Il numero di quote di CO2 dichiarato da Acciaierie d’Italia (gestione precedente all’amministrazione straordinaria) è stato per 4.703.125 euro “inferiore a quello effettivamente emesso” e questo ha indotto il comitato ETS ad attribuire gratuitamente al siderurgico di Taranto un numero di quote pari a 6.429.669 per un valore complessivo di 516.816.794,22 euro “superiore a quelle realmente spettanti” determinando così “un ingiusto profitto” tra risparmi di spesa e riconoscimento di quote gratuite di CO2. Lo scrive la Procura di Taranto nell’atto con cui indaga per il reato di truffa allo Stato l’ex ad di Acciaierie, Lucia Morselli, e altre persone che hanno avuto responsabilità aziendali.
Acciaierie d’Italia, nella gestione precedente all’amministrazione straordinaria, ha restituito una quantità di quote “inferiori a quelle realmente prodotte” e ha ottenuto “gratuitamente più quote di quelle a cui avrebbe avuto diritto, determinando uno scarto tra le prime e le seconde di oltre 2 milioni di quote”. “Alla luce del consistente valore economico di ciascuna quota di CO2 (allo stato pari a circa 82 euro cadauna), il danno per lo Stato é evidente”. Scrivono ancora procuratore capo di Taranto, Eugenia Pontassuglia (nella foto) e il sostituto Francesco Ciardo nell’atto relativo all’indagine aperta sull’ex Ilva per le quote di CO2. Come detto, ci sono dieci indagati per truffa allo Stato tra cui l’ex ad Lucia Morselli e gli ex direttori Adolfo Buffo, Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile, tutti nel frattempo licenziati dai commissari. Labile é stato anche direttore dell’Area Ambiente oltreché direttore di stabilimento.