Legambiente chiede all’Autorità idrica pugliese di “subordinare il rilascio delle concessioni ad Acquedotto Pugliese ed a Acque del Sud alla acquisizione da parte di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria della rinuncia alla clausola di compensazione e di impegno formale a mantenere i propri prelievi dal Tara all’interno delle quantità previste dalla nuova concessione ad Acque del Sud senza alcun incremento delle forniture di acque dal Sinni”. La richiesta è avanzata un merito al dissalatore progettato da Aqp per il fiume Tara alle porte di Taranto, impianto in fase di autorizzazione finale che prevelerebbe dal fiume un migliaio di litri al secondo per destinarli all’uso potabile di una vasta area della Puglia con più di 300mila utenti. Attualmente però dal Tara Acque del Sud preleva già un altro migliaio di litri destinati alle attività dell’ex Ilva e in parte all’irrigazione. Il prelievo di Aqp sarebbe quindi aggiuntivo a quello di Acque del Sud e questo ha suscitato preoccupazioni in ordine alla tenuta del fiume Tara. Legambiente chiede che si ponga un alt alle richieste di Acciaierie d’Italia e sostiene che “sarebbe infatti paradossale che per ricavare acqua dissalata dal Tara, dovendo rispettare le prescrizioni relative al mantenimento del deflusso ecologico del fiume determinate nella Conferenza di Servizi del 10.01.2025, relativa al progetto di realizzazione dell’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara, si corresse il serio rischio di dover fornire altra acqua del Sinni, che non ha bisogno di essere dissalata, all’azienda siderurgica in aggiunta a quella che già utilizza”. Secondo Legambiente, “è inconcepibile che non si sia proceduto a svincolare il Tara dalla servitù del prelievo industriale obbligando l'azienda siderurgica a rifornirsi delle acque depurate degli impianti di Bellavista e di Gennarini. Nell'ormai lontano 1994 - afferma Legambiente - fu finanziata, e successivamente realizzata con lavori ultimati nel 1997, la condotta che doveva portare le acque affinate dei depuratori Gennarini e Bellavista allo stabilimento siderurgico di Taranto, per essere utilizzate nei processi di raffreddamento degli impianti. L'ex Ilva utilizza infatti ingenti quantità di acque prelevate dal Tara e dal Sinni. L'Aia del 2011 - si evidenzia -prescriveva all'azienda siderurgica l'uso dei reflui depurati ed affinati provenienti dai depuratori Gennarini e Bellavista. Il piano ambientale del 2014 fissò in 24 mesi dalla stipula dei previsti accordi con la Regione Puglia i tempi di esecuzione dell'intervento. Ma il tutto è rimasto lettera morta”.
Lunedì, 17 Marzo 2025 06:25
GIÙ LE MANI DAL TARA-TARANTO/ Legambiente: no a prelievi ad oltranza, l'ex Ilva deve usare acque depurate In evidenza
Scritto da Giornalista1
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Ambiente, Turismo & Trasporti
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