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Giornale di Taranto - TARANTO - Per Presidente categoria “autotrasportatori di Casartigiani, Dott. Pancrazio Cassone (nella foto), SALUTE E LAVORO SONO IRRINUNCIABILI. NON VOGLIAMO UNA GUERRA CIVILE”.
Mercoledì, 06 Agosto 2014 07:13

TARANTO - Per Presidente categoria “autotrasportatori di Casartigiani, Dott. Pancrazio Cassone (nella foto), SALUTE E LAVORO SONO IRRINUNCIABILI. NON VOGLIAMO UNA GUERRA CIVILE”. In evidenza

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Casartigiani Taranto commenta la manifestazione di Confindustria di venerdì scorso:

“AL FIANCO DEGLI IMPRENDITORI MA NON DI UN’INDUSTRIA CHE SFRUTTI ED INQUINI,

CONSUMANDO L’ECONOMIA DI UN TERRITORIO CHE POI VIENE ABBANDONATO.

DOBBIAMO SOPRAVVIVERE PER POTER PIANIFICARE UN FUTURO ALTERNATIVO.

 SALUTE E LAVORO SONO IRRINUNCIABILI. NON VOGLIAMO UNA GUERRA CIVILE”.

Le parole del Presidente della categoria “autotrasportatori” – Dott. Pancrazio Cassone.

 

“A favore di una nuova cultura d’impresa a Taranto, di nuovi investimenti per il territorio, di nuovi progetti ed iniziative che siano, però, totalmente ed imprescindibilmente ecocompatibili. Contrari a manifestare sostenendo quelle imprese che a Taranto hanno tolto tutto, dalla salute agli appalti, riducendoci sul lastrico”.

Dopo qualche giorno di riflessione, analisi e dialogo con i propri associati, il Presidente della categoria “autotrasportatori” di Casartigiani Taranto – Dott. Pancrazio Cassone, ha deciso di commentare il corteo realizzato venerdì scorso dall’organizzazione provinciale di Confindustria al motto di “Industria Ultima Fermata”.

“Il capolinea tante imprese joniche, tanti singoli lavoratori, operai, assistenti, lo hanno raggiunto già da tempo – sottolinea il numero uno dei trasportatori del sindacato artigiano – ed una mobilitazione di questo tipo sarebbe stata auspicabile già in passato ed in altre occasioni, lungo un percorso di anni che ci ha condotto all’attuale crisi”.

Cassone fa riferimento a tante questioni controverse, dal non rispetto dei costi minimi d’esercizio previsti dalla vigente normativa, ai ritardati pagamenti attesi da dicembre e che hanno prosciugato i conti delle aziende, passando per l’imposizione di trasporti illeciti perché di un peso superiore a quanto consentito dagli obblighi in materia.

“Insomma, abbiamo subito ricatti, minacce, ritorsioni, perché adesso dovremmo esporci a favore della grande industria? Erano diversi gli autotrasportatori che il 1 agosto hanno deciso di sfilare, anche con i propri mezzi, non è giusto, però, che la partecipazione a manifestazioni di questo tipo sia determinata dalla strumentalizzazione del malessere e delle gravi preoccupazioni che la stessa grande industria ha generato”.

Urge in tal senso una riflessione sul tema da parte del mondo non solo economico, ma anche sindacale ed istituzionale, senza dimenticare di coinvolgere i veri e primi protagonisti, vale a dire i cittadini. Questa l’opinione di Casartigiani, che da tempo invita al confronto. “Ci siamo rivolti al Prefetto, al Sindaco, perfino alla Motorizzazione Civile che è per noi autotrasportatori organo di controllo ma, fino ad oggi, nessuno ci ha risposto. E’ invece auspicabile che l’argomento sia analizzato dall’intera cittadinanza e non solo da imprenditori e operai, perché non è possibile che in città si respirino veleni ed aria da guerra civile, che si debba scegliere fra salute e lavoro, che i tarantini si debbano scontrare con i tarantini. Si, tarantini. Troppo spesso dimenticati, anche dall’economia stessa che sul territorio premia i forestieri lasciando che Taranto sia soltanto una terra di conquista”.

Relativamente ad un punto, ad ogni modo, Cassone condivide la posizione di Confindustria Taranto, e, cioè, quando questa afferma che la chiusura delle imprese locali è prossima. “E’ vero – sottolinea – a settembre rischiamo tutti di chiudere i battenti ma, prima di cercare nuovi investimenti, non sarebbe più utile costringere i grandi committenti a sbloccare i pagamenti che ci sono dovuti ormai da mesi? Da rappresentante dell’indotto dei giganti produttivi, Ilva in primis e così tanti altri - conclude – sento che il primo nodo da sciogliere sia proprio questo, in assenza di alternative imminenti. Parola d’ordine? Sopravvivenza”.