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Giornale di Taranto - Consigli non richiesti e poco autorevoli al futuro candidato Sindaco di Taranto
Mercoledì, 27 Agosto 2014 18:32

Consigli non richiesti e poco autorevoli al futuro candidato Sindaco di Taranto In evidenza

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riceviamo e pubblichiamo un intervento di Vito Massimano

Comincia a scorgersi all’orizzonte il fatidico momento delle elezioni comunali e, proprio per questo motivo, fervono, con congruo anticipo, i preparativi più o meno sotterranei per non farsi trovare impreparati all’appuntamento.

E’ tutto un ribollire di iniziative, preparativi, conferenze stampa, incontri, presentazioni, progetti suggestivi nati apparentemente senza un motivo ma con un chiaro fine recondito: sostituire a tempo debito il decotto Ippazio.

Attenzione però, cari candidati, perché ci sono una serie di cose da non fare assolutamente.

Il primo consiglio spassionato, poco autorevole e non richiesto consiste appunto nell’evitare di spararla grossa: a Taranto servono serietà, operosità   e fatti concreti per cui “astenersi perditempo” ed evitare di fare i “pronunciatori di frasi fatte” o di idee tanto suggestive quanto irrealizzabili.

Un candidato che voglia lavorare per la città, prima di abbozzare qualsiasi proposta, dovrebbe fare quella che coloro cha hanno studiato alle “scuole grosse” chiamano due diligence e cioè un’operazione verità sui bilanci del comune per capire lo stato dell’arte e quindi l’entità delle risorse disponibili.

Sappiamo bene che è fin troppo facile in campagna elettorale fare i Cetto Laqualunque ma le condizioni di Taranto impongono che, per una volta, la politica locale sia seria e professionale perché ai candidati potrebbe presentarsi lo spiacevole scenario di dover fare le nozze coi fichi secchi non avendo un soldo bucato nelle casse del Comune.

Serve serietà appunto: ragion per cui ai candidati suggeriamo inoltre di ripassare su un qualsiasi manuale di diritto quelle che sono le competenze dell’Istituzione Comune.

Sparare in campagna elettorale di voler puntare sul turismo, sulle bellezze archeologiche, sul superamento della Taranto industriale, sull’enogastronomia e roba simile rivoluzionando l’attuale scenario, significa affermare cose discutibili sul piano politico ma sicuramente irrealizzabili in punta di diritto.

Le competenze del comune sono ben altre e, sinceramente, ci accontenteremmo di un candidato Sindaco in grado di far funzionare la macchina amministrativa, utilizzare i fondi europei in materia di recupero urbano, disciplinare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in maniera civile, sovraintendere al corretto funzionamento dei depuratori, assicurare il diritto allo studio, curare la viabilità, sviluppare il trasporto pubblico ed assolvere a tutte le prerogative in tema di igiene e salubrità del territorio. Sembra poco? No affatto.

Ovvio che l’Amministrazione comunale possa creare le condizioni perché certe iniziative si sviluppino ma sarebbe poco serio promettere un futuro radioso ad una città prostrata ed in cerca di speranza.

Sì, perché gli interventi infrastrutturali sono quasi tutti di competenza Statale e Regionale mentre, per tutto ciò che afferisce ai grandi disegni di rinascita socio economica del territorio, è necessario che i cospicui investimenti per realizzare i progetti siano privati e dunque prescindano dalla volontà pubblica.

Visto quindi che l’Amministrazione Comunale non ha poteri in materia, c’è qualcuno che vi dia la ragionevole certezza che l’aeroporto Arlotta venga aperto, che la nostra tratta ferroviaria diventi ad alta velocità e che ci siano privati pronti ad investire molti milioni sul turismo? Avete una mezza speranza in tal senso o state sognando ad occhi aperti ed a voce alta? C’è un qualcuno pronto ad assicurarvi che il porto di Taranto diventi zona franca? E’ onesto basare le promesse elettorali su questa mole enorme di se e di forse? Questo è giusto che i tarantini lo sappiano prima di decidere se abbandonarsi al sogno o affrontare la realtà .

Vi piacciono gli effetti speciali? Volete spararla proprio grossa? Ok ma sarebbe utile almeno non arrivare ad ipotizzare rinascite basate sul marketing territoriale perché esse presuppongono una serie di considerazioni logiche che quantomeno rendono il processo di portata decennale.

A prescindere dalla (fondatissima e nobilissima) bontà del proposito, ricordiamo che parlare oggi  di marketing territoriale presuppone l’obbligo di dover spiegare perché fino a ieri parlavamo di veleni: il turista si domanderà se è vero ciò che affermiamo oggi (il paradiso da scoprire) o se era vero l’inferno ecologico che descrivevamo ieri.

A patto che tale criticità si possa superare, puntare solo su progetti di così ampio respiro presuppone anche che lo smantellamento industriale cominci immediatamente, che esso non si fermi ai preliminari come è sovente successo altrove, che nel frattempo le migliaia di lavoratori impegnati nelle numerose aziende inquinanti  insistenti sul territorio possano ricollocarsi (senza aspettare i tempi dei progetti maestosi) e che i privati siano pronti ad attendere la deindustrializzazione programmando gli investimenti di qui a dieci anni almeno.

Il consiglio è quello di studiarsi bene i dossier aperti su Taranto (Cementir, Ilva, Arlotta, Tempa Rossa, Università, Ospedale per citare i più scottanti) sapendo di dovervi astenere da fantasiose improvvisazioni e di poter incidere poco dal punto di vista amministrativo ma tuttavia moltissimo dal punto di vista politico a patto che, come Sindaco in pectore,  abbiate un consistente peso politico nazionale.

Ecco appunto, il peso politico nazionale del Sindaco, l’unica cosa che serve ad una città come Taranto, luogo ricco di idee, ricco di opinioni, ricco di bellezze, ricco di storia, ricco di ambizioso (o superficiale?) dibattito  ma che non ha mai contato nulla nel panorama politico italiano.