- La nuova verifica compiuta oggi sull’andamento della cassa integrazione straordinaria nello stabilimento di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, di Taranto, ha evidenziato numeri in diminuzione. Il bilancio provvisorio reso noto da fonti sindacali parla di 2.200 addetti in cassa su un tetto massimo previsto dall’accordo di luglio al ministero del Lavoro di 3.500, che salgono a 4.050 includendovi gli altri stabilimenti. Lunedì scorso, in occasione della visita in fabbrica del ministro del Lavoro, Marina Calderone, Acciaierie aveva detto che la cassa stava riguardando 2.800 unità. In particolare, secondo l’ultima verifica, dell’area Staff sono in cassa straordinaria 114 su 666 addetti, alle officine 342 su 1.005, nell’area ghisa dove sono gli altiforni 172 su 1.658 anche grazie alla ripartenza dell’altoforno 1 avvenuta il 15 ottobre e nell’area acciaieria 430 su 1.526 (numero, quest’ultimo, riferito al personale totale delle due acciaierie dello stabilimento, ma la 1 è ferma da diversi mesi ed è in marcia solo la 2).
E l'inquinamento?
“Dall’inizio delle attività del nuovo altoforno, non abbiamo rilevato alterazioni significative negli andamenti delle concentrazioni dei principali parametri”, ovvero polveri, PM10 e benzene. I grafici lo “rendono evidente a occhio, né altri elementi significativi onestamente abbiamo registrato”. È l’assicurazione che nell’audizione che la commissione Ambiente della Regione Puglia ha dedicato all’ex Ilva, fornisce Vincenzo Campanaro, direttore scientifico di Arpa Puglia, l’agenzia per la protezione dell’ambiente.
Ma la Regione Puglia, con l’assessore all’Ambiente, Serena Triggiani, sottolinea che la ripartenza dell’altoforno “non é sostenibile e non é in linea con tutti i processi da noi voluti, cercati e indicati nelle azioni di governo regionale. Siamo in aggiornamento del piano energetico ambientale, a breve passerà in giunta, e primo obiettivo é la decarbonizzazione. Con l’altoforno c’é stata una mancata ripartenza sostenibile. La decarbonizzazione non ha nulla di politico. Penso che sia semplicemente il rispetto dei diritti, delle norme europee e delle leggi. Non può essere una chimera, né un delitto, la volontà di coniugare un modello di produzione con la salute dei lavoratori e l’ambiente pulito. Noi insisteremo con la decarbonizzazione, ma non c’é il piano industriale che ne parla concretamente”.
Tutto ciò mentre è stato presentato un nuovo studio a cura della dottoressa Annamaria Moschetti. Lo studio, presentato in commissione Ambiente e commissione Sevizi congiunte del Comune di Taranto riguarda l'incremento dell'autismo a Taranto. I disturbi neurocomportanentali sono connessi all'inquinamento dei metalli pesanti. Compreso il rischio di autismo che va
collegato all'esposizione all'azione concomitante di varie sostanze neurotossiche. "Va chiesta l'immediata sospensione di immissione di sostanze neurotossiche", ha detto la dottoressa Annamaria Moschetti. "Alcuni impianti dell'Ilva - sottolinea il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti- emettono sostanze neurotossiche. L'esposizione in utero è un momento critico per il neurosviluppo."
Lu.Lo.