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Giornale di Taranto - REALTÀ TARANTINE/ "La nostra Factory? Un vero ecosistema, un flusso creativo in continua evoluzione"
Lunedì, 10 Febbraio 2025 09:26

REALTÀ TARANTINE/ "La nostra Factory? Un vero ecosistema, un flusso creativo in continua evoluzione" In evidenza

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di Lucia Pulpo

Viviamo in tempi difficili, dove  i problemi non si affrontano sperando che sia l’avatar della nostra realtà virtuale a risolverli per noi. In questa confusione fra amici social e Intelligenza artificiale che minaccia di spegnere entusiasmo e creatività, c’è un posto, a Taranto, dove mettere al riparo la nostra umanità fatta di socialità, fantasia, emozioni e idee.

Per questo,siamo andati alla “Factory – handmade in Italy” ad incontrare Alessandra Pischetola e Francesco Maggio, a cuiabbiamo chiesto:

La “Factory” leggendaria era lo studio-laboratorio di Andy Warhol, dove s'incontravano grandi artisti Lou Reed, Jim Morrison, Bob Dylan, sono nati pittori come Jean Michel Basuiat… e voi? Cos’è la vostra “Factory”, come è nata? c’è un Andy fra voi?

La Factory di Andy Warhol non era solo uno studio d’arte, ma un vero e proprio laboratorio creativo, un crocevia di talenti dove pittori, musicisti, registi e intellettuali si incontravano per sperimentare e ridefinire il concetto di arte. Il nome stesso, "Factory", richiamava l'idea di produzione seriale, ma applicata all’espressione artistica: un luogo in cui le serigrafie e le opere di Warhol prendevano forma, insieme a idee, collaborazioni e nuovi linguaggi visivi sfidando le convenzioni del mondo artistico.

La nostra Factory nasce da una provocazione e da un desiderio di riscatto. A Taranto, la parola "fabbrica" ha un peso specifico: per decenni ha rappresentato sviluppo e occupazione, ma anche inquinamento, sacrifici e una trasformazione forzata del tessuto urbano e culturale. Se c’è una narrazione che vogliamo sovvertire, è proprio quella che vede la fabbrica solo come sinonimo di sfruttamento e degrado. 

Noi crediamo nel valore del "fare", ma un fare diverso, consapevole, capace di generare cultura e nuove possibilità. Siamo partiti dal “nostro fare": Alessandra, artigiana del metallo, e Francesco, falegname e progettista, con un bagaglio di esperienze nella produzione artistica e nella promozione dei nostri manufatti in contesti nazionali e internazionali. Abbiamo visto come in altri luoghi l’artigianato, il design indipendente, l’editoria alternativa e l’autoproduzione fossero non solo apprezzati, ma riconosciuti come elementi fondamentali di un tessuto culturale vivo e pulsante.

Taranto, invece, sembrava priva di spazi in cui queste realtà potessero esprimersi e crescere. Mancava un luogo di connessione, un punto d’incontro tra chi crea e chi fruisce. Così è nata La Factory: non solo un hub creativo, ma un vero ecosistema in cui l’incontro non è mai fine a sé stesso, è il punto di partenza per scoprire, sperimentare e crescere insieme. Per questo La Factory è un luogo aperto, un contenitore fluido in cui le esperienze si intrecciano e si arricchiscono reciprocamente.

Qui organizziamo mostre, laboratori, mercati di autoproduzioni, eventi musicali, incontri culturali, perché crediamo che la conoscenza passi attraverso l’esperienza diretta. Crediamo che raccontare storie e renderle tangibili attraverso oggetti, immagini, esperienze, inneschi un processo di cambiamento. Un cambiamento che parte dalle scelte individuali – acquistare in modo consapevole, partecipare a eventi culturali alternativi, scoprire nuovi linguaggi espressivi – e si estende all’intera comunità.

Proponiamo una cultura indipendente che non è elitaria, ma accessibile, curiosa e inclusiva.

E se tra noi c’è un Andy? Forse no. Non ci interessa avere un’unica figura centrale, un guru o un leader carismatico. La Factory non è il progetto di una sola persona, ma il risultato di un’energia collettiva. Ognuno porta qualcosa, ognuno lascia un segno. In questo senso, il nostro Andy Warhol è l’insieme delle persone che attraversano La Factory, che partecipano, che costruiscono con noi.

Siamo un laboratorio in continua evoluzione, un luogo che cambia forma e si adatta alle idee e ai sogni di chi lo vive. E questo, per noi, è il cuore pulsante di ogni Factory degna di questo nome.

 

 

Nella Pop-Art, uno spazio importante è occupato dai film. Nel vostro movimento artistico alla pellicola in celluloide avete sostituito la connessione internet per i podcast? Qual’è la vostra ispirazione artistica?

Più che un movimento artistico, La Factory è un flusso creativo in continua evoluzione, un organismo vivo che si adatta, assorbe e restituisce stimoli attraverso strumenti di espressione e visibilità sempre nuovi. Nei nostri 12 anni di attività, di cui gli ultimi quattro e mezzo radicati in Via Niceforo Foca, in zona Porta Napoli a Taranto, ci siamo misurati con una molteplicità di formati e linguaggi: dall’organizzazione di eventi espositivi in contesti anomali agli Expo market, dagli eventi ibridi che intrecciano diverse discipline artistiche ai pop-up temporanei, dalle dirette social alle collettive d’arte a tema, fino ai reel e ai live podcast. Tutto questo con un obiettivo chiaro: intercettare pubblici diversi, amplificare la nostra voce e soprattutto dare spazio alle storie e alle pratiche che ci ispirano e che possono essere esempio di nuovi modi di fare e creare.

Non ci sentiamo artefici di un movimento artistico con un manifesto definito. Al contrario, siamo un amplificatore, una cassa di risonanza per le ispirazioni artistiche e progettuali che emergono dalle anime del nostro collettivo. Certo, operiamo una selezione nei progetti e negli artisti che ospitiamo nei nostri spazi espositivi, nei corner dedicati e nell’Hypercube Gallery, così come nelle voci che portiamo nei nostri podcast e nei nostri eventi. Il nostro filtro è una ricerca costante di qualità e autenticità. Non si tratta di un giudizio di valore, bensì di una scelta curatoriale che tiene conto dell’armonia dell’esposizione, della complessità e coerenza dell’esperienza che vogliamo offrire al pubblico.

Se nella Pop Art la pellicola in celluloide era uno strumento di esplorazione della cultura di massa, per noi oggi la connessione internet e il podcast live sono i mezzi più diretti e accessibili per raccontare il nostro tempo. Il digitale ci permette di mantenere un approccio autentico e immediato, senza filtri, come facevano le sperimentazioni cinematografiche underground. Warhol utilizzava il film per documentare e dare voce agli outsider della sua epoca, noi sfruttiamo i social e il podcast per portare alla luce storie, progetti e visioni che meritano di essere ascoltati.

La Factory accoglie, connette e restituisce valore attraverso linguaggi contemporanei, con lo sguardo sempre rivolto alla contaminazione e alla sperimentazione.

 

”Factory – handmade”. Il nome richiama la vocazione artigiana che prende forma a Porta Napoli, il luogo dove un tempo fiorivano i capannoni dell’artigianato, il vostro è un nuovo innesto per arrivare a quale fioritura? Siete una galleria d'arte artigiana o un laboratorio d'idee artigianali?

Non siamo una semplice galleria d’arte artigiana, perché non ci limitiamo all’esposizione e alla vendita. E non siamo solo un laboratorio d’idee, perché crediamo nel valore del ‘fare’ tanto quanto nel pensiero che lo ispira. Siamo un luogo in cui l’idea prende corpo attraverso le mani, in cui il progetto diventa oggetto, in cui il racconto si trasforma in esperienza. Non abbiamo un unico modello di riferimento, perché il nostro approccio è fluido e aperto. Siamo un luogo di produzione e di narrazione, uno spazio espositivo e un laboratorio di sperimentazione.

La nostra ‘fioritura’ è la costruzione di un nuovo tessuto culturale, fatto di creatori indipendenti che trovano qui un terreno fertile per crescere, confrontarsi e sperimentare. Non crediamo in una rigida separazione tra arte, artigianato e design: ci interessa la ricerca, l’autenticità, il processo. La Factory vuole essere un ponte tra passato e futuro, tra tecnica e visione, tra materia e racconto.

Probabilmente per questa ragione, abbiamo scelto come casa uno dei capannoni di epoca liberty denominati “Docks” caratterizzanti l’area di Porta Napoli.

Porta Napoli ha avuto uno sviluppo florido nell’epoca pre industriale, grazie alla sua posizione strategica, per attività  legate al commercio e alle dinamiche portuali che avvenivano proprio in questi ampi spazi, e che oggi conferiscono alla zona un fascino unico, una forte identità storica e un enorme potenziale.
Porta Napoli è uno snodo strategico per la città: dista poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria, dal capolinea dei pullman urbani ed extraurbani, è ricca di parcheggi ed è facilmente accessibile per chi arriva dalla statale o persino dal mare.

Tuttavia, operare qui significa anche fare i conti con la condizione di marginalità dell’area: da un lato, la scarsa attenzione istituzionale e la carenza di servizi; dall’altro, la distanza dai quartieri più abitati, che può rappresentare un ostacolo per chi non conosce ancora la zona.

Nonostante questo, i suoi spazi ampi e suggestivi le conferiscono una connotazione unica in città, perfetta per attività di intrattenimento ed eventi culturali. Infatti, si sta generando  spontaneamente un processo di trasformazione di quest’area in un vero e proprio distretto creativo, grazie all’incontro tra diverse espressioni artistiche e produttive, dando vita ad un nuovo polo culturale indipendente, un luogo in cui vivere esperienze autentiche e strettamente legate all’identità in evoluzione del territorio. Quindi possiamo pensarci come uno degli ‘innesti’ che guarda alla fioritura di nuove forme espressive, nuovi modi di fare impresa creativa, nuove possibilità per chi vuole raccontarsi attraverso il proprio lavoro e il proprio talento.

 

Mostre di pittura, aperitivi letterari, la libreria degli esordi, la pop filosofia… un punto d’incontro con l’arte e le idee in movimento come riuscite a mantenere vivo tutto questo?

La Factory vive grazie alla rete di artisti, artigiani, scrittori, musicisti, filosofi e creativi che scelgono di condividerne il percorso. Ogni evento è il frutto di un dialogo, ogni iniziativa si alimenta dell’energia di chi vi partecipa. Il nostro ruolo è quello di facilitatori e catalizzatori: mettiamo a disposizione uno spazio, curiamo la selezione dei contenuti, creiamo occasioni di confronto e scambio, con l’obiettivo di generare nuove sinergie.

Ma tutto questo non sarebbe possibile senza un lavoro costante di ricerca e organizzazione. Manteniamo vivo il progetto attraverso la cura dell’identità del nostro spazio, la coerenza nella scelta delle proposte, la capacità di adattarci ai cambiamenti e alle nuove esigenze del pubblico.

Ma dietro questa costante vitalità c’è un investimento personale enorme, sia in termini di tempo che di risorse economiche. La Factory non è un progetto che si autoalimenta magicamente: ogni evento, ogni rassegna, ogni iniziativa richiede lavoro quotidiano, capacità organizzativa, studio, ricerca e, soprattutto, impegno finanziario. Affittiamo uno spazio in una zona strategica ma ancora marginale di Taranto, lo gestiamo e lo manteniamo con le nostre forze, spesso senza alcun sostegno istituzionale o finanziamenti pubblici. Questo significa prendere decisioni ponderate su ogni attività, valutando non solo l’interesse culturale ma anche la sostenibilità dell’iniziativa.

I costi vivi di gestione – dall’affitto alle utenze, dalla promozione alla manutenzione dello spazio – sono affrontati attraverso un equilibrio delicato tra autofinanziamento, collaborazioni con artisti e creativi che credono nel progetto, e la vendita di merchandising e artigianato selezionato. 

Abbiamo sperimentato diverse strade per amplificare la portata delle storie che vogliamo raccontare e raggiungere un pubblico sempre più ampio e variegato. Quello che ci spinge è la passione per le idee e la convinzione che la cultura debba essere vissuta, condivisa e accessibile perché non è un semplice intrattenimento, ma un processo che genera crescita e benessere e il suo il valore si misura anche attraverso il sostegno concreto a chi la produce e la diffonde.

Finché ci sarà chi avrà voglia di partecipare, di mettersi in gioco e sostenere le nostre attività e iniziative, La Factory continuerà a essere uno spazio di connessione tra arte, creatività e libertà di espressione e una proposta in grado di indicare un approccio che rende le persone partecipi dei cambiamenti sociali, coltivando un benessere attivo e valorizza il tempo e lo rende significativo, dandogli forma.

 Il vostro sogno, incredibile, per il futuro? Cosa state progettando, più realisticamente?

In realtà, un sogno incredibile lo abbiamo già realizzato: dare vita e mantenere vivo il progetto de La Factory per oltre dieci anni, in un contesto difficile, è qualcosa che sembrava impossibile e invece è diventato concreto. 

Più realisticamente, stiamo lavorando per consolidare le attività esistenti: ampliare la rete di creativi e artigiani che orbitano intorno a La Factory, rendere sempre più efficiente lo spazio espositivo e il nostro programma di eventi, sviluppare nuovi progetti creativi e formativi. Stiamo anche progettando di rafforzare la nostra presenza nel turismo esperienziale, per far scoprire Taranto attraverso il suo fermento culturale e artigianale. 

Ora il nostro sogno per il futuro è che non muoia, che riesca a radicarsi sempre di più, assumendo una dimensione stabile, autosufficiente, sostenibile, senza mai perdere autenticità, freschezza, coerenza ed etica. E magari, un giorno, diventare un'eredità da lasciare e far crescere nelle mani e nei cuori di nuove generazioni, capaci di svilupparne il potenziale e adattarlo alle epoche e ai contesti che verranno. Il nostro obiettivo è che La Factory diventi una vera opportunità concreta per chi sceglie di vivere di cultura e autoproduzione, e una realtà capace di valorizzare il territorio senza sfruttarlo.