.
Tutti gli occhi sono puntati sul sindaco di Taranto Ezio Stefàno, che con la sua autocandidatura a presidente della Provincia, è diventato ago della bilancia. In queste ore è in corso un incontro tra lo stesso primo cittadino e il segretario provinciale del Pd. Se Stefàno dovesse confermare l’autocandidatura, si potrebbero aprire nuovi e diversi scenari: Stefàno candidato con il sostegno della minoranza Pd e delle altre forze del centrosinistra contrarie alle “larghe intese”, Stefàno candidato senza appoggio e candidatura espressione della minoranza Pd con l’appoggio delle altre forze del centrosinistra, marcia indietro della maggioranza Pd che non vuole rischiare crisi al Comune. Se invece Stefàno dovesse rinunciare si potrebbe profilare una candidatura sostenuta dalla minoranza Pd con l’appoggio dello stesso Stefàno e delle altre forze di centrosinistra, oppure si materializzerebbe l’accordo trasversale con Stefàno che si piega alle “larghe intese”. Intanto il centrodestra continua a tacere…