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Giornale di Taranto - Gli Spartani...."Arraganati"
Martedì, 19 Agosto 2014 18:46

Gli Spartani...."Arraganati" In evidenza

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Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Vito Massimano

A Taranto è in atto “l’operazione passato”, una sorta di ritorno alle origini, al mito di Sparta e della Magna Grecia.

In soldoni si tratta di una serie di manifestazioni (le tarantiadi sono solo uno dei possibili esempi) che, unitamente ad uno studio abbozzato sulla carta teso a fare del mito di Sparta un vero e proprio brand, si propongono di risvegliare la coscienza collettiva e l’orgoglio dell’appartenenza cercando nel frattempo di tirar su due soldi con il turismo.

Iniziativa sbagliata? No per carità, tentativo ammirevole anche se il confine oltre il quale un’idea meritoria si trasforma in una buffonata senza senso è molto sottile e merita un supplemento di attenzione e serietà.

Tale responsabilità prescinde dai bravi organizzatori degli eventi in questione diventando un fatto che interessa tutta la città la quale deve abbandonare la voglia di saper apparire spartana cercando di saperlo essere, senza riempirsi grottescamente la bocca con un mito che è quanto di più lontano esista da ciò che Taranto è diventata.

Il pericolo è che, senza tale operazione verità, Taranto tenda a voler diventare un enorme set cinematografico popolato di disperati che, come i centurioni abusivi intorno al Colosseo,posano per una foto in abito d’epoca in cambio di due spicci.

Gli Spartani erano un popolo di guerrieri che avevano ben presente cosa fosse l’onore, il coraggio e la lotta dura contro chiunque osasse minacciare il proprio sacro territorio tanto che,nella ormai famosa battaglia delle Termopili, trecento valorosi irriducibili tennero rabbiosamente testa all’esercito Persiano grande quasi quattro volte quello del condottiero Leonida.

Non da meno erano i discendenti Tarantini che, con l’aiuto di Pirro, dettero non pochi grattacapo all’esercito Romano.

Prova ne sia la ormai epica vicenda di Filonide il quale, dimostrando fierezza e scarso timore reverenziale,  si sollevò la veste e orinò sulla toga degli ambasciatori romani giunti a Taranto con l'intento apparente mediare.

La Taranto moderna non è così, non ha nemmeno un briciolo dell’amor proprio di quella gente.

L’orgoglio spartano è una coglioneria che si sfoggia vacuamente in pubblico per gonfiare il petto come atto di folclore.

Noi non tuteliamo la nostra terra e a Roma al massimo mandiamo le letterine del sindaco, presi come siamo dalla consolidata moda  tarantina di inviare missive ora per convocare inutili tavoli tecnici per (non) risolvere le vertenze aperte, ora per chiedere vanamente che la Costa Concordia venga smantellata dalle nostre maestranze.

Alle missive in genere da Roma non risponde nessuno perché gli spartani “arraganati” non sono né temuti né tantomeno rispettati.

Come dire: siamo stati rappresentati da Filonide mentre oggi le nostre lettere vengono trattate come la toga degli ambasciatori di cui sopra.

"Ridete finché potete, Tarantini, ridete! In futuro dovrete a lungo versare lacrime!", sembra quasi che si siano avverate le parole di Postumio, il console romano oltraggiato da Filonide, visto che nel frattempo troppe volte, almeno negli ultimi settant’anni, Roma ci ha abbandonato al nostro destino (con noi poco spartanamente collusi) dopo averci saccheggiato dal punto di vista industriale, ambientale, militare, sociale, culturale, sanitario e infrastrutturale.

Adesso, via Sicilia, ci mandano anche gli immigrati, o migranti come amano poeticamente chiamarli, come se noi non avessimo ferite aperte e come se non sapessimo che per noi non ci sono risorse, mentre loro ci costano qualche miliardo di euro l’anno (per chi volesse è consultabile lo studio della Fondazione Leone Moressa mentre, secondo L’Espresso, la sola operazione Marenostrum è costata 600 milioni in sei mesi).

La storia si ripete e magari, dopo il regalo di Alfano, Taranto ritornerà ad essere l'Emirato di Taranto proprio come l’ insediamento musulmano sorto a partire dall'840 e composto da guerrieri provenienti dalla Sicilia (ecco appunto) che rese la nostra città  per circa un trentennio scomoda presenza islamica nel Mezzogiorno, al pari dello stato costituito a Bari da Khalfùn, direttamente collegato con Baghdad, sede dell’allora califfato (proprio come oggi!).

“Se un uomo libero passerà di qui nei secoli a venire, possa ascoltare le nostre voci provenire dalle antiche pietre”, questo recita un epitaffio posto nel luogo ove morirono eroicamente i trecento Spartani guidati da Leonida.

In estrema sincerità: possono i Tarantini di oggi definirsi Spartani? Cosa diranno di noi le antiche pietre?

 


Vito Massimano